giovedì 3 aprile 2014

Mostruosa, ribadisco

Un lettore contesta il giudizio negativo che ho espresso sulla riforma del Senato dal quale Renzi fa dipendere la sua permanenza a Palazzo Chigi fino al 2018, sebbene non vi sia arrivato con un’investitura elettorale, o l’andarsene a casa, salvo gli ovvi ripensamenti che sono la costante degli sfacciati che si giocano la faccia: mi fa presente che «una seconda camera non elettiva e con le competenze prefigurate dal ddl del governo è legittima sotto il profilo costituzionale e opportuna dal punto di vista politico», sicché avrei «clamorosamente» sbagliato col definirla mostruosa. Non devo essermi spiegato bene e allora torno sulla questione cercando di liberare i miei argomenti dalle ellissi in cui li avevo compressi.
Innanzitutto, io contesto il metodo col quale si intende varare questa riforma costituzionale. Ad approvarla sarebbe la maggioranza semplice di un Parlamento eletto con un sistema elettorale come il Porcellum, di cui la Corte Costituzionale ci ha spiegato le intrinseche storture: un Parlamento di nominati in cui la rappresentatività è pesantemente alterata da un premio di maggioranza spropositato, in nome di una governabilità che ormai è ridotta a mero feticcio per la tutela cui siamo soggetti in sede europea. A mio modesto avviso, le riforme costituzionali toccano il terreno che è comune anche alle più infime minoranze, sicché dovrebbero essere varate da maggioranze quantitativamente e qualitativamente diverse da quella che qui si appresta a modificare una struttura portante della Costituzione com’è il bicameralismo, peraltro sotto l’implicito ricatto di andarsene a casa insieme a chi propone il ddl, nel caso non approvi. Sulle regole comuni a tutti, a mio modesto avviso, dovrebbe esprimersi un organo costituente, espresso con metodo proporzionale. Sarà esagerato, ma su ogni più minuto dettaglio della Carta destinata ad essere di tutti non ritengo eccessiva alcuna garanzia.
In secondo luogo, il Senato a cui si è pensato nello stendere questo ddl non ha niente a che vedere con la Camera delle Autonomie, di cui abbiamo analogo in altri paesi: gli si leva voce in capitolo sulla legislazione ordinaria e sulle norme di bilancio, ma gli si lascia il voto sulle leggi di revisione costituzionale, sull’elezione del Capo dello Stato e su quella dei membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura, senza specifica investitura popolare? Quand’anche, poi, si volesse assumere come implicito che il Sindaco di questa città sì e di quella città no acquisti de facto queste prerogative al varo della riforma del Senato, come si può pensare che l’incongruità rappresentativa, che è la più evidente bizzarria nel modo col quale se ne è immaginata la composizione, possa reggere al vaglio della Consulta?
Infine, senza con ciò dover forzare troppo la fantasia nel leggere il retropensiero che muove a questa follia, c’è la questione del perché sia proprio su questo momento di revisione costituzionale che un pericoloso avventuriero come Renzi si dica disposto a puntare tutto. Qui mi pare che i fatti parlino da soli. Il bipolarismo in Italia è morto e tuttavia non ci si rassegna a prenderne atto. Ci si ostina a tentare di rianimarlo con potenti dosi di maggioritario ad alto tenore premiale, ma il principio che fin qui regge la definizione dei collegi da cui i senatori arrivano a Palazzo Madama rende impossibile avere al Senato la stessa maggioranza dopata che si riesce ad ottenere a Montecitorio. A quale altra soluzione potevano pensare due tizi disinvolti come Renzi e Berlusconi? Aboliamo il Senato. O almeno sterilizziamolo. Basta aggiungerci un Italicum che ribadisca il no alle preferenze e le liste bloccate del Porcellum, e il gioco è fatto: chi vince si piglia tutto, compreso il diritto di dare al Parlamento il solo compito di vidimare i decreti dell’esecutivo, e in culo alla democrazia, vince chi è più figo in favore di telecamera.
Non ogni revisione costituzionale è un tentativo di golpe, figuriamoci, ma questa, senza dubbio, sì.

