martedì 23 agosto 2016

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Che Matteo Renzi si sia rimangiato l'impegno, più volte solennemente assicurato, di trarre conseguenza da un'eventuale bocciatura referendaria della sua riforma costituzionale con la presa d'atto del «fallimento della sua esperienza in politica», considerandola perciò «conclusa», senza riuscire a ritenere possibile altro che «tornarsene a casa», mi pare sia fuori discussione: in relazione al valore che si assegna alla parola data, si può dire sia venuto meno alla più sacra delle norme che regolano i rapporti tra persone responsabili o semplicemente ci abbia ripensato. Su questo punto non caveremo ragno dal buco, perché il valore che si assegna alla parola data è relativo, come relativo è il concetto di responsabilità. Sta di fatto che, nelle dichiarazioni che assicuravano quell'impegno, a motivarlo comparivano regolarmente il coraggio, la dignità e la coerenza. Una coerenza, sia chiaro, ben al di qua (o ben al di là, fate voi) del tener fede a quanto detto, ma più semplicemente forma di ciò che dalla causa passa all'effetto, come elemento ad essa connaturato. Ecco, allora, che, anche volendo concedere che questo rimangiarsi la parola data altro non sia che un mero aver cambiato idea, resta in sospeso la questione del coraggio e della dignità, che ad allegare alla coerenza non è stato altri che Matteo Renzi. Già lo sapevamo, ma è qui che, ancorché implicita, c'è l'ammissione: «Sono un cazzaro senza alcuna dignità, e un cagasotto».

24 commenti:

  1. Da anni la parola dei politici vale molto poco.
    Il problema è che l'elettore medio ha la memoria talmente corta che se ne strafrega e vota qualsiasi cazzaro senza dignità.

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    1. Da sempre. A meno che lei nel 'da anni' non intenda il regno babilonese.
      Diciamo che un tempo le cazzate rimanevano confinate nel sentito dire a un comizio, poi venne la tv ed ora youtube.

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    2. Sì, ma non vorrei che dire "è sempre stato così" stesse a significare "è giusto che sia così", "non ci si può far nulla, quindi stecca e rassegnazione", "electa una via, non datur recursus ad alteram", ecc., ecc.. Perché, se non altro, anche la politica nel tempo è evoluta e migliorata (si pensi appunto al regno babilonese paragonato all'Europa odierna), ha spesso cambiato strada e, se si tratta di evolvere, deve continuare a farlo. Smettiamola dunque di guardarci fatalisticamente l'ombelico e proviamo, ciascuno nel suo piccolo, ad abbattere gli ostacoli residui che ancora oggi impediscono alla gente, contro la stessa Costituzione e miriadi di leggi in vigore, di piazzare sonori calci in culo (con almeno lieve interessamento dell'apparato genitale) ai politici che dicono: "Se perdo torno a casa", "Se perdo vado in Africa a salvare i negretti denutriti", "Per me, ormai ...", ma poi ci restano tra i coglioni a macinarceli e a campare alle nostre spalle come e più di prima.
      Ah, dove sei Cincinnato! Te la gente ti doveva venire a pregare fra i tuoi ceci e le tue vacche, e anche parecchio, per sperare di farti tornare.

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  2. Ma di cosa stiamo a parlare, non molto tempo fa anche lei aveva dato per conclusa questa sua parentesi blogghistica ... poi ci ha ripensato. Non è una questione di incoerenza, il politico vive di incoerenza, fiuta il vento e si adegua alla corrente, inutile ogni richiamo a ciò che ha detto in precedenza; il punto è: perché Renzi sta li, chi ce l'ha messo, come, e perché? Ed è la persona più adatta (lui e i suoi) per effettuare le riforme costituzionali che tutti sostengono che l'Italia necessiti?
    Un saluto

