mercoledì 27 aprile 2011

Come una tunica giocata a dadi sotto una croce


Del salasso fatto a Wojtyla poche ore prima che morisse, perché il sangue fosse conservato in un’ampolla a futura reliquia, ho già parlato in gennaio (qui), sollevando alcune questioni:
(1) di ordine clinico (dove si è visto mai che si salassi un poveraccio che versi in quelle condizioni? e quale medico può aver agito – scientemente, c’è da presumere – contro ogni buonsenso, prim’ancora che contro l’interesse del paziente?);
(2) di ordine teologico (destinare all’adorazione dei fedeli la reliquia di un santo che ancora non è stato proclamato tale – e siamo prossimi all’idolatria – è moralmente legittimo? da quale tradizione pesca, a quale simbolo si ispira, che cazzo mi significa, questa procedura?);
(3) di ordine legale (certamente il salasso fu idea del segretario personale di Wojtyla, Dziwisz, ma non sappiamo se col consenso informato del paziente; certamente in territorio italiano, al Policlinico Gemelli; e abbiamo detto che sul piano clinico – col paziente consenziente o meno – è come dare una spintarella a chi sta sull’orlo di uno sprofondo: se non v’è stata colpa, se non v’è stato dolo, com’è potuto capitare che non si sia potuto mettere in primo piano – proprio col papa, proprio col vicario di Cristo – l’interesse del paziente, e la dignità della sua persona?).

Lasciavo decantare la faccenda, fino a ritrovarmela dinanzi, oggi.


Era su L’Osservatore Romano, piccina picciò, a pag. 6, infrattata tra una foto e un calendario liturgico. Ben altro rilievo si dà all’ostensione di reliquie di santi semisconosciuti, qui invece la notizia è quasi sussurrata. Non c’è paesino che non abbia una chiesetta nella quale stia gelosamente custodita una Rotula di Santa Putipilla o una Uallera di Santo Scorfano, che quando va in processione muove soldi dalle casse del Comune o della Regione, pigliandosi il suo bravo paginone su Avvenire. Qui, al contrario, si dà notizia dell’ostensione di un tessuto nobile come il sangue, pure bello fresco, e sangue di un santo con i controcoglioni, addirittura un Magno – e si spiccia la cosa in un quarto di colonnino?
Viene il sospetto che la reliquia poco stagionata meriti una adeguata affumicatura prima di essere esposta all’adorazione di più comuni salami. E che del santo non si butti mai niente. Anzi, che il trattamento del santo vada ottimizzato. Quattro ampolle, mica una. Però equamente distribuite, come una tunica giocata a dadi sotto una croce.
Prosaicamente: al moribondo era stato prelevato del sangue mica per spacchettarselo da vivo, ma per metterne da parte, in vista di un’eventuale trasfusione. Ma si può essere così stronzi?


8 commenti:

  1. Per quest'esposizione passo, aspetto qualcosa di più corposo, si sa niente se è stato scuoiato*?
    Mhhhh,ripensandoci, essendo che ho una fastidiosa sinusite, vuoi mai che la sola vista di quel sangue magico me la faccia passare?

    * da morto, non vorrei che pensiate ad una cosa barbara!

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  2. Beh, però Malvino, non bruci le tappe. Altrimenti fra 50 e 100 anni su cosa incentrano le celebrazioni?
    Vuole privarsi della fantasia di immaginare i nostri discendenti in attesa del miracolo del santo magno che si scioglie per le preghiere vaticinando fortuna o sventure?
    Non sia così materialista!

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  3. Dirò una banalità, però porca miseria, hanno davvero un gusto del macabro che fa schifo.

    .

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  4. Io mi chiedo quando cominceranno a vendersi le lenzuola, le vestaglie, le traverse del beato, e poi chissà, le unghie, i cateteri, ce n'è di materiale, né manca il mercato.


    Avrei una richiesta: mi piacerebbe una disamina sui papi che hanno beatificato/santificato i loro stretti predecessori.

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  5. si tentava un'autoemotrasfusione: materia per l'antidoping.

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  6. Ampolle?
    Per le trasfusioni?
    Boh, manco alla scuola di Salerno.



    Posso dire che l'avevo pensata, Castaldi, leggendo questo articolo, senza con ciò far nascere equivoci sul tipo di interesse che nutro nei suoi confronti?

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