martedì 13 marzo 2012

«La vera minaccia non è l’Iran»

Dice che «la vera minaccia non è l’Iran», dice che «il timore di un “pericolo imminente” attribuito alla “comunità internazionale”» è in realtà una paranoia tutta israeliana: Cina, Russia, India, Turchia e quasi tutti i paesi arabi pensano che «la regione sarebbe più sicura se l’Iran fosse in possesso di armi atomiche», mentre l’Europa, dice, considera Israele «la principale minaccia alla pace mondiale». Dice che comunque «è ancora da provare» che l’Iran stia costruendo un arsenale nucleare e che, se davvero lo sta costruendo, avrebbe funzione esclusivamente «dissuasiva». Semmai è quello israeliano, dice, ad essere «estremamente pericoloso». Dice che non pochi negli Stati Uniti, più del fatto che gli ayatollah possano arrivare a costruire una bomba atomica, sono preoccupati di un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani.
A parlare non è un leader di Hezbollah o di Hamas, ma Noam Chomsky (Internazionale, 939/XIX - pag. 32). Sembra sfuggirgli che gli israeliani sono in possesso di armi nucleari da quasi cinquant’anni e non le hanno mai usate, neppure quando lo Stato di Israele è stato fatto oggetto di aggressioni militari che avevano per fine dichiarato la sua distruzione. Sembra gli sfugga pure che la dittatura cinese e la democratura russa hanno attivamente sostenuto il programma nucleare della teocrazia iraniana, non si sono limitate ad appoggiarlo, e che l’hanno fatto solo in vista di un riassetto geopolitico del Medio Oriente a loro favorevole, poco importava, poco importa che il prezzo da pagare sia tutto israeliano. Sembra che a Chomsky sfugga che la distruzione di Israele è da sempre il sogno dato in pasto alle masse arabe dalle oligarchie che le opprimono addebitando all’esistenza di Israele ogni effetto di quell’oppressione. Senza dubbio, invece, gli sfugge che la posizione di India e Turchia verso Israele è mutata da poco, e solo per ragioni relative a problemi interni, causati dall’oltranzismo islamista. Non dovrebbe sfuggirgli, invece, che in Europa solo gli antisemiti più o meno dichiarati – avanzi di fascismo, comunistelli andati a male, ultras cattolici – ritengono che Israele sia una minaccia alla pace mondiale. Né dovrebbe sfuggirgli che negli Stati Uniti solo qualche isolazionista teme più un attacco preventivo israeliano che un missile armato di testata nucleare su Tel Aviv.
Troppe cose sembrano sfuggire a Chomsky. Sembra voglia farsele sfuggire per non prendere atto di ciò che è incontestabile: chi ha più volte dichiarato che Israele deve scomparire dalla carta geografica è ad un passo dall’avere la bomba atomica. Si può chiedere agli israeliani di non muovere un dito?

46 commenti:

  1. a Chomsky sfuggono cose come sfuggono all'altra sponda
    non bisogna essere comunistelli o fascistelli per vedere le stragi di palestinesi, il complotto per uccidere l'ambasciatore saudita piu' anonimo degli ultimi vent'anni e Israele che si rifiuta di firmare un npt sul nucleare
    Ognuno tira l'acqua al proprio mulino

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  2. A prescindere da chi ha ragione e chi ha torto, dato che il problema tra Israele e i vicini arabi è complicato oltre le mia capacità di comprensione, non posso negare di provare da sempre una profonda ammirazione per il popolo israeliano: quattro gatti in mezzo a un miliardo di nemici, che iniziando con qualche residuato bellico della prima guerra mondiale sono riusciti a difendersi e a costruire una nazione sviluppata in una striscia di deserto. Avessimo noi un decimo della loro capacità e forza di volontà.

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  3. Ma il ragionamento inverso non vale? Solo a Gerusalemme (occupata abusivamente, mai scordarlo) possono sentirsi minacciati? Alle razze inferiori islamiche non è concesso sentirsi minacciate se i fascitacci (altro che fascistelli) con la stella di David hanno l'atomica, in barba a qualsiasi trattato internazionale? O come al solito per Israele le regole non devono valere?

