lunedì 14 febbraio 2011

Sanjust



“Non siamo moralisti. Pinocchio è una delle
forme in cui si attua l’esattezza dell’errore”
Giorgio Manganelli (Paese Sera, 11.3.1978) 

A scanso di fraintendentimenti, premetto che quanto segue è solo una sintesi di quanto nell’ipotesi di un reato (abuso d’ufficio) che il Tribunale dei ministri non ha ritenuto dimostrabile nella condotta di Silvio Berlusconi. Non già la “vera storia”, dunque, ma solo il costrutto paranoico di un tizio che si è ritenuto abusato dal nostro Presidente del Consiglio, ma a torto. Estraggo questa “falsa storia” da un articolo di Peter Gomez e Marco Lillo (Decreto SanjustL’espresso, 10.7.2008), ma devo precisare che il testo originale non la dà per vera.
Faccio seguire brani da un articolo di Marco Travaglio (Caso Sanjust, Berlusconi esce indennel’Unità, 2.2.2009) che dà notizia dell’archiviazione. Qui chiamo l’attenzione del lettore sui virgolettati del dispositivo del Tribunale dei ministri.
Buona lettura, a dopo.

“Tutto inizia il 29 settembre 2003, quando il premier va in tv per illustrare il suo progetto di riforma delle pensioni. Ad annunciare il suo intervento è Virginia Sanjust, 26 anni, tre lingue parlate fluentemente, e alle spalle una famiglia di attrici (la madre è Antonellina Interlenghi) e di aristocratici romani. In quei mesi Virginia, che pure è separata, dorme spesso nella grande casa di Campo de’ Fiori che il marito [Federico Armati, dipendente del Sisde] ha preso in affitto dalla Banca di Roma e dove vive loro figlio. Berlusconi appena vede Virginia in tv le invia un mazzo gigante di gardenie e rose, accompagnato da un biglietto gentile: «Un debutto storico a reti unificate evviva e complimenti». Poi la invita a colazione a Palazzo Chigi. Dopo il pranzo con Letta e Tremonti, […] il discorso scivola su soldi e lavoro. Virginia ha qualche difficoltà economica, Berlusconi però la trova professionalmente capace e bellissima. Immediatamente le annuncia l’intenzione di farla entrare tra i portavoce di Palazzo Chigi. Convoca un segretario e fa prendere gli estremi del suo curriculum. Il decreto è pronto per la firma di Letta: «Il presidente del Consiglio dei ministri [...] vista l'esigenza di avvalersi della collaborazione della signora Virginia Sanjust di Teulada in qualità di esperto, nell’ambito dell’ufficio stampa [...] decreta: è conferito l’incarico di esperto per il periodo 20 ottobre-31 dicembre 2003. […]». […] Il premier accompagna il regalo pubblico con uno privato: un bracciale di brillanti di Damiani. I problemi nascono nel febbraio del 2004, quando Il Messaggero scrive: «Berlusconi ha proposto a Virginia di diventare la donna immagine di Forza Italia». Segue un’interrogazione parlamentare e una smentita. La notizia è imprecisa. Palazzo Chigi corre comunque ai ripari. Il decreto […] viene ritirato: un autista del Cavaliere si fa consegnare da Virginia la copia in suo possesso. L'annunciatrice, d’altro canto, non ne ha più bisogno. In Rai sta facendo carriera: è stata appena promossa a conduttrice del programma Oltremoda. E anche per lo 007 le cose si sono messe bene. Il 13 novembre 2003 il Sisde lo ha promosso. Virginia, in quei mesi, vive un mondo da favola: vede spesso Berlusconi, riceve regali su regali (a volte in denaro), e per contraccambiare prepara collezioni di cd musicali per lui. La ragazza però ha un problema: è affascinata dal mondo della new age, frequenta guru e comunità pseudo-religiose sparse tra Asia, America e Italia. […] Armati non vede di buon occhio la svolta mistica dell’ex moglie, è preoccupato per il suo stato di salute e per le troppe telefonate del Cavaliere. Nega il permesso al figlio di andare con la madre in una comunità piemontese. Nel braccio di ferro però c’è una novità: Armati è sempre stato la parte forte della coppia (ha un lavoro da 4.500 euro al mese, una casa, una famiglia solida alle spalle, un padre magistrato) e ora si ritrova improvvisamente debole. La ruota gira: il 20 marzo 2006 lo 007 è trasferito dal