mercoledì 18 maggio 2011

Al solito


Sconsigliandone la lettura a chi non tolleri il macabro, riporto qui sotto la lettera che uno studente di medicina invia a Giuliano Ferrara (Il Foglio, 18.5.2011).


Un racconto tragico, ma qualche commento è necessario.
Cominciamo col dire che un feto di circa dieci centimetri corrisponde pressappoco ad una 13ª settimana gestazionale e a quell’epoca ha una cavità addominale che a stento può accogliere un mignolo: impossibile “affondarvi le dita alla ricerca delle ovaie”, che peraltro a quellepoca hanno dimensioni tali da non poter essere identificate con certezza ad occhio nudo. Per il torace vale più o meno lo stesso discorso, ma precisando che nella cassa toracica di un feto di 13 settimane gestazionali sarà praticamente impossibile trovare ancora polmoni laddove sia già stata effettuata un’autopsia.
Ma può darsi che ad Ancona si pratichi una anatonopatologia tutta speciale e allora su tutto questo converrà sospendere il giudizio. Però anche ad Ancona dovrebbe essere vigente la stessa legge che norma per il resto dItalia la sepoltura dei feti espulsi ad epoca inferiore alla 20ª settimana gestazionale, laddove i genitori ne abbiano fatto richiesta, e questa non fa cenno all’impiego del feto morto a fini didattici, neanche dietro liberatoria. Se il racconto è interamente veritiero, c’è pensare che il professore abbia commesso quanto meno una leggerezza nel cedere, senza neppure troppa resistenza, alle richieste del signor Chelli e della sua amica.
Ma è interamente veritiero, questo racconto? C’è da sospettare non lo sia, almeno in un punto: o si è voluto ridurre le dimensioni del feto (e dunque la sua età gestazionale) per dare dignità di persona a qualcosa che può altrimenti vedersela riconosciuta anche a 7-8 settimane, ma con adeguato mezzo di ingrandimento; o si è voluto spacciare per feto con richiesta di seppellimento un aborto di quelli che Il Foglio definirebbe eugenetico, motivato dall’assenza dell’encefalo, non già “asportato perché causa dell’aborto, ma perché mai formatosi (e qui, in un caso che sarebbe di anencefalia, a dimostrare la persona non basterebbe il mezzuccio splatter).

8 commenti:

  1. Letti gli incipit:"Sconsigliandone la lettura a chi non tolleri il macabro" e "Ad Ancona ...(omissis) ... il corso di Anatomia patologica si terrà in sala autopsie" per un attimo ho creduto che ad Ancona si praticasse di tanto in tanto la vivisezione su cavie umane.

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  2. mi sembra un racconto teso a convincere il lettore di quanto sia crudele l'aborto, chi lo pratica e chi lo sceglie.

    teso ai fini didattici-educativi: guardate che scempio accade al feto-vita.

    da donna, senza figli, che li vorrebbe e che ancora non li ha avuti e che non sa se li avrà mai, non mi sento di giudicare chi lo pratica, non mi sento di dire che andrebbe rivisto l'aborto.

    qualcuno meglio di me ha detto che la chiesa e lo stato si occupano della vita solo al momento del suo concepimento e al momento della morte. tutto quello che accade in questo intervallo non interessa nessuno: si può vivere male, bene, con diritti, senza diritti, con una casa, senza casa, con persone che ti vogliono bene o no...l'elenco sarebbe lunghissimo.

    mi chiedo perché la necessità di curiosare un feto, se non per fini scientifici-medici. da questo racconto non mi sembra emergano intenti d'"istruzione".

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  3. Che spreco tutte quelle frattaglie, con tanti animali randagi che fanno la fame. Poi, mi insegnarono alle elementari che "gli ossi (mascellari)" si usa per gli animali. E' cambiata la regola?

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  4. L'ennesimo fregnone con un sito (http://paroledanzanti.wordpress.com/2011/05/14/feti-con-richiesta-di-seppellimento/) e nulla di nuovo dire, se non suggestioni un tanto al chilo.

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  5. Diciamo che il racconto strappalacrime lascia per lo meno dubbiosi.
    Ma il fine didascalico è perseguito con passione ed efficienza.

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  6. La prevalenza del fetino.

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  7. Grazie Castaldi per avere messo in ordine alcune cose in un racconto che poteva avere un impatto sgradevole per contenuto e invece è sgradevole solo per ipocrisia.

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  8. Racconto sgradevole, ma mai quanto Ferrara.

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