lunedì 31 maggio 2010

E io perciò li schifo, i vaticanisti italiani


In articolo a firma di Maria Antonietta Calabrò (Corriere della Sera, 28.5.2010) erano riportati alcuni brani del diario del cardinale Celso Costantini, presentato due giorni fa a Roma: Ai margini della guerra (1938-1947), Marcianum Press 2010 (pagg. 638, € 50,00). Una frase più di tutte è parsa degna di attenzione, almeno al titolista: “Per noi Hitler è l’Anticristo”. Scritta il 19 aprile 1940, la frase è in realtà un po’ diversa: “Per noi Hitler è un persecutore della religione, è l’Anticristo”. Naturalmente non lo era nel 1933, sennò la Chiesa non vi sarebbe andata a Concordato, e dunque quando lo è diventato? Quando si è rivelato “persecutore della religione”.
La formula è corretta, perché Hitler non fu persecutore di tutte le confessioni religiose, anzi, verso il protestantesimo fu assai morbido, ricambiato fino alla fine dei suoi giorni: “la religione”, per il Costantini, è quella per antonomasia, l’unica vera, la sua, quella cattolica. La sua frase, dunque, non rivela affatto un giudizio della Chiesa sulla figura di Hitler complessivamente intesa, e l’evocazione dell’Anticristo è fuorviante se non si tiene presente che la Chiesa di Roma sarebbe il Cristo vivente.
Bene, ma quand’è che Hitler diventa l’Anticristo? Quando brucia il Parlamento? Quando fa fuori oppositori esterni ed interni al suo partito? Quando comincia a eliminare ebrei, zingari, omosessuali, ecc.? No, fin lì non lo è ancora, e infatti il Cristo vivente ha poco o niente da ridire: come cominciano a toccargli i privilegi in terra di Germania, voilà, Hitler comincia a diventare l’Anticristo. E tuttavia i nazisti non saranno mai scomunicati.

Possiamo ritenere che il “noi” del Costantini riguardi davvero la Chiesa di Roma e il papato di Pio XII, ma non era necessario chiarire il resto? Per Andrea Tornielli, no.
Accade questo: Benedetto XVI fa un cenno al diario del Costantini (Angelus, 30.5.2010) come ennesima testimonianza dell’“l’immensa opera compiuta dalla Santa Sede in quegli anni drammatici [sottinteso: per volere di quel santo di Pio XII] per favorire la pace e soccorrere tutti i bisognosi [sottinteso: pure degli ebrei]; e il vaticanista di casa Berlusconi dà conto di questo cenno, avallando gli autorevoli sottintesi con quella frase e chiosando: “Questa era dunque la percezione che Pio XII e i suoi più stretti collaboratori avevano del Führer di Berlino”.
Quando e perché maturò questa percezione? Andrea Tornielli non lo scrive. E io perciò li schifo, i vaticanisti italiani.

Dovendo giocoforza avallare, a Tornielli tornava utile solo quella frase, e solo quella ha usato, rinunciando ad ogni rilievo critico, come un garzone di Sala Stampa Vaticana. Sotto gli occhi, per esempio, aveva fra i virgolettati: “Ho visto la fotografia di torme di ebrei che dopo aver scavato la fossa sono stati uccisi alla rinfusa e gettati nelle fosse: c’erano donne, vecchi, bambini, uomini”. Nel diario del Costantini la pagina è alla data 20.4.1943, alcuni mesi prima che le Ss rastrellassero il Ghetto di Roma, sotto gli occhi di Pio XII, che evidentemente sapeva la fine che avrebbero avuto quei deportati. Perché delle due una: o il “noi” del Costantini comprende Pio XII o non lo comprende. Per Tornielli lo comprende, ma questa frase non gli pare degna di rilievo, men che meno di riflessione critica sul silenzio del Pacelli.
Tornielli non ci informa, ci rifila le pappine predigerite spacciate dalla propaganda vaticana. D’altra parte, poverino, non è altro che un vaticanista italiano, ha tre figli e deve pur campare.


A parte
Il cardinale Celso Costantini aveva una cosa in comune con l’Anticristo: l’avversione per l’“arte degenerata”. In un saggio dal titolo Fede e arte, pubblicato dalla Rivista Internazionale di Arte Sacra (V/1955, pagg. 130-160), si intratteneva sulle “cause dell’epidemia lebbrosa dell’arte moderna”, colpevole di “disintegrare la natura esterna dandoci delle visioni soggettivistiche, deformatrici del vero e riflettenti i truculenti fantasmi d’una fantasia esaltata”, e così lamentava: “Oggidì assistiamo a un ricorso di decadenza, l’arte bamboleggia falsamente rifacendo l’arte rude dei popoli delle caverne”; e però coltivando una speranza: “La moda del deforme passerà come passano tutte le mode”.
Nel saggio, che sembra scritto da un Goebbels appena un po’ sedato col bromuro, il Costantini si chiedeva: “Quale virus, quale infezione ha ridotto a questo stato patologico l’arte? Quali sono le profonde cause per le quali l’arte moderna rinnega i canoni eterni e universali della bellezza?”. Qui Sua Eminenza volava alto tra filosofia e psicologia, ma solo per arrivare alla causa delle cause: “la mancanza di mecenati”. E scriveva: “Un tempo la Chiesa e i Principi erano i grandi e intelligenti mecenati delle arti. I Principi volevano un’arte, che celebrasse la loro potenza, e gli ecclesiastici promovevano un’arte che contribuisse allo splendore e all’efficacia del culto. Le rivoluzioni hanno impoverito le chiese, gli Ordini religiosi e le confraternite e hanno detronizzato i Principi. Il mecenatismo è ora rappresentato dai Governi e, in piccola parte, dalla ricca borghesia. Ma i Governi, legati alla rotazione dei partiti, non hanno un proprio programma artistico; secondano le correnti del giorno col presupposto d’incoraggiare l’arte e di raccogliere anche i documenti dell’arte patologica”.
“Arte patologica”: gli assistenti dell’Anticristo avrebbero detto “entartete Kunst”.

2 commenti:

  1. poveretti, la loro opera di riscrittura della storia punta molto sulla fantasia e sull'invenzione e loro non ci sono portati

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  2. Gentile Luigi Castaldi,
    lei ha ogni diritto di "schifarmi". Forse però, per completezza, dovrebbe riferire che lei cita non un mio articolo sul Giornale, ma un breve trafiletto sul blog, dove io riprendevo la notizia. Sono ovviamente pronto a discutere con lei di Pio XII "seriamente", avendo scritto quattro libri sull'argomento, l'ultimo dei quali (Pio XII, Mondadori 2007, 680 pagine, tradotto in Francia e recensito positivamente da molti vaticanisti stranieri, quelli che lei non "schifa", tanto per intenderci) è basato su molti documenti inediti che mostrano quale fosse la percezione che Pacelli aveva di Hitler e soprattutto in quali date precise egli l'abbia messa per iscritto. Ma sono certissimo che lei, ovviamente, sappia già tutto...
    Un caro saluto
    dal vaticanista schifato

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