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    1. Se Gerusalemme e' occupata abusivamente allora lo sono anche: Bolzano, Trieste e Gorizia, Zara e Pola, Strasburgo, Nizza etc etc

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  4. Da quando seguo questo blog, non mi è ancora riuscito di leggervi un post filoisraeliano che manchi di insultare gratuitamente chi esprime un'opinione diversa. Non che me ne stupisca, sono da tempo cosciente della mia incapacità di incontrare chi parli a favore di Israele in modo onesto, e per quanto mi sforzi, diciamo che in fondo me ne sono fatto una ragione.

    Poi, certo, ogni volta la cosa un po' mi rattrista, ma confesso che solletica al contempo la mia curiosità.

    La sfida, per me, è quella di non accontentarmi di facili interpretazioni psicologiche da due soldi, per ricercare invece (me ne si scusi la velleità, la presunzione) una maggiore comprensione del sistema filosofico da cui certe posizioni nascono.

    La ragione mi impone pertanto di rifiutare la spiegazione che l'istinto mi suggerisce, e cioè una metafisica dello Stato capace talora di assomigliare alla statolatria, tanto più che l'autore del blog, più volte fatto oggetto di quest'accusa, ha sempre negato recisamente.

    Forse devo dunque credere che l'autore sia sinceramente convinto che l'apartheid, il terrorismo, gli omicidi mirati, la negazione di diritti umani, la teocrazia portino così tanta felicità a così tante persone da rendere vano il tentativo di convincerne chi (come me) non ne coglie l'evidenza, e che l'autore ritenga invece più utile ricorrere all'insulto come principale argomentazione?

    Forse, ma ancora la spiegazione non mi soddisfa appieno; non mi resta che aspettare il prossimo post sull'argomento, certo di trovarvi insulti sempre nuovi.

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    1. Mi fa il piacere di dirmi dove sarebbero gli insulti?

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    2. "[...]in Europa solo gli antisemiti più o meno dichiarati – avanzi di fascismo, comunistelli andati a male, ultras cattolici – ritengono che Israele sia una minaccia alla pace mondiale"

      Non sono un antisemita, né più né meno dichiarato.
      Non sono un comunistello, e certo non andato a male.
      Mi si fulmini se sono un avanzo di fascismo o un ultrà cattolico.
      Ritengo che Israele sia una minaccia alla pace mondiale.

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    3. Non voglio farmi interprete del pensiero altrui, ma posso dire che la seguente frase: "..in Europa solo gli antisemiti più o meno dichiarati – avanzi di fascismo, comunistelli andati a male, ultras cattolici – ritengono che Israele sia una minaccia alla pace mondiale." risulta decisamente insultante per qualsiasi europeo antisionista.

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    4. "Forse devo dunque credere che l'autore sia sinceramente convinto che l'apartheid, il terrorismo, gli omicidi mirati, la negazione di diritti umani, la teocrazia portino così tanta felicità a così tante persone da rendere vano il tentativo di convincerne chi (come me) non ne coglie l'evidenza".
      Stai parlando forse di come vengono trattati i palestinesi dai loro fratelli arabi? Accidenti, sembra la descrizione del trattamento standard che ricevono in Libano o in Siria? O parli delle pratiche standard usate da Hamas a Gaza nei confronti dei loro sudditi?

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  5. [Solo una precisazione tecnica: Ahmadinejad non ha mai parlato di sradicare Israele dalla carta geografica (pare che un'espressione del genere manco esista in persiano), ma ha usato parole meno minacciose, specie non nel senso di minaccia armata (tra l'altro senza neanche dire "Israele"). I giornalisti han fatto il resto (vedi https://www.nytimes.com/2006/06/11/weekinreview/11bronner.html?_r=1 )]

    [Poi io sono del partito che hanno entrambi torto, e se si eliminassero a vicenda mi farebbe piacere, se non fosse che poi il resto del mondo sentirebbe il bisogno di intervenire, petrolio, guerra mondiale, chi ce l'ha più grosso e blablabla; mi spiace solo per chi vorrebbe vivere in santa pace in entrambi i campi, e invece si trova con gente che tutto vuole fuorché la pace]

