domenica 12 dicembre 2010

La reticenza dei parafrenieri



L’Osservatore Romano di domenica 12 dicembre dà notizia della vestizione di quattro nuovi confratelli della Confraternita dei Parafrenieri. “Gentiluomini di Corte, addetti a mansioni di fiducia legate all’esercizio del potere papale, i Parafrenieri Pontifici (dal termine «parafreno» ossia cavallo da parata) erano figure simili agli Scudieri della corte imperiale o regia”, così sul loro sito web, dove si fa presente che “allo spirito di un tempo si è sostituita una nuova coscienza che dopo il Vaticano II ha assunto l’identità di una missione comunitaria di laici che vivono nel secolo trattando le cose temporali, ma ordinandole secondo i dettami della Chiesa”, e che insomma si tratta di un comitato d’affari protetto dalla Santa Sede. Non tra i più potenti, senza dubbio, ma con una importante traccia nella storia: la Confraternita commissionò al Caravaggio un quadro che poi rifiutò, ma che rimane la Madonna dei Parafrenieri. I confratelli ci tengono a rammentarlo, ma sul rifiuto dicono di “ragioni non ancora totalmente chiarite”. E qui, spiace dirlo, non ci siamo, non ci siamo proprio.
Passi che questi signori coltivino i loro interessucci travestiti da babà con la glassa, inammissibile che provino a far gli stronzetti con la storia dell’arte, perché le ragioni del rifiuto sono note, tutte nelle splendide pagine di Maurizio Calvesi (Le realtà del Caravaggio, Einaudi 1990 – pagg. 345-352): “L’ordine di rimozione non poté partire che dallo stesso Paolo V. […] Motivo ufficiale del rifiuto fu naturalmente […] la sconvenienza delle figure, ma il rigorismo perbenistico [del papa] e la sua concezione del decoro vanno intesi […] come difesa di una dignità sociale e di classe delle immagini. […] Attraverso la condanna della sconvenienza si condannava l’ideologia pauperistica”. Gesù e Madonna ritratti da pezzenti.

2 commenti:

  1. E perché ai tempi non era ancora di moda il minimal chic di Prada.

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  2. Questi Parafrenieri più che altro sono dei "paraculi" infatti sul loro sito non precisano che l'opera fu donata al card. Scipione Caffarelli Borghese, una sorta di parente povero, ma a suo cugino ben più "Borghese" un certo Scipione che visse tra l'altro tutt'altro periodo storico.

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