domenica 15 settembre 2013

«Notoriamente cattivo»


Non riesco a postare nulla da quando Massimo Mantellini ha scritto che sono «cattivo», anzi, «notoriamente cattivo»: scrivo, perché di scrivere non so fare a meno, ma nulla mi sembra sufficientemente «buono» da postare qui, non dico per smentire quel giudizio, ma almeno per mitigarlo. E pensare che c’è chi se ne compiace, della «cattiveria». Non io, giuro. Sarò più sensibile a ciò che mi pare storto che a ciò che mi pare dritto, questo sono disposto a concederlo. E non curerò troppo le maniere nel dire quanto è storto ciò che mi pare storto, sono disposto a concedere anche questo. Ma è «cattiveria», questa?
Prendiamo, per esempio, l’ordinanza del Tribunale di Roma che «(1) inibisce a Sofri Luca di fornire, in qualsiasi modo e con qualunque mezzo, espresse indicazioni sulla denominazione e la raggiungibilità dei portali telematici che, direttamente o indirettamente, consentono di accedere illegalmente ai prodotti audiovisivi delle Reti Televisive Italiane S.p.A. aventi per oggetto gli eventi calcistici disputati nell’ambito del “Campionato”, della “Champions League” e della “Europa League”; (2) fissa un termine non superiore a venti giorni dalla notifica del presente provvedimento per l’ottemperanza agli ordini di cui al precedente punto; (3) fissa una penale non inferiore ad Euro 10.000 per ogni violazione o inosservanza del provvedimento, nonché Euro 5000 per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento medesimo; (4) dispone la pubblicazione del dispositivo del presente provvedimento, a cura e spese di Sofri Luca, a caratteri doppi del normale, nella home-page del portale “Il Post” e nelle edizioni cartacee e on-line del quotidiano “Il Corriere della Sera” e “Gazzetta dello Sport”» e che «condanna Sofri Luca alla rifusione delle spese processuali».
Il «buono» solidarizzerebbe, so bene, e infatti Manteblog solidarizza. Solidarizza al punto da commettere lo stesso illecito. Ora, fatemi capire, Malvino è «cattivo» se rammenta che Sofri Luca sapeva di commettere un illecito e l’ha commesso lo stesso? «È stata considerata illecita anche la semplice indicazione di link che rimandano alla visione degli eventi in streaming», scriveva il 10 febbraio 2013, a commento di un provvedimento del Tribunale di Milano. Sapeva che potesse procurargli noie, dunque, e non l’ha evitato. Commentare con un «ben gli sta» è «cattiveria»? Concesso. Ma solidarizzare, e al modo in cui solidarizza Manteblog, è «bontà»?    

33 commenti:

  1. No, credo sia solo amicizia :)
    Tra l'altro nei commenti al post di spiega de Il Post ho fatto notare come l'abbiano linkato e chiesto ingenuamente se fosse una svista. Ad ora nessuna risposta: http://www.ilpost.it/2013/09/15/ordinanza-contro-il-post-partite-streaming/#comment-1045560464

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  2. Anzi, con Jovanotti sei stato fin troppo buono

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  3. Non posso accettare che tu non posti più nulla per colpa mia, però non posso non osservare che avevi un'occasione per riscattare la tua nomea (linkando un normalissimo articolo informativo su un quotidiano online) ma la tua natura te lo ha impedito, purtroppo.

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    1. L'incipit era ironico e la nomea non mi pesa. Piuttosto vedo che non entri nel merito. Cosa c'entra con la libertà di espressione il linking di siti che trasmettono partite di calcio in streaming contravvenendo alle disposizione di legge? Farlo sapendo di commettere un illecito merita solidarietà?

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    2. Si tratta di siti che linkano partite di calcio, non le trasmettono, con la stessa logica del giudice se io ora scrivo qui rojadirecta tu incappando in un giudice molto cattivo dovresti essere condannato. E io ci terrei che tu possa domani esprimere un tuo pacato giudizio su Rojadirecta senza rischiare la galera

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    3. Temo tu stia cercando di aggirare la questione, che invece a me pare molto semplice. Se x non è lecito, e tu lo sai, ma lo fai lo stesso, perché ritieni ingiusto che non sia consentito, devi autodenunciarti, accettare la pena che ti è inflitta e fare della tua condanna un'occasione per discutere ed abrogare la norma che non approvi. Nulla del genere mi pare sia stato nell'attività de Il Post da febbraio ad oggi. “Fornire, in qualunque modo e con qualunque mezzo, espresse indicazioni sulla denominazione e la raggiungibilità dei portali telematici che, direttamente o indirettamente, consentono di accedere illegalmente ai prodotti audiovisivi della RTI” era x fin dall'ordinanza del tribunale di Milano del 10 febbraio 2013, e Il Post l'ha fatto lo stesso: dove stanno gli estremi per esprimere solidarietà?

