mercoledì 8 gennaio 2014

«Il “Bacon-De Sica”»



Nella puntata di Che tempo che fa di domenica 5 gennaio, Christian De Sica ha raccontato di un quadro di Francis Bacon che per qualche tempo fu di proprietà della sua famiglia: dalla descrizione che ne ha dato non ci sono dubbi sul trattarsi della tela che reca per titolo Woman emptying a bowl of water, and paralytic child on all fours (1965), appartenente al ciclo ispirato alle foto di Eadweard James Muybridge (1830-1904). Penso valga la pena di soffermarci su quanto ha detto a proposito dellopera e del suo autore, perché offre spunto a più d’una riflessione sul degrado culturale del nostro paese, e preciso subito che scelgo la soluzione di riportarne il testo, piuttosto che allegare in video il passaggio, per risparmiarvi l’inutile sovrappiù di volgarità in mossette e ammicchi.
Probabilmente è superfluo premettere che a me Christian De Sica non piaccia affatto. È che in certi attori non v’è studio, né tecnica, né esperienza, né  d’altronde se ne coglie la mancanza, perché si limitano ad essere se stessi, non importa quale sia il personaggio che sono chiamati ad interpretare, tanto più che quasi sempre si tratta di un personaggio costruito a misura, al punto che non è possibile trovare alcuna differenza tra come sono nella scena e fuori. Christian De Sica è appunto uno di questi attori, e i personaggi che ha finora interpretato sono in realtà uno solo, sempre lo stesso, anzi, più che di un personaggio, si tratta di un carattere, lo stesso che ha esibito da ospite di Fabio Fazio. Un carattere deteriore, ma è da millenni che la rappresentazione di ciò che è deplorevole ha funzione che risponde a un fine eminentemente sociale, e che continua a mantenere il suo valore anche se da alcuni decenni ha cambiato di segno: se prima era il cattivo esempio da evitare, oggi è il modello in cui ci si può riconoscere per cercare in esso ragioni, e trovarle, per accettarsi per come si è, e perfino con autocompiacimento.
L’universo intellettivo ed emozionale di Christian De Sica è il cinepanettone. L’inevitabile difficoltà di confrontarsi con l’enorme figura del padre, dunque, non può risolversi che mantenendo un costante equilibrio tra l’aneddoto e lo sketch, avendo cura di non sottrarre al primo il candore del ragazzino che racconta del suo grande papà, né al secondo l’efficacia del meccanismo che produce la risata: è lavoro assai più complicato della sacerdotale cura del tempio paterno, che in fondo necessita della sola capacità di confetturare la memoria in apologo e metterci a sentinella seriosità e sussiego, ma implica lo svilimento di una pagina di storia e di cultura del paese. In sedicesimo, direi, è ciò che accade quando un’epoca si riduce ai divertenti pettegolezzi che lhanno intessuta e che di generazione in generazione sono arrivati fino a noi. Il ruolo di testimone privilegiato ci autorizza a prendere confidenza coi grandi che ne sono stati protagonisti, invitandoci a lasciare in secondo piano la teoria della relatività per concentrare la nostra attenzione sul fatto che Einstein portasse spesso calzini spaiati.
Ma forse riesco a spiegarmi meglio venendo al «Bacon-De Sica».


   

«Mio padre era un collezionista perché era molto amico di Cesare Zavattini, il suo sceneggiatore, che era un grande conoscitore d’arte e quindi lo consigliava su quali quadri comprare, e gli consigliò di comprare questo quadro di Francis Bacon. Era un quadro enorme... Poco prima di morire Francis Bacon ha detto: “È il quadro mio più bello”. Io sono andato con mio padre a Londra a casa di Bacon. Era un matto, la casa era tutta sporca, piena di roba, di colori... Sai, quei matti… Però era un genio assoluto, uno dei più grandi pittori contemporanei…
Insomma, mio padre compra ’sto quadro e paga una grossa cifra, che era otto milioni di lire… Era una cosa terribile: c’era un utero che sembrava un ponte. Sopra quest’utero c’era una donna che lanciava un secchio con dell’acqua e un bambino poliomielitico che camminava su ’sto utero. ’Na cosa che quando papà l’ha portato a casa, mamma l’ha messo in uno sgabuzzino dicendo: “Che è, ’sta porcheria?”. E non sapeva che era un capolavoro, però era una roba inguardabile, in più cera il viola...
Papà fa un film che si chiamava I girasoli, che non va tanto bene, e dice: “Questo è il quadro: dobbiamo venderlo, perché porta una sfiga terribile”, e lo vende per diciotto milioni di lire. Però, prima di venderlo, l’avevano messo nella stanzetta dove io andavo a fare i compiti…
E allora ci avevo ’sto quadro vicino, e facevo i compiti, e mi rompevo le scatole, e con la penna biro facevo così col cappuccetto, ed è partito, e pum!, gli ha fatto un buco così… Allora ho detto: “Madonna mia, adesso mio padre me mena”, e allora che ho fatto? Di dietro ci ho messo lo scotch e poi sopra ci ho fatto un fiorellino… ’Na schifezza, perché, poi, l’utero, il poliomielitico, io che ci faccio il fiorellino, che non c’entrava un cacchio… Mio padre si vende il quadro a diciotto milioni di lire, viene comprato da una signora miliardaria che lo rivende a centosessanta milioni, poi va a un’asta… Insomma, praticamente, non questo quadro, ma un altro di Bacon è stato venduto un mese fa per centosettanta milioni di euro…  Gli ho detto [a mia moglie]: «Silvie, ma te rendi conto?»...
[Qualche tempo fa] vado in una libreria e vedo un libro: l’opera omnia di Francis Bacon. Allora lo compro, vado a casa, apro, e non vedo il quadro mio? Aò, ci aveva ancora il fiorellino col buco. ’Na cosa meravigliosa… L’avevo fatto pure io!».
Al che, sinceramente divertito, Fabio Fazio chiosa: «Il Bacon-De Sica».