32 commenti:

  1. due terzi degli italiani hanno votato contro un partito con cui ora governano solo perché si possa impedire di governare al partito votato dal restante terzo degli italiani. secondo me questo basta per definire antidemocratica qualsiasi cosa è accaduta in italia da dopo le elezioni. anche perché se stabilisci un principio per cui per un "greater good" si può andare in culo alla democrazia, poi il principio vale sempre, che si tratti del greater good di renzi, di grillo o di bokassa

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    1. Tecnicamente, se tre partiti non alleati si spartiscono i voti un terzo a testa (come è successo alle ultime elezioni), ci sarà sempre un'alleanza tra due partiti opposti ai danni del terzo (oppure al massimo un'alleanza tra tutti e tre i partiti). A meno di non ritornare a votare ad oltranza finché un terzo degli elettori non cambia idea.

      Nel nostro caso, poi, il terzo partito ha detto quando gli hanno proposto un'alleanza ha risposto "giammai!", quindi non è che oggi si possano lamentare.

      (detto questo, questa riforma costituzionale non mi piace, ma questo è un altro discorso)

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  2. Che sia quantomeno sospetto questo puntare decisi sull'abolizione del Senato invece che su altre riforme decisamente più utili ed urgenti, perplime non poco..

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  3. Sì, vince chi è più figo in favore di telecamera o chi twitta più simpaticamente. La democrazia è questa, è nella sua natura farsi strumento in mano all'affabulatore di turno. Non trovi che sia utopia pretendere il generale affinamento dell'elettorato? E poi rispetto a cosa? L'umore generale di un momento storico si subisce come l'innalzamento della marea. (formamentis sloggato)

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  4. Qualcuno potrebbe spiegare se questo nuovo Senato ha effettivamente analogie con la Camera dei Lord?

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  5. Io ho decisamente da ridire innanzitutto sulla critica al metodo, perché mi pare che sia tutta basata sull'"a mio modesto avviso", una formula che Castaldi ripete due volte e che, per quanto legittima, per carità, indica una preferenza personale e arbitraria. "A mio modesto avviso", la Costituzione sarebbe preferibile farla scrivere da me, ma sarebbe un'idea anche questa opinabile, lo ammetto.

    Non arbitrarie, dal punto di vista del metodo della revisione costituzionali, sono invece le procedure del 138, in particolare quella della maggioranza qualificata di due terzi, che non solo questa riforma rispetterebbe formalmente (e come, altrimenti?) e alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che ha confermato la legittimità di questo parlamento, ma pur sostanzialmente, poiché le forze politiche che al momento, almeno a parole, appoggiano la riforma del Senato, (cioè la maggioranza di governo e Forza Italia) sono forze che alle ultime elezioni hanno preso più o meno il 60% (un po' meno alla Camera, un po' di più al Senato) dei voti validi - una cifra sufficiente con quasi qualsiasi legge elettorale, e forse (ma non è detto) anche con un proporzionale puro, ad ottenere il 66,67% dei seggi in entrambe le camere o giù di lì. Al limite, una mancanza di una manciata di parlamentari nello scenario più sfavorevole. In poche parole, la critica a me sembra più al 138 e quindi a qualsiasi modifica sostanziale ammessa a Costituzione vigente, piuttosto che al metodo del caso specifico.

    Sul merito, suggerirei un approccio comparativo.

    Il Senato francese, eletto indirettamente dagli enti locali, ha la stessa voce nel processo di revisione costituzionale dell'Assemblea nazionale (eletta dal popolo). E', inoltre, il presidente del Senato (a sua volta scelto dal Senato, ovviamente) che nomina, per la quota che gli compete, rappresentanti nel Consiglio costituzionale (che sovrintende alla regolarità delle elezioni e che ha voce in capitolo nell'approvazione delle leggi organiche - istituto che in Italia non esiste) nonché nel CSM e nell'equivalente francese del Tribunale dei ministri.

    Se poi non ci piace guardare alla Francia, troppo presidenzialista, allora andiamo alla Germania. C'è bisogno dei due terzi del Bundesrat per modificare la Costituzione; il Bundesrat inoltre interviene in certe materie legislative e nomina metà Corte Costituzionale Federale.

    E' come minimo impreciso sostenere che il ddl "non ha niente a che vedere con la Camera delle Autonomie, di cui abbiamo analogo in altri paesi".

