giovedì 25 novembre 2010


Se voglio essere tenuto in vita quanto più a lungo possibile, fino a quella morte cosiddetta naturale che solitamente è ritardata con strumenti rigorosamente artificiali, chi può impedirmelo? Nessuno mi staccherà la spina, non contro la mia volontà, posso esserne certo. Anzi, posso essere certo che non mi sarà staccata nemmeno se volessi, nemmeno se implorassi: la legge lo vieta. E dunque, anche se volessi decidere diversamente, non posso. In pratica, posso decidere solo di essere tenuto in vita, in quella specie di vita che, in ultima analisi, taluni considerano tollerabile, ma altri no, preferendo morire. Questi ultimi potranno ritenerlo ingiusto, potranno protestare, potranno volere una legge che consenta a ciascuno di poter decidere per sé, ma che hanno da chiedere, i primi? Un bel niente.
O forse no, parrebbe che abbiano qualcosa da chiedere. Almeno a leggere Avvenire, vorrebbero che la loro scelta rimanesse, come già è, obbligatoria per tutti. Pretendono, pare, sia data loro voce in contraddittorio a quanti chiedono la possibilità di scegliere liberamente, ciascuno per sé. In pratica, vorrebbero poter esprimere le loro ragioni contro la libertà di scelta. E vogliono andare a Vieni via con me perché ci sono andati Englaro e Welby, anche questo lo pretendono, anche questo come se si trattasse di una questione di vita o di morte (la loro vita, la loro morte), non della vita e della morte (di ciascuno).
Fazio e Saviano dicono di no e fanno bene, speriamo solo che siano capaci di tenere il punto fino a rinunciare ad andare in onda, se fosse imposto loro di ospitare una replica. Che sarebbe non già in favore della vita e contro la morte, ma in favore dell’imposizione e contro la libertà di scelta.


6 commenti:

  1. Come diceva Teresa di Calcutta (la vispa Teresa), nella sofferenza si è più vicini a dio.

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  2. Mai vista la domenica mattina un'ora di contraddittorio concessa all'UAAR, per esempio.

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  3. sottoscrivo fino all'ultima virgola, di solito non mi capita mai

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  4. Dovrebbero far di più: lasciare loro l'intero spazio della trasmissione.
    Inquadratura fissa, un paio di microfoni sempre aperti, scenografia spenta, luci indispensabili per vederci qualcosa e via così per un paio d'orette.

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