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  6. Caro Malvino, non cambierà molto il senso del tuo post, ma per amor di precisione vorrei farti notare che la storia della cancellazione dalla carta geografica è frutto di un grosso equivoco:

    https://en.wikipedia.org/wiki/Mahmoud_Ahmadinejad_and_Israel#.22Wiped_off_the_map.22_controversy

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    1. Ho letto. E' una tesi difensiva in cui si sostiene che Amadinegiad parlava di cancellare la nazione Israele, NON il pezzo di terra. Mi vien da dire che solo dei minus habens possono inseguire la discussione su quel piano. Una pagina come quella fa scadere il livello dell'enciclopedia.

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    2. A me viene da dire che quando si insulta di solito si è a corto di argomenti.

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    3. Cmq, le concedo che la faccenda della traduzione di quel discorso può essere pure un dettaglio nell'intera faccenda del nucleare iraniano -- in fondo lo sappiamo entrambi che, se non pronunciata, quell'affermazione Ahmadinejad l'avrà almeno sottintesa -- però, gentilmente, lei mi deve spiegare da quando in qua in democrazia l'accuratezza con cui si riportano le informazioni non è più importante. Che c'è, quando si tratta di Ahmadinejad sono sospese le normali regole sulla correttezza del giornalismo?

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  7. Magari attaccando l´Iran oltre alla sua bomba si trovano anche le armi di distruzione di massa dell´Iraq....

    Posso dire che il conflitto israelo-palestine (a prescindere dalla responabilita' delle parte e dei loro alleati) e´un minaccia seria alla pace internazionale senza che mi venga dato dell´antisemita comunista o fascista/nazista?

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  8. Parliamo di Israele e di come tratta la Palestina e i palestinesi.
    Chi da il diritto a Israele a possedere la bomba atomica?
    Perchè si rifiuta di firmare l'npt?
    Quali prove ci sono che l'Iran stia costruendo o abbia già costruito una bomba atomica?
    Ancora altro,Saddam al suo tempo non doveva avere una arsenale atomico da rischio guerra totale?E poi?Quattro razzi anti carro, questa era la minaccia nucleare secondo Israele e gli Stati Uniti.

    I civili poi,quelli non contano tanto non sono ne israeliani ne americani e non parlo di qualche centinaia,ma migliaia di donne e bambini.

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  9. Post interessante ma che non condivido al di la' delle considerazioni geopolitiche che fanno Russia e Cina e che sono probabilmente corrette.

    Esistono due cose abbastanza interessanti a riguardo e anche relativamente recenti, un Economist di qualche settimana fa dedicato proprio a questa cosa e una feature di Foreign Affairs che spiega vantaggi e svantaggi nell'attaccare l'Iran.

    Malvino, comprenderai anche tu che se l'Iran ha intenzione di dotarsi di armi nucleari (anche questa cosa e' tutta da verificare, persino l'ex capo del Mossad dice che non e' cosi' vicina l'eventualita'), di sicuro non sara' un bombardamento a privarlo del know-how (che e' comunque reperibile in qualsiasi libro di fisica), ne' e' possibile che un bombardamento raggiunga i bunker sepolti nel sottosuolo che sono stati costruiti *appositamente* per questa eventualita' ne' sappiamo se tutte le zone dove si arricchira' l'uranio sono quelle al momento conosciute.

    Come ben saprai tu l'Iran non e' ne' la Siria ne' un Iraq sottomesso da sanzioni ed embarghi e con meno sponde politiche dell'Iran attuale, entrambi stati all'inizio del programma nucleare e bombardati da Isralee; non credo che un bombardamento porterebbe ad alcun risultato se non saldare l'attuale opposizione iraniana al regime; se tu la pensi diversamente ti invito ad espormi il tuo punto di vista.

    L'unico modo per privare l'Iran della possibilita' di costruire armi nucleari passa dall'invasione a-la Iraq (con tutto quello che ne consegue) e dal radere al suolo, seguendo la moda degli antichi romani, un bel po' di citta'. Altrimenti casomai si ritarda di un paio di anni qualcosa che e' comunque inevitabile (nel caso in cui fosse questa la loro vera intenzione).