Come accade nel cinepanettone, occorre piegare i fatti in barzelletta. Per quanto scagliato con violenza, il cappuccetto di una biro riesce a forare da parte a parte una tela, per giunta indurita dal pigmento che la ricopre? Era noto in Vittorio De Sica il vizio del gioco: è verosimile che il quadro sia stato venduto perché portava sfiga? Non sapremo mai. Di fatto, Bacon non ha mai detto che il suo quadro più bello fosse quello che è stato in casa De Sica. Di fatto, anche per Christian De Sica, Bacon rimane un genio, anche se dipingeva «schifezze» ed era un «matto»: in cosa, dunque, la genialità? Per finire, l’inscriversi da garrulo cazzaro nella storia del cinema italiano e in quella della pittura contemporanea. Una pagina televisiva orrenda, perché ben vengano gli iconoclasti, ma non si limitino ad amputare un mignolo alla statua per poi farsi ritrarre in foto accanto ad essa con un sorriso da deficiente. 


[No, temo di non essermi spiegato bene neppure con lesempio offerto da Christian De Sica. Troppo incazzato per riuscire a ordinare gli argomenti, chiedo scusa.]


***
Questo giocare coi personaggi famosi incrociati in gioventù per costruire storielle brillanti è inevitabilmente a rischio di infortunio. Denis mi segnala il caso della millantata conoscenza di Alfred Douglas («Sai chi è? Dorian Gray, quello che ha mandato in carcere Oscar Wilde» - 3:14-4:14), morto sei anni prima che il millantatore nascesse.  

20 commenti:

  1. Caro Luigi, non conta una minchia ma invece secondo il mio modesto parere ti sei spiegato benissimo.

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  2. Il noto Cris er Cazzaro.

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    1. Mi dà sollievo che dopo l'aggettivo abbia messo il punto.

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    2. hai ragione.ma una risata semplice, ogni tanto, si fa pure sfottendo gesù cristo. e pure il papa ride. il mondo, l'arte, la storia non sono, poi, così veri e puri come sarebbe crediamo. se poi uno spera in Cristian De Sica ...ma anche nel padre ... una lezione di critica dell'arte... http://www.youtube.com/watch?v=gby4hjLSX9E ciao, mariopagliaro

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  4. Il medaglione ha messo a fuoco tre aspetti. Il primo ludico perchè l'esegesi di De Sica ci può riportare - per alcuni con nostalgia - ai discorsi che facevamo nei gabinetti del liceo (peraltro sul tema ci hanno fatto anche un film con De Sica co-protagonista).

    Il secondo più triste perchè è ciò che propone il dott.Fazio agli abbonati come terapia contro il dolore per le nefandezze della politica.

    Il terzo sottolinea l'eterna ignoranza nei temi dell'arte della maggior parte dei nostri compatrioti che si attardano in lunghe file per ammirare l'ermellino di Cecilia Gallerani.

    Sig.Castaldi non se la deve prendere perchè altrimenti lei mi svuota di Malox la farmacia.

    leo

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  5. Che torrone per una battuta. Prendetevi meno sul serio che se state a scrivere qui non siete Dio nemmeno voi

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  6. non ho mai visto la trasmissione di Fazio, però nel racconto di de Sica così come è mirabilmente riportato e analizzato, nella compresenza di alto e basso c'è del sublime, nel senso etimologico del termine. Alto e basso che sono presenti nella cultura moderna, e nei suoi momenti più "alti", almeno da Rabelais in poi.
    Che il personaggio De Sica e l'attore siano una e una sola cosa è da dimostrare: bisognerebbe conoscere entrambi. L'attore e l'uomo. Non so se sia il caso dell'estensore del Blog. Ed è comunque riduttivo e facile pensarlo. Poco rigoroso.
    Un ultima notazione sul gesto di De Sica: il buco e il fiorellino sul Bacon sono molto più "reali" (e altrettanto rivoluzionari?) dei baffi sulla Gioconda di Duchamp.
    Se non è così, perché non siamo disposti ad ammetterlo?
    I cinepanettone sono inafferenti. Però questa è un'altra storia.

