martedì 2 agosto 2011

Tornano comodi ad ogni 2 agosto

Il 2 agosto del 1980 avevo compiuto da poco 23 anni. Di lì a un mese mi sarei iscritto all’ultimo anno di Medicina e Chirurgia e, intenzionato a laurearmi entro il luglio successivo, preparavo già la tesi, in attesa di dare gli ultimi quattro esami. Avevo lasciato la mia stanza di fuorisede a Napoli ed ero tornato a casa, a Ischia, dai miei. Mi svegliavo presto, studiavo fino a mezzogiorno e poi mi concedevo una pausa, salivo sulla mia scassatissima Vespa e andavo in spiaggia. Quel 2 agosto lo ricordo bene.
Ero appena arrivato allo stabilimento balneare de La Cava dell’Isola, a Forio, che al bar vidi un capannello di bagnanti piuttosto agitati. Era da poco arrivata la notizia della strage di Bologna e Berti (non ne ricordo il nome), un romagnolo sulla settantina, habitué di quella spiaggia, patetica macchietta di fascista, aveva rivendicato il “botto”, anche con una certa fierezza: si discuteva concitatamente e di lì a poco Berti si sarebbe preso qualche meritato ceffone.
Era da escludere, ovviamente, che avesse a che fare anche lontanamente con la strage e la rivendicazione dei Nar (poi smentita) sarebbe arrivata solo nel tardo pomeriggio: perché non aveva esitato dichiararla “bomba fascista”? Semplice: a quei tempi un attentato dinamitardo era fascista, per definizione. Com’era, per definizione, anarchico alla fine dell’Ottocento, e islamista oggi. Berti era l’altra faccia del luogo comune: di qua, l’orrore, lo sdegno, la rabbia e il dolore per una carneficina che non poteva non essere opera dei fascisti e, di là, Berti, altrettanto sicuro, col petto in fuori, “onore ai camerati che hanno fatto piangere Bologna, la rossa”.
Avremmo dovuto aspettare un quarto di secolo perché il luogo comune rivelasse qualche incongruenza, lasciando spazio a un’ipotesi, che è ancora troppo presto per poter considerare men che un depistaggio tardivo, ma che con sempre più forza va a erodere la verità di una sentenza che fa acqua da più di un buco. Il 19 dicembre del 2003, sul Corriere della Sera, il senatore Giovanni Pellegrino, già presidente della commissione stragi, affermava: “Rimane non verosimile, non credibile, la ricostruzione del fine politico della strage di Bologna che è sempre stato accostato, quasi fosse un remake, a quello della bomba di Piazza Fontana. Ovvero: la destra radicale, in un ambiguo rapporto con gli apparati di sicurezza, semina il terrore affinché questo generi smarrimento e una richiesta d’ordine che poi porti a uno spostamento a destra dell’asse politico del Paese piuttosto che a un vero e proprio golpe. Questo movente non ha alcun senso nel 1980”.
Ha senso, invece, ma solo oggi, l’ipotesi che l’esplosivo fosse solo in transito sul territorio italiano, e che il corriere fosse palestinese: il carico sarebbe stato fatto esplodere da agenti della Cia o del Mossad, al fine di sabotare il patto da lungo tempo stretto tra i palestinesi e l’Italia dopo la strage di Fiumicino (libertà d’azione su tutta la penisola in cambio di nessun attentato). Numerosi elementi sono venuti a rendere attendibile questa ipotesi, che però è difficile da far digerire a filopalestinesi e filoisraeliani, cioè praticamente a tutti.
Morto Berti, che non può continuare a rivendicarla come strage fascista, il luogo comune regge sull’ormai consolidata idea che quella bomba fu messa dai Nar. D’altronde, le figure di Mambro e Fioravanti hanno tutti i requisiti per soddisfare un tal genere di trama. In assenza di un’altra verità, tornano comodi ad ogni 2 agosto.

