sabato 23 luglio 2011

L’intolleranza è intolleranza, e i morti sono tutti uguali

Pare che quanto è accaduto in Norvegia non sia da attribuire a fondamentalisti islamici. Già pronti, ieri sera, a tirar fuori i soliti arnesi propagandistici, i neocon de noantri sono visibilmente stizziti: con l’islam che ci aggredisce perché abbiamo tradito le nostre radici cristiane, e non facciamo più figli, e siamo tutti froci, e aveva ragione l’Oriana, e Ratzinger l’aveva detto a Ratisbona, potevano sentirsi vivi per almeno tre o quattro settimane. Se poi si tiene conto del fatto che l’autore del massacro di Oslo è fierissimamente occidentale, conservatore e cristiano, e insomma è una specie di neocon de noantri, solo un po’ più esagitato, senza essere capace di fermarsi alle chiacchiere e alle inconcludenti crociate culturali di Pera, Ferrara e affini, si capisce che la stizza sia un po’ scomposta e perfino rabbiosa.
Ne dà prova un post di Christian Rocca: “L’idiozia di chi ora paragona il terrorista «cristiano» a quelli islamici, confondendo per ignoranza o malafede casi rari, isolati e scollegati da dottrine religiose o chiese o scritture con la potenza geometrica di una teologia politica, ideologica e temporale viva, presente nella società, diffusa da governi, scuole, università, televisioni e autorità religiose sulla base di un’interpretazione nemmeno tanto eterodossa di uno dei più potenti testi politici della storia” (Camillo, 23.7.2011).
In via preliminare, c’è da sottolineare che si tratta di un anacoluto: “L’idiozia di chi, eccetera”, cosa? Siamo dinanzi ad una incazzatura che non trova linearità sintattica, che rimane sospesa e si ripiega in un anapodoton, come di chi tenta un insulto in forma di sputo, ma non riesce a sputare più in là della punta dei suoi mocassini. In sostanza, il poveretto tenta di scoraggiare gli sberleffi che, oggi, piovono su chi, ieri, dal fronte permanente della conservazione dell’occidente cristiano, strepitava“mammaliturchi!”, e senza uno straccio di conferma che l’attentato fosse opera di al Qaida (vedi Libero o Il Foglio).
Brucia un po’ il culo anche a Christian Rocca, che diffida chiunque sia tentato dal fare paralleli tra il fanatismo cristiano e quello islamico, e dal rispedire al mittente – da Oslo – la chiamata alle armi sotto i gonfaloni crociati.
Il fanatismo cristiano – dice – si manifesta in “casi rari, isolati e scollegati da dottrine religiose o chiese o scritture”, mentre quello islamico ha “la potenza geometrica di una teologia politica, ideologica e temporale viva, presente nella società, diffusa da governi, scuole, università, televisioni e autorità religiose sulla base di un’interpretazione nemmeno tanto eterodossa di uno dei più potenti testi politici della storia”.
Sì, mantenendoci al presente, può darsi, perché quando il cristianesimo aveva la stessa età dell’islam si macchiò di crimini anche peggiori. Ma, anche oggi, quando agiscono fanno morti entrambi e non c’è molta differenza tra i morti dei quali è responsabile un musulmano che del Corano trascura i passi che invitano alla tolleranza, per preferire quelli che esortano all’jihad, e i morti dei quali è invece responsabile un cristiano che nei Vangeli trova che il versetto più eccitante sia “chi non è con me è contro di me”. Si pensi, per esempio, al Salmo 138, che qui citiamo solo perché è il preferito da Benedetto XVI per quel molto lirico “sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre” (v. 13). Bene, poco più avanti recita: “Ah, se Dio sopprimesse i peccatori! […] Non odio forse, o Signore, quelli che ti odiano e non detesto forse i tuoi nemici? Li detesto con odio implacabile come se fossero miei stessi nemici” (vv. 19-22).
L’intolleranza è intolleranza, e i morti sono tutti uguali, e in ogni religione c’è la radice della violenza. Ma se lo fai presente a Christian Rocca, si scompone, s’incazza, insulta, sbava. Troppo tempo alla catena di Ferrara, fa così per riflesso pavloviano.


8 commenti:

  1. Giusto e appunto dicevo oggi alle 13 che per domani il papa avrà dovuto cambiare il testo scritto per l'angelus, minimizzando se non evitando del tutto quello che era l'argomento principe del suo ciarlare domenicale fino a qualche ora fa.