    Ti ricordo inoltre che l'America ha consentito ad uno stato molto piu' instabile e pericoloso dell'Iran (il Pakistan) il possesso dell'atomica; qui non si tratta di agitare la storia della cancellazione di Israele dalla cartina geografica come specchietto per le allodole per giustificare qualunque cosa, le bombe atomiche non risolvono niente, e sai benissimo cosa succederebbe nel caso impossibile in cui l'Iran tirasse una bomba atomica in Israele, una nazione che ha un'intera flotta di sottomarini dotata di missili a testate atomiche per fare retaliation nel caso in cui lo stato di Israele non esistesse davvero piu'.

    Tra Nord Corea e Sud Corea non corre buon sangue, e' molto probabile che la Nord Corea abbia l'atomica (nonostante le condizioni penose del suo popolo), eppure non e' mai stata tirata su Seoul... Tra Pakistan e India lo stesso, eppure...

    Il fatto e' che neanche in Israele (e ti rimando alla serie di articolo pubblicati su Foreign Affairs), c'e' consenso riguardo come agire nell'eventualita' di un attacco in Iran; tu parli del fatto che negli Stati Uniti solo qualche isolazionista teme piu' un attacco preventivo in Iran che un missile armato di testata nucleare su Israle (che comunque, visti i range delle testate nucleari, di sicuro non lo farebbe sparire dalla cartina geografica...); bene, se vai a dare un occhiata ai periodici statunitensi, anche quelli mainstream, ti renderai conto che di questi isolazionisti ce ne sono davvero tanti, e molti hanno anche delle buone motivazioni (non certo Chomsky)...

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  10. Certo che è incredibile, su questo tema si cessa completamente di essere persone razionali. Non mi riferisco né a Chomsky né a Malvino, ma ai commenti che sistematicamente ne nascono. Ce n'è uno qui che si lamenta a più e più riprese: Malvino ha solo insultato, senza nemmeno argomentare. O le persone non comprendono più l'italiano, o restano facilmente preda di vere e proprie allucinazioni.
    Appena meno irrazionale il fare le pulci alla traduzione: anche in questo caso, a mio parere, da qualunque angolo la si guardi è chiaro il concetto. Eppure sembra che la sottile distinzione nella traduzione, che agli occhi di qualunque persona fredda e razionale cambierebbe di mezza virgola la sostanza, e che così reagirebbe se si stesse discorrendo di qualunque altro tema al di fuori del re dei conflitti in Medio Oriente, diventi come la differenza tra il giorno e la notte.

    Ora, io non voglio nemmeno esprimere una posizione, ma posso solo constatare che in questo modo, con questo approccio, sarà sempre letteralmente impossibile avere una quota minima di oggettività o distacco per poter dare giudizi politici su quel che accade da tempo in Medio Oriente.

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  11. A me sembra che Chomsky veda giusto. La proliferazione nucleare aumenta sempre e comunque il rischio ma il principio della assicurazione di distruzione reciproca funzionerebbe da dissuasore. Ora, venedo meno questo principio il rischio di conflitto è più alto. Chi può causarlo al momento è solo chi ha il vantaggio militare e tecnologico per fare in modo che l'altro non l'ottenga, quindi Israele.
    Poi finiamola di definire chi non si schiera sempre dalla parte di Israele come antisemita. Il problema è più complesso, Israele non è solo democrazia e sviluppo, è anche violenza, bombe al fosforo, colonizzazione a oltranza, segregazione, fanatismo religioso...non mi faccia Malvino la figura dell'Annunziata.

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  12. insomma... l'atomica serve come dissuasione. Un missile su tel aviv avrebbe come conseguenza la cancellazione, questa sì, dell'iran dalle cartine geografiche.
    Fanatici religiosi ok, pirloni no.
    Dopo l'esperienza iraq, difficile che qualcuno voglia rinuciare a difendersi. Se saddam avesse avuto davvero le armi di distruzione di massa, col piffero che l'avrebbero attaccato...