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    4. Stavolta, Luigi, ti seguo e non ti seguo. La RTI, che ha chiamato in causa la testata online, avrà certamente nominato Wikileaks nei suoi telegiornali. Questione fuori giurisdizione? Però anche i notiziari americani citano a più non posso Wikileaks, nonostante ciò facendo si rimandi a contenuti oggetto di (lì considerato) grave reato. Vi è sempre, nelle democrazie moderne, il problema non banale della valutazione dei pesi specifici, tra diritto ad informare e tutela di altri diritti. Negli USA si protegge il primo fino a manifesta "gratuità" dell'offesa e ancor di più si separa "ontologicamente" l'offendente da chi della di lui esistenza ci dà notizia; da noi in Italia, purtroppo, per tradizione anche giuridica, molto meno.

      Chiaro che se davvero lo scopo unico del Post fosse stato di "indirizzare" gli internauti, saremmo effettivamente in un caso limite, ma non sottoscrivo la tua sottolineatura che così sia palesemente stato: la testata online (forse imbeccata dall'avvocato, correttamente a mio avviso) aveva da mesi risposto adeguatamente alle diffide della parte ritenutasi lesa, non fornendo più in concomitanza con gli eventi la denominazione di siti che consentivano l'accesso agli eventi sportivi. Il dispositivo riguarda, da quel che ho capito, esclusivamente la rimozione di un post di febbraio ed è stato ritenuto che il non cancellarlo avrebbe fatto incorrere nella reiterazione della lesione. Non vi è quindi nessuna concomitanza della "citazione" con eventi sportivi (febbraio non è in concomitanza con domenica prossima): questo a mio avviso implica che il giudice ritenga lesivo qualunque richiamo, anche meramente informativo, a prescindere da eventuali utilità terze (come quelle elencate da Al, a cui aggiungerei: "l'articolo potrebbe volerci informare che a febbraio esisteva un dominio che trasmetteva gli eventi online").

      Altra cosa che mi sfugge, ma forse ho capito male io: la citazione "fornire [...] espresse indicazioni sulla denominazione e la raggiungibilità dei portali telematici [etc.]" non è il contenuto stesso del disposto? Si potrebbe allora replicare che esso è posteriore alla violazione e non antecedente. Quindi, anche a dar ragione alla sentenza, in ogni caso il Post non poteva aver avuto accesso preventivo a questa particolare formulazione dell'infrazione e quindi non può essere colpevole di averla disattesa. Al più, di non averla anticipata.

      A questo proposito, non vedo cosa ci sia di male nel ritenere il dispositivo del giudice espressione di un regime di eccessiva censura alla facoltà che in questo paese abbiamo di informare su cose che esistono. Io per esempio lo ritengo tale, pur essendo fisiologicamente allergico allo stile della testata.