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    1. A parte il fatto che non ne avevo fatto una questione di coerenza, dignità e coraggio, né avevo scritto che la parentesi fosse da intendersi chiusa per sempre, lei trova intelligente il paragone che mi porge? Ma poi ha letto bene di cosa scrivo in questo post? Non punto l'attenzione al fatto che Renzi abbia "cambiato idea", ma a ciò che motivava l'idea che aveva prima. A parte, ci sarebbe pure il dovere di spiegare perché l'abbia cambiata, cosa che non ha fatto. (Metto "cambiare idea" tra virgolette perché a mio parere non è un cambiare idea, se non volendo essere assai disinvolti sul significato di un impegno solennemente preso. Sul cambiare idea - senza virgolette - la rimando a http://malvinodue.blogspot.it/2013/09/cambiare-idea.html, così chiariamo pure cosa manchi alla legittimità del cambiarla nel caso che è in questione.) Sul punto del perché Renzi stia lì, eccetera, non mi pare che su queste pagine si sia fatto a meno di discutere. Questo per dirle - non se ne abbia a male - che il suo commento non ha capo né coda. Cordialmente.

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  3. Che dire, Malvino, è sempre un piacere passare di qui di tanto in tanto per farmi insultare da lei. Lo so che lei potrebbe sempre replicarmi che anche stavolta la sto fraintendendo, in fondo il suo mettere in dubbio la mia intelligenza non è un insulto, è solo un suggerimento, tanto è vero che è espresso in forma interrogativa: lascia cioè a me (o ai suoi lettori) di trasformarlo in forma esclamativa. e anche il suo dire che il mio commento non ha né capo né coda non è mica un insulto, lei si rivolge al commento, mica a me, anche una persona intelligente può scrivere cazzate … come lei ben sa.
    Mi viene in mente, a proposito della critica a me o al mio commento, quella scena in cui Totò in una famosa scena comica che è difficile che lei non conosca, ma che in ogni caso le inoltro: https://www.youtube.com/watch?v=3qu34c8fZYM, dice a Mario Castellani: “E che so’ Pasquale io?”
    Formalmente, dunque, lei non mi ha offeso affatto, ma sostanzialmente sia lei che lo sappiamo bene che l’ha fatto e dubito che l’abbia fatto per far comprendere qualcosa a me, ciò che a suo dire io non avrei capito, penso piuttosto che lei pubblicando il mio commento e la sua replica si sia voluto elevare pubblicamente verso vette inaccessibili a noi miseri mortali a mie spese e con rischi molto calcolati, per non dire inesistenti, perché se dovesse trovarsi a mal partito non pubblicherebbe più questo nostro scambio, interrompendolo dove lei pensa di esserne uscito vincente.
    Si tranquillizzi, non sono così suscettibile da prendermela per i suoi modi, mi capita di rimanerne colpito solo se a farmi una critica sia una persona che conosco e che stimo, e lei non appartiene a nessuna delle due categorie.
    Non sono qui nemmeno a dimostrale che si sbaglia sulla valutazione della mia intelligenza, perché se mi ponessi su questo crinale lei avrebbe davvero la certezza di non essersi sbagliato; né tantomeno, per lo stesso motivo, mi pongo nella condizione di chi vorrebbe spiegarle ciò che lei voleva dire: ciascuno ha diritto ad essere l’unico arbitro delle sue intenzioni e l’unico garante delle parole che scrive.
    Per cui se lei mi dice che: “Sono un cazzaro senza alcuna dignità, e un cagasotto» non ha niente a che vedere con l’incoerenza, non posso fare a meno di crederle, anche se lei usa spesso la parola coerenza nel suo testo, anche se senza la marcia indietro di Renzi (incoerenza fra le affermazioni precedenti di dimissioni e quelle attuali volte ad annullare le dimissioni) lei non avrebbe potuto scrivere questo post, che altrimenti sarebbe stato solipsistico e autoreferenziale, per cui Renzi sarebbe stato un cazzaro a prescindere.
    Anche se devo ammettere che, nonostante le sue repliche e la lettura del post che sottopone alla mia attenzione, io ancora non ho compreso quali siano i motivi che lei adduce per sostenere la sua intemerata finale, ma questo potrebbe essere un problema mio e non continuerò ad assillarla per questo motivo.
    La questione che, invece, mi preme di più è farle notare ancora una volta come lei abbia scarse capacità dialogiche e qualche problemino con la gestione della sua aggressività; io di fronte a qualcuno che travisa (a mio parere, s’intende) il mio pensiero, o lo interpreta in maniera non consona con ciò che io volevo esprimere, non reagisco come ha fatto lei mettendo in dubbio la sua intelligenza, ma ponendomi come chi si è spiegato male.
    (segue)

