lunedì 13 giugno 2011

Il brutto della democrazia

Perché sia scongiurato il massimo effetto sottrattivo del voto degli italiani all’estero, che è calcolato intorno al 2-3%, il quorum dei votanti in patria dovrebbe raggiungere il 52-53% alle 15.00 di oggi: al 41% delle 22.00 di ieri mancherebbero ancora 5-6 milioni di votanti e dunque, al netto di ogni speranza, tutto è ancora in forse e, insomma, siamo ancora in tempo per chiederci se questi referendum abbiano o no un significato politico. Però dobbiamo fare in fretta, perché tra poche ore sarà tutto più confuso.
Qualche giorno fa, mettendo le mani avanti, Fabrizio Cicchitto ha dichiarato: “Il tentativo di strumentalizzare i referendum dando un significato politico è del tutto destituito di fondamento”. Questo è errato, perché i quesiti sui quali gli italiani erano chiamati a esprimersi erano relativi a leggi volute da questo governo ed è quindi legittimo, niente affatto strumentale, che le opposizioni vedano nel raggiungimento del quorum un ulteriore calo di consenso alla maggioranza. Ora c’è da chiedersi: se il quorum non fosse raggiunto, le opposizioni sarebbero disposte a considerarlo come un segno che il governo ha ancora un largo consenso? E il governo rinuncerebbe a strumentalizzare il mancato quorum dandogli un significato politico? Non c’è bisogno di essere maghi per prevedere che in tal caso vi sarebbe una reciproca inversione di lettura: Silvio Berlusconi e i suoi pretenderebbero che il fallimento dell’iniziativa referendaria fosse letto come un segnale di fiducia che il paese rinnova al governo, mentre alle opposizioni non resterebbe che denunciare i trucchi che hanno indotto all’astensione.
Reazioni ampiamente prevedibili stando a quanto hanno investito le parti in gioco: la maggioranza si è interamente spesa, prima, ad evitare i referendum e, poi, ad evitare il raggiungimento del quorum, mentre le opposizioni hanno voluto, da un lato, ideologizzare la portata dei quesiti e, dall’altro, farne un test supplementare sull’agonia del berlusconismo. A pagarne le spese è stata la sostanza dei problemi posti dai quesiti e personalmente sono pentito di essere andato a votare. Ma non potevo farne a meno, perché poi mi sarei sentito un verme. Il brutto della democrazia è che certe volte devi amarla anche se ti mette sotto il muso tutti i suoi peggiori difetti.

16 commenti:

  1. "Il brutto [...] è che certe volte devi amarla anche se ti mette sotto il muso tutti i suoi peggiori difetti."
    E non è forse questa l'essenza dell'amore?

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  2. "A pagarne le spese è stata la sostanza dei problemi posti dai quesiti e personalmente sono pentito di essere andato a votare."
    Come sempre, in Italia, la sostanza dei problemi viene soffocata tra le spire della continua, corrosiva e spesso assurda faziosità settaria.
    Non se ne può più.

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  3. volpi Berlusconi ha smesso di essere un politico mediocre quando ha iniziato ad attaccare i poteri di judicial review della corte costituzionale.L'uso della riforma costituzionale come minaccia (sempre priva si sostanza dal 2008) ha abbassato notevolmente ogni seriadiscussione sul dettato costituzionale.Bisognava ricordargli in qualche modo che il parlamento non è l'unica espressione della volontà del popolo sovrano Comunque si era liberi di prendere anche una sola scheda al referendum.

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  4. Non ho ben capito perché ti saresti pentito di aver votato.

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  5. Un solo appunto: non mi pare che nessuno in buona fede possa sostenere che siccome le schede degli italiani all'estero erano sbagliate e loro non hanno votato debbano essere considerati tutti come non votanti e quindi innalzare il quorum degli italiani in patria.
    A me pare che ci siano 3 alternative, in caso di quorum in bilico (probabilmente non sarà così):
    - Gli italiani all'estero hanno votato con schede inadatte, il loro voto non va considerato valido, il loro numero non rientra nel calcolo del quorum.
    - Il voto è comunque valido, o per lo meno lo è il conteggio del loro voto: tot astenuti, tot votanti.
    - Il voto degli italiani all'estero è da ripetere.

    Mi pare che l'ipotesi:
    - Gli italiani all'estero hanno votato che schede errate e quindi devono essere considerati tutti astensionisti, anche, loro malgrado, quelli che avevano o avrebbero desiderio di votare;
    sia decisamente strumentale e impossibile da sostenere da parte di chichessia (anche se nella malaugurata ipotesi che il voto italiano all'estero risultasse determinante assisteremo a simili contorsioni di molte lingue di velluto).

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  6. Aggiungo solo: io sono andato a votare per le problematiche poste dai referendum. 4 sì assolutamente convinti.

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  7. Ma tu ti ricordi il titolone di Avvenire all'indomani del referendum del 2005?
    "Italiani popolo maturo"
    perché c'eravamo andati solo per il 25%.
    A pensarci mi vengono ancora i conati.

    Votare al referendum (a qualsiasi referendum, e più che alle politiche) è votare per la democrazia. Nel bene ma anche nel male.
    La tentazione di lasciar andare tutto a puttane ce l'ho anch'io ogni volta, ma bisogna prendersi le proprie responsabilità: o ci si crede [spera] ancora, o non ci si crede più.

    Non è in discussione il diritto individuale di stare a casa, ci mancherebbe.
    Basta non pensare che astenendosi si vada da qualche parte, per quanto il comportamento complementare abbia poca influenza.