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    5. luigi castaldi se io cito rojadirecta punto qualcosa per dire che linka siti che trasmettono partite in modo illegale sto facendo informazione, un diritto costituzionale. E ci sono molti motivi per cui potrebbe essere utile informare su dove si vede lo streaming illegale delle partite. Ad esempio:
      - Ci potrebbe essere qualche novellino che prima di leggere questa informazione pensava che quei siti trasmettessero lecitamente. Un'informazione puntuale li può mettere in guardia così che possano decidere di tenersi alla lontana da quei siti.
      - Poi c'è chi ha dei ragazzi e non vuole che utilizzino siti illegali. Ottenendo questa informazione può agire di conseguenza e inserire gli indirizzi dei siti illegali nel filtro del firewall.
      - C'è chi sta facendo una ricerca sui siti illegali, come funzionano ect. Sapere quali sono questi siti e visitarli è l'unico modo per potere conoscere il fenomeno e capirne i meccanismi.
      - Qualcuno potrebbe essere interessato a studiare il layout di un portale con molti link per studiare le soluzioni grafiche e di codice adottate dal webmaster.
      - C'è chi è curioso di vedere se è vero che questo rojadirecta di cui si parla tanto linka veramente siti che trasmettono partite in modo illegale o se invece linka solo siti che trasmettono legalmente.
      - Poi c'è chi vuole controllare se rojadirecta (di cui conoscevano i trascorsi sul filo dell'illegalità) ha cambiato modello di business.
      - C'è chi vuole solo sapere velocemente a che ora inizia la partita.
      - C'è la moglie di uno che è andato a vedere la partita su Sky da un amico, e lei è rimasta a casa ma vuole sapere a che ora finisce la partita...
      - C'è chi vuole solo sapere se rojadiretta è stato chiuso
      - C'è chi, per oscuri ma pur sempre leciti motivi, vuole solo sapere quali sono gli sport più linkati da rojadirecta.
      - Eccetera, eccetera

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    6. Non c'è nessuna condanna e nessuna pena, si è 'solo' inibito sul piano civile un certo comportamento. Inoltre, seguendo la logica di Mantellini, se il Post avesse linkato o citato le url di siti che a loro volta linkavano altri siti che contenevano materiale pedopornografico, il giudice non avrebbe potuto vietare questo comportamento.

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    7. Deve trattarsi della linea difensiva opposta dai legali de Il Post, ma è stata rigettata. Deve aver giocato a sfavore il fatto che questo genere di "servizio informativo" era offerto al lettore alla vigilia di ogni incontro di calcio: è sembrato un modo per "fornire [...] espresse indicazioni sulla denominazione e la raggiungibilità dei portali telematici che, direttamente o indirettamente, consentono di accedere illegalmente ai prodotti audiovisivi della RTI". In quanto al fatto che "non c'è nessuna condanna e nessuna pena", concordo, ma ho usato i due termini per fare riferimento alla pratica della disobbedienza civile, che nel caso di specie è stata del tutto disattesa. Per finire: "se il Post avesse linkato o citato le url di siti che a loro volta linkavano altri siti che contenevano materiale pedopornografico, il giudice non avrebbe potuto vietare questo comportamento". Probabilmente no, anzi, diamo per scontato che non avrebbe potuto. Ma qui, come lei stesso ha tenuto a precisare, eravamo in ambito civile: il bene da tutelare era il copyright e la decisione del tribunale doveva essere efficace in tal senso a fronte di una pratica che aggirava le norme a tutela. Saluti, e comunque complimenti per l'arrampicata sugli specchi.

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    8. Non mi arrampicavo sugli specchi, seguivo la logica di Mantellini che avrebbe portato a facilitare la trasmissione di materiale pedopornografico. E non ci sono dubbi che un giudice avrebbe dovuto sequestrare una pagina del genere.
      L'ordinanza mi trova d'accordo.

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    9. Chiedo scusa: il suo commento mi sembrava in continuità con quello subito precedente, del quale mi era parso facesse proprio l'argomento specioso.

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    10. @ paolo de gregorio
      L'esempio di Wikileaks non è troppo diverso da quello proposto dall'anonimo che ha scritto: "Se il Post avesse linkato o citato le url di siti che a loro volta linkavano altri siti che contenevano materiale pedopornografico, il giudice non avrebbe potuto vietare questo comportamento". Ho già risposto: "Probabilmente no, anzi, diamo per scontato che non avrebbe potuto. Ma qui [...] eravamo in ambito civile: il bene da tutelare era il copyright e la decisione del tribunale doveva essere efficace in tal senso a fronte di una pratica che aggirava le norme a tutela".
      Raccolgo, invece, l'obiezione relativa all'asprezza del dispositivo. E tuttavia ritengo che debba averla motivata il non aver soddisfatto la reiterata richiesta di non fornire indicazioni, ancorché di seconda o terza sponda, sul modo di scroccarle a gratis. E qui faccio presente che nell'ordinanza del Tribunale di Milano questa diffida a fornire indicazioni anche indirette alla raggiungibilità dei siti fuorilegge era più che implicita.
      Per finire: "Non vedo cosa ci sia di male nel ritenere il dispositivo del giudice espressione di un regime di eccessiva censura alla facoltà che in questo paese abbiamo di informare su cose che esistono". Esiste il modo di confezionare una bomba ad altissimo potenziale usando del concime che si trova in ogni negozio che venda prodotti per l'agricoltura: fornire le indicazioni per confezionarla è senza dubbio informazione, tutto sta a decidere se a vietarla è un bene o un male.

