venerdì 25 maggio 2012

Una teodicea laica

Gli elementi che abbiamo a disposizione non ci consentono di avere alcuna certezza riguardo al movente della strage di Brindisi, ma l’ipotesi dell’attentato mafioso è avanzata come la più verosimile da molti commentatori, alcuni dei quali arrivano a considerarla la sola degna di considerazione. Non riesco a farmene una ragione, perché a me pare che quella dell’attentato mafioso sia l’ipotesi che regga meno. Eviterò di passare in rassegna i dati che tenderebbero ad escluderla, che sono tanti, limitandomi a considerare l’argomento che invece li ritiene utili per avvalorarla. È l’argomento usato da Enrico Deaglio nel corso dell’ultima puntata de L’Infedele (La7, 21.5.2012): “Quando succedono cose di questo genere, la prima reazione da parte delle autorità e dello Stato è quella di dichiarare «anomala» la cosa, soprattutto quando si tratta di mafia. «La mafia non usa le bombole di gas». Una volta si diceva: «La mafia non usa esplosivi, la mafia non colpisce fuori dalla Sicilia, la mafia non sequestra le persone, la mafia non uccide le donne, non uccide i bambini, non uccide i preti». Tutte cose che sono state smentite… In tutti i casi in cui si è detto che non era la mafia, era la mafia”.
Ritengo che non sia il caso di soffermarmi troppo sul difetto logico che sostiene questo tipo di argomentazione – rimando a ciò che ha scritto Chaïm Perelman ne Il dominio retorico (Einaudi, 1981) sul sofisma della transitività del rapporto di inclusione o di implicazione (pag. 80 e seguenti) – ma penso invece sia opportuno segnalare il rischio che consegue da questa sbrigativa reductio: tutto ciò che non sembra mafioso può esserlo, anzi, tanto più può essere mafioso quanto meno lo sembra. Ce n’è abbastanza per ipotizzare un movente mafioso in ogni crimine dalle finalità ignote, fino all’insinuazione – fatta da Gad Lerner a sostegno della tesi di Enrico Deaglio – che la mafia è in grado di servirsi anche di uno squilibrato. Si arrivasse, dunque, ad appurare che il responsabile della strage di Brindisi è stato proprio uno squilibrato, non cadrebbe l’ipotesi di una regia mafiosa. Farla cadere significherebbe fare il gioco del diavolo, il cui più subdolo intento è convincere che non esista. 

Parlare di metodo mi pare improprio, direi si tratti piuttosto di atteggiamento. Quando non è l’abito mentale di quelli che Leonardo Sciascia definì «professionisti dell’antimafia», è espressione di una teodicea laica che eleva la mafia a radice di ogni male e che trova variante monomaniacale in chi al posto della mafia vede meglio i Savi di Sion, la Cia, gli Ufo o la Trilaterale. Tuttavia ogni teodicea necessita di sintomi, ancorché aleatori.
Qui, nel caso della strage di Brindisi, abbiamo l’intitolazione dell’istituto professionale davanti al quale è scoppiato l’ordigno e il 20° anniversario della strage di Capaci: elementi che sarebbero decisivi, insieme agli altri «anomali», che in quanto «anomali» non sarebbero da considerare contraddittori, ma coerenti ai primi. I 4 giorni d’anticipo rispetto a tale anniversario non sembrano aver peso e in realtà non si capisce perché la bomba non sia stata fatta esplodere il 23 maggio, se doveva essere un infame sfregio alla memoria di Giovanni Falcone e di sua moglie. Così il fatto che la scuola scelta per l’attentato sia intitolata a Francesca Laura Morvillo: perché proprio a Brindisi, perché proprio l’autobus che veniva da Mesagne e non quello arrivato poco prima, perché gpl e non tritolo – dettagli irrilevanti.
Ho orrore di questo atteggiamento, ancor di più ne ho nel constatare quanto sia altamente contaminante. 

9 commenti:

  1. "La mafia è in grado di servirsi anche di uno squilibrato". Più probabile i "servizi" e so perfettamente quello che dico (non nel caso specifico, per carità, che non mi si fraintenda; che domani mi arriva a casa il procuratore della repubblica, chiedendomi "che cosa?" so. Come quella volta del povero professore di Sondrio che disse di essere in grado di abbozzare un profilo di Ludwig e lo arrestarono immediatamente; poi gli perquisirono casa e, trovandovi un comune martello, dichiararono ufficialmente che c'erano dei gravi elementi di riscontro a suo carico. Povera Italia! Il paese di Icaro, dove tutti credono di essere uccelli e invece sono delle solo delle minchie).

