domenica 20 marzo 2016

Conformismo è ancor dir poco / 1

Lapplauso che nel talk show arriva in coda a ogni intervento, senza eccezioni, può avere molte spiegazioni, che però dipendono dalla composizione del pubblico presente. Nel caso in cui a ogni partecipante sia consentito di portarsi appresso una claque, la spiegazione non solleva problema. Né lo solleva il caso in cui la claque sia in dotazione al talk show, con la consegna di applaudire a tutto, in modo equanime. Anche escludendo queste evenienze, tuttavia, non è strano che in un talk show ogni intervento sia seguito da un applauso, perché è nella natura di un uditorio dividersi in sostenitori di unopinione e di quella opposta. Il problema, invece, è posto da quei casi in cui si può essere ragionevolmente certi che il pubblico non sia assoldato: comè possibile che quel tizio in terza fila applauda al politico che predica la caritatevole accoglienza dei migranti e appena tre minuti dopo a quello che propone di affondare il gommone che ne è stracarico?
La domanda sorge nel corso di una ricerca che mi ha tenuto per parecchie ore su Youtube a guardare spezzoni di tv, dalle antidiluviane edizioni del Maurizio Costanzo Show alle ultime puntate di Ballarò, ma non ho intenzione di parlare di talk show, né di migranti, né di quello che era oggetto della ricerca, che troverà spazio in altra occasione: qui mi interessa il tizio in terza fila, cui voglio concedere di essere in buona fede, ora pienamente convinto dalle ragioni che sostengono una tesi, poi altrettanto convinto delle ragioni che ne sostengono una opposta, poi ancora in favore della prima tesi, e poi dellaltra, dando limpressione di cambiare idea di continuo. È evidente non ne avesse alcuna prima, è probabile non se ne sia fatta una dopo, ma indubbiamente le due opposte tesi l’hanno entrambe persuaso, sia pure per il breve lasso di tempo in cui ciascuna veniva argomentata.
Quello che mi interessa, insomma, è quella piena adesione a una tesi – voglio dare per scontato che un applauso ne sia il segno – che si ha esclusivamente nel ristretto spazio datole per essere argomentata: mi interessa quel settore dell’opinione pubblica che è permanentemente ondivago tra ben distinti e perfino opposti richiami (se-duzioni, etimologicamente intese). È evidente che il consenso stabilizzato in fidelizzazione costituisca solo il fondo del letto in cui scorre il fiume di questa massa.

[...]

7 commenti:

  1. Oggi girando per Milano mi è caduto l'occhio su uno striscione salviniano. Era abbastanza semplice, "con Salvini MENO TASSE", la cosa particolare era la grafica. Sfondo rosso, scritta "con Salvini" bianca e sotto "MENO TASSE" in giallo. Solo di fianco, e poco visibile visto l'accostamento verde su rosso, lo stemma della lega.
    Insomma "per l'equità COMBATTIAMO I PADRONI" e il simbolo di Rifondazione a destra sarebbe stato perfetto: era la grafica storicamente della sinistra-sinistra.

    Forse si sono accorti in tanti di quel signore in terza fila, e stanno cercando la maniera di proporgliele quelle tesi, in una forma a lui familiare (ovvero tutte).
    Renzi col partito della Nazione, Grillo siamo oltre la destra e la sinistra, Salvini che abbandona la retorica antimeridionale e la butta sulla destra sociale. Non più partiti di militanti fidelizzati, ma contenitori dove può entrare tutto e il contrario di tutto.

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  2. Io non darei per scontato che un applauso sia segno di approvazione. In ambito televisivo si tratta probabilmente di riflesso pavloviano in risposta all'assistente di studio che alza il cartello con scritto "APPLAUSI".

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    1. "Nel caso in cui a ogni partecipante sia consentito di portarsi appresso una claque, la spiegazione non solleva problema. Né lo solleva il caso in cui la claque sia in dotazione al talk show, con la consegna di applaudire a tutto, in modo equanime. [...] Il problema, invece, è posto da quei casi in cui si può essere ragionevolmente certi che il pubblico non sia assoldato". Al Maurizio Costanzo Show si assisteva pagando un biglietto.

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  3. Perdoni, è certo che sia così: del resto come può pretendere coerenza da un pubblico di individui che, nella vita di tutti i giorni, si forma un'opinione mentre la sta esprimendo?
    Aggiungo che sarebbe eccessivo chiedere al tizio in terza fila di porsi il problema: lui è lì per stare in tv così ha risolto il pomeriggio o la serata, gliene frega una sega di quel che dicono, chi c'è c'è.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga
    P.s. io però sono solo un cialtrone; mi sembra che l'argomento sia stato trattato discretamente da Bauman nelle sue riflessioni sulla società liquida.

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    1. Sono abbastanza d'accordo con Ghino: l'opinione e' totalmente irrilevante per quello di terza fila, quello che davvero conta nella sua testa e' di essere in TV, dove, lo sanno tutti, si applaude. Soprattutto se inquadrati.

      Questo post mi ha fatto venire in mente anni fa quando ero a una convention dell'azienda per cui ai lavoravo, che era stata recentemente acquisita da un (allora) incensato imprenditore salernitano della new economy, per poi portarla al fallimento in pochi anni. Quando entro' nella sala dove eravamo a cena, (quasi) tutti in piedi ad applaudirlo. Presente il fantozziano "E' UN BE DIRETTORE! E' UN SANTO! E' UN APOSTOLO!"? Ecco.

      Lorenzo L.

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  4. A dire il vero sto osservando lo stesso fenomeno da qualche anno e sono giunto semplicemente alla conclusione che il pubblico si sia ormai "televisivamente" (non volevo usare "pavlovianamente") abituato ad applaudire a ogni fine intervento. Così, di riflesso, appena uno finisce di parlare, quelli applaudono. E non succede solo in TV, e non succede solo alla fine di un intervento "di qualità" o del quale siamo d'accordo. Succede sempre: ogni volta che uno chiude il suo intervento, arriva l'applauso. Lo trovo insopportabile.

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    1. Anche ai funerali ora tutti applaudono quando esce la bara.
      Non ho mai condiviso il gesto, salvo un paio di volte per dei tizi che mi stavano proprio lì.
      Ghino La Ganga

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