venerdì 10 giugno 2016

Parliamo un po’ di Napoli


Di regola rinuncio a scrivere della città in cui vivo, perché per farlo dovrei tradire limpegno alla discrezione che mi assumo nellesser messo a parte di confidenze che costituirebbero la sola fonte dalla quale potrei attingere. È impegno che assumo innanzitutto dinanzi a me stesso, perché di queste confidenze non sono in grado di accertare la piena veridicità, anche se spesso dallincrocio di quel che mi dice Tizio con quello che mi dice Caio ricavo una discreta verosimiglianza di quel che mi hanno detto entrambi, però sarei disonesto se negassi che la discrezione mi è imposta pure dall’interesse ad evitare noie e a non guastare delle amicizie che in alcuni casi datano decenni.
È che di quello che accade a Napoli so quasi esclusivamente quello che mi raccontano a cena i miei amici: molti avvocati, due giovani magistrati, un ufficiale della Guardia di Finanza, qualche medico, un giornalista, due o tre capere che non ho mai capito come facciano ad essere sempre aggiornatissime sulla vita erotico-sentimentale di chiunque abbia un minimo di visibilità sociale, il responsabile di un istituto di credito...
Una dozzina di anni fa – qui immagino che il mio lettore storcerà il muso – mi onorava della sua amicizia anche un Sempronio poi morto crivellato di pallottole a unuscita della Tangenziale: imprenditore edile, ufficialmente, ma straordinariamente addentro a tutti i più minuti stracazzi delle faccende politiche locali. Molto affezionato perché convinto che avessi salvato la vita a sua figlia – inutile ripetergli che si era trattato di una diagnosi  di cui sarebbe stato capace chiunque – mi invitava alle sue feste di compleanno, e due o tre volte non ho potuto fare a meno di andarci.
Più che per il vino e per la grappa, che peraltro cogli anni reggo sempre meno, è per lenorme mole di fatti e nomi che vengono riportati in queste occasioni che da tavola mi alzo ogni volta come stordito, spesso senza aver capito nulla degli intrecci che temo si dia per scontato io non possa non aver colto al volo. Non ho mai retto i romanzi corali, non riesco a seguire storie che contengano più di cinque o sei personaggi, dunque il giorno dopo è tutta merda che ritorna nella fogna.
Brunella mi sfotte: dice che, se non avessi sprecato tutto il mio tempo libero a leggere e a scrivere, se avessi messo a frutto tutte le informazioni dalle quali entravo e uscivo, sapendo far buon uso di una così ben assortita gamma di conoscenze, ora sarei sempre un Luigi, ma di cognome farei Bisignani. Le dico che sbaglia, che non sarebbe bastato: occorreva un interesse vero per questa città, e invece io non sono mai riuscito a farmela piacere troppo, guardando sempre con sospetto chi dichiarasse di amarla tanto.
Sospetto mai sprecato invano: quasi sempre era volgare campanilismo, un campanilismo non di rado simile allamore che lega un figlio a sua madre anche se quella è affetta da sindrome di Münchausen per procura, e gli mette candeggina nel latte, pezzi di vetro nelle polpette, per potersi mettere in posa da Addolorata, col cuore trafitto da sette spade, intascando la colletta organizzata per mandarlo a curarsi allestero, spesa tutta per giocare numeri al lotto, senza beccare mai neppure un ambo; sennò tonto candore di turista tornato a casa senza aver subìto scippo tra il «wonderful!» davanti al Cristo velato della Cappella di Sansevero e il «wow!» davanti a una sfogliatella di Scaturchio; oppure, e neanche tanto di rado, perché Napoli può davvero sembrarti il paradiso nel quale il tuo disturbo antisociale di personalità sia meritatamente considerato amore per la libertà, la tua totale mancanza di dignità trovi dovuto apprezzamento come arte del sapersi arrangiare, la tua sguaiataggine passi per spigliata disinvoltura.
La nascita del mio ultimo figlio – un figlio concepito a 55 anni – ha inevitabilmente rinverdito la cerchia delle conoscenze e delle amicizie, dandomi modo di aggiornarmi su quanto va accadendo ultimamente in città attraverso gli occhi dei trentenni e dei quarantenni coi quali mi intrattengo a margine dei compleanni dei nostri bambini. Niente, sempre tutto uguale, a conferma di quanto si è detto la sera prima, a cena con lavvocato cinquantenne.

Ecco, ancora una volta sono partito pensando a una breve premessa che mi consentisse di introdurre il tema – tutto quello che è accaduto a Napoli alla vigilia del primo turno delle Amministrative, e quello che sta accadendo in questi giorni che precedono il ballottaggio tra De Magistris e Lettieri – ma, per cercare di spiegare perché il racconto dovesse necessariamente essere zeppo di allusioni, il brodo mè venuto così lungo che al riassaggio mi decido a rinunciarci. 

9 commenti:

  1. pasolini diceva 'parlo perchè so ma non ho le prove'
    tu dici 'so e ho le prove ma non parlo'
    a palermo ti troveresti molto meglio

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  2. Questo brodo è un delizioso fumetto.

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  3. Però il titolo è parliamo un po' di Napoli. Comunque ha detto bene Luca "un delizioso fumetto".

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  4. Però, almeno un commentino su De Magistris? Mi fa piacere che tanti napoletani abbiano confermato (aumentato?) la fiducia a un (ex) magistrato.

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  5. Tra i tanti Luigi, oltre a Malvino e Bisignani, c'è
    http://www.lastampa.it/2016/06/11/italia/cronache/pelaggi-lavvocato-innocente-scagionato-solo-dopo-tre-anni-1YGtvUoe7ZSb7Sqewz3NtI/pagina.html

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  6. Dovresti vivere un buon numero di anni in un'altra città. Questo porterebbe a smussare certe comprensibili asperità rancorose e a rimpiangere certa partecipazione emotiva, scarsamente disponibile altrove. Scrivo per esperienza personale.

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  7. Capisco tutto, ma sulle 16 preferenze totalizzate da Giuseppe Alviti mi aspetto almeno qualche riga.
    Eh.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

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