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    1. Faccio fatica a mettere insieme Christian De Sica e François Rabelais, ma in ogni caso, ammesso che si sia di fronte a compresenza di alto e basso, il basso ce lo mette tutto Christian De Sica, l'alto manco per niente: sta nella sua aneddotica da cabaret come lo smeraldo incastonato nel più vile dei metalli. E come abbiamo visto nel caso della bufala di aver conosciuto Alfred Douglas, che citavo in coda al post, lo smeraldo è un pezzo di vetro, frammento del culo d'una bottiglia Peroni, e manco Nastro Azzurro. Sul come faccia ad essere "reale", poi, il foro in una tela causato dallo schizzare di un cappuccetto di una biro, consenta due chili di perplessità. Diciamo che si tratta di un Marcel Duchamp che la faccia di Massimo Boldi, e in ogni caso non basta esporre un pisciatoio per dirla opera d'arte.

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  7. Leggendo questo post ho capito cosa provoca in Italia la diserzione da luoghi ed eventi culturali. Il modo di fare di certi appassionati e/o addetti ai lavori del mondo dell'arte e della cultura in genere contribuisce a rendere la cultura (musei, teatri, biblioteche, ecc) noiosa, barbosa e ammuffita agli occhi dei neofiti o comunque delle persone meno abituate a masticare cultura.
    Continuiamo così, facciamoci del male.
    Di sto passo siamo condannati a rimanere "nicchia" e ad essere sempre autoreferenziali, della serie "ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli".

    Cordiali saluti,
    Eugène.

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    1. Ma sì, organizziamo una bella mostra su Francis Bacon e facciamo scrivere il catalogo a Christian De Sica, così l'arte esce dalla nicchia barbosa.

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  8. "preciso subito che scelgo la soluzione di riportarne il testo, piuttosto che allegare in video il passaggio, per risparmiarvi l’inutile sovrappiù di volgarità in mossette e ammicchi."

    E qui casca l'asino!
    Mostrando il solo testo, censurando la mimica facciale, il tono della voce, le pause, i tempi comici, ecc (tutte cose che solo la testimonianza video può restituire al lettore), si priva l'aneddoto di componenti fondamentali.

    Estrapolando il testo l'autore del post ha piegato l'aneddoto in suo favore, alle sue intenzioni. Le intenzioni ovviamente sono quelle di insultare elegantemente con parole e sintassi autoreferenziali da intellettuale l'innocuo De Sica che da Fazio ha raccontato nient'altro che curiosi e simpatici aneddoti della sua infanzia. Ricordiamo che era un bambino De Sica quando bucò la tela di Bacon, non si faceva di certo le paranoie sul valore "curturale" di Bacon.

    Insomma, all'autore del blog non gli è parso vero: finalmente una freschissima (appena colta) e ghiottissima occasione per "buttare merda" (come dicono gli intellettuali) al diavolo in persona, ovvero Christian "cinepanettone" De Sica.

    Cordiali saluti,
    Eugène

    PS: non ho mai visto un cinepanettone

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    1. Non ha importanza, potrebbe scriverne comunque l'elogio moralmente motivato.

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  9. "Probabilmente è superfluo premettere che a me Christian De Sica non piaccia affatto."

    Superfluo perché? Perché dovremmo conoscerla? O perché è "ovvio" detestare De Sica? Pessima premessa per un articoletto zeppo di triste, itali(etti)co snobismo incarognito.

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    1. Si qualifichi: parla da candito o da chicco di uvetta?

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  10. Complimenti per questo articolo. Gente come De Sica andrebbe fatta accomodare a lavare i cessi dei camerini degli artisti.. e invece lui lo fa, l'artista

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    1. Non sono d'accordo. Basterebbe non si facesse confusione tra l'arte e l'intrattenimento.

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    2. Purtroppo è impossibile distinguere chiaramente fra arte e intrattenimento, perchè sono concetti umani, e quindi interpretabili in modi molto diversi a seconda di "chi guarda" a quei concetti.
      Woody Allen è arte o intrattenimento? Per me è entrambi, per qualcuno che lo ritiene semplicemente un intellettuale sarebbe arte, per qualcuno molto più acculturato di me potrebbe essere semplice intrattenimento o poco più.

      Per me non esiste distinzione fra arte e intrattenimento: la buona arte è sempre intrattenimento, e il buon intrattenimento è sempre arte (è sovrapponibile all'arte).

      Quando dico che De Sica dovrebbe lavare i cessi, non lo dico perchè penso sia un intrattenitore e non un artista, ma perchè penso che sia un pessimo intrattenitore e QUINDI un pessimo artista

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