domenica 2 dicembre 2012

Daje

Voglio bene a Francesco Cundari, perciò con la delicatezza che non userei con altri – taglierei corto con un «ma va’ a raccoje cicche!» – correggo la lettura che egli dà de Er compromesso rivoluzzionario. Ciccio scrive che queste primarie gli hanno dato il dejà vu di tutti i mugugni sollevatisi dalla base a lamentare l’inclinazione all’inciucio che pare tentazione connaturata del vertice, dalla svolta di Salerno al compromesso storico, alla bicamerale, all’idea di un’alleanza con l’Udc di Casini, e scrive che trova la migliore obiezione a questi lamenti nei versi dell’Anonimo romano che scrisse:

Chi la vo’ cruda, ‘mbè, chi la vo’ cotta,
tutti però a volemme sur carvario
p’isolamme e potemme da’ ‘na botta.

Finché ho sbottato e a ‘sto catilinario
j’ho fatto: “Però er mio, porca mignotta,
è un compromesso rivoluzzionario”.

Bene, si tratta di una citazione infelice. L’Anonimo romano ha lo stesso disagio, le stesse riserve, gli stessi timori della base, ma è uomo d’apparato, deve obbedienza al capo e deve farne sue le ragioni, lasciando nell’intimo le sue perplessità. Che non mancano.


Daje, Ciccio, non è rivoluzzione, è ’na tattica: la plebe ha naso e lo storce, questo è tutto.  



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