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    11. Sì, mi ero reso conto che l'esempio di Wikileaks non era troppo diverso da quello proposto dall'anonimo, però lo è in un punto saliente poiché il contenuto del sito è "segreto di stato". Sappiamo che le norme in materia di sicurezza all'occorrenza possono essere non meno censorie di quelle sul diritto d'autore. In ogni caso il mio esempio era solo per richiamare il principio generale, ovvio che in ambito civile si tuteli il singolo con altri criteri e modalità. Nondimeno la valutazione deve sempre tener conto dei rapporti reciproci tra i diritti.

      Sulla bomba ad altissimo potenziale: io non credo al diritto esclusivo dei chimici di potersi costruire bombe o sintetizzare droghe privatamente, anche perché i chimici stessi hanno accesso a informazioni "storiche" (pur necessarie alla professione) senza le quali non sarebbero in grado di farlo. Quindi l'offesa per me è sempre nell'attualità della violazione: a diversi gradi fabbricazione, possesso, uso. Probabilmente dare istruzioni è un male ma non necessariamente censurabile, soprattutto se (come nel caso del Post) l'istruzione è messa insieme (nello stesso articolo) ad altre istruzioni perfettamente legittime come, che so, come usare i concimi per concimare la terra.

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  4. ... non saprei, se indico ad un mio conoscente una scorciatoia che prevede un tratto da percorrere contro mano prendo anche io la multa?

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    1. convengo comunque con lei che di certo il Post non ha pubblicato quei link per farne una battaglia sulla liberta' di informazione sul web. In effetti il link diretto e' qulacosa di piu' d'una semplice enunciazione. in questo secondo caso pero' la mia analogia avrebbe maggiore fondamento.

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    2. i processi si fanno ai fatti non alle intenzioni. Se domani pubblicassi uno speciale prostituzione scrivendo "nella zona della Bruciata a Modena è pieno di mignotte, se non sapete dov'è la Bruciata cercatela su google maps, ecco pure il link" mi meriterei di essere processato per favoreggiamento alla prostituzione?

      Anche se magari l'atteggiamento ammiccante dell'articolo, o le foto di ragazze seminude, servissero solo per aumentare le mie visite.

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    3. Se ci fosse prova di un tuo tornaconto, sì, ci sarebbero gli estremi.

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    4. Mah. Un tornaconto c'è sempre. Nel caso di organo di informazione, il tornaconto è generalmente la visualizzazione (e/o l'acquisto) del suddetto organo. Con questa logica qualunque articolo che parla di qualunque comportamento illecito potrebbe essere ritenuto responsabile, salvo i blog personali da cui l'autore al massimo ci paga le spese di hosting.

      Una cosa diversa sarebbe, secondo me, se il tornaconto fosse più diretto, con una forma di revenue share sui click o sulle registrazioni al sito linkato. Nell'esempio di prima, se io mi accordassi con le mignotte per ricevere un 5% dei ricavi (stavo scrivendo 'fatturato' ma non siamo in Olanda) quando mando loro clienti, ok, questo è favoreggiamento/sfruttamento della prostituzione.

      La questione è dura. Mi chiedo perchè, essendo il contesto un po' cambiato dai tempi in cui se avessi voluto copiarmi un libro avrei dovuto comprare una tipografia, non si cambiano anche le norme sul diritto d'autore. Che non vuol dire necessariamente legalizzare la pirateria, semplicemente adattare la normativa al contesto per evitare, come accade ora, che tutte le sentenze si basino su interpretazioni molto sottili. Il furto è un reato abbastanza chiaro, ci sono poche zone d'ombra e spesso si tratta solo di distinguerlo dall'appropriazione indebita. Ma per ogni ladro processato, non si assiste a battaglie di avvocati che cavillano il cavillabile.

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    5. Queste sono ragioni solidissime, ma resta il fatto che le norme vanno rispettate anche quando sono considerate ingiuste. Farsi in quattro per cambiarle o trasgredirle autodenunciandosi, questo sì, ma cercare di aggirarle e lamentarsi di non esserci riusciti, questo no.