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  13. Al di là di ciò che dice Chomsky, credo non vada trascurato l'acuirsi in Medio Oriente del conflitto tra sunniti e sciiti. In quest'ottica va infatti inserita la dichiarazione del ministro degli esteri russo, Lavrov: "Il conflitto in Siria potrebbe finire con una grande esplosione, coinvolgendo Iraq e Iran". La vedo come un'ipotesi verosimile e, qualora si verificasse, Israele si verrebbe a trovare al centro di un duro scontro, senza poter sperare di rimanere neutrale.

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  14. Cerco di chiudere in questo commento le obiezioni che sono state sollevate.
    1) Confesso che ad "avanzi di fascismo, comunistelli andati a male, ultras cattolici" stavo per aggiungere "romantici in kefiah". Questo mi è sembrato offensivo e l'ho tolto. Volevo aggiungere al suo posto un "ecc.", ma mi è sembrato superfluo, perché alla fin fine, in ogni posizione che ponga a suo fondamento l'illegittimità dello Stato di Israele, con ciò mettendo in discussione il suo diritto di esistere, io vedo - non posso farci niente - le tracce più o meno evidenti dell'antisemitismo che in varia misura pesca dall'immaginario fascista, da quello comunista o da quello cattolico, anche quando si ammanta della solidarietà per il più debole. In realtà non ho mai capito perché il più debole abbia sempre ragione anche quando ha palesemente torto marcio.
    2) Può darsi sia in errore, di fatto nessuno sa spiegarmi donde sortiscano gli ebrei: escluderei comunque il Madagascar e l'Australia, dove qualcuno avrebbe preferito sistemarli. Fuor di ironia, ritengo che abbiano pieno diritto di difendere la loro sopravvivenza: chiamarlo "sionismo" è un modo per delegittimare questo diritto. Non mi risulta che Israele si opponga alla nascita di uno Stato palestinese, che invece i palestinesi rifiutano ponendo come irrinunciabile premessa la distruzione di Israele. Si tratta di un contenzioso asimmetrico per molti motivi, ma il più serio è rappresentato dal fatto che chi è costretto a difendersi è militarmente più forte, sicché diventa terribilmente arduo rinfacciargli di riuscire regolarmente a rompere il culo a quanti mettono in discussione la sua esistenza.

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    1. 3) Che nelle intenzioni dell'Iran ci sia la distruzione di Israele come Stato o come Nazione, non fa molta differenza, di fatto questa intenzione è stata più volte ribadita. Ora, sarò grossolano, ma ritengo di aver buone ragioni di prendere le mie precauzioni se vedo che chi ha giurato di sgozzarmi affila un coltellaccio guardandomi torvo. Nessuna minaccia, nessuna precauzione. Nessuna minaccia, nessun eccesso di legittima difesa. Voglio sperare si abbia un minimo di comprensione su questo genere di eccesso: quando di mezzo c'è la pelle, i nervi possono saltare.
      4) Molto belle le considerazioni riguardo la corsa dell'Iran alla bomba atomica al fine di bilanciare l'arsenale nucleare israeliano. Non si trattasse di gentaglia che predica il martirio pur di far fuori i propri nemici, potrei arrivare a crederci.

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    2. Cercherò di essere breve.
      1) Non amo il concetto di legittimità. Come ho imparato da Don Fabrizio, non c'è legittimità che non sia usurpazione; la legittimità può essere solo conferita da un'autorità indiscutibile (che non riconosco) o presa con la forza. Tanto meno subordino il diritto di esistere alla legittimità -- e come potrei, io che sono figlio illegittimo di un adulterio?
      Non credo che gli Stati siano titolari di diritti; lo sono gli esseri viventi, non le entità astratte. In questo non faccio distinzioni fra Israele, Italia o Stati Uniti.
      2) Ho detto che Israele è per me una minaccia alla pace mondiale; preciso che non lo è ontologicamente, ma storicamente. Se smettesse di opprimere, sterminare, torturare e segregare, e se riconoscesse diritti a coloro cui attualmente li nega, cesserebbe di essere una minaccia.
      3) La tesi dell'autodifesa pone una difficoltà: viene usata da sempre da tutti gli oppressori, sia che si tratti di invadere l'Iraq, l'Afghanistan (da parte americana quanto sovietica), il Vietnam, la Polonia o Cartagine, sia che si uccidano, torturino, sequestrino o condannino ingiustamente leader politici, afroamericani, comunisti, anarchici o altro che siano.
      Persino il lupo se ne servì, quando c'era da sbranare un agnello.
      Io una soluzione l'avrei: gli Stati non hanno il diritto di fare del male alle persone, punto.
      Infine, un dubbio: lei rifiuta l'esistenza di un bene o un giusto oggettivo, preferendo concentrarsi sull'utile; quando però c'è di mezzo Israele, tutto cambia: smette di parlare di utile e inizia a parlare di giusto.
      Questo mi lascia perplesso, non capisco il perché; mi sfugge inoltre se lei ritiene che la strategia israeliana sia davvero utile, se realmente lo scopo è garantire la sopravvivenza e la felicità di un popolo che ha subìto tanta violenza.