    L'idiozia è l'idiozia, anche di chi non prova a giustifcarne un pezzo di una.

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  2. Quella dell'età delle religioni, Luigi, è una sciocchezza. L'Islam pre Al Ghazali era teologicamente molto più progressista di quello post.

    Le religioni non si anestetizzano automaticamente, e nessuno meglio di te dovrebbe saperlo, ma lo fanno perché mantenere certe ideologie di fronte alla ragione diventa troppo ridicolo. Per questo la Chiesa non sostiene più che il mondo abbia 6000 anni. Non è un fenomeno endogeno, ma esogeno.

    E questo fenomeno, nell'Islam, non è ancora avvenuto.
    Perciò non è vero che non c'è molta differenza fra i morti dell'uno e quelli dell'altro, perché – se non altro – quelli dell'altro sono una misura enormemente maggiore.

    Dire che qualcuno preferisce i versi violenti a quelli tolleranti (quali? 5.32?) nel Corano o negli Hadith (quali?) sembra suggerire che tutti i testi sacri siano uguali e tutti contengano la stessa quantità di violenza o tolleranza, il che è naturalmente falso.

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  3. Scusa ma se avessero citato il Catechismo della Chiesa Cattolica dove recita:
    85 “L'ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo”, [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10] cioè ai vescovi in comunione con il successore di Pietro, il vescovo di Roma.
    Facendo notare che i cristiani non sono tutti uguali e i luterani con il loro vizio di permettere un interpretazione personale delle Sacre scritture danno molto più spazio a iniziative del genere, da dilettanti, mentre la Chiesa Cattolica se deve fare qualche vittima lo fa con tutti i crismi dell'Autorità, con tutti i bolli in regola non facevano più bella figura?
    Ciao
    Pietro

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  4. @ Giovanni Fontana
    Ma anche il cristianesimo del V secolo era assai meno aggressivo di quello post. Di poi, non nego che lo sviluppo teologico (e/o storico) di una religione sia indotto da elementi esogeni, ma penso che, come ogni costruzione del pensiero che nasce, cresce e muore per il tramite delle generazioni che se la tramandano, sia soggetta a periodizzazioni che sono endogene e che ne influenzano lo sviluppo in relazione alla loro "età". Per l'islam una Riforma dovrebbe esserci tra 1-2 secoli e una significativa secolarizzazione del mondo islamico tra 4-5 secoli.
    Sul numero dei morti non sono d'accordo: quello, sì, è tutto contingente e correlato ai contesti.
    Per ciò che attiene ai testi sacri, ritengo che la questione non sia ovviamente su quanto di tollerante o intollerante contengano, ma su quanto di tollerante o di intollerante un indirizzo esegetico riesce a persuadere che essi contengano: in relazione al mandato che Cristo diede agli apostoli, non è cambiato il testo dei Vangeli, ma solo la loro interpretazione.

    P.S. In relazione a http://www.distantisaluti.com/tutti-i-modi-per-perdere-automaticamente-in-una-discussione/
    ti segnalo (se non l'hai letto ancora): Franca D'Agostini, Verità avvelenata, Bollati Boringhieri 2010.

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  5. Mi sembra semplicistico farne soltanto una questione di tempo. Sembri suggerire che tutte le religioni insegnino – sostanzialmente – le stesse cose. E ciò, evidentemente, non è vero.

    Un giainista non potrebbe fare una strage. Questo non vuol dire che il dogma giainista sia più veritiero, ma certamente meno pericoloso. Come dice Harris, che immagino tu conosca, più un giainista diventa fanatico del proprio credo costitutivamente nonviolento, meno è pericoloso per la società. Lo stesso non si può dire dell'Islam.

    In questo senso, io credo, nei testi sacri dell'Islam, nella Sunnah – e credo anche che chiunque legga Corano o Hadith senza pregiudizî non possa non riconoscerlo – c'è un potenziale distruttivo, fatto di martirio e assoggettamento, che non ha pari. In questo senso, ha ragione Rocca nel dire che la lettura – l'indirizzo esegetico, come lo chiami tu – che ne fa Sayyid Qutb non è così eterodosso.

