giovedì 18 aprile 2013

«Così io e D’Alema facemmo cadere Prodi»




10 commenti:

  1. non vorrei sembrare antipatico ma le suggerisco di migliorare la pubblicazione di immagini sul blog. a grandezza standard si leggono male, cliccandoci sopra peggio. riesco a leggere solo salvando l'immagine e poi zoomando. suggerirei di caricare immagini a risoluzione superiore.
    (complimenti cmq per i post, ovviamente)

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    1. Ha provato a cliccare il link sotto l'immagine?

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    2. sì l'ho visto, ho approfittato del post per fare un'annotazione generale, perché altre volte il link non c'era e leggere era parecchio faticoso (mi riferisco in particolare al post dell'8 aprile)

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  2. Mi piacerebbe leggere una sua riflessione sul perchè questi nazifascisti dei grillini hanno indicato quasi tutti nomi di sinistra e stanno sostenendo Rodotà.

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  3. Faccia poco lo spiritosone. Nessuno ha detto che i grillini siano "nazifascisti", ho detto e ribadisco che le analogie sono col fascismo del 1919, un mix di socialismo, populismo, futurismo, nazionalismo, ecc. Non c'è nulla di strano che indichino "nomi di sinistra": per almeno il 35% vengono dal Pd, per almeno un altro 5-10% vengono dall'estrema sinistra, per un altro 15-20% si tratta di elettori che in passato avevano votato a sinistra per poi astenersi per due o tre tornate elettorali. In ogni caso, studi un pochetto di storia così scopre da dove viene il fascismo e cosa significa "-socialismo" in "nazionalsocialismo".

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    1. Fantastico. Ma tu, O Grande Elettore, chi voti?

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  4. Mi hanno sempre fatto paura i sindacalisti, arrampicatori sociali, sopratutto in area CISL, Marini ne è un esempio classico. Peggio sono forse gli intrallazzatori politici tipo D'Alema.
    Comincio a pensare che per tante ragioni Grillo abbia un po' di ragione nel voler fare piazza pulita, o sono io che non sto bene con la testa. Non penso pulire tutta la piazza ma un buona parte si.

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  5. Dai tempi dei bombardamenti sui civili di Belgrado- D'Alema premier- ho dovuto rinunciare, con un certo dolore, a votare il partito di D'Alema, nel quale mi riconoscevo e dal quale l'operazione Kosovo mi ha buttata fuori a calci.
    Gli sconci retroscena, come quello di cui ci stiamo occupando, confermano che non fu solo Kosovo.
    Per l'indistinguibile classe dirigente oggi ancora al potere (le sigle di partito sono irrilevanti, questi personaggi sono del tutto intercambiabili),il fulcro dell'attività politica è il potere, il potere, il potere, nient'altro che il potere, da perseguire con ogni mezzo.
    Tutto il resto non esiste, a partire dal mondo 'di fuori' di cui hanno perso ogni cognizione, di cui non avvertono più l'esistenza, la voce, l'angoscia e la ribellione diffusa: solo tenue rumore di fondo, che trapela appena dalle porte e finestre sprangate del 'palazzo' in cui sono imprigionati.
    Un 'palazzo' che non ha nemmeno una dimensione architettonica, perché il 'palazzo' sono loro, la prigione da cui non vogliono e non sanno uscire sono loro stessi.
    Difficile liberarcene, se non con l'aiuto di qualcosa o qualcuno che li spazzi via, che li snidi e li butti fuori a calci dal loro 'palazzo' e dalle nostre vite.

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  6. devo aver sbagliato qualcosa nell'inviare il secondo commento, ci riprovo. Scusandomi per averla irritata, chiarisco che la mia non era una domanda retorica: considero le sue analisi sul m5s molto acute benché non mi abbiano ancora convinto del tutto. In particolare tutto ciò che è ruotato attorno alla candidatura di Rodotà non riesco a rubricarlo sotto la definizione di merdaccia fascista, e mi chiedevo pertanto quale fosse il suo pensiero in proposito.

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    1. Il fine ultimo del M5S è di sfasciare il Pd, perché è soprattutto da lì che può drenare altro consenso. Non che ci voglia molto a sfasciare il Pd, ma finora le mosse di Grillo e Casaleggio sono state perfette e hanno mirato a divaricare la crepa da tra ex democristiani ed ex comunisti, da sempre il punto debole del partito. Una crepa che ormai ha perso ogni significato ideologico, per diventare guerra per bande. Quello che finora il M5S ha sfilato al Pd è elettorato che votava Pci-Pds-Ds prima della confluenza con gli ex democristiani della Margherita: tolti i nomi di bandiera (Gabanelli, Strada, Fo, Grillo...) le quirinalie hanno fotografato gli umori di questa fetta di elettorato, in favore di candidati che avevano connotati di "sinistra eretica"; per meglio dire, che potevano raccogliere simpatie nell'elettorato del Pd, ma che erano estranei alla guerra per bande (Prodi, Bonino e, appunto, Rodotà). Un nome come Rodotà - che per inciso io considero con grande favore - serve appunto a questo: spacca il Pd tra chi vorrebbe un candidato "cattolico" come Marini o Prodi e chi ne vorrebbe uno di garanzia per Berlusconi in vista di una Grosse Koalition. E in ogni caso, per rispondere all'obiezione che in modo più educato ma altrettanto malizioso rivolge alla mia analisi del M5S come analogo del fascismo del 1919, i giochi per il Quirinale non segnano alcuna "mutazione" nel dna populista della macchina creata da Grillo e Casaleggio, semmai un affinamento della capacità di penetrazione nel sistema. Che senza dubbio è marcio e merita di essere affondato, ma non per imboccare l'avventurismo e la deriva demagogica.

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