Sisde alla Cassazione. Lo stipendio crolla a 1.700 euro al mese. Il 30 marzo 2006 deve prendere servizio alla Corte e usa i dieci giorni rimasti per reagire contro chi, forse a torto, ritiene sia il mandante del trasferimento. Il 21 e il 28 marzo incontra la moglie e le chiede di intervenire su Berlusconi perché, se non fosse rimasto ai servizi segreti, avrebbe presentato una denuncia contro di lui rivelando anche il rapporto tra il Cavaliere e la Sanjust. […] [Le dice:] «Tutto deve essere fatto entro giovedì 30 marzo perché altrimenti denuncio tutto». Berlusconi si rabbuia. […] A 24 ore dallo scadere dell’ultimatum la questione si sistema. «Nella mattinata del 29 marzo 2006 – scrive Armati – sono stato convocato dal capo del personale del Sisde il quale mi rendeva noto che era stata richiesta la mia professionalità al Cesis». […] Lo stipendio di Armati è salvo. L’onore di Berlusconi anche. […] I rapporti tra Berlusconi e Virginia Sanjust […] continuano almeno fino all’estate [2007]”.
“Silvio Berlusconi esce indenne da un altro processo: quello aperto a suo carico dal Tribunale dei ministri di Roma per «abuso d’ufficio e maltrattamenti commessi da soggetto investito di autorità» (cioè per mobbing) ai danni di un agente del Sisde, Federico Armati […] Il 26 gennaio i giudici […] hanno archiviato il caso, accogliendo le due richieste avanzate dal pm il 13 febbraio e il 6 novembre 2008. Il processo era proseguito nonostante la legge Alfano, che copre soltanto i reati contestati alle alte cariche dello Stato al di fuori dell’esercizio delle funzioni, ma non quelli «funzionali». E il Cavaliere era indagato, appunto, per aver abusato del suo potere in veste di capo del governo. Secondo i giudici, «la notizia di reato a carico del Presidente del Consiglio in carica all’epoca dei fatti, Berlusconi Silvio, deve ritenersi nel suo complesso infondata o comunque non supportata da idonei elementi atti a sostenere l’accusa in un eventuale giudizio di merito, per cui ne va disposta l’archiviazione». La motivazione, logicamente faticosa e scritta in un italiano incerto, lardellato di errori grammaticali e sintattici, dichiara dimostrata soltanto la «stretta relazione intrecciata» dal Cavaliere con Virginia, peraltro ormai stranota da quando i giornali pubblicarono la denuncia di Armati. […] [Il dispositivo di archiviazione motivava in questo modo:] i trasferimenti di Armati furono siglati da Mori, Del Mese e Letta (peraltro «delegato dal premier»), e non da Berlusconi, anche se costoro erano «in linea puramente teorica influenzabili» dal Cavaliere. […] È vero che Berlusconi visti i suoi legami con la Sanjust, poteva aver interesse ad assecondarne i capricci; ma la nuova legge sull’abuso d’ufficio gli avrebbe imposto di astenersi dal decidere sull’ex marito della donna solo «in presenza di un interesse proprio o di un proprio congiunto», appartenente alla sua «cerchia familiare, nella quale non può essere ricompresa anche la persona che, sebbene priva di legami parentali col pubblico ufficiale, abbia con quest’ultimo instaurato uno stretto legame». […] Ergo, il Tribunale dei ministri «dichiara non doversi promuovere l’azione penale nei confronti di Berlusconi Silvio»”.
Reati diversi – abuso d’ufficio nel caso Sanjust, concussione nel caso Ruby – ma stesso movente, stessa dinamica – almeno in ipotesi – nello scavalcare gli ostacoli per arrivare alla fica e nel riparare i guai fatti. Cosa vieta di ritenere che la filosofia assolutoria che ha trionfato nel caso Sanjust non possa trionfare anche nel caso Ruby?

Devo al lettore un altro dato: Federico Armati non è stato denunciato da Silvio Berlusconi per calunnia dopo l’archiviazione della sua denuncia, né dalla Presidenza del Consiglio, e nemmeno il Tribunale dei ministri ha provveduto d’ufficio in tal senso. In palese evidenza di una notitia criminis – non è una domanda retorica – non era un atto dovuto? Per l’onore di Silvio Berlusconi e della Presidenza del Consiglio non è stato fatto alcunché da alcuno?