    Sul perché il ddl debba incappare nella censura della Consulta sono confuso: una volta approvato sarebbe parte della Costituzione e perciò stesso - tautologia - conforme alla Costituzione. Ammesso e non concesso che incongruità rappresentativa ci sia (non lo concedo perché questo è un Senato DELLE AUTONOMIE, non risponde alla logica della rappresentanza popolare diretta), una volta che questa fosse costituzionalizzata, come potrebbe essere toccata dalla Consulta?

    Non è che io difenda il ddl così com'è, ma se la tesi per cui "Non ogni revisione costituzionale è un tentativo di golpe, figuriamoci, ma questa, senza dubbio, sì" è basata sugli argomenti degli ultimi due post, beh, io, negli ultimi due post, vedo buchi da tutte le parti.

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    1. Le mie "preferenze personali", in questo caso, mi pare rispecchino più fedelmente l'intento dei padri costituenti di quanto non lo sia l'arrabbattarsi a dar per assodato che le forze politiche in favore di questa riforma "mostruosa, ribadisco", davvero abbiano i numeri: "alle ultime elezioni hanno preso più o meno il 60% (un po' meno alla Camera, un po' di più al Senato) dei voti validi - una cifra sufficiente con quasi qualsiasi legge elettorale, e forse (ma non è detto) anche con un proporzionale puro, ad ottenere il 66,67% dei seggi in entrambe le camere o giù di lì". Ecco, "giù di lì", "un po' di più", "un po' di meno", siamo a questo.
      In quale punto della sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, poi, ci sarebbe scritto che questo Parlamento è legittimo? Mi pare che sul punto ci siano state solo opinabili inferenze.
      Sull'approccio comparativo, vedo un'ennesima forzatura di analogie che, al variare del contesto, non reggono: non siamo in Francia, non siamo in Germania, la struttura dello Stato è diversa e un Senato come lo vuole Renzi, per quanto possa somigliare ad altre Camere delle Autonomie, non svolgerebbe ruolo comparabile nell'assetto generale.
      In quanto alla possibile censura della Consulta, rimando ai suoi poteri di verifica sulle leggi di revisione costituzionale.
      Per finire, lei afferma: "non è che io difenda il ddl così com'è". In realtà, a lei basta che passi per farselo piacere.

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    2. [Uso due commenti perché ho raggiunto il limite di caratteri per commento]

      Non è che siamo al giù di lì: si prenda il Mattarellum, si prenda una delle leggi elettorali in vigore in grandi paesi europei, e si ottengono più dei due terzi dei seggi con quel dato elettorale. Questo è un dato di fatto. Il "giù di lì" si otterrebbe nell'unico (ripeto: unico) caso del proporzionale puro (e non è neanche detto).

      Sulle opinabili inferenze (mi soffermerei sulla "capacità di deliberare"):
      "È evidente, infine, che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte qua la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale [...].
      Essa, pertanto, non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in conseguenza di quanto stabilito durante il vigore delle norme annullate, compresi gli esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto [...].
      Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti.
      Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali.
      Rileva nella specie il principio fondamentale della continuità dello Stato, che non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento. È pertanto fuori di ogni ragionevole dubbio – è appena il caso di ribadirlo – che nessuna incidenza è in grado di spiegare la presente decisione neppure con riferimento agli atti che le Camere adotteranno prima di nuove consultazioni elettorali: le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare."

      [CONTINUA]

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    3. Sull'analogia, io mi limiterei a notare che la sua critica è scivolata dalla mancanza di legittimità popolare a considerazioni riguardanti l'assetto generale. Chiaramente ogni sistema istituzionale fa storia a sè, ma sostenere che il nuovo Senato "non ha niente a che vedere con la Camera delle Autonomie, di cui abbiamo analogo in altri paesi" non è pacifico e anzi tenderei a dire che non è basato su considerazioni di fatto. Vogliamo aggiungere il caso della Spagna, dove il 20% dei senatori è eletto indirettamente? Tralascio i casi di camera alta nominata dall'alto come nel Regno Unito o in Canada - qui, sì, le differenze si fanno ancora più grandi. Il punto è che nel quadro generale delle democrazie rappresentative occidentali, è piuttosto l'esistenza di due camere totalmente elettive l'eccezione, e non la regola.

