giovedì 23 settembre 2010

Vedremo



L’altrieri, quasi un secolo fa - “Dopo Gesù Cristo la cosa più grande che è capitata alla Chiesa cattolica è Bernardino Nogara”, così alla sua morte, nel 1958, il cardinale Francis Joseph Spellmann, arcivescovo di New York. Per un quarto di secolo, dal 1929 al 1954, il compianto aveva gestito, accrescendolo enormemente, il patrimonio dell’Amministrazione delle Opere di Religione (1929-1942), già Commissione delle Opere Pie (1908-1929), che grazie al Concordato si ritrovava nelle casse il miliardo di lire graziosamente donato dall’“uomo della Provvidenza”, il cavalier Benito Mussolini. Nogara aveva posto due condizioni all’assunzione dell’incarico: “(1) Qualsiasi investimento che scelgo di fare deve essere completamente libero da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale. (2) Devo essere libero di investire i fondi del Vaticano in ogni parte del mondo”; e gli furono accordate. “Fra il 1929 e l’inizio del secondo conflitto mondiale Nogara piazzò i capitali vaticani, con i relativi agenti, nei più vari settori dell’economia italiana, particolarmente in quelli dell’energia elettrica, delle comunicazioni telefoniche, del credito bancario, delle ferrovie locali, della produzione di macchine agricole, del cemento e delle fibre tessili sintetiche” (Nino Lo Bello, L’oro del Vaticano, Edizione del Borghese 1971).
Nel 1942 l’Amministrazione delle Opere di Religione diventa Istituto per le Opere di Religione (Ior), al quale il Regime concede l’esenzione delle imposte sui dividendi, rendendolo di fatto un potentissimo intermediario finanziario off shore per la ricaduta dei privilegi e delle agevolazioni che le normative di molti stati, in primo luogo l’Italia, accordano al Vaticano. Non c’è da stupirsi che in questo modo lo Ior diventi in poco tempo una fantastica macchina per riciclare molto denaro sporco e farlo fruttare. Non tutto viene alla luce perché “lo Ior, in quanto istituto che opera con modalità proprie, non è mai stato tenuto a nessun tipo di informativa, né verso i propri clienti, né verso terzi, né tanto meno a pubblicare un bilancio o un consuntivo sulle proprie attività” (Ferruccio Pinotti, Poteri forti, Rizzoli 2005), ma quello che di tanto in tanto è fin qui emerso dà un’idea della clientela che ha servito. Dal 1960 ad oggi sono provate innumerevoli prestazioni dallo Ior fornite a mafiosi, tangentisti e perfino trafficanti d’armi, anche se la parte più consistente del malaffare è sempre stato di più basso profilo criminale, nelle varie forme dell’evasione fiscale.

Ieri, quasi oggi - Scandali sempre più imbarazzanti. I privilegi vaticani riescono a neutralizzarli sul piano giudiziario, ma non possono molto su quello del danno d’immagine. Si arriva al punto che Angelo Caloia, presidente del Consiglio di sovrintendenza dello Ior dal 1989 al 2009, scrive preoccupato al segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, come se in mano avesse una macchina che ormai produce reati finanziari in modo autonomo, in forza di dinamiche incontrollabili: “Si ha la sensazione netta che ci si trovi di fronte, tutti, a un potenziale esplosivo inaudito, che deve essere doverosamente portato a conoscenza delle più alte autorità” (in: Gianluigi Nuzzi, Vaticano S.p.A., Chiarelettere 2009). Diventa necessaria una bonifica: “Dall’inizio di quest’anno, gli organi della Banca d’Italia e dello Ior operano in stretto collegamento proprio in vista dell’adeguamento delle operazioni dello Ior alle procedure antiriciclaggio. A questo scopo è stato istituito nell’ambito dello stesso Ior un ufficio di informazione finanziaria, sotto il controllo del cardinale Attilio Nicora. E in questa direzione vanno lette la costante collaborazione con l’Unione europea e soprattutto le missioni intraprese nei mesi scorsi dai vertici dello Ior a Parigi, sede dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e del Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali). Ai due organismi è stata allora prodotta la documentazione per l’iscrizione della Santa Sede alla cosiddetta White List, che raccoglie i Paesi che aderiscono alle norme antiriciclaggio. Per l’adeguamento alle esigenze che nascono dall'inclusione della Santa Sede tra gli Stati che operano contro il riciclaggio e il terrorismo, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha anche nominato un’apposita commissione presieduta dallo stesso cardinale Nicora. La direzione dello Ior è inoltre impegnata da tempo [poco più di un anno, non di più] ad adeguare le sue strutture informatiche alle regole vigenti in materia di lotta al riciclaggio. Così lo Ior intende porsi sulla stessa linea delle banche italiane” (L’Osservatore Romano, 23.9.2010).
E tuttavia parrebbe che lo Ior abbia continuato a movimentare denaro sporco: la Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior da poco più di due anni, e Paolo Cipriani, direttore generale, per violazione delle norme antiriciclaggio. Vedremo.

Come sempre, quasi mai - Il presidente si difende, dice che non era riciclaggio, ma soltanto “un giroconto Ior su Ior: semplicemente abbiamo trasferito del denaro per investirlo in bond tedeschi [ma il diavolo s’è messo di traverso e s’è verificato] un errore nelle procedure. [Cazzarola, cerchiamo di darci una ripulitina e] finiamo nel mirino proprio nel momento in cui stiamo lavorando più alacremente possibile per applicare la norme antiriciclaggio[?] [Insomma,] stiamo lavorando per entrare l’elenco dei Paesi che rispettano le norme internazionali antiriciclaggio e contiamo di farcela per dicembre [, non sarebbe stato carino nei confronti del Papa chiudere un occhio per due o tre mesi?]” (il Giornale, 22.9.2010). E chi può essere il fetente che rifiuta un favore alla banca dove il Papa ripone l’Obolo? Mussolini non osò. La Dc salvò il culo a Paolo VI pure sulla cedolare secca. Mai un prelato sfiorato da un giudice, mentre intanto morivano Sindona ed Ambrosoli, De Pedis e Gardini. Negare un trattamento di favore al Papa rivela odio anticlericale. E dunque chi sta a tirare i fili di quello che dev’essere sicuramente un complotto laicista e anticristiano? Non è sospetto che si vada a far clamore per il movimento di una irrisoria somma di 20 miserabili milioncini di euro proprio dopo il trionfale tour inglese di Sua Santità?  
La quasi totalità dei vaticanisti italiani pone la questione proprio in questi termini (e io perciò li schifo).

2 commenti:

  1. Io li schifo a prescindere... va bene lo stesso?

    RispondiElimina
  2. una banca "cristiana"? come una macelleria di suini per gli islamici. se torna lui, li staffila

    RispondiElimina