sabato 30 gennaio 2016

Si mandi in pagina

«Quale esiste nelle nostre società, la famiglia coniugale non è lespressione di un bisogno universale, né è inscritta nelle radici della natura umana: è una soluzione intermedia, uno dei possibili stati dequilibrio tra formule che ad essa si oppongono, e che altre società hanno effettivamente accettato».
Chi sarà mai sta bestia che osa mettere in discussione la trascendenza della famiglia tradizionale? È presto detto: si tratta di Claude Lévi-Strauss.
Se stamane avete letto Il Foglio, sono certo che vi chiederete se per caso non si tratti di un omonimo del Lévi-Strauss cui Antonio Gurrado ha attribuito la «formidabile arringa in favore della “famiglia naturale”» che ha pensato di poter cavare da La famiglia (ne Lo guardo la lontano, il Saggiatore 2010). No, si tratta dello stesso Lévi-Strauss. Un po manipolato, diciamo, ma questo non dovrebbe far troppo scandalo, in fondo stiamo parlando di un articolo pubblicato su Il Foglio, per giunta a firma di chi qualche tempo fa provò a rifilarci un «Voltaire cattolico» (Lindau, 2013), e poco mancava che «écrasez l’infâme» diventasse il motto da apporre sotto la statua della Vergine che col piede schiaccia il Serpente, tutto a partire da un «grazie a Dio, sono buon cattolico» palesemente ironico (Proscritto al Trattato sulla tolleranza).
Stavolta? Una robina senza troppe pretese: Gurrado dà valore di domanda retorica a una domanda che non l’ha per niente. «Se l’universalità della famiglia non è effetto di una legge naturale, come si spiega che la si trova dappertutto?»: isolandola da ciò che viene prima e ciò che viene dopo, nel testo, torna buona ad attribuire a Lévi-Strauss esattamente il contrario di quanto afferma; e comunque, come vedremo, per «famiglia» non si intende affatto «famiglia tradizionale» (intesa come relativa alla tradizione delloccidente cristiano).
Già lassunto di partenza tende a scoraggiare ogni tentazione a postulare un modello ideale cui la natura tenderebbe per sua intrinseca tendenza: «Sarebbe un errore addentrarci nello studio della famiglia con spirito dogmatico». E infatti: «Quando si ripercorra limmenso repertorio delle società umane su cui abbiamo informazioni, tutto quello che si può dire è che la famiglia coniugale vi è frequentissima, e che, dove essa sembra mancare, si tratta in generale di società molto evolute, e non, come ci si sarebbe potuto aspettare, delle più rudimentali e semplici. Peraltro, tipi di famiglie non coniugali esistono; e basta questo per convincerci che la famiglia coniugale non proviene da una necessità universale».
Come si può fare di Lévi-Strauss un testimonial per il Family Day? Impossibile. Impossibile da usare per spacciare la «famiglia tradizionale» come modello superiore. Impossibile da usare per sostenere la tesi che i modelli alternativi ad essa siano «contronatura». Ma impossibile da usare pure per dimostrare che il principio coniugale possa necessariamente realizzarsi tra persone di sesso diverso. Ed ecco, allora, che dopo un ampio ventaglio di modelli familiari quanto mai distanti dalla «famiglia tradizionale», si arriva a ciò che consiglia di tenere Lévi-Strauss a debita distanza dal Circo Massimo: «Per quanto strani ci appaiano, questi matrimoni tengono ancora conto della differenza dei sessi, che ai nostri occhi è la condizione essenziale (per quanto le rivendicazioni degli omosessuali comincino a contestarla) per la fondazione di una famiglia. Ma in Africa donne dalto rango avevano spesso il diritto di sposare altre donne, ingravidate da amanti autorizzati; la nobildonna diventava padre legale dei figli».
Ma Gurrado non si limita a questo: scrive che per Lévi-Strauss la famiglia è «fenomeno praticamente universale» (anche qui lasciando intendere che per «famiglia» sia da intendersi «famiglia tradizionale») per sostenere che debba necessariamente ritenersi fondata «sull’unione più o meno duratura, ma socialmente approvata, di due individui di sesso diverso che fondano una convivenza, procreano e allevano figli». Bene, questa definizione è solo quella che Lévi-Strauss pone in antitesi a quella di una «famiglia quale si osserva nelle società moderne» come «fenomeno relativamente recente, frutto di unevoluzione lunga e lenta», per dire che in entrambi i casi si tratta di «posizioni estreme» che «peccano per semplicismo».
Sì, vabbè, ma chi volete che vada a controllare cosa davvero abbia scritto Lévi-Strauss? Si mandi in pagina. 


[Si ringrazia Urzidil per la revisione.]

3 commenti:

  1. Come in coda: grazie a Urzidil per la revisione.

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  2. https://www.youtube.com/watch?v=qlUG8F9uVgM

    poverino non è nemmeno originale...Vedi 54:20

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  3. Sono i giornalai di oggi, giornalisti è un'altra cosa, scrivono senza mai scomodarsi e per controllare sul posto le notizie o per controllare almeno su Wikipedia, che, sia detto per inteso, è peggio dei famigerati Bignamini,ma loro sono di una ignoranza, in senso lato, sesquipedale, poi in caso pubblichino castronerie , offese e diffamazioni, non hanno neppure l'obbligo di pubblicare in cubitale scuse o rettifiche, più che società liquida, disciolta, ciao Baumann...

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