lunedì 13 dicembre 2010

La differenza


“Gianfranco Fini ha cambiato idea su tutto”, a rimproverarglielo con più durezza, oggi, c’era Marcello Pera  dico: Marcello Pera  del quale sarà utile citare:

“Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il processo è già cominciato e per buona parte dell’opinione pubblica già chiuso con una condanna” (La Stampa, 19.7.1992)
“Che Borrelli e Di Pietro siano gli sconfitti mi pare evidente e la sentenza della Corte di appello di Milano mi fa inevitabilmente ripensare al famoso «io quello lo sfascio» di Di Pietro. Cosa avevano nel ’94 per giustificare quei toni?” (Corriere della Sera, 10.5.2000)

“Concordato e laicità sono concettualmente incompatibili, così come è incompatibile concordare la libertà di scienza con il rispetto delle Scritture” (L’identità degli italiani, Laterza 1993)
“Non basta più l’ideologia liberaldemocratica, occorre dare un fondamento morale alla politica. E si deve pescare lì, nella tradizione. E noi quale abbiamo? Quella giudaico-cristiana” (Ansa, 23.8.2005)

“Ma c’è vita psichica nell’embrione? È bene rendersi conto che la scienza non darà mai risposte definitive a questo quesito; darà solo risposte fallibili e rivedibili. Ma questa è una ragione in più per dare spazio alla libertà dell’individuo e al pluralismo dei valori” (Corriere della Sera, 27.2.1987)
“Feto e embrione non sono persone? Forse perché sono piccoli e la vita dei piccoli può essere sacrificata a quella degli adulti? Forse perché un piccolo omicidio non è un omicidio autentico?” (Introduzione a Joseph Ratzinger, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli 2005)

“Almeno per la coscienza moderna, il cristianesimo non parla allo Stato ed è dubbio che parli al cittadino. Il cristianesimo parla all’uomo, alla persona, mentre per il resto lascia a Cesare quel che è di Cesare. Ecco la vera ragione per cui, nelle circostanze date, richiamare le radici cristiane nel preambolo del trattato costituzionale europeo è pressoché impossibile” (Panorama, 6.11.2003)
“Ciò che è in corso in Europa è una apostasia del cristianesimo, una battaglia su tutti i fronti, dalla politica alla scienza, dal diritto ai costumi, in cui la religione tradizionale europea, quella che l’ha tenuta a battesimo e allavata per secoli, assume la veste dell’imputato di colpe che vanno dalla minaccia allo Stato laico all’ostacolo alla coesistenza sociale, all’avversione alla ricerca scientifica. Il risultato complessivo è che in un’Europa senza Dio gli europei convivono senza identità. […] Se davvero vuole unificarsi, l’Europa deve dirsi cristiana” (Perché dobbiamo dirci cristiani, Mondadori 2008)

Si potrebbe continuare a lungo, perché nel volgere di pochi anni Pera ha cambiato idea su tutto, proprio come Fini, però con una sostanziale differenza: ad ogni cambiamento di idea, Pera ci guadagnava e Fini ci perdeva. È ciò che fa la differenza nel cambiare idea.

3 commenti:

  1. A me sembra che le affermazioni precedenti di Pera siano più sane di quelle moderne.

    Definirei quello di Pera il classico avvicinamento a dio da parte degli anziani che si sentono vicini a morire.

    Cosa ci ha guadagnato Pera?
    L'inamovibilità dal Parlamento?
    Poca pena, prima o poi deve morire anche lui.
    Resteranno incise le sue parole, quelle del prima e del poi, facendolo conoscere come l'ennesimo voltagabbana in cerca di visibilità ai danni dei diritti.

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  2. E quando Berlusconi sarà passato, cambierà idea anche sul cambiare idea di Fini. Una volta che hai trovato il modo di sopprimere il gene della vergogna, non hai più limiti

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