domenica 2 febbraio 2014

[...]


«Non c’è più differenza reale fra tempo libero e tempo del lavoro: fusi nella travolgente rapidità della vita odierna, annullati dall’ansia del vuoto che spinge a riempire ogni spazio della giornata, i due momenti si confondono in un assillante attivismo, condizionato dall’invadenza delle nuove tecnologie. La smaterializzazione del lavoro e l’assunzione in prima persona di una serie di microattività che prima erano svolte da altri, nell’illusione di risparmiare e godere di maggior autonomia, hanno cancellato i confini di ciò che si fa per gli altri e ciò che si fa per sé. La grande innovazione (o la grande impostura, a seconda dei punti di vista) della società postindustriale è proprio quella di essere riuscita a unire otium e negotium, senza distinzioni sociali. Gli apocalittici potrebbero obiettare che una società in cui non c’è differenza fra tempo libero e tempo del lavoro è oppressiva e falsamente democratica, esercita il controllo totale sugli individui con l’alibi di una libertà senza limiti. Che l’homo ludens sia tornato e non abbia bisogno di imposizioni per lavorare è un’illusione rafforzata dalla tecnologia. Invece, senza saperlo, lavora anche quando si diverte, nella convinzione, già propria di Schiller, che “l’uomo è interamente uomo solo quando gioca”».

Carlo Bordoni (la Lettura-Corriere della Sera, 2.2.2014)

8 commenti:

  1. Embe'? In questa vita non si è mica in vacanza no? Se quindi uno/una può lavorare sotto forma di gioco, tanto meglio. Perché così astioso contro il fatto stesso di lavorare? Btw, al solito non è la tecnologia il problema, ma l'uso che se ne fa. Full stop.

    RispondiElimina
  2. Diciamo che è un discorso che lascia un po' il tempo che trova. Se gli intellettuali, invece di produrre analisi su analisi nelle quali l'unico fine è quello di godere ascoltandosi o, nel caso, rileggendosi, provassero ad abbozzare dei modelli di soluzione, magari anche secondo la tecnica del brainstorming, forse qualcosa di nuovo ne emergerebbe. Purtroppo, proporre significa anche sottoporsi alle critiche, vuol dire essere bersagliati nonostante la torre d'avorio nella quale ci si vorrebbe rinchiudere, immuni da ogni lancio di fango raccolto dalla terrena volgarità. Troppo comodo, signori miei. Anche per chi è capace solo di pensare sarebbe ora di rimboccarsi veramente le maniche e di guadagnarsi la pagnotta producendo dell'utile collettivo.
    LB

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Leggendo questo commento non ho potuto fare a meno di pensare quanto abbia goduto scrivendolo e rileggendosi infarcito di termini moralisti come *torre d'avorio*, *signori miei*, *guadagnarsi la pagnotta* e *utile collettivo* (tra l'altro cosa significa, quale sarebbe l'utile della collettività, chi lo decide, lei?). Manca solo l'espressione *chi sa fa, chi non sa insegna* e poi l'elenco è completo.

      Io invece rispetto ed ammiro coloro che sono riusciti con la loro cultura a costruirsi una struttura mentale (ed anche una vita materiale) tale da essere *immuni da ogni lancio di fango raccolto dalla terrena volgarità*, perché spesso non è fango, ma è la merda degli invidiosi e dei mediocri.

      Elimina
    2. Sopraffatto dall'irresistibile bisogno di replicare, neh?
      LB

      Elimina
    3. Che poi sarebbe una variante dell'irresistibile bisogno di commentare.

      Elimina
    4. Touché, dott. Castaldi.
      Intelligenti pauca.
      LB

      Elimina
  3. ad esempio, postando i cazzi propri su FB l'utente sta effettuando un lavoro di editor. Contenuti che si spera siano interessanti per qualcun altro, che a sua volta lavorerà come editor sulla propria pagina, senza nemmeno saperlo.
    Si viene comunque pagati, avendo l'intera piattaforma a disposizione.

    Quello che non capisco sono coloro che sostengono che i social network siano 'gratis' :)

    RispondiElimina
  4. la tecnologia, l'essere sempre raggiungibili, ha fatto di noi degli schiavi del lavoro, la sottoscritta, che è una semplice coordinatrice didattica, viene chiamata a qualsiasi ora del giorno e della notte, durante le vacanze, i fine settimana, dal suo capo ansioso e non capace di godersi il tempo libero, perchè pensa solo al lavoro con la scusa che tutela l'azienda.
    certo sono libera di non rispondere, ma la mia educazione alla responsabilità mi impone il più delle volte a cedere farmi trovare "raggiungibile". pensate sia giusto?

    RispondiElimina