giovedì 18 febbraio 2016

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All’inizio di ogni discussione andrebbe preliminarmente trovato, fra quanti vi partecipano, un solido accordo sul significato dei termini cui prevedibilmente si ricorrerà più di frequente, cominciando dal trovare una definizione pienamente condivisa dell’oggetto sul quale ci si appresta a discutere: molto probabilmente alla fine della discussione ciascuno rimarrà della propria idea, ma le posizioni che si sono confrontate saranno a riparo da ogni possibile fraintendimento, rivelando la reale forza degli argomenti che le sostengono. Quasi sempre, invece, questo non accade.
(Si discute di Dio? Di quale Dio? Solitamente solo a discussione assai inoltrata si ha la sensazione di stare a perder tempo dietro un oggetto che cambia di continuo i suoi attributi, avendo dato per scontato fosse superfluo assegnargli un significato univoco. Per tacere dei casi, niente affatto rari, nei quali è proprio l’ambiguità dei termini impiegati a offrire il destro per la costruzione di paralogismi in cui il significato ad essi attribuito subisce patenti slittamenti da una premessa all’altra, per dar forza agli argomenti deboli o per sottrarne a quelli forti.)
Mi pare che questo sia il rischio nell’accettare una discussione sulla giustizia sociale nel modo in cui la propone Matthew Taylor nel video che apre questo post (qui nella versione originale sul canale Youtube di The Guardian, ma troverete un’edizione con sottotitoli in italiano su Internazionale). Cosa si intende per egualitarismo? Per meglio dire: come lo si ottiene? Eludere il punto rende infruttuosa, e perfino pericolosa, la discussione.
(A parte. La pagina di Internazionale ci informa che Matthew Taylor «è stato consigliere di Tony Blair quando era primo ministro del Regno Unito». Poco ascoltato, direi.)
 

7 commenti:

  1. "Per meglio dire: come lo si ottiene?"

    Ma è ovvio: sottraendo alla famiglia i nuovo nati, che devono essere cresciuti in istituti statali dove viene data a ciascuno di loro la medesima educazione, in modo tale da escludere che lo sviluppo del - o l'assenza di - talento possa essere dovuto all'ambiente.

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    1. Ma per carità. I bianchi alle scuole per bianchi, i neri alle scuole dei neri, i ricchi alle private, i poveri alle statali, così da tramandare le tradizioni e le fortune o sfortune familiari.

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  2. Vista la nazionalità di Matthew Taylor possiamo presumere che alla base del suo egualitarismo ci siano Bentham e Mill e il "ciascuno conti per uno e nessuno per più di uno".

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  3. Perdoni, secondo me invece Tony Blair l'ha ascoltato eccome: cresciuto in un partito laburista ridotto alla canna del gas, lo ha scalato senza possedere alcuna qualità ed è diventato il peggior primo ministro inglese di sempre.
    Il fatto che i suoi concittadini abbiano constatato tutto ciò con grave ritardo, indica che la distanza tra i gradini della scala non è da loro percepita come incolmabile: dunque egli - in perfetto accordo con le superficiali esposizioni di Taylor - li ha perfino illusi di vivere in un paese egualitario ma meritocratico.
    Difatti, solo fuori dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti ci si è resi conto abbastanza presto di che incredibile mentecatto egli sia: ascoltate una qualunque tra le sue conferenze strapagate e ne avrete la prova ( vabbè: in Italia è venuto al Meeting di CL ed è stato pure applaudito, ma la considero un'altra prova a sostegno).
    Se poi non vi basta, ascoltate o leggete le biografie di due suoi sodali, ad esempio l'ex ministro Jack Straw o l'ex portavoce Alastair Campbell: avrete la definitiva prova del nove.
    Sempre piacevole passar di qua, stia bene.
    Ghino La Ganga

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    1. Grande Ghino, più passa il tempo e più la apprezzo

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  4. Ho visto ieri quel video e gli ho lasciato un commentaccio. Perchè come dice lei non si capisce dove si vada a parare, è come se io dicessi 'libertà' a casaccio, intendo l'illuministica libertà di alzare il pugno fino al naso dell'altro o quello che intendono i ultra libertari americani ovvero girare armati come a Saigon nel '75 e non pagare le tasse federali?

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