      Giusta la sua obiezione sulla Consulta, touché, ma continuo a esprimere dubbi sull'eventuale rischio, poiché si tratta di un'assemblea la cui ratio non sarebbe ispirata alla rappresentanza popolare, sin dal nome (e poi, scusi, se lei mi dice che è un golpe, che golpe è se la Corte può stravolgere tutto l'impianto? Un golpettino deboluccio, mi sembra).

      A me sembra che lei faccia delle ipotesi assolutamente al limite - la rappresentanza delle camere non è puramente proporzionale (ma perché dovrebbe?), l'attuale Parlamento non è titolato a legiferare in tal senso per via del Porcellum (eppure la Consulta ha precisato che, invece, è in piena capacità di deliberare), il sistema italiano non è totalmente identico a quello di altri paesi (lapalissiano nonché irrilevante, laddove, invece, si tratta di vedere analogie o strutture di massima, cosa che rende eccezionale, piuttosto, QUESTO sistema parlamentare), la Consulta potrebbe magari, forse, chissà, avere da ridire (tutto da vedere) - e poi ci costruisca un castello sopra.

      Se, infine, siamo al processo alle intenzioni, a me viene da dire che a lei il ddl non piaccia semplicemente perché le sta sul cazzo chi lo propone, null'altro.

      (Uso il maiuscolo quando vorrei usare il corsivo o sottolineare, e vabbò).

      [FINE]

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    4. Mi auguro che lei non voglia ritenermi petulante se le faccio presente che una cosa è ammettere, in forza di causa maggiore, la legittimità degli atti legislativi licenziati da un Parlamento eletto con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale (non altro afferma il passo che lei ha voluto gentilmente riportare), e un'altra è ammettere che quel Parlamento sia legittimo in quanto tale. Mi limito a farle presente che un Parlamento eletto col Porcellum dovrebbe limitarsi a varare una legge elettorale decente, e poi andare a casa, altro che mutare impianto e assetto della Costituzione. Non le dà i brividi pensare al fatto che a metterci mano, e solo per assentire o meno a un ddl governativo, siano dei nominati dalle segreterie di partiti che hanno perso rispettivamente 3,5 e 6 milioni di voti tra il 2008 e il 2013? Dov'è la legittimità politica per una revisione costituzionale, che peraltro mira a dare governabilità ad un esecutivo, che non riesce ad ottenerla dalla fiducia del Paese, coi modi spicci di chi fa scempio delle garanzie considerandole meri impicci?
      In quanto alla riproposizione dell'analogia tra altre Camere delle Autonomie e il Senato come vorrebbe riformarlo Renzi, dal modo in cui la ripropone temo io non sia in grado di farle intendere la bestialità di trarre un modulo da un contesto per trasferirlo in un altro affatto diverso, per giunta adattandolo a forza. Mi limito tuttavia a farle presente che una repubblica parlamentare è cosa diversa da un sistema presidenziale, semipresidenziale, ecc. Più in generale, direi che una cosa è toccare i tramezzi e un'altra è buttar giù i pilastri perché ritenutio d'ingombro.
      Sui reali poteri di sorveglianza della Consulta sulle revisioni costituzionali incasso il suo "touché".
      Per finire, mi permetterei di correggere la sua impressione: a me il ddl non piace perché mi sta sul cazzo chi lo propone, ma per quello che rappresenta, di fatto e in potenza. Che poi mostri la reale faccia di chi lo propone, rafforza un giudizio più volte argomentato. In sostanza, non è un pregiudizio che si trascina, ma un'analisi che trova inquietante conferma: Renzi è molto peggio di Berlusconi, mi auguro solo che per andare a sbattere il muso ci metta molto meno tempo. E la fretta con cui corre lascia ben sperare.

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    5. Credo che delle sue obiezioni, la considerazione che l'attuale Parlamento non sia titolato a svolgere funzioni costituenti sia al tempo stesso la più forte e la più debole. Mi spiego: l'idea che un Parlamento eletto con una legge successivamente dichiarata incostituzionale metta mano alla forma di esercizio della potestà legislativa, costituisce sicuramente un'anomalia, e in questo la sua posizione è supportata anche da altri costituzionalisti (oltre a Zagrebelsky, Rodotà et al., ho letto un commento del Prof. Pace sostanzialmente sulle stesse posizioni). Eppure, mi sembra che questa posizione sia debole laddove immagina una riforma approvata "a maggioranza semplice": in tal caso, sarebbe ben possibile un referendum confermativo in cui il popolo sovrano potrà sanzionare la riforma nella maniera ritenuta più opportuna, così potendo sanare il vulnus iniziale.

