lunedì 28 giugno 2010

Collezione primavera-estate 2010

“Il mistero della pera è stato svelato, non c’è più mistero, non c’è mai stato mistero”
Stefano Bartezzaghi, Scrittori giocatori, Einaudi 2010 - pag. 262

“L’Italia non ha mai conosciuto la rivoluzione liberale e non la vuole. Tutti vogliono più Stato, più protezioni, più sussidi, più incentivi, e perciò più tasse. La classe politica, imprenditoriale e culturale italiana mostra […] che l’Italia è un Paese naturalmente di sinistra, non di destra, anche quando vuol essere governata dalla destra. Fra libertà e uguaglianza, fra autonomia individuale e giustizia sociale, sceglie sempre la seconda. Compreso il mondo cattolico […] È l’Italia di sempre, che andrà avanti come sempre, inutile piangerci su” (La Stampa, 27.6.2010).
D’istinto verrebbe da sottoscrivere la mesta riflessione di questo sedicente liberale che è il Marcello Pera della collezione primavera-estate 2010. Sedicente, ma qui mimeticamente ben riuscito, almeno ad una prima occhiata. In più, c’è quel “compreso il mondo cattolico” che dà alla mimesi liberale un drop perfetto, facendo ritenere superati i gravi infortuni estetici delle passate collezioni: quella autunno-inverno del 2004 (Senza radici) e quella autunno-inverno del 2008 (Perché dobbiamo dirci cristiani). Lì sfilarono modelli che accostavano il liberalismo al cattolicesimo con grande disinvoltura, oggi il Pera dice che l’accostamento stride. Non c’è relativismo peggiore di quello che impera nel mondo della moda.

Verrebbe da sottoscrivere, mettendoci un “bentornato, Marcello”. E però c’è un buco nella mimesi: l’antitesi posta tra autonomia individuale e giustizia sociale. Bene, c’è una giustizia sociale che non è antitetica all’autonomia individuale, un liberale lo dovrebbe sapere ed evitare di usare una categoria come “sinistra” per intendere “illiberale”, per spacciarci la sua brutta mimesi “liberale” come cosa di “destra”. La giustizia sociale di un liberale decente rigetta l’egalitarismo ma anche la rendita parassitaria dei privilegi che la destra allega ai tradizionali detentori di “valori non negoziabili”. La giustizia sociale di un liberale non esita a radere al suolo gli istituti delle tradizionali prepotenze di individuo su individuo.
Insomma, “bentornato” un cazzo. Rattoppiamo quel buco, ne riparliamo alla prossima sfilata.


6 commenti:

  1. in italiano, con espressione davvero scarsamente traducibile in altre lingue che io conosca, si dice "voltagabbana".

    dato che la vita umana e' un insieme finito, deve esistere un limite finito per il numero di gabbane voltabili nella vita di ciascuno.

    PROBLEMA: data l'esistenza di un limite finito per le gabbane voltate, quante vite dovrebbe ancora vivere il poco onorevole pera per giustificare il chiaro sforamento del suo limite ?

    RispondiElimina
  2. @ gianni
    Lei dev'essere molto giovane o dev'esserlo rimasto, la invidio, diciamo.

    RispondiElimina
  3. Pera.
    E Galli della Loggia di oggi sul Corriere?
    Un mito.
    Un enorme.
    Lo stilista capo.

    RispondiElimina
  4. @ federica sgaggio
    Sì, ti ho letto. Hai ragione.

    RispondiElimina
  5. Un liberale dovrebbe sapere che combattere "la rendita parassitaria dei privilegi che la destra allega ai tradizionali detentori di “valori non negoziabili”", è sì sacrosanto. Ma non si chiama giustizia sociale. Si chiama libero mercato, che persegue l'efficienza (in economia, non a caso, contrapposta all'equità)

    RispondiElimina
  6. @ agazio
    Bah, non saprei dirle. Per me il privilegio è ingiusto e iniquo. Come vede, giustizia ed equità qui stanno bene insieme.

    RispondiElimina