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    3. Possiamo rinunciare al concetto di legittimità, se le sta antipatico, d'altronde non faccio alcuna fatica a riconoscere che il diritto di esistere diventa legittimità solo in virtù di una forza che, quando efficace, millanta ragione da un'autorità superiore, spesso trascendente. E tuttavia, voglio sperare sia d'accordo, gli esseri viventi maturano il diritto di esistere in virtù di questa stessa forza, quando efficace. Israele non nega il diritto di esistere ai palestinesi in quanto esseri viventi (molti palestinesi vivono in Israele) e nemmeno nega il diritto dei palestinesi di avere uno Stato palestinese: difende la sua sopravvivenza con ogni mezzo, a fronte di minacce che la mettono in discussione fin dal 1948. Posso rinunciare a dire che sia "giusto": indubbiamente è "utile" alla sua sopravvivenza, che è in pratica è la sopravvivenza degli israeliani. Riesco a mettermi nei loro panni, diciamo.

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  15. "Non mi risulta che Israele si opponga alla nascita di uno Stato palestinese..." Risulta però che, quando l'anno scorso l'Anp chiese all'Onu di riconoscere la Palestina come stato indipendente, Israele fece il diavolo a quattro (e pure gli Usa). L'Unesco, organo dell'Onu, per aver votato sì all'ammissione della Palestina tra i suoi membri, ha subito immediatamente lo stop dei finanziamenti di Netanyahu (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/02/dopo-il-si-dellunesco-alla-palestina-israele-congela-i-trasferimenti-e-accelera-sulle-colonie/167957/).

    Insomma, non sarà contraria ma nemmeno troppo favorevole.

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    1. Questo è creare precedenti (che derivano, ovvio, da altri precedenti - i quali non ignoro). Ma alla luce di ciò non è corretto scrivere che Israele non si oppone a... poiché, che si sia opposta, è un dato di fatto.

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    2. Israele non si è mai opposta alla nascita di uno Stato palestinese, nemmeno l'anno scorso. Chiedeva solo delle garanzie che non le sono state date, e che a mio parere erano il minimo indispensabile per la sua sicurezza. Da ciò il suo opporsi alla mozione. Che ci sia stata opposizione, dunque, è un fatto, ma che merita una precisazione: l'opposizione è stata alla nascita di uno Stato palestinese che costituisse una minaccia. "Questo è creare precedenti", senza dubbio, ma il passato insegna: ogni volta che Israele ha fatto un passo indietro, su pressioni interne o internazionali, in cambio ha avuto pietre, qassam o attentati terroristici. A mio modesto avviso, Israele ha fin qui mostrato troppa pazienza. Forse è il suo unico errore.

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    3. "Chiedeva solo delle garanzie che non le sono state date, e che a mio parere erano il minimo indispensabile per la sua sicurezza". No, un momento. La so diversa: Netanyahu non ha mai posto condizioni a quella richiesta di riconoscimento (per quanto formale o provocatoria, come fu definita) presentata da Abu Mazen all'Onu; l'ha avversata a prescindere, perché riteneva - non a torto, per la verità - che essa vanificasse i negoziati diretti, unica via da lui contemplata per poter giungere ad accordi condivisi. E del resto non poteva fare altrimenti, ché qualora fosse passata la richiesta - cosa impossibile col veto già annunciato degli Usa - Israele avrebbe corso il serio rischio di trovarsi di fronte alla Corte Penale Internazionale. Ad ogni modo, il mio pensiero sulla questione è lo stesso che a maggio 2011 proprio Obama esternò: "“I territori del ‘67 devono essere la base per il trattato di pace fra Israele e Palestina".