      Riguardo alle successive riserve, l'idea che l'elezione indiretta non possa essere costitutiva di potere legislativo è ovviamente da verificare, per quanto possa essere in principio legittima. Sinceramente trovo infondato affermare che i presidenti di regione non sono eletti per votare il Presidente della Repubblica: lo fanno, per consolidata prassi costituzionale, già da alcuni decenni.

      Più in generale, mi sembra che da parte sua - come di molti altri commentatori - ci sia l'espressione del principio secondo cui le cariche attribuite tramite elezione indiretta siano sostanzialmente illegittime, nel nostro ordinamento costituzionale. In questo, francamente, non la seguo. E non riesco nemmeno a capire quali siano le basi teoriche che motivano tale posizione.

      L.

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    6. La base teorica, se così vogliamo chiamarla, è quella posta dall'assunto che la rappresentanza non è una delega dilatabile o comprimibile al gusto del rappresentante.

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    7. Ho capito. Quindi, se interpreto correttamente il suo pensiero, qualsiasi riforma di carattere costituzionale riguardante modi e forme della rappresentanza che non fosse approvata neanche con le modalità dell'art. 138, ma come suggeriva prima, con un'Assemblea Costituente, sarebbe da considerarsi come una forzatura.

      Pare anche a me un ragionamento estremo: e in questi casi, mi perdoni, il riferimento ad esperienze similari esistenti in altri contesti universalmente ritenuti democratici non significa automaticamente considerarli applicabili o i migliori per il nostro paese, ma piuttosto leciti e legittimi per una democrazia.

      Seguo la politica da circa 20 anni,e ho visto utilizzare il termine "golpe" più o meno a tutto l'arco politico, a supporto delle proprie tesi e a discredito di quelle altrui. Mi permetterà dunque una lieve orticaria, ad ogni sua riproposizione.

      Grazie e saluti, L.

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  6. Gentile Malvino so che vado fuori tema, ma vorrei segnalarle questo sito i cui contenuti mi hanno lasciato piuttosto perplesso http://rispostecristiane.blogspot.it/2014/04/dolore-gioia-e-godimento-dal-sacrificio.html
    Mi piacerebbe un suo commento.

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  7. Premessa: senza alcuna ironia del caso.
    Scindiamo il ragionamento. Forma e sostanza.
    Sulla forma concordiamo. Riforme della Costituzione andrebbero fatte o con un'assemblea apposita (con esplicito mandato) o quanto meno con una commissione bicamerale. Ed è questa la parte che maggiormente mi fa storcere il naso. Quando poi il 39enne minaccia pure di andare via portandosi il pallone se non si gioca come dice lui.
    Detto questo.
    Poi c'è la sostanza. La riforma risponde ad una domanda di efficienza dell'iter legislativo. Domanda, credo, condivisibile. Quando poi in altre democrazie europee il monocameralismo è prassi quotidiana.
    Ma se cominciamo il gioco delle dietrologie, delle nongaranzie e dello spettro autoritario, allora io potrei superarla proponendo di sottomettere tutte le leggi a referendum popolare. Perché no?
    Non esiste legge elettorale perfetta, non esiste forma di governo perfetta. Non esiste costituzione che ci possa mettere al riparo da rischi autoritari.
    Esiste il tempo e la ragione.
    "El sueño de la razón produce monstruos"
    Saluti.

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  8. Vallo a spiegare a Immanuel Kant.

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    1. Immanuel Kant lo sa di suo, gentile Aristotele.

