sabato 8 novembre 2014

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La descrizione che ne dà il giornale dei vescovi (Avvenire, 6.11.2014 – pag. 17) fa della Casa di Cura «Santa Famiglia» il miglior esempio di quanto la dottrina cattolica consente come soluzione all’infertilità: (1) «studiare il momento della fertilità della donna per poterla aiutare, in assenza di farmaci e senza diagnostiche invasive, a gestire al meglio la propria vita sessuale»; (2) «individuare quelle persone per le quali, con un criterio non invasivo, ci sia una reale possibilità di gravidanza»; (3) «insegnare metodi naturali per aumentare le possibilità di concepimento» (tutto in virgolettato perché si tratta di quanto illustra il responsabile di questo «centro per il concepimento naturale»).
Eviteremo, qui, di contestare il principio etico che informa questa strategia di attacco all’infertilità, peraltro ampiamente noto (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2373-2379). Ci limiteremo solo a chiederci a cosa serva una Casa di Cura se non può andare oltre a quanto, come sopra esposto, è consentito dalla dottrina cattolica: (1) per studiare i giorni fertili di un ciclo, non basta un test per l’ovulazione, di quelli che a pochi euro si possono reperire in ogni farmacia? (2) e non è con questo solo studio che, dovendo rinunciare a metodiche non invasive, si possono individuare i casi in cui ci sia una reale possibilità di gravidanza? (3) in quanto ai metodi naturali per aumentare le possibilità di concepimento, poi, non bastano banali conoscenze empiriche?
Può darsi che queste perplessità ci assalgano perché ci sfugge qualcosa. Per esempio, cosa sarà mai la «chirurgia medica non invasiva» che viene contemplata tra le prestazioni offerte alle coppie infertili? Può darsi che il giornalista abbia riportato in modo infedele le parole di chi ha intervistato, di fatto in ginecologia ogni momento chirurgico è invasivo. Peraltro, nel corpo dell’intervista, si fa cenno ad «approcci naturali di ridotta invasività», senza specificare quali siano: sarà mica che per «non invasività» si voglia intendere «ridotta invasività»? Ed è possibile, in tal caso, che così seri professionisti e così seri cattolici siano così trasandati nell’uso di termini attinenti ad argomenti così delicati? Ci rifiutiamo di crederlo. Per nostri limiti, ovviamente, dev’esserci qualcosa che ci sfugge. Conviene cercare lumi nelle parole di monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, dunque responsabile delle 117.467 strutture sanitarie cattoliche attive in tutto il mondo, compresa la Casa di Cura «Santa Famiglia».
Sua Eccellenza ha detto: «La Chiesa si fa vicina a questi nostri fratelli che soffrono, incoraggiando fortemente la ricerca scientifica, volta al superamento naturale della sterilità. Ecco perché questi centri sono molto importanti». Ricerca scientifica volta al superamento naturale, ecco, ora tutto è chiaro. 

4 commenti:

  1. Quello che si favoleggia sia successo alla madre di Gesu' era naturale? Non era fecondazione assistita, per di piu' eterologa? C'e' qualcosa di osceno nella pruderie di questi preti.

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    1. e non parliamo della Sacra Famiglia di Fatto. Piuttosto, una cosa che non ho mai capito. Dopo aver partorito Gesù da vergine, ha potuto darla a Giuseppe o quel poveretto è morto cornuto e mazziato?

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  2. Il supernaturale quindi.

    6iorgio

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  3. Letto il combinato disposto dei punti 2 e 3, considererei l'ipotesi che la metodica invasiva, dalla quale si rifugge ma che viene pudicamente richiamata, consista nel fare ricorso a stalloni.

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