10 commenti:

  1. Se così fosse (ed è probabile che sia), ovvero se «il carico sarebbe stato fatto esplodere da agenti della Cia o del Mossad, al fine di sabotare il patto da lungo tempo stretto tra i palestinesi e l’Italia dopo la strage di Fiumicino», non vedi in ciò qualcosa di radicalmente "fascista"? Insomma, come definire (aldilà del semplice connotato storico-politico) una violenza che ha un «disprezzo assoluto e cinico per l'umanità»? Vale a dire: 'sti assassini non potevano cercare un altro modo e un altro luogo per far "brillare" l'esplosivo?

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  2. @ Luca Massaro
    Il calcolo era proprio quello di fare la strage, secondo l'ipotesi alternativa alla pista "neofascista": contavano di far fuori pure il corriere, Thomas Kramm, che invece si salvò per puro caso. Trovarlo tra le vittime avrebbe dato una paternità al pacco e imbarazzato i sottoscrittori di un patto che durava da 7 anni, appunto dalla strage di Fiumicino (32 morti e 15 feriti). Strage che stranamente è poco ricordata. C'è di fatto che, dopo la strage di Bologna, i palestinesi ritennero rotto il patto e nel 1985, sempre a Fiumicino, quasi a mandare un messaggio, fecero 16 morti e più di 100 feriti.

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  3. Ci sono prove a sostegno di questa tesi? O è un romanzo di fantapolitica?

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  4. @ Rainbow
    Non meno di quante ce ne sono per dire che quella di Bologna fu strage neofascista. In più, è tesi che non torna comoda a nessuno.

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  5. Esiste pure una tesi (strampalata ma neanche troppo) secondo la quale la strage di bologna sarebbe stata un avvertimento/rappresaglia di gheddafi, dopo che la nato aveva cercato di farlo fuori nei cieli di Ustica; i depistaggi successivi sarebbero dipesi da oscure trame relative al rilevante ruolo economico e strategico della Libia e ai numerosi interessi congiunti italo-libici (l'Eni, la Fiat, l'esportazione di armi italiane in libia, ecc).
    Lo stesso gheddafi avrebbe agito sapendo di poter godere di una certa impunità, per così dire, dovuta a questo suo ruolo, che sapeva essere irrinunciabile per l'Italia. Ci sarebbe stato anche di mezzo un aspro contenzioso tra nato e libia per l'influenza su Malta, che voleva affrancarsi dall'influenza nato.
    Boh. E' una tesi ardita ma non più inverosimile di altre.
    In ogni caso, anche a me ha sempre fatto effetto la scarsa eco dell'attentato di fiumicino del 73. Non se ne parla mai.


    p.s. bel coglione, il Berti.

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  6. Ricordo che questa tesi fu sostenuta da Cossiga, il che potrebbe essere una prova a sostegno, ma lo stesso Cossiga negli ultimi anni ha espresso psizioni poco 'ortodosse' su numerosi argomenti, probabilmente a volte a ragione, altre meno.

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  7. Si vede che hai letto Breivik, ma soprattutto che ascolti Bordin :-)

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  8. Luigi, Luca ma che cazzo state dicendo? Non sono d'accordo.

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  9. Ps. Cossiga era presidente del consiglio, al tempo dei fatti, cioè da lui dipendevano i servizi. Questo basterebbe per smontare l'ipotesi . Che Mambro e Fioravanti possano non c'entrare, è possibile. Ma dietro quella strage c'erano i servizi segreti (deviati) italiani. Altro che mossad, palestinesi, e pista tedesca...

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  10. Ho letto tutti gli atti relativi al processo per la strage: a fare acqua sono le tue strampalate tesi, suffragate da niente, non le sentenze, che ti ricordo condannano non solo i neofascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini, ma anche Gelli, Pazienza, e gli appartenenti al Sismi Musumeci e Belmonte. Tutti liberi da anni (nonostante, nel caso di Mambro e Fioravanti, i 15 ergastoli e 234 anni di carcere comminatei): anche questo dovrebbe farti pensare.

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