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    2. Dottore, se posso, io stavolta credo che sia meglio succeda quello che lei ritiene mostruoso.
      Io non la seguo su forma e sostanza, Kant e Aristotele: la leggo su questi argomenti senza penetrare il significato di quello che scrive – e mi rendo conto dei miei limiti. Tenendoli presenti: lei ha acutamente scritto che affidarsi a un decisionista in quanto decisionista è un evidente sintomo di disperazione. Sì, i ragazzi senza lavoro piazzati a vita dai genitori sono disperati. I disoccupati con tutele sociali pari a zero sono disperati. Quindi è comprensibile che scelgano di affidarsi a qualcuno che propone una via d’uscita poco elegante per aumentare l’efficacia dell’azione politica (è da dimostrare che sia così, ma è plausibile).
      Lei mi dirà che è tutto da dimostrare che le decisioni migliori si prendano nella disperazione. Ma si può contestare loro, in nome della democrazia, una certa impazienza e la voglia di modi spicci? Certo: se non fossero disperati – se vivessimo in Danimarca - potrebbero convenire con lei che sulle riforme costituzionali sia meglio affidarsi ad anziani signori che qualche libro l’hanno letto ( il self-portrait di Rodotà ) piuttosto che alle slides della valletta di Renzie. Ma si può contestare - ripeto, in nome della difesa della democrazia - la loro scelta (per ora indiretta: il consenso di cui gode Renzi) di accettare un ridimensionamento del ruolo del Senato?
      (termino passando la parola alla mia pancia: Renzi è un catalizzatore di persone che non ne possono più del nulla di questi anni. Le stesse persone sentono che questo è un momento di discontinuità: e sperano che si cambi il più possibile. Il momento finirà, e gli anziani signori torneranno con i loro libri)

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    3. Ok, si dia il catalizzatore ai disperati.

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    4. in questi ultimi mesi trovo in castaldi un dato simpatico: il mix di snobismo degli intellettuali (sono degli ignoranti, diamo il catalizzatore ai disperati ) e la fascination per il populismo che spazzera' via l'immondizia renziana.
      Ma si sa, il blog malvino nel panorama bloggarolo è unico, e nel suo owner si profila qualcosa di forse inedito: l'intellettuale populista

      con rispettuosa deferenza
      conte Max Ermafrogico de Lanternis in Marramiao

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    5. Dovrei risponderle. Non le rispondo.

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  9. Più che altro, gentil Malvino, a me preoccupa la legge elettorale. Non trova che quel premio di maggioranza sia troppo corposo?

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    1. Lei si è perso il post in cui mi dichiaravo in favore del proporzionale puro.

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  10. Mi sia consentito intervenire in questa dotta discussione che mi vede vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro per chiedere a Gianluca Pinelli che genere di efficienza fa acquistare un parlamento quasi monocamerale.
    Non certo in termini di leggi prodotte visto che l'Italia, da quel punto di vista, non sfigura ma ha, al contrario, un problema di semplificazione normativa.
    Se invece per efficienza si intende l'agevolare l'azione di Governo, allora sicuramente il quasi monocameralismo di Renzi/Boschi ottiene lo scopo. Scopo che sarebbe tutto sommato condivisibile se non fosse accompagnato dalla presenza di un premio di maggioranza e dalle liste bloccate che, ripropononendo il peggio del porcellum, rendono indigeribile la proposta.
    In sintesi, tralasciando la forma, e atteso che non esiste legge elettorale perfetta, il compromesso a cui tendere non dovrebbe essere la legge elettorale e la forma di governo che ti consentono il massimo della rappresentatività senza arrivare all'ingovernabilità?

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  11. I Paesi dell'Europa occidentale che appartengono all'Unione europea sono 15 (oltre l'Italia) - In 7 la seconda camera non esiste. Negli altri 8 paesi solo in Spagna la seconda camera è in gran parte elettiva. Eppure l'idea di un Senato non eletto direttamente dai cittadini suscita scandalo. Si arriva a parlare di svolta autoritaria

    ps non sono tutti presidenziali o semipresidenzili i paesi europei con senato non elettivo caro castaldi! e la recente sentenza della consulta non delegittima la camera ad apportare modifiche legislative costituzionali, chechhe' ne dica o inferisca lei.

    e vabbe... Noi che apprezziamo questo progetto di modifica del senato siamo ingnoranti e avventursiti , ma voi, tra cui lei caro castaldi, a me sembra diventato molto sensibile all' esagerazione retorica, all'invocazione a vanvera di golpe, insomma a quell' armamentario demagogico pentastellato etc.

    Insomma è pronto per votare quei sansepolcristi (definizione sua) dei 5s; sto elaborando un lutto nei suoi confronti caro Malvino, volevo bene al suo blog, al suo acume, alla sua dissacrazione in punta di ragione (come razionalita' intendo); ora ho superato la negazione (si lei è un proporzionalista puro pronto a votare 5s) ma sono dentro completamente la fase della rabbia; se la avessi di fronte non è escluso che lei urlerei in faccia il mio disappunto per i suoi ultimi post; non vedo l' ora di arrivare alla fase dell' accettazione.