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  16. Mi ha fatto la figura dell'Annunziata, peccato Malvino, peccato.

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    1. Non me ne dispiaccio io, se ne dispiace lei? Stia comodo.

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  17. Non credo che esista il rischio reale di un attacco nucleare a Israele, e non per le fantomatiche capacità di ritorsione di Tel Aviv, dato che i suoi sottomarini sono di tipo convenzionale e imbarcano una versione a gittata maggiorata degli Harpoon con una piccola testata atomica, ma non vanno oltre i 300-350 km: nulla di paragonabile ai sottomarini nucleari con missili balistici, che sarebbero necessari per garantire la distruzione del nemico anche dopo che la propria nazione sia stata rasa al suolo. D'altra parte, è ovvio che se Teheran lanciasse un'arma nucleare su Israele, ci sarebbe un massiccio intervento americano.
    Il vero problema è l'immunità garantita dal possesso di armi nucleari, come mostrano i casi della Corea del Nord e del Pakistan: un regime con la bomba è al riparo da ogni attacco e da ogni destabilizzazione, visto che in tal caso le testate potrebbero scomparire. Di fatto, l'Iran nucleare potrebbe fare quello che vuole, ad esempio intensificando ulteriormente il suo appoggio a Hezbollah e Hamas, garantendo l'impunità totale al regime siriano, perseguendo una politica ancora più aggressiva in Iraq, in Afghanistan e nel Golfo. C'è poi lo scenario da incubo, i cui una o più piccole testate potrebbero essere passate a gruppi terroristici, come Hamas o Hezbollah.
    Di conseguenza, è del tutto comprensibile che Israele voglia evitare questo scenario: talmente comprensibile che praticamente ogni altro stato della regione, con la sola eccezione dei fantocci siriani, sarebbe ben felice di un attacco israeliano, salve le proteste di facciata.

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    1. E' comprensibile quello che dici, non e' chiaro, tuttavia, come evitare lo scenario; non credo che un bombardamento lo eviti, anzi...

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    2. Non sono troppo convinto dell'invulnerabilità dei bunker iraniani: penso che, se anche non si riuscisse a sfondarli del tutto, un attacco con armi termobariche potrebbe riempirne una buona parte con un'onda di calore che causerebbe ingenti danni, o che se ne potrebbero ostruire gravemente le entrate. A Israele, e a buona parte del resto del mondo, interessa che l'Iran non arrivi in tempi rapidi a sviluppare armi nucleari, più che distruggerne completamente le infrastrutture; finora lo si è fatto con attacchi informatici e con operazioni mirate sugli scienziati coinvolti nel programma, domani potrebbe toccare all'aviazione.
      La scommessa è che il regime degli ayatollah venga meno, per effetto delle sanzioni e delle tensioni interne; lo sviluppo di capacità nucleari renderebbe impossibile questo scenario, ed è per questo che stanno premendo sull'acceleratore. Ogni intervento che ne allunghi i tempi aumenterebbe le difficoltà del regime, fino a provocarne il possibile crollo.

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    3. Non penso che bombardando l'Iran le tensioni interne aumentino, anzi, secondo molti esperti politici, e' piu' probabile che ci si compatti attorno al regime degli ayatollah per via di un bombardamento ingiustificato...

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    4. ingiustificato per chi riceve il bombardamento, ovviamente :)

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    5. Credo anch'io che un attacco esterno avrebbe l'effetto di creare maggiore compattezza all'interno, almeno nel breve periodo, anche se le dittature reggono piuttosto male i rovesci militari. D'altra parte, il primo interesse di Israele (e non solo) è quello di evitare che l'Iran ottenga la bomba, e un intervento che dia qualche mese di tempo in più può permettere alle sanzioni di fare effetto e all'opposizione interna di riprendere fiato.
      Insomma, se il regime di Teheran dovesse subire ulteriori ritardi nel suo progetto principale, e se dovesse sprecare ulteriori risorse, avrebbe sempre meno mezzi per esercitare la sua influenza in giro per il Medio Oriente allargato, mentre il precipitare della situazione in Siria potrebbe togliergli ulteriore spazio di manovra.

