sabato 16 maggio 2015

«Somiglia tremendamente»

«Tu facevi la terza liceo, io ero ai primi anni di insegnamento... Tutto per te era occasione di disturbo, ti piaceva creare confusione, paralizzare l’attività didattica... Non hai mai studiato, per tutto l’anno... Caro Giuliano, eri così...» (Maurizio Lichter – il manifesto, 29.1.2008). Non cè da stupirsi che si sia persa pure la lezione sul modello astronomico cui Dante Alighieri si ispirò per costruire il suo Paradiso, cinquantanni dopo avrebbe potuto soccorrerlo il pur vago ricordo che era quello tolemaico: astri incastonati in sfere di cristallo, una dentro l’altra, un universo fatto a cipolla. Niente, nel tappare le falle lasciate aperte da una gioventù sprecata a far casino – dopo il Principe e lOrlando furioso ci tiene a far sapere che ora sta studiando la Divina Commedia, poi probabilmente sarà la volta dei Promessi sposi – è inevitabile ci finisca dentro roba che non centra un cazzo. Ecco, allora, che a un Ferrara visibilmente eccitato da un picco degli zuccheri sembra che le terzine dantesche possano tornare a fagiolo da didascalia alle foto di galassie e nebulose che il telescopio Hubble ha scattato nelle abissali lontananze dello spazio: dalla Nasa, insomma, la prova che l’universo «somiglia tremendamente» a come ce lo si immaginava nel Trecento. Argomentasse, almeno. Macché, nientaltro che una mistica daccatto: «Nelle foto di frate Hubble vedete i pilastri della Creazione che sono lallegoria dellAquila in non ricordo più quale cielo ma comunque molto in alto, una figura esoterica della gerarchia angelica e di tanto altro, vedete i diademi della Madonna incoronata, il manto di Cristo che la raccoglie e se la porta nellEmpireo, vedete tutto quello che non avete mai voluto o potuto vedere, tutti gli ubi in cui consiste la divinità e il luogo da essa attribuita da sempre e per sempre a tutto e a tutti; cose non viste né pensate per mancanza di devozione, alla poesia medievale-moderna però, non alla religione idoleggiata dal secolarismo come Arcinemica della ragione» (Il Foglio, 16.5.2015). A non vedercela, tutta sta roba? Che domande, significa che si è insensibili. A Dio, ad Hubble e a Dante

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