  

8 commenti:

  1. c'è la registrazione, o meglio il rapporto, di una telefonata nel caso Ruby. a occhio direi che se Berlusconi ha detto che Ruby doveva essere rilasciata in quanto nipote di Mubarak è concussione.
    Wikipedia:
    Tale condotta può esplicarsi in due differenti modalità: costrizione e induzione [...]
    L'induzione invece si realizza mediante comportamenti di sopraffazione del privato non direttamente riconducibili alla violenza psichica relativa (allusioni, silenzi, metafore) idonee a influire sul processo motivazionale del privato creando uno stato di soggezione psicologica. In questo contesto, la giurisprudenza negli ultimi anni ha creato la figura di "concussione ambientale" che si ravvisa qualora il privato è indotto a compiere l'azione, più che da un comprovato comportamento induttivo del soggetto pubblico, dalla convinzione di doversi adeguare a una prassi consolidata, cioè la convinzione che quella dazione o promessa costituiscano i soli strumenti per ottenere un concreto agire degli organi amministrativi.

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  2. Sono convinto che ci libereremo di Berlusconi solo per ragioni anagrafiche e/o sanitarie. Lui piace alla maggioranza degli italiani, fascisti per carattere nazionale, berlusconiani per convenienza contingente. Ha scritto bene Moni Ovadia:
    "La tentazione di delegare le funzioni democratiche a un uomo solo per evitare di impegnarsi in prima persona è un dato endemico della cultura nazionale. Sono convinto che se Mussolini non fosse stato ucciso dalla Resistenza sarebbe tornato a governare."
    (Il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2011)

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  3. welcom back!
    notturnoumano ci sei mancato....
    please, write again
    thanks!

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  4. quindi è vero che non le paga, le fa pagare a noi con l'avvallo del mezzano dell'economia

    @ mario:
    ovadia ha perso un'altra buona occasione. mussolini e berlusconi non sono il semplice risultato di una "cultura" e di un carattere nazionale (la nostra storia ha comunque un suo influsso), ma determinante è il convergere degli interessi. ecco perché berlusconi non se ne andrà per ragioni "biologiche". mussolini, come rilevò lucidamente hitler nel 1943, non aveva mai avuto un potere reale. se ne andò quando gli mancò chi lo sostenesse (senza i tedeschi in italia, già nel 1943 era finito). non adossiamo agli"italiani" la responsabilità che è delle classi dirigenti. sarebbe come imputare agli inglesi di essere costituzionalmente dei monarchici ...

    la neonata confindustria versò 20mln di lire ai fascisti nel 1922 (e. rossi, i padroni del vapore) e i savoia erano ben contenti di mettere in riga gli operai con un uomo di paglia (un altro ghe pensi mì)

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  5. Però, a differenza di Mussolini, Berlusconi il vero potere ce l'ha eccome: possiede tv, banche, parlamentari che devono la loro fortuna a lui personalmente, un esercito di clientes disposti a rimetterci l'ultima briciola di dignità. Berlusconi ha potere vero, Mussolini era solo il capo di un movimento.

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  6. @Olympe:
    Non sono del tutto d'accordo. I "poteri forti" ormai guardano a belusconi con malcelato disgusto. Confindustria preferirebbe ben altri al comando e il vaticano sarebbe ben lieto di avere altri interlocutori, altrettanto docili alle gerarchie ecclesiastiche ma meno compromettenti sul piano della morale sessuale.
    Le ragioni "anagrafiche" sono ineludibili, il nostro ha 75 anni e il degrado fisico e mentale è ormai evidente. Se rimane in sella è proprio per il carattere nazionale. Non per niente siamo un popolo che vive in gran parte di turismo, cioè un popolo di servitori, camerieri, cuochi, osti e maggiordomi. Pronti a servire chiunque, tanto basta cambiare la livrea.
    P.S. Sai se, oltre alla Dichiarazione dei diritti della donna, sono state pubblicate in italiano altre "tue" opere? Purtroppo il francese lo mastico poco.

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  7. caro mario, non per replicare, ma i poteri forti possiedono uno stomaco di ferro e non provano disgusto che per gli schiavi infedeli

    in vaticano non sono mai stati così ascetici da spingere l'espiazione del peccato fino all'ansia di annientare un governo tanto amico

    dall'elenco mancano parecchie categorie di servitori e non ti sarà difficile completare secondo il grado della tua personale conoscenza :-)

    La musa barbara. Scritti politici (1788-1793)
    Medusa Edizioni, 2009

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  8. avevo mandato una risposta a mario è possibile rintracciarla? grasie

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