martedì 29 luglio 2014

Chi sono io per giudicare?

Risparmierò al mio lettore la lunga lista dei versetti che attestano quanto segue: Gesù fa presente ad apostoli e discepoli che saranno diffamati, perseguitati e uccisi per la loro fede, e che di questo dovranno andar fieri e lieti. Eviterò pure di sollevare la questione sulle ragioni del perché lo faccia presente, così potremo fare a meno di intavolare le solite estenuanti e inconcludenti discussioni sul fatto che sia realmente esistito, abbia realmente detto ciò che riportano i vangeli, ecc. Diciamo che oggi non mi sento in vena polemica e voglio prendere per oro colato quello che sostengono i suoi seguaci. A farlo, tuttavia, ricavo un gran fastidio da tutto questo strepitare per i cristiani che vengono ammazzati in India, in Pakistan, in Siria, in Nigeria, ecc. Passi per chi non è cristiano e protesta per ragioni umanitarie, anche se, così facendo, rivela scarsa sensibilità verso chi antepone l’inestimabile valore della vita eterna a quello comparativamente miserabile della vita terrena. Quello che irrita, invece, è il lamento dei cristiani cui giungono le notizie del massacro di cui sono fatti oggetto i loro fratelli: danno corpo al messaggio evangelico, e in cambio ottengono il bene più prezioso che sia dato conquistare agli uomini, perché far tutto questo casino? Perché sporcare la purezza del mandato che Gesù ha consegnato a chi lo ama con l’arida infografica di una geopolitica che sa di Risiko? Il peggio, tuttavia, sta nell’accusa di indifferenza. Chi dice che sia indifferenza? Io, per esempio, non sono affatto indifferente alle stragi di cristiani che si consumano qua e là. Devo dire, anzi, che d’istinto sarei portato a dolermene. Sempre d’istinto sarei portato ad indignarmi, a far qualcosa, foss’anche il poco che in mio potere, perché la carneficina cessi, chessò, firmare appelli, partecipare a veglie reggendo una candela accesa, ecc. Niente di peggio che lasciarsi andare all’istinto, è proprio il cristianesimo ad avercelo insegnato. Dolermi per i cristiani che lì sono bruciati vivi e poco più in là crocifissi, in fondo, è un riflesso profondamente egoista. È che io non credo nella vita eterna, tanto meno nel fatto che la si conquisti facendosi ammazzare da chi ha una fede concorrente. Do un valore alla vita terrena che nessun buon cristiano sarebbe disposto a concedere abbia, e pretendere che il suo metro si adegui al mio sarebbe, questa sì, la più scellerata delle violenze per potrei infliggergli. La fede in un dio, poi. Io ne sono totalmente privo, sicché non posso sindacare chi ce l’ha e la ritiene il bene più prezioso, al punto da credere di valorizzarla a dovere versando il suo sangue. E chi sono io per giudicare?  

5 commenti:

  1. a proposito di crocifissioni:

    http://www.sirialibano.com/short-news/quando-morire-i-cristiani.html

    http://wewritewhatwelike.com/2014/05/09/crucifixion-of-christians-debunking-the-new-fake-news-item/

    RispondiElimina
  2. io sono dispiaciuto per i cristiani ammazzati qua e là come pure per i musulmani, nonostante alcuni di loro vadano in paradiso o a trombare un mucchio di vergini
    non suggerirei di bombardare e mitragliare cortei di pellegrini (sunniti o devoti di padre pio o quel cazzo che gli pare) per aiutarli ad arrivare prima al loro relativo paradiso...
    però quelli che mi dicono tu non credi in niente quindi tu credi in qualcosa senza saperlo, ecco, io li ammazzerei. sì, vorrei spedirli proprio in paradiso
    poi rimane il discorso dei ragazzini... a parte alcuni non puoi ammazzarli per la religione: da una certa età in poi, poveretti, aspettano solo che qualcuno/a trombi con loro, pieni di acne e sensi di colpa e tie', lì ti bombardano, lì ti stuprano e ti mettono un fucile in mano, lì ti danno fuoco...
    non è bello, ecco

    RispondiElimina
  3. Il post è esauriente con il giusto epilogo di sospensione del giudizio. La cugina d'oltralpe ci poteva risparmiare con i link le immagini a dir poco incresciose che nulla di più aggiungono al tema già ampiamente soddisfatto, rimane lo sterile contrappunto anticlericale.

    LB

    RispondiElimina
  4. Quanto è agnostico in questo post, Dottore.

    RispondiElimina
  5. C'è evidente scollatura tra quella che è la tradizione dei Vangeli e della Chiesa e quello che, oggi, la maggior parte dei cattolici sentono e vivono in associazione ad essi. Sin dall'infanzia non ho mai riconciliato del tutto la disperazione totale e inconsolabile durante i funerali col messaggio predicato a sostenuto. In età adulta ho finito per darmi questa spiegazione (che potrei forse anche aver letto o ascoltato da qualche parte, in tal caso la avrei accolta): che molti credenti sono tali perché terrorizzati dall'idea della morte e per nessun altro motivo di rilievo. Questo terrore non viene sempre del tutto sanato dalla certezza di fede, e così si finisce per osservare il paradosso che in media i credenti temano di più la morte dei non credenti, nonostante in teoria debba essere il contrario, visto che per i primi inizia qualcosa di persino più interessante mentre per i secondi vi è verosimilmente il nulla. Lo considero uno dei sintomi più chiari di un ateismo latente nel credente.

    In altre parole, è un fenomeno di correlazione: un numero cospicuo tra gli ossessionati in qualche misura dalla morte si rifugia nella fede che promette salvezza nel tentativo di esorcizzare questa paura, mentre un numero cospicuo dei meno terrorizzati non ne abbraccia una o, se lo fa, vi rinuncia in un secondo momento (per razionalità) oppure ne sceglie una contemplativa. Nonostante alcuni tra i primi trovino consolazione nella fede, questa compensazione dello sbilanciamento di partenza è solo parziale e non è sufficiente perché esso si annulli, e quindi un credente è più probabile che abbia paura della morte di un non credente.

    Resta un nodo non banale se si guarda ad altre fedi, laddove in alcuni casi effettivamente la morte appare accolta facendo meno drammi. Che si tratti di fede più salda perché maggiormente primordiale, pur se in origine sospinta dalle stesse paure? Oppure è il desiderio di giustizia ad esserne il perno? O una condizione di vita terrena meno soddisfacente? Senza inoltrarmi in discorsi difficili e complicati, dico solo che mi viene in mente che ben pochi dei cattolici, o dei cristiani del mondo occidentale, siano o sarebbero oggi più di tanto disposti a morire per essa. Forse per questo, meno anche comprendono quel sacrificio.
    Che si siano dimenticati del vangelo, beh, questa non mi pare una notizia particolarmente sensazionale.

    RispondiElimina