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  4. Insomma, rileggerei ciò che ho scritto per vedere se era semplice comprendermi e chiederei all’altro cosa ha o non ha capito; la sorprenderà, ma spesso con queste semplici operazioni ho potuto capire meglio io cosa intendevo dire e, soprattutto, ho capito su quali basi emotive ed intellettive si svolge spesso un dialogo, basi più o meno coscienti, e che sulle pieghe del discorso, sull’inespresso, sul non detto, sull’incompreso, si nasconde il motivo autentico del nostro dire e del nostro comprendere.
    Non so, la chiami sensibilità, la chiami ascolto, umiltà, buona educazione, la chiami come vuole, ma qui sta la differenza fra chi parla (o scrive) per essere incensato echi parla per dialogare con gli altri; in altre occasioni le ho detto che lei ogni tanto scrive delle cose interessanti e che è un peccato che non sappia dialogare, che cerchi solo il consenso e il riconoscimento del suo valore, usando così gli altri come strumenti e non come interlocutori, come portatori d’acqua e non come qualcuno che mi permette di vedere più lontano e più cose di quelle che riuscirei a vedere da solo.
    Faccio sempre più fatica a scriverle qualcosa e faccio anche qualche fatica a leggerla, perché è trasparente e stucchevole la presenza del suo io ipertrofico nei suoi scritti e il suo desiderio di riscuotere il suo tributo narcisistico ad ogni suo scritto.
    Non ho creduto neanche per un istante che lei abbandonasse il suo blog per sempre, lei ci vive di questo, è un rifornimento insperato, in tanti usano la rete come strumento terapeutico, un modo come un altro per non fare i conti con se stessi e per riversare all’esterno tutto ciò che non riusciamo a tenere, rischiando in fondo molto poco, anzi, trasformando il rischio in ulteriore godimento.
    Io sono convinto che il piacere del dialogo valga più del dialogo stesso.
    La saluto
    P.S. Non pubblichi questa mia, la tenga per lei, non perché io abbia qualcosa in contrario a rendere pubblico questo testo, ma perché temo che pubblicandola lei la faccia entrare nel teatrino di chi alla fine prevale fra noi due per vincere l’applauso dei fans.

