mercoledì 12 gennaio 2011

“Il peso particolare di una determinata religione”

“Il peso particolare di una determinata religione in una nazione non dovrebbe mai implicare che i cittadini appartenenti ad un’altra confessione … siano discriminati nella vita sociale”. L’ha detto Benedetto XVI nel discorso ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, parlava dei paesi nei quali i cristiani sono discriminati. Al posto dei puntini si aggiunga “o a nessuna confessione” e un ateo potrebbe sottoscrivere. Certo, Sua Santità parlava dei paesi nei quali la discriminazione ai danni dei cristiani è particolarmente grave, ma poco oltre ha pure detto che “non si può creare una sorta di scala nella gravità dell’intolleranza”, come a dire che essere perseguitati in quanto cristiani non è troppo più grave che imporre a un non credente “il peso particolare di una determinata religione” nella nazione in cui vive.
Molto bene, dunque, se non fosse che, quando è il cristianesimo ad avere questo peso particolare, al posto dei puntini non si può aggiungere niente: da cittadini appartenenti ad un’altra confessione ci si può aspettare un po’ di tolleranza, da atei no. Alla libertà di credere deve essere dato un minimo che non è mai abbastanza quando si tratta dei cristiani, tutto sarebbe sempre troppo alla libertà di non credere. La libertà religiosa cara a Benedetto XVI è quella che concede il massimo alla religione che abbia un peso particolare, un minimo alle altre e niente a chi vorrebbe essere libero di non credere con gli stessi diritti di chi crede. Infatti, per affermare “il ruolo centrale del rispetto della libertà religiosa nella difesa e protezione dell’alta dignità dell’uomo” si dovrebbe rifiutare il contrasto pericoloso che alcuni vogliono instaurare tra il diritto alla libertà religiosa e gli altri diritti dell’uomo”. Voilà, di fatto la libertà di credere diventa un obbligo.

3 commenti:

  1. La religione Pastafariana è un'alternativa gustosa.

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  2. Mi pare che le due componenti del discorso, cioè il ragionamento che inizia con "Il peso particolare di una determinata religione..." e “non si può creare una sorta di scala nella gravità dell’intolleranza” finiscano molto facilmente per entrare in conflitto.
    Perchè o definisco una scala, cioè stabilisco che l'intolleranza è tale solo quando si basa su criteri oggettivi (proibizione di pregare la propria divinità, persecuzioni violente, divieto di erigere templi etc...) oppure ogni religione si sente autorizzata a vivere ogni stato come oppressivo.
    Se il buon cattolico si sente oppresso laddove nelle scuole pubbliche si insegna educazione sessuale, il mussulmano credente potrebbe sentirsi offeso dalle leggi che consentono la vendita e il consumo di alcolici o carne di maiale. Qualcuno potrebbe sentirsi offeso per l'esposizione in luogo pubblico di un crocefisso, mentre il suo vicino potrebbe sentirsi offeso nel non vederlo.
    E poi sorge spontanea e rionica la domanda: quanto è intollerante sul suo territorio lo Stato vaticano nei confronti delle altre religioni? (fermiamoci al presente, per carità)

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  3. Purtroppo è tragicamente così, e il dramma è che troppo poche persone si rendono conto di questo. Più drammatico ancora il fatto che, anche spiegandoglielo, non riescono a capire.

    Avi

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