    Non ho dubbî che Rocca sia eccessivamente indulgente con il Cristianesimo, ma mi sembra che tu faccia l'errore opposto, nello sbilanciare il Cristianesimo fino a equipararlo all'Islam. Sono il primo a puntualizzare le letture guerreggianti che sono state fatte di Cristo, il suo essere a favore della schiavitù o sessista, è tuttavia vero che la lettura corrente del Cristianesimo è – per quanto logicamente ridicola – una che può essere tratta, ignorando ampie parti della storia (e trovando giustificazioni per queste scelte, come dire, ecdotiche)
    Nell'Islam, per giungere a una lettura pacifica e amorevole, non bisogna negare Esodo e Deuteronomio, quell'omofobo di Paolo o – poi – l'Agostino che ha dato i semi per la fondazione dell'Inquisizione.
    Nell'Islam bisogna cancellare completamente la figura di Maometto, il suo messaggio e le sue imprese. I racconti della sua vita, e le sue massime. Non è un'impresa impossibile, ma è molto difficile: perché in una discussione teologica fra un religioso moderato e un religioso letterale vince inevitabilmente il secondo, e nell'Islam ancora di più, perché il primo non ha davvero alcun appiglio.

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  6. @ Giovanni Fontana
    Ti avverto che stai usando il punto 5 in "http://www.distantisaluti.com/tutti-i-modi-per-perdere-automaticamente-in-una-discussione/": dici che è semplicistico "farne solo una questione di tempo", mentre d'altro canto io non ne ho fatto "solo" una questione di tempo, ma ho argomentato in favore di una periodizzazione comune ad ogni costruzione del pensiero che nasce, cresce e muore per il tramite delle generazioni che se la tramandano, senza affatto disconoscere l'importanza dei fattori esogeni che la modulano e la influenzano. Ma veniamo alla sostanza.
    Sì, credo che tutti i monoteismi (non tutte le religioni, ma non solo i monoteismi) insegnano la stessa cosa. Non mi è chiaro, invece, su quale piano tu voglia argomentare il contrario. Sul piano storico? Sul piano teologico? Sulla base dell'interpretazione dei testi sacri che di volta in volta acquisiscono significati diversi o sulla sempre ambigua letteralità di ciascuno? Già, perché, se per levare all'islam ciò che per Manuele II Paleologo è la sua unica e vera essenza, devi cancellare completamente la figura di Maometto, la figura di Cristo, pur depurata da Paolo e da Agostino, basta con quel suo "chi non è con me è contro di me" a germinare intolleranza.
    Solo chi non conosce bene il cristianesimo può pensare che si tratti di una religione di pace e d'altra parte era Cristo che consigliava ai suoi di vendersi il mantello e comprarsi una spada.

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  7. Continua ad apprirmi che tu ne faccia una questione di tempo. Riconosci che, in questo momento, l'Islam sia più oppressivo del Cristianesimo, e non giustifichi questo fenomeno con ragioni teologiche ma esclusivamente perché l'Islam è più giovane.

    Io dico, invece, che c'è anche (sottolineo anche) un carattere telogico, sia di carattere testuale (Sunnah, Corano e Hadith) sia di carattere tradizionale (la Shari'a).

    E non capisco come tu possa credere che i monoteismi siano esattamente identici nei comportamenti che informano. Riconosci, immagino, che è probabile che un mussulmano non mangi il maiale, mentre ciò non è vero per un cristiano. Perché queste differenze devono essere eliminate quando questi comportamenti abbiano uno sfondo etico?

    In ogni caso non mi devi convincere dell'ambiguità della figura di Cristo: ci ho scritto cento post, schiavi obbedite ai vostri padroni, sono venuto a dividere padre e figlio, sono venuto per portare la spada, chi non è con me è contro di me, eccetera. Quello che dico è che, a fronte di questo, c'è anche una parte più tollerante e che – non certo grazie alla Chiesa, ma per spinte esterne – i cristiani di oggi, nella maggior parte, seguono.

    Lo spazio per questo tipo di operazione nell'Islam è ancora più ristretto, e credo che chiunque abbia letto il Corano o gli Hadith (tu l'hai letto? ti invito a farlo) senza pregiudizî riconoscerebbe che è completamente fondato su una dottrina di sottomissione e martirio, come in parte anche il Cristianesimo, che lascia pochissimo spazio a un'interpretazione moderata.