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  18. @malvino
    una cosa che non riesco a capire è l'attaccamento dei radicali (pure ex o simpatizzanti del tempo che fu) per Israele.
    Uno Stato che, anche se definirlo confessionale è profondamente sbagliato, è quantomento dogmatico. Cosa che in genere fa incazzare i radicali come scimmie.
    Ci sono ragioni storiche? O è semplicemente una contrapposizione nata quando negli anni '70 giravano i tizi in eskimo e kefiah? (è una domanda seria, non sto ironizzando)

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  19. C'è da aggiungere un fatto che viene spesso dimenticato: l'Iran ha sempre negato, in sede internazionale e ufficiale, di stare producendo armi nucleari (neppure di volerle!). Il fatto che, invece, stiano producendo armi nucleari significa violare qualunque impegno internazionale assunto nel corso degli anni.

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  20. Malvino, ti ringrazio per la risposta ma, per quanto possa essere collegato, il discorso della Palestiana non credo c'entri molto con l'eventualita' di un attacco all'Iran.

    Io vorrei che tu mi spiegassi, seriamente, come e se Israele pensa di evitare l'eventualita' che l'Iran si doti dell'atomica (o delle capacita' per costruire un'atomica entro un determinato timeframe).

    L'arsenale israeliano non possiede bombe in grado di raggiungere i bunker piu' profondi iraniani, dovrebbero intervenire gli stati uniti, anche se interverrebbero, un particolare sottoinsieme di posti non sarebbe raggiunto (piu' quelli che ancora non si conosco, nel caso in cui ce ne siano).

    Ti chiedo di nuovo, credi davvero che un bombardamento di Israele o Israele + USA scongiuri l'eventualita' di nucleare iraniano? Se si', vorrei che argomentassi perche' lo ritieni possibile.

    Grazie,
    Antonio

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  21. Ci sono giorni nei quali mi chiedo cosa abbiano in testa alcuni lettori del blog ove scrivo. Sicchè mi fermo, e non riesco neppure a rispondere loro. Lei,invece, risponde. Senza neppure perdere la calma.E' ammirevole. Sempre prezioso, passar di qua.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

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  22. per evitare bombardamenti occorre che al nemico sia chiaro che non ci si tira indietro. poi si faccia tutto il necessario per non arrivarci, ovviamente.
    la pace ad ogni costo chi la paga?

    pregasi toccare

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  23. per evitare bombardamenti occorre che al nemico sia chiaro che non ci si tira indietro. poi si faccia tutto il necessario per non arrivarci, ovviamente.
    la pace ad ogni costo chi la paga?

    pregasi toccare

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  24. Al momento l'unica cosa assolutamente certa è che Israele l'atomica ce l'ha mentre l'Iran no.E se anche un giorno dovesse averla prima di poterla usare contro chicchessia verrebbe ridotta a pulviscolo sferico in men che non si dica.E'vero che lo Stato ebraico non l'ha mai usata per difendersi,cosi com'è altrettanto vero che il suo principale alleato non si è fatto tanti scrupoli nell'utilizzarla per dirimere controversie internazionali....

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  25. Credo che una analisi corretta sia quella di "urzidil".
    Supponedo che l'Iran riconosca la possibilitá di una "ritorsione immediata" da parte di Israele o USA e, quindi, eviti azioni che definirei "dirette", rimane il fatto che potrebbe continuare a (meglio) appoggiare regimi e stati non, completamente, affidabili.
    Rimane la possibilitá di vendita di vari gadget a gruppi terroristici; il che é preoccupante.
    A fronte di quanto sopra, spero che i governi interessati evitino misure a fuoco e che, invece, continuino nell'opera di destabilizzazione di un regime che pone in essere comportamenti "riprovevoli" anche verso i suoi stessi cittadini.
    Per brevitá e come semplice esempio cito le impiccagioni in piazza degli omosessuali...

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