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    1. Mi dispiace dover contravvenire a quanto leggo nel suo post scriptum, ma dopo aver letto il primo commento l'ho editato e solo dopo aver letto il seguito sono arrivato alla sua raccomandazione. Vero è che potrei eliminare entrambi i commenti, ma preferisco risponderle per correggere le sue impressioni, che le assicuro non corrispondono alla realtà dei fatti. Andiamo con ordine.
      Io scrivo un post nel quale faccio notare che, in qualunque modo si voglia giudicare il fatto che Renzi ritiri l'impegno preso in numerose occasioni (vergognoso venir meno alla parola data o legittimo cambiar idea), a questo impegno erano allegati valori come coraggio, dignità e coerenza. E badi bene che ho chiarito che per coerenza fosse da intendere aderenza alla consequenzialità di un atto responsabile. Il post aveva lo scopo di richiamare l'attenzione sul fatto che col venir meno all'impegno preso viene meno anche il valore precedentemente conferito a coraggio, dignità e coerenza, che dunque necessitano di una ridefinizione, che Renzi non dà, come d'altronde non dà spiegazione del perché ha ritirato l'impegno. La questione, come mi pare evidente, è un po' più complessa di un semplice "cambiare idea".
      Ora lei commenta al post in questo modo: "Ma di cosa stiamo a parlare, non molto tempo fa anche lei aveva dato per conclusa questa sua parentesi blogghistica ... poi ci ha ripensato"; e io qui le ho risposto che l'analogia è insostenibile. "Non è una questione di incoerenza - lei ha continuato - il politico vive di incoerenza, fiuta il vento e si adegua alla corrente, inutile ogni richiamo a ciò che ha detto in precedenza"; e io qui le ho fatto presente che nel post avevo chiarito che la coerenza non era da cercarsi tra quello che Renzi diceva prima e quello che dice ora, ma nel valore dato alle virtù che motivavano l'impegno e a quanto ne va perso nel ritirare l'impegno ritenendola comunque scelta legittima. A parte, ritengo assai opinabile l'affermazione "il politico vive di incoerenza". Poi conclude indicandomi il ben altro che invece merita, a mo' di lezioncina: "Il punto è: perché Renzi sta li, chi ce l'ha messo, come, e perché? Ed è la persona più adatta (lui e i suoi) per effettuare le riforme costituzionali che tutti sostengono che l'Italia necessiti?". Scusi, sa, ma a me pare che l'aggressivo sia lei.
      Non rammento suoi precedenti commenti che da me abbiano ricevuto biasimi o rampogne: è che io polemizzo con quello che leggo non con chi l'ha scritto.
      Sul ritratto psicologico che fa di me preferisco non risponderle, sennò si offende.

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    2. "non sono così suscettibile da prendermela per i suoi modi", e scrive tre cartelle per dimostrarlo.

      (lo so, non sono cazzi miei)

      Lorenzo L.

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  5. Garbo, fuori dalle balle.

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  6. Ci avrei scommesso che lei pubblicava il commento, proprio per la postilla che ho aggiunto alla fine, ne ero certo che l’avrebbe fatto già mentre la scrivevo: l’ha presa per una sfida personale?
    La ringrazio infinitamente per la pazienza dimostratami nel rendere il suo discorso più comprensibile, ma con tutto ciò la conclusione che ne trae mi pare ancora un po’ sopra le righe; a me pare che chiunque di noi quando intraprende qualcosa cerchi di rendere questo evento “speciale”, lo sacralizza e ci mette dentro valori come dignità, coraggio, coerenza e tante altre belle cose, poi, com’è e come non è, nel momento in cui questa cosa non riesce o si teme che non riesca, nel momento in cui non ci va più, tutte queste belle cose spariscono, minimizziamo, glissiamo … è la favola della volpe e dell’uva, insomma.
    Con la variante che, qualora non siamo noi i protagonisti, ma siamo spettatori (e ci ergiamo a valutatori) dell’impresa altrui, improvvisamente cambiamo i nostri parametri di giudizio: minimizziamo e svalutiamo l’importanza dell’evento quando viene annunciato, per amplificarlo nel momento in cui fallisce o l’altro si ritira dalla corsa, per poter così infierire di più con un giudizio negativo.
    Mi pare meccanismo talmente comune, talmente diffuso, che lo possiamo incontrare (se siamo onesti intellettualmente) persino guardandoci allo specchio: non era forse carico di un certo pathos il suo post in cui annunciava di lasciare il blog? E non lo erano forse i commenti in stile “torna a Surriento” che ha ricevuto? E non è rientrato senza tante spiegazioni, quasi come non se ne fosse mai andato?
    Ma non le ripropongo questo parallelismo, se no lei mi replicherà ancora una volta che non è un accostamento intelligente.
    Sul “ritratto psicologico”, le dico che mi pare un’esagerazione chiamarlo ritratto, si tratta di semplici impressioni buttate li senza pretese, sa, quando si ha difficoltà al dialogo, quando la comunicazione diventa difficile, si passa allora alla metacomunicazione.
    Un ritratto psicologico, le assicuro, sarebbe stato più preciso e particolareggiato, ma non lo avrei certamente affidato ai commenti in un blog e, soprattutto, ritengo che per farsi un’idea di una persona bisognerebbe conoscerla, incontrarla, frequentarla … nel mio caso mi faccio un’ipotesi di lavoro in due o tre sedute preliminari, mentre per una diagnosi vera e propria necessito di un tempo più lungo.
    Sorrido quando leggo di diagnosi a distanza, trovo che una diagnosi sia una cosa seria ed abbia un senso soltanto all’interno di un rapporto fra due persone, che io sappia solo Mauro Mancia e Luigi Cancrini si sono cimentati nella diagnosi a distanza di Silvio Berlusconi, ma si trattava di due grandi professionisti, si trattava di valutare un uomo che è trasparente ed esibizionista, una diagnosi facile, insomma, che nemmeno uno studente di psicologia avrebbe sbagliato … e poi credo che la cosiddetta “diagnosi” fosse più diretta ad altri e non all’interessato, perché guarissero dalla patologia chiamata berlusconismo.
    (segue)

