mercoledì 28 settembre 2016

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Del ponte sullo Stretto di Messina, ovviamente, non se ne farà nulla, ma, ammesso e non concesso che domani, con un semplice schiocco di dita, fossero superati gli ostacoli di natura burocratica che si frappongono alla sua realizzazione (pare sfugga che nel 2011 il Parlamento ha messo in liquidazione l’azienda autorizzata a soggetto d’impresa, che nel 2013 il Governo ha decretato in favore del pagamento delle penali alle parti che si erano assunti gli oneri del progetto, che sul loro effettivo ammontare è in corso un contenzioso non più superabile da un accordo bonario tra le parti) e che dopodomani sbucassero, chissà da dove poi, gli otto miliardi e mezzo necessari (al netto del resto che immancabilmente lo diventerebbe dopo, in corso d’opera, come da costume consolidato), sicché a tre giorni da oggi si desse veramente avvio ai lavori, e nulla li rallentasse, il risultato sarebbe comunque diverso da quello che suona in bocca a chi afferma che la cosa si può fare (tutto è già ampiamente documentato: non darebbe lavoro a più di due-tremila persone, non costituirebbe alcun vantaggio significativo per l’economia del paese, il rapporto tra spese di gestione e utili di ricavo porterebbe inevitabilmente al deficit, il rischio sismico imporrebbe un’imponente copertura assicurativa, ecc.), ma, soprattutto, non lo si vedrebbe prima di dieci anni, e a voler essere ottimisti.
E allora com’è venuto in testa a Renzi di dirsi pronto a farsi carico di quanto spetterebbe al suo Governo per rendere possibile la costruzione del ponte? Non immaginava che così sarebbe stato fatto oggetto degli strali di quanti, pur favorevoli alla cosa, gli avrebbero fatto notare che sul piano procedurale non gli era affatto consentito farla così facile, pur di agghindarsi del solito annuncio a effetto? Non aveva calcolato che gli sarebbe stato rinfacciato che in passato si era sempre dichiarato contrario all’opera, e che esserne a favore oggi, ed entusiasticamente a favore, gli avrebbe procurato l’accusa di volersi guadagnare voti in vista del referendum di dicembre? Non aveva previsto che avrebbe provocato imbarazzo allo stesso Pd? Più di tutto, non aveva messo in conto che riaprire la questione del ponte sullo Stretto di Messina avrebbe dato modo ai suoi detrattori di trovare la più emblematica delle conferme che il renzismo altro non sia che la continuazione del berlusconismo con analoga ma diversa faccia di culo? Insomma: Renzi è un cretino?
Non proprio, anzi, è molto probabile che la sua uscita mirasse proprio a provocare tutto questo – chi a cercare negli archivi cosa dicesse nel 2010 e nel 2012 per denunciare questa sua ennesima spregiudicata piroetta, chi a condannare il suo inguaribile vizietto dei regalini pre-elettorali, chi a pensare sia finalmente prova provata che siamo al Berlusconi 2.0 – per sollevare il polverone necessario a coprire il fallimento della sua politica economica. Diciamo che è bravissimo a fare il cretino quando è necessario, ma cretini, e cretini veri, sono quanti ci cascano e accettano che la discussione si esaurisca di continuo nella puttanata quotidiana che impone come ordine del giorno. Siamo allarte del governo come branca della patafisica.

5 commenti:

  1. E intanto oggi con questa puttanata Salini Impregilo ha guadagnato il 7%.

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  2. Renzi non è certo una cima, ma non è un cretino, come non lo è (era?) Berlusconi. Come lui, però, Renzi non teme di apparire cretino se la cosa gli rende. Il classico furbastro italico, insomma, uno dei tanti attori insinuati dai poteri massonico-mafiosi nelle istituzioni.
    Ci consola pensare che i furbastri italici non sono mai andati troppo lontani. Lo stesso Berlusconi sta sì in sella da oltre vent'anni, ma ha incontrato pur sempre una lunga serie di intralci ai suoi disegni autocratici e demagogici (Di Pietro, Scalfaro, Prodi, Ciampi, la Corte Costituzionale, la magistratura, ecc.). Ed è esattamente di quel genere di intralci che il furbetto vorrebbe sbarazzarsi col suo corrente attentato alla Costituzione.
    Gigi Raniero

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  3. Che poi e' esattamente quello che facevamo con Berlusconi: la sparava grossa, ne discutevamo per una settimana, e poi si passava alla successiva.

    Lorenzo L.

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    1. Spider.
      Vorrei non poter essere d'accordo. Ci caschiamo sempre, come i piccioni che amano troppo le fave o, meglio, come i pesci, perennemente attratti dai vermi.
      Gigi Raniero.

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  4. Secondo me è un po' tirata per i capelli: per parlare d'altro ormai basta aspettare sora Virgì un paio di giorni. È stato semplicemente un pirla. Magari sperava di prendere dei voti a destra in vista del referendum, ma gli stessi che lo proposero ai tempi di Berlusconi stavolta hanno fatto le vergini violate.
    Questione di tempo, tra tre anni Di Maio parlerà del ponte come fosse quello di Øresund, che ovviamente collega la Finlandia con

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