    C'è uno spettro di azioni, di pensieri, che può essere associato a un'ideologia. Essa può certamente cambiare nel tempo, ma entro certi limiti sia temporali che di ideologia (Nazismo per diventare gandianesimo, ce ne passa).

    Per farti una carrellata di dati empirici:

    Apostasia: in quasi tutti i Paesi a maggioranza mussulmana, con poche eccezioni, è punita. In sei paesi c'è la pena di morte. Tutti mussulmani.
    Omosessualità: ci sono circa 70 Stati che hanno approvato o discusso leggi sull'omosessualità. Nessuno è maggioranza mussulmano. In più c'è la pena di morte per omosessualità in nove paesi, sono tutti mussulmani.
    Donne: la condizione femminile in qualunque Paese mussulmano è drammatica. In due Paesi al mondo c'è suffragio solo maschile, entrambi mussulmani. Gli ultimi cinque Paesi a riconoscere il suffragio femminile, sono mussulmani anche quelli.
    Scorta: Salman Rushdie, Ayaan Hirsi Ali, Magdi Allam, Lars Vik, Roberto Redeker, Kuurt Westergaard, etc, etc tutti vivono con la scorta. Per avere criticato l'Islam: non c'è niente di simile per nessun'altra religione.
    Delitti d'onore: nove Paesi dei primi dieci con maggiore incidenza di delitti d'onore sono a maggioranza mussulmana.
    Persecuzioni religiose: sono presenti in tutti i Paesi mussulmani con una popolazione superiore ai due milioni di abitanti.

    E tutto questo non è perché le persone che vivono nei Paesi mussulmani siano geneticamente più violente – questo sarebbe razzista, come lo è involontariamente chi nega che la religione giochi un ruolo – è che sono indottrinate fin da bambine a un'ideologia e a conoscenze prodotte tredici secoli fa. In questo senso, è ancora più grandioso chi, nascendo in quell'ambiente, riesce a emanciparsene.

    Però non è che gli illuministi dicevano "no, non è la fede il problema, è un'interpretazione sbagliata del Cristianesimo, questa". No, per la gran parte dicevano "sto cazzo di Cristianesimo", per quanto era loro concesso. Secondo me non dobbiamo fare l'errore – che so che tu non fai – di considerare le religioni come un fattore dato.

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  8. @ Giovanni Fontana
    In http://malvinodue.blogspot.com/2011/07/piu-coerente-di-marcello-pera.html troverai una risposta implicita alla questione che poni. Tu scrivi: "Non capisco come tu possa credere che i monoteismi siano esattamente identici nei comportamenti che informano". Io ti rimando ai testi che produce Breivik per giustificare il suo massacro: il giovanotto pesca con perizia nel monoteismo di casa nostra e tira su dei pesciolini niente male, peraltro fritti e rifritti.
    Sì, caro Giovanni, l'islam è cacca. Esattamente come lo era il cristianesimo 6 o 7 secoli fa, in quel medioevo che ancora oggi i cristiani ritengono luminosissimo. Oggi il cristianesimo è senza dubbio più presentabile, e ritengo che nell'islam si possa riporre la speranzella che nel cristianesimo era difficile riporre da parte dei perseguitati dalla Chiesa nel XIII secolo: apostati, omosessuali, ebrei, ecc.
    Mi permetto un'ipotesi, augurandomi che tu non voglia ritenerla offensiva, perché non assolutamente nelle mie intenzioni: fai fatica a credere che anche l'islam possa rinunciare ad accatastare cadaveri come ha fatto il cristianesimo perché non sai astrarti dal presente; fai fatica a vedere la violenza intrinseca in ogni monoteismo perché due vi hanno rinunciato, e vedi solo quella - evidentissima - dell'islam.
    Io non penso di fare "l'errore di considerare le religioni come un fattore dato" e ti ringrazio per il fatto che me lo riconosci. Ma non sei tu a ritenere che l'islam sia inemendabilmente violento? Io sostengo che tutti i monoteismi lo siano nel fondo, e che nel fondo non possano rinunciarvi, ma che per tutti e tre vi siano fattori endogeni, intrinseci alla fisiologia delle comunità attraverso i secoli, che, insieme ad altri fattori esogeni, sono in grado non già di annullare la natura intollerante, illiberale e antidemocratica delle religioni del Dio unico, ma almeno di costringerle a rimuoverla o a sublimarla.

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