    RispondiElimina
  2. Poveri squilibrati, saranno costretti a darsi un sindacato per rivendicare l'autonomia e l'indipendenza dei loro squilibri.

    RispondiElimina
  3. Non si sa neanche se il tizio "immortalato" c'entri o no, e ne stanno facendo una caccia all'uomo forsennata - fra l'altro pessima.
    Comunque l'ipotesi dello squilibrato regge, magari voleva solo colpire "le ragazzine": vuoi perché non gliela danno, vuoi perché qualcuna gliel'ha fatta annusare per poi dirgli no.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'ipotesi dello squilibrato regge sempre, perché è quella "logicamente" più probabile in casi dove la logica sembra essere del tutto assente e ciò fino a prova contraria, o almeno un semplice indizio, che per ora non ci sono.
      Gli squilibrati di questo tipo, tuttavia, di solito sono seriali. Quindi, se la probabilità che si tratti d'uno squilibrato è alta, dobbiamo anche attenderci il bis.
      Per il solito procuratore della repubblica (stile Di Pietro, quello di Tortora, però) che leggerà queste righe, ribadisco, onde evitare fraintendimenti, che si tratta d'una pura e semplice supposizione (perché la gente normale, signor magistrato, usa la testa non solo quale sostegno per il cappello). Al massimo, se dovesse proprio capitare, la interpreti alla stregua d'una involontaria gufata (facciamo le corna).

      Elimina
  4. Ciao Malvino,

    per come la vedo io è soltanto una pagina di un libro che potremmo intitolare: strategia della tensione.

    Già che ci sono, visto che è l'ennesima ristampa, svelo il finale a chi non l'ha mai letto, o non lo ricorda:

    http://www.tnepd.com/2012/il-perche-della-strategia-della-tensione-delle-bombe-e-degli-attentati-passati-e-prossimi-venturi

    Ciao

    TNEPD

    RispondiElimina
  5. il problema è che i giornali hanno bisogno di storie da raccontare, mentre gli investigatori hanno solamente indizi che combaciano con tante storie diverse. darne in pasto al pubblico una più plausibile non significa escludere le altre. così ognuno può dire la sua sulla base dei pochi indizi noti. è come se io mi lanciassi a ipotizzare che siccome le bombole di gas erano state usate dai terroristi islamici negli attentati di qualche anno fa a parigi, anche questo attentatore è un islamico. ma siccome la scuola è dedicata a una vittima di mafia, allora è un mafioso. ma siccome la mafia italiana opera sempre in grande stile, allora questa è una mafia stracciona. e siccome dall'altra parte del mare ci sono i balcani, allora è la mafia islamica dell'albania, o del kosovo o della bosnia. alla fine a seguire gli indizi si possono costruire dei romanzi.

    RispondiElimina
  6. Deaglio non è nuovo a ragionamenti strampalati. Una volta aveva raccontato la storia di come un B-52 si fosse schiantato contro l'Empire State Building e di come, nonostante l'urto poderoso, il grattacielo non fosse crollato. Secondo Deaglio questo fatto era una prova schiacchiante della tesi che l'attentanto dell'11 Settembre fosse da riternersi un complotto.

    Qualcuno gli fece notare che l'episodio dell'Empire State Building era sì realmente accaduto, ma che l'aereo che vi si era schiantato contro era un B-25 -- un bimotore ad elica degli anni '40 del peso di 8 tonnellate -- e non un B-52, che di tonnellate ne pesa 83.

    Evidentemente ora Deaglio si dedica ad altri complotti.

    RispondiElimina
  7. 55 giorni per scoprire il movente ti bastano? non essere impaziente ... ;)

    ori

    RispondiElimina
  8. carissimi c'era un tale che diceva:
    "di cio' di cui non si puo parlare melgio tacere"
    allo stato attuale e' plausibile la mafia, come causante l' attentato, quanto uno squilibrato con turbe sessuali.

    alex

    RispondiElimina