lunedì 20 gennaio 2014

«... i radicali hanno convinto Sturzo e Salvemini...»



La cialtronaggine di quest’uomo non ha limiti. Qualche anno fa disse: «Sturzo fa l’esperienza in America e torna antiproporzionalista, uninominalista e presidenzialista». Difficile farlo quadrare con quanto dice oggi: se Sturzo diventa un sostenitore del maggioritario perché «convinto» dai «radicali», delle due una, o i «radicali» sono andati in America a convincerlo o erano già lì, anche se mai nessuno ne ha segnalato la presenza. Scherzo, naturalmente, perché è falso sia quanto affermò qualche anno fa, sia quanto afferma oggi. Come ho abbondantemente argomentato su queste pagine (1, 2, 3), Sturzo torna in Italia nel 1947 e non si dichiara pubblicamente a favore del maggioritario prima del 1953. [Qui basti rammentare che nel 1948 scrive: «Fortuna o sventura, noi europei continentali siamo così divisi per idealità, per interessi e per metodi da non poter ridurre la lotta politica ai due partiti classici dei paesi anglosassoni» (Opera omnia, vol. I), e nel 1954: «Non pochi si meravigliano della mia recente opposizione alla proporzionale» (Opera omina, vol. V), dove quel «recente» taglia la testa al toro]. A fargli cambiare idea non furono affatto i radicali, anche perché il primo Partito Radicale nasce nel dicembre del 1955, e fino a qualche mese prima il termine  «radicale» era sepolto nella storia, spazzato via dal fascismo, per essere ripreso solo dal 1949 in poi, sulle pagine de Il Mondo di Pannunzio, ma mai per far riferimento a un movimento politico, ancorché da costruire, tanto meno in fieri, e questo almeno fino al 1954.
Facciamo uno sforzo, ma uno sforzo bello grosso: ammettiamo che il cialtrone non sia un cialtrone e che si sia solo espresso male, concediamo che volesse dire che a convincere Sturzo ad abbandonare il proporzionale in favore del maggioritario siano stati quegli Amici del Mondo che costituiranno l’embrione del primo Partito Radicale. Regge? Neanche così regge, perché molti di loro rimarranno sostenitori del proporzionale anche dopo aver dato vita al Partito Radicale. Un esempio? Nicolò Carandini, che tra gli Amici del Mondo, prima, e nel Partito Radicale, poi, sarà figura eminente. 



Posizione che, almeno fino allinizio del 1953, e in diversi casi anche oltre, fu analoga a quella di Pannunzio, di Cattani, di Craveri, di Ferrara e molti altri. Questi sarebbero gli argomenti che convinsero Sturzo al maggioritario? 
Si potrà obiettare che tra gli Amici del Mondo cera qualcuno a favore del maggioritario e dell’uninominale: non può essere stato lui a convincere Sturzo? Obiezione respinta: si trattava di Salvemini, ma il cialtrone dice che anche lui arrivò ad essere un fautore del maggioritario e dell’uninominale perché  «convinto» dai «radicali», e qui si fa ancora più fatica a individuarli, visto che Salvemini torna in Italia nel 1949, e da almeno tre o quattro anni è un critico del sistema proporzionale (cfr. Per la riforma elettorale, Alfredo Guida Editore 2000, una raccolta di suoi articoli che coprono tutto larco temporale della sua revisione).
Per finire, lenorme bufala che «i radicali hanno la stessa posizione di lotta e ufficiale per  l’uninominale maggioritario da cinquantanni». Basta consultare la sezione dell’archivio del Partito Radicale che comprende gli anni dal 1955 al 1998 o, in alternativa, il motore di ricerca dell’archivio di radioradicale.it, che raccoglie la gran parte degli audio che documentano l’attività politica del movimento dai primi anni ’70 ad oggi, per avere prova che maggioritario e uninominale diventano proposta politica non prima del 1986: fino a quell’anno se ne fa vago accenno solo in due articoli apparsi su Notizie Radicali, nellaprile del 1970 e nel settembre del 1976, e in entrambi i casi senza alcuna presa in carico di quello elettorale anglosassone come modello auspicabile per lItalia. I radicali, dunque, hanno questa posizione da meno di trentanni, e per amor del vero occorre dire che l’assunsero per ragioni del tutto funzionali alla crisi di consenso che cominciavano ad accusare nella società italiana, alla ricerca di uno stabile accasamento in uno dei due grandi blocchi che prospettavano nella versione italiana di quel bipartitismo di tradizione anglosassone che con maggioritario ed uninominale sarebbe stato di lì in poi l’obiettivo dichiarato, a dispetto di una posizione sostanzialmente terza, quando in Italia si ebbe la stagione del bipolarismo, sia in seno al centrodestra che al centrosinistra.

2 commenti:

  1. Non si potrebbe trattare più semplicemente di demenza senile?

    6iorgio

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  2. grazie, bell'articolo

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