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    6. Che l'intera vicenda puzzi di furberia non lo nego, personalmente evito con cura di leggere 'Il Post' perchè è ammiccante verso il pubblico come l'avventura americana di Sorrentino e questa cosa mi dà moltissima noia.

      Però faccio fatica a trovarci un comportamento penalmente rilevante, o meglio, mi dà ancora più noia pensare che la definizione di comportamento penalmente rilevante su questioni simili sia sempre demandata alla sensibilità del giudice di turno, essendo l'intero impianto normativo una specie di nuvola di fumo che mischia 'lucro' con 'profitto' (veda casi di pirateria su mp3 e simili), che punisce o non punisce il link sulla base di considerazioni sul sesso degli angeli, che spesso scarica la responsabilità sul provider, come se per punire un calunniatore sulla carta stampata si perseguissero pure i tipografi e gli autisti dei camion che effettuano le consegne eccetera eccetera.

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    7. Ma infatti non vi è nulla di penalmente rilevante: siamo nel civile.

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    8. sorry, questo mi mancava, ma cambia poco. Anche nella causa civile contro un calunniatore il direttore del giornale è responsabile, il tipografo no. L'unica consolazione è che, una volta tanto, non siamo gli unici a vagare nel buio normativo, ma è così anche all'estero. Le corti costituzionali di tutti i paesi stanno facendo gli straordinari.

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  5. luigi castaldi il mio argomento è specioso il suo però si basa su un processo alle intenzioni. Qui il problema di legalità è solo apparente, il vero problema è la libertà minacciata da un giudice che pretende, appunto, di fare il processo alle intenzioni.
    Comunque sia rimane pericoloso vietare i link, perché un giudice potrebbe vietare i link al sito illegale, poi i link a roja che linka il sito illegale, poi a un qualsiasi sito che linka roja, poi a un sito che linka l'altro sito che linka roja. E senza accorgersene si troverebbe in breve ad aver vietato l'intera internet.

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    1. Complimenti per aver fatto il processo alle intenzioni del giudice in questione. Fuor di ironia, mi dica: ma lei davvero pensa che, nel fornire quei link, Il Post stesse combattendo in nome della libertà di informazione o per evitare che un giudice arrivasse a vietare "l'intera internet"? Mi considera davvero malpensante se ritengo che cercasse di raccattare qualche lettore in più offrendogli l'equivalente di una card taroccata, e gli è andata male? Se sono malpensante nel pensare questo, mi consenta di pensare anche che lei è troppo ingenuo o in marcia malafede. Propendo per la seconda ipotesi nel constatare che il suo nickname fa link col sito di roja (naturalmente ho provveduto a ritrascrivere i suoi commenti eliminando il link), e le rido in faccia.

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    2. Ah luigi castaldi, in realtà io avevo scritto rojaINdirecta (che non porta al sito incriminato) per sottolineare ironicamente che chi lo vuole, a quel sito, Post o non Post, ci arriva comunque.
      Non era mia intenzione naturalmente creare problemi e avrei preferito commentare anonimamente con nome e email (vera) ma questo non era possibile.
      Alla fine il punto credo sia questo: a me non interessa se lei sia benpensante o malpensante, a me interessano le sue opinioni. E su questo punto io e lei non siamo d'accordo. Io credo che ci possano essere molte buone ragioni per poter linkare siti sul filo dell'illegalità o illegali (e ne ho enumerate diverse qui sopra). Poi credo che vietare link sia, a prescindere, una pratica pericolosa per la libertà di tutti. Ma soprattutto non condivido questa sua idea sui lettori raccattati con l'equivalente di una card taroccata. Cioè uno lo può anche pensare (come si pensa male di mille cose ogni giorno) ma tra il mal pensiero e la proibizione credo ci dovrebbe essere sempre un bel muro di separazione (che io chiamo libertà).

