venerdì 4 febbraio 2011

Coi ciambellani dietro


“Montarono due telai, fecero finta di lavorare, ma non avevano assolutamente niente sul telaio”. Non si fa fatica a immaginare quanta serietà e quanto impegno: l’imperatore avrebbe avuto dei vestiti nuovi da lasciare tutti a bocca aperta. Bene, sappiamo come va finire: “«Ma non ha niente addosso!», gridò un bambino. «Signore Iddio, è la voce dell’innocenza!», disse il padre, e cominciò il passaparola di quello che aveva detto il bambino: «Non ha niente addosso, un bambino dice che non ha niente addosso!». «Non ha proprio niente indosso!», urlò infine tutta la gente. E l’imperatore rabbrividì pensando che potessero aver ragione, ma pensò: «Ormai devo guidare questo corteo fino alla fine». Gonfiò fiero il petto e proseguì, coi ciambellani dietro a reggergli lo strascico inesistente”.
Non c’è alcuna sollevazione popolare, anzi, non è escluso che nel corso della sfilata l’imperatore possa riconvincere i suoi sudditi di essere vestito, e assai elegantemente. Potrebbe addirittura esserci un bambino sculacciato a chiudere la storia. Rammentavate che l’imperatore fosse fatto a pezzi dalla piazza? Facevate confusione tra la favola di Hans Christian Andersen e quella dell’anarchico incoronato di Antonin Artaud.
Tutt’è non farsi prendere dal panico, mettere convinzione nel gonfiare il petto, avere dei ciambellani dai nervi saldi e dalla faccia tosta professionale.

Prendete Antonio Martino. È da un bel pezzo che gli italiani sanno che la «rivoluzione liberale» di Silvio Berlusconi è una crudele presa per il culo, ma Antonio Martino si presta alla parte. Era solo uno strappo nell’abito, dice, ma bastano due punti di filo e Silvio Berlusconi mi ritorna il liberale del 1994: “Il passato non può essere riscritto ma possiamo ancora influire sul futuro; non possiamo lasciare incompiuta una rivoluzione che gli italiani fortemente vogliono. Le condizioni potrebbero non apparire ideali, data l’esiguità della maggioranza ma, sia che la legislatura venga interrotta sia che giunga al suo termine naturale, soltanto se ritroveremo l’ispirazione del 1994 e sapremo tradurla in proposte concrete seguite da risultati potremo ritenere di aver fatto il nostro dovere per il bene dell’Italia” (Il Foglio, 4.2.2011).
Tutt’è avere la faccia tosta professionale di riuscire a parlare ancora del “bene dell’Italia” in nome e per conto del monumento vivente alla cura dei cazzi propri. Ed eccolo, Antonio Martino, serio e impegnato, a reggere lo strascico.

5 commenti:

  1. ANALISI LOGICA E GRAMMATICALE:

    se ritroveremo l’ispirazione del 1994 e
    se sapremo tradurla in proposte
    che diventino concrete
    e siano poi seguite da risultati
    potremo ritenere di aver fatto il nostro dovere per il bene dell’Italia


    mi sembrano un po' troppi se e un po' troppi congiuntivi in fila per poter ambire ad una parvenza di possibilità reale. Certo, chi riesce a vedere il vestito inesistente del re può immaginare questo e altro.


    Oh, poi c'è la fisica quantistica che non impedisce quello che a prima vista parrebbe mpossibile.
    Tipo la presenza di autocoscienza e coscienza critica nel PdL.

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  2. Martino è un liberale "in sonno". Ogni tanto lo svegliano, per poche ore, quando vogliono mostrare che anche tra loro c'è gente che sa usare correttamente le posate. Lui si presta volentieri purché la cosa duri poco e possa tornare presto a dormire.

    Luigi

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  3. "È da un bel pezzo che gli italiani sanno che la «rivoluzione liberale» di Silvio Berlusconi è una crudele presa per il culo"
    Bastava osservare la tecnica con cui venivano annunciate "le grandi estati" o "le grandi primavere", e così "gli inverni" e "gli autunni", di Canale 5: jingle accattivante, commento suadente, un patchwork delle scene migliori, spesso le uniche decenti, tratte da questo e da quel programma, con l'unico intento di rifilare al pubblico un palinsesto povero, per non dire deprimente e composto perlopiù di cose vecchie trite e ritrite.
    Un metodo efficace e collaudauto che è stato semplicemente trasposto dalla televisione - ma probabilmente sperimentato in precedenza con le vendite immobiliari tipo Milano 2 - alla scena politica.
    Detto alla Eco, un argomento assai interessante per una possibile fenomenologia del magliaro.

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  4. ecco, Lector in fondo dice la stessa cosa che da tempo sostengo, anche se con parole diverse: berlusconi ha conquistato il potere dopo essere riuscito nell'impresa di trasformare un popolo in un pubblico

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  5. Riallacciandomi ai due post precedenti, in cui appare chiara quasi a tutti la fenomenologia della comunicazione berlusconiana, volevo segnalare che anche quel gran signore della nostra disastrata Tv di stato, Corrado Augias, colui che deliziosamente la scorsa settimana alla Bignardi spiegò che noi il Vaticano ce l'abbiamo sulla noce del collo, è corso ai ripari.
    Infatti oggi Augias, nella sua elegante trasmissione "Le Storie" su rai 3, ha invitato e praticamente sdoganato Candida Morvillo, (la menzionai qualche post fa) direttrice di Novella, ormai rivista di gossip politico, contrapposta, politicamente parlando, al Chi di Signorini.
    Se il popolo italiano è diventato ormai solo un pubblico, molti (con colpevole ritardo) si stanno riorganizzando ed attrezzando nella maniera più efficace a raggiungere i bassi strati, già ampiamente saccheggiati dal furbo cavaliere.

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