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  7. Ho sorriso anche quando lei si è impelagato nella diagnosi di Matteo Renzi, e per vari motivi: non le bastava dire che Renzi è un narcisista, doveva aggiungere anche l’aggettivo “maligno”? Era semplicemente una boutade per patologizzare vieppiù il povero Renzi agli occhi dei suoi lettori, o un modo per dire agli altri che lei parla di Renzi in termini scientifici, mica butta li semplicemente il termine “narcisista” come fanno tutti … per far capire che ha studiato, che è preparato, che parla da persona competente?
    Immagino che lei sia a conoscenza del fatto che per fare una diagnosi psicologica ci voglia o una laurea in psicologia, o una specializzazione in psichiatria o in psicoterapia o in psicoanalisi, ultimamente l’Ordine degli Psicologi è tassativo e poco tollerante, ha già fatto condannare delle persone per abuso professionale e sta combattendo una vera e propria guerra contro counselor, reflector, coach, guru et similia che con formazioni inadeguate e improvvisate affrontano il disagio mentale.
    Lei saprà certamente che una diagnosi come quella di “sindrome di narcisismo maligno” introdotta da Otto Kernberg è caratterizzata da: un disturbo narcisistico di personalità; un comportamento antisociale; aggressività egosintonica o sadismo rivolto verso gli altri o verso il se stessi (tentativi di suicidio, automutilazioni trionfanti); un forte orientamento paranoide.
    Insomma, è una forma di narcisismo che però si avvicina molto come funzionamento alla struttura borderline di personalità, un tipo affetto da questa sindrome difficilmente evita di incappare in problemi con la giustizia o in ricoveri ospedalieri quando riversa la sua rabbia, il suo odio e la sua aggressività sugli altri o la rivolge a se stesso; lei vede davvero Matteo Renzi in questo modo?
    Sull’aggressività sua e mia sorvolo, le faccio solo notare (per non farle altri ritratti) che mi ha recentemente dato della persona poco intelligente, che scrive commenti senza capo né coda, in passato mi ha dato del cretino, di Renzi dice che è: “… un cazzaro senza alcuna dignità, e un cagasotto”, a Mario Adinolfi ha scritto che è “Chiatto e scemo”, e potrei citargliene ancora se solo mi prendessi la briga di spulciare sul suo blog, ma quello può farlo da solo … se lei fosse un cane dovrebbe girare con la museruola.
    Un saluto

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    1. Non le rispondo. Va bene così?

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    2. Garbo, lei è chiaramente una persona intelligente; il suo continuare a contrabbandare un modo di dire ("lei trova intelligente il paragone che mi porge?") per un'offesa personale, quando offensivo era, a mio modesto parere, il paragone stesso, è un mezzuccio querulo. Se la cava molto meglio con i successivi argomenti ad hominem, ma resta un problema: sembra che tutto questo dispiegamento dialettico non sia davvero diretto a criticare Malvino, che sarebbe esercizio interessante, ma a difendere Renzi. Questo sì che è un insulto alla sua e alla nostra intelligenza.
      Purtroppo lei non è il solo di questi tempi, come ho già scritto. È un peccato.

