martedì 23 aprile 2013

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Nella piazzetta sulla quale affaccia la casa in cui nacque Aldo Moro, a Maglie, c’è una statua bronzea che lo raffigura in posa pensosa con una copia de l’Unità sotto braccio. A qualche centinaio di chilometri di distanza, nel Santuario di San Giovanni Rotondo, c’è un mosaico che raffigura Padre Pio nell’atto di benedire una pia donna che in mano stringe un’altra copia de l’Unità. Per capire la ragione che oggi vede in agonia il Pd a meno di sei anni dalla sua fondazione basta chiedersi su quale assunto può aver preso corpo la scelta dei due artisti: si tratta del luogo comune che dava per assodata una stretta affinità antropologica tra i cattolici che il Concilio Vaticano II aveva reso progressisti e i comunisti che dopo la morte di Palmiro Togliatti avevano messo in soffitta il marxismo-leninismo, della profezia che li voleva insieme a coniugare socialdemocrazia e dottrina sociale della chiesa. Come in tutti i luoghi comuni, anche qui cera un fondo di verità. Di fatto, però, le due sfere di appartenenza identitaria tentavano la fusione troppo tardi, quando già da tempo le parallele che si dicevano convergenti, dopo essersi velocemente incrociate, andavano irrimediabilmente divergendo. Il luogo comune diventava sempre più angusto, si finiva a stare gomito contro gomito, a guardarsi da troppo vicino, a riconoscersi troppo tardi come troppo diversi. Ed è allora, solo allora, che quella statua e quel mosaico sono diventati insopportabilmente farlocchi. 

3 commenti:

  1. ...e anche quello mi sa che è marketing

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  2. Mah..., erano già farlocchi allora, bastava guardarle, le statue. Zagreo

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  3. Il cattocomunismo è da sempre la più grande disgrazia di questo Paese.

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