    Come dicono a Roma, un Malvino che sta incamerando le posizioni del 5s nun s e po' vede!

    alessandro riccio

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    1. Devo constatare con profondo rammarico che proprio non riesco a spiegarmi, e tuttavia riprovo, almeno sui punti sollevati da questo suo commento, caro Alessandro.
      In primo luogo, quando rigetto l'analogia tra il Senato delle Autonomie come lo vorrebbe Renzi e le seconde Camere non elettive previste dagli ordinamenti costituzionali di altri paesi, io non mi rifiuto di prendere atto delle similitudini di composizione e di funzione, ma di dar loro, complessivamente, un valore di equipollenza tra contesti anche marcatamente diversi. E questo per tacere del fatto che le similitudini sono prese una dall'analogo francese, una dall'analogo tedesco, e così via: se andiamo a considerare il minimo comune multiplo e il massimo comun divisore, le affinità sono solo apparenti.
      Non è vero, poi, che io consideri ignoranti e avventuristi quanti possano apprezzare questo ddl di revisione costituzionale. Un po' mi stupisco, questo è vero, che non si pongano il problema che l'iniziativa a metter mano alla Costituzione qui non sia del Parlamento ma del Governo, e un po' resto sgomento, sono disposto a concedere anche questo, su come sia riuscita a passare l'idea che una revisione costituzionale del genere sia indispensabile, e in tempi brevi, a fronte delle delle urgenze nazionali che io vedo tutte altrove. Quando questo accade, c'è sempre un progetto che non si dichiara, e qui a me pare evidente: si tenta di ottenere governalibilità a prezzo della rappresentatività: se non è ancora un progetto eversivo, vi tende, foss'anche puntando tutto sulla (per)suasione.
      Basta pensare questo, per essere considerato un grillino? Cioè, rovescio la domanda: per non essere considerato un grillino, dovrei apprezzare il ddl di Renzi o almeno far finta di niente? Non so quanto sollievo possa trarne - e poi attraverso quale oscuro tragitto sentimentale - ma sappia che non mi appresto a votare il M5S, né che ho cambiato idea su cosa sia. In quanto al disappunto che le provocano i miei ultimi post, voglio confessarle quanto vale anche per quelli che ha apprezzato: da quando la mia scrittura è pubblica non mi sono mai posto il problema di piacere a chicchessia, e nemmeno che a questo si possa credere o no.

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  12. risposta articolata di cui la ringrazio, ma la prego non mi crocifigga :-) : a me renzi piace e proprio per il merito delle sue proposte; invece la sua mimica facciale, le sue slides del caxxo e la sua arroganza mi stanno in uggia e non poco, il renzi persona a pelle non mi garba; della velocita con cui fa o fara le cose nun me ne po' frega di meno; ma il renzi politico PER ORA, a mio umile avviso, non ne sta sbagliando una dal bye bye a Letta alle proposte in tema di lavoro ed economia

    nulla di oscuro Malvi': la sua intelligenza affascina anche quando non la si condivide, ma lei stesso in un post col water in "copertina" ipotizzava un voto al m5s, orbene, metaforicamente , figuratamente la sua intelligenza mi sarebbe morta e ne avrei dovuto elaborare un "lutto"
    se non è cosi' me ne rallegro

    alessandro riccio



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  13. " un po' resto sgomento, sono disposto a concedere anche questo, su come sia riuscita a passare l'idea che una revisione costituzionale del genere sia indispensabile, e in tempi brevi, a fronte delle delle urgenze nazionali che io vedo tutte altrove. Quando questo accade, c'è sempre un progetto che non si dichiara, e qui a me pare evidente: si tenta di ottenere governalibilità a prezzo della rappresentatività: se non è ancora un progetto eversivo, vi tende, foss'anche puntando tutto sulla (per)suasione.".

    Sottoscrivo. E mi permetto di aggiungere che quel che più allarma è il combinato disposto tra questa riforma del Senato e la legge Italicum: le due cose messe insieme configurano "già" un progetto eversivo.
    Il ducetto è pericoloso. Anzi: è molto pericoloso.

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  14. Non avete voluto la devolution?
    Avrete di peggio. Ve lo meritate.

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