domenica 1 maggio 2011

Balle bulgare


“Provo molta pena per lo scarso senso della realtà e del ridicolo che ancora oggi induce tanti osservatori e commentatori, laici ed ecclesiastici, a rifilarci per mera compunzione balle inverosimili sull’attentato di cui fu autore il lupo grigio turco Mehmet Ali Agca, a tre anni dalla elezione di Wojtyla al soglio di Pietro e immediatamente dopo i suoi fatali pellegrinaggi polacchi; Agca cercò di ammazzarlo, quel pontefice gloriosamente minaccioso, su ordine conforme del Kgb, trasmesso attraverso il partito fratello bulgaro. S’inventano di tutto, dal traffico di stupefacenti all’islamismo ad altre storie buffe o tragicomiche, pur di negare l’evidenza. Il che era giustificabile in tempi di guerra fredda e di equilibrio nucleare, quando alla diplomazia internazionale e allo stesso Vaticano, entità responsabile, facevano paura le rivelazioni irrecusabili sui rapporti del sicario turco con le autorità spionistiche bulgare di Roma, compresa la perfetta descrizione dell’appartamento del caposcalo della Balkan Air, il committente o cooperante di un progetto lucidamente nato a Mosca, nel Cremlino di Yuri Andropov” (il Giornale, 1.5.2011).

In realtà, almeno a tener conto dalle risultanze processuali, nessuna prova valida è stata fin qui prodotta per accreditare una “pista bulgara”: nel 1986, una Corte d’Assise mandò assolti tutti i bulgari accusati di aver armato la mano di Alì Agca e, nel 1998, una Procura della Repubblica archiviò definitivamente il tutto.
È che “la perfetta descrizione [che Agca diede] dell’appartamento del caposcalo della Balkan Air” non era affatto “perfetta”, ma, anche se lo fosse stata, non avrebbe dimostrato alcun collegamento certo tra Antonov e Andropov, semmai tra padre Felix Morlion e la Cia (via Michael Ledeen) [*], né dagli archivi dei servizi segreti di Mosca, Berlino Est e Sofia è mai emersa prova di un ordine partito dal Cremlino.
La prima a parlare di una “pista bulgara” è Claire Sterling, una scrittrice americana dalle accertate frequentazioni con uomini della Cia, da qualche tempo trapiantata a Roma, in un articolo che apparve nel settembre del 1982 su Reader’s Digest, per essere subito rilanciato da alcune tv americane. Due mesi dopo, quando è già stato condannato all’ergastolo da oltre un anno, Agca tira finalmente in ballo i bulgari. “Rivelazioni irrecusabili”? Stando alle risultanze processuali, tutt’altro. Per un garantista del calibro di Giuliano Ferrara non dovrebbe trattarsi di un dato irrilevante. E dunque: chi rifila balle?



[*] Su questo punto, ma anche su tutto ciò che indica nella “pista bulgara” un depistaggio dei servizi segreti americani: Carlo Palermo, Il papa nel mirino, Editori Riuniti 1998 - pagg. 6o-112. 

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