    Ogni consultazione che passa senza raggiungere il quorum è un chiodo nella bara della democrazia; si può pensare che ormai sia persa, ok; basta però esser chiari.

    Mi dispiace che tu ti trovi (spesso, mi pare) in una situazione "damned if you do, damned if you don't".
    Mi sembra una condizione comune, quasi un destino (vedi il penultimo post di Ugo Bardi).

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  8. amare la democrazia? direi pittosto sopportarla come si trattasse di una nonna scoreggiona...

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  9. ...e allora hai votato (come me, che lavoro nell'eolico) perchè sia cancellato il comma che prevedeva la redazione di una Strategia Energetica Nazionale, che forse forse al paese invece serve.

    Così come hai convintamente votato contro il fatto che siano i giudici a stabilire se l' "impedimento a presentarsi" in giudizio della carica pubblica sia o meno legittimo.

    Era proprio questo che volevi votare?

    paolo

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  10. "al netto di ogni speranza, tutto è ancora in forse"

    Per favore Malvino, non ti ci mettere pure tu. La statistica ha delle regole solide: al 95% ci si fermerà ad una quota superiore al 60% (territorio nazionale). Leggendo i titoli online la gente sta veramente dando i numeri, non c'è più con la testa, se la prendono pure col ministro che non ha detto nulla di insensato (inoltre aveva tutta la legittimità a dirlo). Cominciamo subito a riflettere sul dopo(a scanso di equivoci, che sia per Sì o per No, sono un indomito votante a tutti referendum).

    Suggerirei di cominciare a discutere dell'istituto referendario stesso, mi sembrerebbe il dato più importante.

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  11. Malvino ha i pensieri a ventosa come le zampe della zanzara di Cruciani. Come arrampicatori di specchi sono imbattibili.
    Ma come si fa a essere contrari alla democrazia diretta?
    E sul nucleare, la sua è una posizione ideologica uguale a quella della Chiesa su Gesù Cristo.

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  12. @ Filippet

    Ma quale blog stavi leggendo mentre scrivevi?

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  13. @ Flippet
    Non è tempo per posizioni troppo pensate, mi rendo conto e ti chiedo scusa per averti turbato.

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  14. Ecco, diciamo che ragionare del referendum sarebbe interessante.
    Soprattutto disincentivare la campagne astensionistiche. Sarebbe molto semplice, matematicamente, definire una formula del tipo

    Se votano x elettori (con x<50%) il referendum è approvato se almeno il (100-x) % dei votanti vota sì.
    Per intenderci: se vota il 40% degli aventi diritto il Sì passa se ottiene almeno il 60% dei voti, se votano il 32% degli elettori servirà una percentuale del 68% e così via.
    In pratica una maggiornaza tanto più qualificata quanto meno il tema è di interesse generale.

    In questo modo puntare sull'astenzionismo (che fornisce un vantaggio fisiologico del 25-30%) sarebbe più rischioso.

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  15. A proposito dell'art. 75 della Costituzione.
    Quanto poi al fatto che sia lecito e giusto (perché non vietato) NON andare a votare anche qui, a mio giudizio, si commette un errore di fondo oramai divenuto prassi corrente in tutti i dibattiti televisivi e nei giornali fortemente schierati. Il referendum abrogativo [disciplinato dall'art. 75 Cost. e dagli artt. dal 27 al 40 della legge 25/05/1970 n. 352 sulle modalità di attuazione] presuppone, al contrario, che ci sia chi è a favore della legge da abrogare e chi no e non che io mi posso astenere non andandoci, equiparando questo atteggiamento di fatto ad una terza espressione di voto o non-voto. E questo è facilmente intuibile e viene di conseguenza proprio dall’esame del suddetto articolo, per due motivi: il primo è che l’art. 75 non cita né fa presumere che possa esistere anche l’astensione (altrimenti l’avrebbe prevista); il secondo è che, per definizione stessa essendo un referendum abrogativo, si può essere SOLO a favore o CONTRARI, ritenendosi con queste due espressioni l’aver sintetizzato tutte le possibili espressioni previste. Altrimenti l’aver introdotto il quorum non avrebbe avuto alcun senso. Il quorum, voluto dai Padri Costituenti proprio per evitare scivolamenti e/o derive di stampo populista di varia natura, fu introdotto affinché una parte minoritaria che andasse a votare non prevalesse anche sui dettati del Parlamento. Se fosse vero quanto voi filogovernativi sostenete (la destra liberale è ben altra cosa) si avrebbe il paradosso che, per dire Si o NO a qualcosa, si introdurrebbe un’altra espressione-volontà non contemplata ed esplicitamente esclusa dalla Costituzione dal momento che sulle schede vengono riportate solo queste due parole e non anche NI. Andare a votare è ritenuto dal Capo dello Stato un atto di democrazia diretta (a voi poco importa, l’unica presunta democrazia diretta è quella del nome del vostro premier sulle schede del voto politico, sbagliando oltretutto anche qui) e per questo è un DOVERE CIVICO. Il non andare NON è un voto, è semplicemente un atto di menefreghismo politico allo stato puro o, se vogliamo, di voler boicottare una parte dell’elettorato senza esprimersi nel merito. Quindi, per me, è un atto di profonda INCIVILTA’ e pertanto ILLEGALE.
    E questo voler boicottare la volontà popolare (cioè di tutti gli altri) è davvero una derivazione populista, quorum o non quorum.

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  16. @ massimo1
    "Voi filogovernativi", a chi?

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