      Al

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  6. a me par chiaro come il post usasse i link ai siti che (direttamente o indirettamente) fornivano accesso alle dirette streaming delle partite di calco allo scopo di generare traffico -- e quindi introiti per la visualizzazione di banner pubblicitari: a chiunque vi accedesse per il tramite del servizio di feed la cosa pareva di lapalissiana evidenza.

    il post lucrava -- si dice cosí quando una condotta è posta in essere al fine di produrre un'utilità patrimoniale -- sulla violazione (da altri compita) delle norme a tutela dei diritti esclusivi su quella forma di intrattenimento che è il calcio. lo faceva in modo furbetto. che ora gli sia inibito rientra nell'ordine naturale -- o giuridico, se si preferisce -- delle cose. la libertà di espressione è tutt'altro affare ed il divieto di link non c'entra un bel nulla -- li si sarebbe potuti invocare se, e solo se, lo scopo di lucro fosse stato assente.

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  7. Certo che ci vuole una bella faccia di culo.

    Dopo aver a lungo linkato pagine web dedicate esclusivamente a raggruppare dozzine di link agli streaming pirata, il Post, "prendendo atto dell’allarme della Lega Calcio e del suo interesse" — ossia rendendosi conto di aver urinato a qualche kilometro dal vaso — cambiava politica: smetteva di linkare (per quanto indirettamente) gli streaming, ed iniziava ad aggiungere, in chiusura di ogni articolo su un qualche evento calcistico, il trafiletto: ci sono anche molti streaming disponibili online, segnalati su siti Internet dei quali non è possibile verificare la legalità delle trasmissioni. Il trafiletto in questione, in sè innocuo, era però un cavallo di Troja, perchè era linkato ad un articolo del Post di approfondimento sullo streaming pirata; articolo che dava informazioni dettagliate sui siti di streaming, mettendo in condizione qualunque essere in grado di leggere e scrivere di raggiungerli senza problemi.

    In pratica il Post aveva smesso di linkare, per quanto indirettamente, i siti di streaming, ma linkava un suo pezzo che li segnalava in dettaglio.
    Il senso di colpa o una qualche reminescenza del comune sentire, ispiravano poi la rimozione immediata degli articoli ad evento concluso.

    Ora, lasciando da parte le menate di Sofri jr e compagnia sul livello dell'informazione in Italia, e su come invece la sua testata si ispirerebbe ai superiori standard anglosassoni — ma vorrei vedere il NYT che rimanda a rojadirecta in un pezzo sulle world series; così come vorrei vedere il Guardian che rimuove i commenti che segnalano un errore ed edita il pezzo senza riportare alcuna segnalazione; o anche soltanto l'Huffington Post che modera preventivamente ogni commento contenente il nome di uno dei suoi padri/padroni (Renzi e Sofri, nel caso del Post) — qui si pretenderebbe, in spregio alla dignità, che il trafiletto in questione abbia un qualche contenuto informativo diverso dalla segnalazione dei siti di streaming, e che imponendone la cancellazione ne vada del diritto di cronaca.
    In pratica si rivendica il diritto di scrivere in calce ad ogni singolo articolo su un nuovo modello di iPhone che è possibile comprarne uno rubato o importato illegalmente ad un prezzo molto inferiore a quello di listino, con tanto di link ad un altro pezzo contenente informazioni dettagliate sui migliori ricettatori sulla piazza (con la differenza che la cadenza delle partite di pallone è men che settimanale, quella dell'uscita di un nuovo iPhone (ancora) no).

    Ripeto: faccia di culo.

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  8. Se le cose stanno come dice Atlantropa, cioè se è vero che "Il trafiletto in questione, in sè innocuo, era però un cavallo di Troja, perchè era linkato ad un articolo del Post di approfondimento sullo streaming pirata; articolo che dava informazioni dettagliate sui siti di streaming", allora non avevo capito bene ed l'articolo venisse nuovamente linkato con le stesse modalità.

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    1. Le mie informazioni sono tratte da questo articolo del Post. Posso aver capito male io, beninteso.

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  9. Un post che può aiutare a inquadrare la vicenda:

    http://brunosaetta.it/diritto-autore/calcio-e-responsabilita-da-link.html

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  10. Diciamo che la questione è un po' complicata, il divieto discutibile, ma, indipendentemente dal merito, solo un tontolone non prevederebbe, visti gli interessi in gioco, un giudizio a favore di Lega Calcio e RTI contro una testata che prova ad attirare un po' di traffico con tattiche da ultimo degli splog.

    Non credo che gli altri giornali online non lo facciano perché schifano link e utenti in entrata...

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