martedì 7 aprile 2015

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Nel caso si dimostrasse che la pallottola ha trapassato il corpo della vittima dal basso verso l’alto, con ciò avvalorando quanto afferma chi l’ha esplosa, e cioè che abbia sparato perché lo stavano pestando, e tra chi lo pestava, chino su di lui, a una distanza di mezzo metro dalla canna della pistola, c’era pure chi poi è stato raggiunto dal colpo rivelatosi mortale, andrebbe corretta la lettura che in queste ore si fa dello striscione apparso sulle curve dello stadio Olimpico, lo scorso sabato, perché Ciro Esposito non sarebbe affatto quel pezzo di pane che, pur comprensibilmente, sua madre si ostina a ritenere sia morto per puro caso, essendosi accidentalmente trovato sulla traiettoria della pallottola esplosa da un folle assassino che il 3 maggio dell’anno scorso era uscito di casa per ammazzare qualcuno, non importava chi, e dunque avrebbe un senso che il manipolo di energumeni con svariati precedenti penali coi quali abitualmente si accompagnava oggi lo rivendichino come un caduto per una comune causa, considerando offesa alla sua memoria il dipingerlo come estraneo alla guerriglia scatenatasi quel giorno, con ciò negandogli l’onore – perché proprio di questione di onore pare si tratti – che si dovrebbe ad uno che, partito per darle, le abbia avute. Certo, accusare la madre di «lucrare» sulla morte del figlio è atrocemente assurdo, ma si sa che le bestie non sanno calibrare bene le proprie reazioni: fosse vera l’ipotesi con la quale ho aperto il post, e così pare che i rilievi autoptici e balistici inducano a credere, si potrebbe capire – giustificare, no – il perché di una così feroce aggressione verbale alla madre del giovane, e allo stesso modo si potrebbe comprendere anche la reazione straordinariamente mite che questa ha opposto a quello che è il peggiore insulto ad una donna che abbia perso un figlio. Vedremo, di certo al momento sembra solo che Ciro Esposito fosse organico a un gruppo di tifosi che allo stadio, in casa e in trasferta, si recava armato di bastoni e di coltelli: lungi dall’insinuare che se la sia cercata, ma, per come le istituzioni hanno consentito che gli stadi di calcio diventassero enclavi in cui la legge trova troppe deroghe, è abbastanza per ritenere che abbia accettato, più o meno coscientemente, il rischio al quale andasse incontro. Poi, sì, chi è morto merita sempre pietà, ma tutto sta nel sapere quanto questa pesi nell’impedire di fare chiarezza. 

3 commenti:

  1. "di certo al momento sembra solo che Ciro Esposito fosse organico a un gruppo di tifosi che allo stadio, in casa e in trasferta, si recava armato di bastoni e di coltelli"
    "lungi dall’insinuare che se la sia cercata"

    mi pare un evidente non sequitur. Se vai in giro armato di di bastone e coltello e non sei un cacciatore del neolitico forse stai cercando rogne.

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    1. Simo', consentirai che uno sulle proprie opinioni spalmi un poco di ironia?

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    2. Mi scusi non avevo colto la sottiliezza.

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