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    3. bisogna però considerare che insultare Renzi può essere visto ( ed io per esempio lo vedo in questo modo ) come un modo per evitare di analizzarlo politicamente. Soprattutto per chi, come Malvino, avrebbe tutti i numeri per svolgere una interessantissima analisi. E dunque resta la domanda ( che ovviamente non avrà risposta ): perché Malvino in questo caso insulta e non analizza ?

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    4. Se leinonsachisonoio è una manifestazione di debolezza, leinonsacheiosonounopsicologoiscrittoall'albo è una roba da fare harakiri per la vergogna.

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    5. @chissacosera
      c'è poco da analizzare. Basta aver conosciuto un manager qualsiasi del settore privato catapultato in un'azienda in difficoltà per capire il soggetto. E la mia non è una critica feroce, solo un triste dato di fatto (e di aziende mandate a troie ne ho viste un po').

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  8. Continuo a considerare troppo deboli le evidenze su cui basa i suoi successivi ragionamenti. Credo che le dimissioni di Renzi, in caso di vittoria del NO siano un atto inevitabile. Quale vantaggio avrebbe a rimanere contro tutto e tutti aggrappato alla poltrona? Nel 2018 verrebbe letteralmente spazzato via.

    Piuttosto, ne approfitto per domandarle: se il ripensamento fosse non tanto sulla fine dell'esperienza di governo, quanto sull'abbandono della politica, giungerebbe alle stesse conclusioni?

    Infatti, lo scenario che vedo più probabile in caso di sconfitta al Referendum sarebbe quello che Renzi stia fermo un giro, per poi provare a rientrare col tempo.

    L.

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  9. Da leggersi muti con simpatico accento toscano:
    "Finalmente un'osteria vera! Stanco di tutte le osterie che si fregiano del nome ma che poi sono ristoranti da puzza sotto il naso questo posticino da scoprire e scovare in cima a una colle toscano che il turismo non trasformerà mai in una bomboniera per olandesi poco volanti mi è piaciuto moltissimo. Cibo buonissimo (pasta fatta in casa, piatti ricchi e zero scontati, prova cheesecake superata alla grande!) e atmosfera gradevole con oste e cuoco (babbo e figliolo?) che non disdegnano un bicchiere di vino o amaro (provate il cedrino fatto in casa!) con voi! A occhio a volte c'è anche qualcuno che potrebbe strimpellare qualcosa. Ci ritornerò di sicuro. E questo è il voto più importante, quando hai voglia di tornarci in un posto..." (Top reviewer Tripstocazzo a caso, giuro!)
    Fossi in voi lascerei perdere le diagnosi e gli accanimenti

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    1. scusami ma non ho capito una mazza che ci azzecca?
      rp

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    2. Ci azzecca, ci azzecca... Su Radio Radicale puoi trovare tutti i discorsi premium del premier, se mastichi un po' di salvia divinorum, puoi trovare le coincidenze...
      P.s. il narcisismo descrive un arco che va dalla logica del linguaggio più sublime, alla pandemia che crea zombie.
      Arrangiamoci.

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    3. Il povero grullo ha nostalgia di quando non era nessuno, di quando poteva frequentare, senza che qualcuno se lo cacasse, i locali dove erano consentite anche le scorregge. Un po' come Superciuk, quando era divenuto, famoso, ricco e idolatrato dai potenti e rimpiangeva le osterie che mescevano il vino di merda che alimentava la sua proverbiale fiatata.

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    4. a me il "premier" fa vomitare e Radio Radicale fa vomitare ancora di più, soldi pubblici buttati nel cesso per un "servizio" di cui non frega un cazzo a nessuno tranne pochi psicopatici che la ascoltano (quanti, 5.000? 10.000?)
      rp

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