domenica 9 gennaio 2011

Troppo presto per Fogazzaro



Si può parlare di Fogazzaro senza fare alcun cenno al suo tentativo di conciliare la teoria di Darwin alla dottrina cattolica, ma si può citare il libro che raccoglie le sue conferenze sul Divino Disegno nell’evoluzione delle specie (Ascensioni umane, 1899) senza fare alcun cenno al fatto che fu messo all’Indice? Giuseppe O. Longo lo ritiene corretto: “Consapevole dei gravi problemi che la nuova teoria, cui aderì senza riserve, poneva al magistero della Chiesa, si dedicò al tentativo di conciliarla con il cattolicesimo, esponendo le proprie idee con un linguaggio semplice ma nient’affatto semplicistico… Per il nostro, la continuità tra uomo e natura è garantita dalla costanza delle leggi che Dio ha posto in essere all’origine del creato… La sua intenzione era di combattere l’ignoranza degli evoluzionisti che decretavano la morte del cristianesimo…” (Avvenire, 8.1.2011). Tutto vero, ma perché tacere che la Chiesa non gradì affatto e stroncò con decisione? L’Osservatore Romano e La Civiltà Cattolica gli mossero da subito pesanti attacchi e nel 1906 un decreto del Sant’Uffizio condannò il libro, pretendendo ed ottenendo dall’autore che non fosse ristampato o tradotto in altre lingue: Longo le ritiene notizie superflue. Scrive che “Fogazzaro considera la creazione dell’anima umana, dotata di libero arbitrio e di senso morale, un fatto evolutivo, dovuto all’aggiunta d’una quantità infinitesima alla spiritualità preesistente”, e la riconosce come “mirabile intuizione di quanto oggi la scienza ha scoperto, cioè che la quantità può trasformarsi in qualità”, ma evidentemente non ritiene necessario informare il suo lettore che fu proprio questo ad essergli rimproverato come erroneo perché in contraddizione con la dottrina.
In sintesi, Fogazzaro cercava di rendere digeribile Darwin ai cattolici con l’espediente che con candido cinismo, a cento anni esatti dalla condanna di Fogazzaro, sarebbe stato ripescato dal cardinale Christoph Schoenborn al Ratzinger Schülekreis di Castelgandolfo del 2006: si può considerare l’uomo che discende dalla scimmia come scimmia che ascende all’uomo. Né Fogazzaro, né Schoenborn, né chiunque altro ritenga che sia possibile conciliare creazione ed evoluzione potrà mai spiegarci come sia possibile, nell’ascendere da bestia pelosa a creatura fatta a immagine di Dio, che l’anima subentri in corso d’opera: il primo uomo dovrebbe essere nato tale, e dunque con un’anima, da due genitori non ancora pienamente umani, e dunque senza. Per ciò che la dottrina afferma circa l’animazione sorgono problemi enormi, solubili con argomenti troppo complicati per essere ruminati dal gregge senza mal di pancia. Troppo presto per riabilitare tutto Fogazzaro, ci vorranno altri cento anni.



3 commenti:

  1. Tutto giusto.

    Non mi soffermo su Fogazzaro né sui tentativi di far collimare la fede ascientifica con i dati delle osservazioni scientifiche, saranno sempre come olio e acqua e .
    Mi soffermo invece sul prestigioso e pregevole inciso

    “mirabile intuizione di quanto oggi la scienza ha scoperto, cioè che la quantità può trasformarsi in qualità”

    in quali casi, di grazia, signor Longo accade ciò? in nessuno.

    Creare falsi assunti scientifici per dimostrare l'indimostrabile è una operazione criminale, soprattutto se rivolta a persone che per i limitati mezzi culturali non possono poi controbattere e discutere le affermazioni fatte.

    Mentono sapendo di mentire, spero, lui, Assuntina e il resto della corte. Mi piace pensarli come una truppa di ottimi mercenari più che un gruppo di idioti allo sbando.

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  2. Dalla voce "Evoluzionismo" della Treccani:

    "[Engels] formulò due leggi dialettiche del mutamento che [...] erano valide non solo per la società umana ma per qualsiasi cosa esistente nell'universo. Engels le chiamò "legge della trasformazione della quantità in qualità" e "legge della negazione della negazione"; queste leggi richiamano la nozione hegeliana delle "contraddizioni interne" a un fenomeno concepite come motore del movimento da uno stadio storico all'altro."



    (Giovanni)

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  3. Parliamo di scienza, come citata da Longo nel testo, non di filosofia.

    Scienza e filosofia si sono separate anni fa, l'una utilizza esperimenti per formulare leggi universali e fornire dati riproducibili, l'altra no, parte volendo da osservazioni per arrivare a conclusioni spesso sconclusionate.

    Engels formulò due leggi. Bravo, ma hanno validità ovunque, oppure solo nelle sue dissertazioni?

    Qualsiasi cosa nell'universo muta da quantità a qualità? Quale è una qualità dei muoni (quark, neutrini, etc.) che può derivare dalla quantità, distruggendo la quantità stessa?

    Da come è formulata la frase di Engels, basta che una e una sola "cosa" dell'universo non rispetti la legge di trasformazione che la legge stessa sarebbe invalidata.

    Il discorso è sempre quello, si utilizza la parola scienza per dare un senso di scientificità non oppugnabile a ciò che non ne può avere.

    Continuo ad avere più fiducia in Dirac e Heisenberg che nella pletora di filosofi che hanno riempito il mondo di affermazioni masturbazionalmentali ascientifiche.

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