sabato 11 dicembre 2010

Volpe spelacchiata


Padre Federico Lombardi pensa di potersela cavare in questo modo: “Il contenuto dei documenti diffusi da Wikileaks riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede”. La formula ricalca quella già usata nelle dichiarazioni ufficiali che l’amministrazione Obama ha fatto seguire con evidente imbarazzo e sottinteso disappunto alla divulgazione delle informative che gli incaricati d’affari presso le sedi diplomatiche statunitensi avevano inviato al Dipartimento di Stato, da Parigi, Roma, Berlino, ecc. Commenti spesso assai severi, ma sul filo del si dice e comunque, almeno fino ad ora, mai circostanziati riguardo a fatti penalmente rilevanti: Nicolas Sarkozy permalosetto e borioso, Silvio Berlusconi vanitoso e incapace, Angela Merkel opaca e insicura, vox populi distillata in ambasciata e cablata comunque a titolo personale, per quanto variamente titolato.
Qui, con le carte divulgate ieri da Wikileaks via Guardian, le cose sono messe in modo alquanto diverso, e tuttavia la volpe spelacchiata che dirige la Sala Stampa Vaticana pensa di poter glissare come se il diplomatico irlandese accreditato presso la Santa Sede si fosse lasciato andare ad affermazioni attinenti al mero opinabile. Non è così: qui abbiamo accuse precise che hanno valore documentale e che sono prova di quanto peraltro si è sempre saputo: la linea di Roma sugli abusi sessuali a danno di minori da parte di membri del clero cattolico è sempre stata quella dell’insabbiamento dei reati e dell’ostruzionismo alla giustizia civile. Qui è provato per i gravi reati commessi dal clero irlandese, ma perché ritenere che non sia sempre stato così omni urbi e toto orbe?
Con la pretesa di essere al di fuori e al di sopra delle leggi civili, la Santa Sede ha opposto resistenza alle indagini. Ha cercato di ostacolare il decorso delle giustizia tentando di sottrarre i suoi preti al giudizio. Ha commesso quella obstruction of justice della quale il cardinale Ratzinger ha potuto fare a meno di rispondere solo perché venuto a godere della immunità dovuta ai capi di stato estero con la sua elezione al Soglio Pontificio. Ora, però, si pone un problema diverso: menzogne e omertà sono opera dei suoi ministri, che devono risponderne come per personale iniziativa o per condotta soggetta a mandato. E dunque: insabbiavano obbedendo al Papa o contro le sue disposizioni? Cosa è più verosimile per gradi così alti della gerarchia ecclesiastica?
Infine, è da considerare la natura degli addebiti in relazione a chi li formula: non si tratta di  una Elisabeth Dibble che parla dei party selvaggi che si terrebbero ad Arcore secondo quanto vorrebbe una vulgata; qui il diplomatico che lamenta le scorrettezze della Santa Sede è parte in causa come tramite di istanze e procure, quindi le sue opinioni e le sue percezioni non sono caciotte appese in aria, ma pareri informati.  Non ancora la vera verità, ma uno dei suoi lati: la Santa Sede ha cercato di sottrarre alla giustizia i suoi preti pedofili. Autori, mai come in Irlanda, di crimini gravissimi.

4 commenti:

  1. Ergastolo, tutti e subito. Tanto, cos'è di fronte all'eternità in paradiso?

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  2. basterebbe togliere ai preti l'8x1000 (soldi di TUTTI) e altri privilegi, cioè costringerli a lavorare almeno un poco, a guadagnarsi il pane (e il companatico). per gente abituata a fare un cazzo sarebbe quello l'ergastolo

    da vomito vedere la stampa libera che glissa sul punto e parla d'altro

    quando vedremo un pezzo scritto così sulla prima pagina della stampa "de sinistra"? mai!

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  3. Le carte dimostrano che le gerarchie furono informate.
    Le carte dimostrano che le gerarchie insabbiarono (anche perché se non sia, che insabbi?)
    Le gerarchie si opposero alla ricerca della verità.
    Le gerarchie dovrebbero essere punite.
    Da dove si inizia? Dalla cima, no?

    Ah, non si può perché WANDA è un capo di stato...di uno stato che discrimina le donne e i bambini impedendo loro di vivere nei suoi confini...ah, lo stesso stato che si preoccupa di discriminazioni solo quando interessano i suoi, di quello stato che ha blaterato sull'aggravante per omofobia dei crimini di odio, lo stesso stato che ha ripulito chissà quanti soldi dei mafiosi, lo stesso stato che impedisce la codifica e ratifica dei diritti civili in Italia con le sue politiche di intromissione in quella italiana.

    Cioè, noi non perseguiamo un capo di stato di uno stato come questo? Direi che non sarebbe il caso di perseguirlo e basta, bisognerebbe invadere il territorio come l'Iraq.

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  4. intanto:
    http://www.uaar.it/news/2010/12/11/otto-per-mille-sessanta-milioni-dello-stato-andranno-a-chiesa/

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