giovedì 11 ottobre 2012

Il «neodegasperismo renziano»

La complessità di ciò che accade – tutto ciò che accade in un dato contesto e in un dato arco di tempo – ci spinge a cercare una legge che la regga, una formula che la racchiuda o almeno un’immagine che la semplifichi al meglio. Se ci riusciamo, ci pare di aver trovato la chiave del milieu, che non di rado ci illudiamo possa servirci da passepartout. Karl Popper l’ha spiegato molto bene in Miseria dello storicismo (1957), nel tentativo di dissuaderci dall’errore di pigiare i fatti in archetipi preconfezionati, peggio ancora se prefissati in modelli ciclici, peggio che mai se preconfigurati su vettori escatologici, in teorie del tutto che nella storia vedono un disegno, nel suo muoversi la cinetica di un organismo animato da una realtà trascendente, cosa sacra se non divina: l’effetto – dice – è talvolta comico, l’esito – avverte – è molto spesso tragico.
Ahinoi, l’Italia è il luogo in cui questo miserabile vizio di leggere la storia come un ripetersi di scene sempre uguali, entro le quali sempre nuovi attori si avvicendano nell’interpretare sempre le stesse dramatis personae, è considerato esercizio di memoria. Così accade che a qualcuno salti in testa di vedere in Matteo Renzi una specie di Alcide De Gasperi. Di più: di vedere negli scazzi che stanno facendo guazzabuglio nella pancia del Pd una «guerra di religione», un «conflitto a bassa intensità tra due modi di intendere la presenza dell’universo cattolico all’interno del centrosinistra», tra neodossettiani e neodegasperiani. Ancora di più: si ha la spudoratezza di proporre un’analogia tra i dispettucci e gli sgarbi che si scambiano due dei candidati alla guida del centrosinistra alle primarie e la faida che da cinquant’anni va consumandosi nella base cattolica tra quanti chiedono che sia finalmente liberato lo «spirito» del Concilio Vaticano II e quanti premono, con miglior fortuna, perché quello «spirito» sia condannato come lettura eretica di un testo che germinò troppo ambiguo e degenerò in criptoprotestantesimo.
Al netto della spocchia nel proporre questo gioco di società come una lettura intelligentosa della mediocre attualità politica italiana, siamo a un livello non più alto delle discussioni che negli anni ’80 consumavano i rotocalchi su questioni del tipo «chi è la nuova Mina», «chi è il nuovo Pelè». Non c’è da stupirsi che a proporre il gioco sia Il Foglio, non c’è da stupirsi che prendere la parola sia, tra gli altri, Mario Adinolfi. Per il quale, sì, «il neodegasperismo renziano è uno spazio vincente per i nuovi dem».
Con lui la miseria dello storicismo arriva a farsi miserrima: «Non credo – dice – che il conflitto in atto tra le diverse generazioni dei democratici d’ispirazione cristiana sia a bassa intensità». Non ci vede la tragedia che ritorna in farsa, ci vede proprio un altro Dossetti e un altro De Gasperi. Da come si struscia addosso a Renzi, «che ho avuto la fortuna di vedere crescere nel movimento dei giovani Popolari negli anni Novanta di cui sono stato presidente nazionale e lui leader fiorentino», si capisce che lui è un degasperiano da sempre. D’altronde, a chi era saltato il link? Pensi ad Adinolfi, ti viene subito in mente De Gasperi, no? Così con Renzi, che «è un degasperiano nel respiro e nella visione politica», anzi, è «nipote di De Gasperi», mentre gli altri, «i vari Marini e Castagnetti, Bindi e Letta» sono «i dossettiani», «“figurine” trasformate in foglia di fico utilizzate per coprire la matrice sostanzialmente socialista del Pd».
Non si capisce più un cazzo, eh? Avete ragione, non si capisce più un cazzo, tutto è andato gambe allaria, sottosopra. 

5 commenti:

  1. volpi Ieri sera Renzi ha dichiarato su Repubblica tv che l'otto per mille di coloro che non esprimono preferenze deve andare interamente allo stato e non essere diviso secondo quanto espresso da altri contribuenti.

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  2. Volpi Bersani ha promesso qualcosa di simile? Quanto ci potremo fidare di Renzi? è una captazio benevolentiae?

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  3. @-->Volpi
    "l'otto per mille di coloro che non esprimono preferenze deve andare interamente allo stato e non essere diviso secondo quanto espresso da altri contribuenti"

    Renzi ha detto proprio così? Allora ha già perso. Garantito.
    E' un ragazzo, gli manca l'esperienza. I "vecchi rottami" non avrebbero mai commesso un simile errore.

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  4. Ha ragione. Mi permetto solo di aggiungere che, in questo gran casino, manca un nuovo Mariano Rumor: ammetterà che ciò è intollerabile.
    Stia bene, sempre utile passar di qui.
    Ghino La Ganga

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  5. Dici che non si capisce più niente. Io voto da quasi dieci anni e Non ho mai capito cose tipo... cosa ci stanno a fare i cattolici in un partito come il PD. Mi sono chiesta anche chi siano i cattolici in politica oggi, boh! Renzi però ispira, ci vuole poco dirai, in un contesto in cui non si respira più dalla puzza di merda che c'è. Ma lui ispira, forse ci tradirà tra qualche anno, lo prenderanno con le mani in qualche sacco di soldi. E verrà un altro a sorridere in TV. E' il rischio che corre un paese abitato dai furbi, che non merita democrazia ma ha deciso di dotarsene.
    Ho incontrato per caso il tuo blog, credo che tornerò, ciao :)

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