giovedì 22 settembre 2016

«Ma non è qualcosa di fisico»


Intervistato da Aldo Cazzullo (Corriere della Sera, 22.9.2016), Camillo Ruini ci offre, nel passaggio qui riportato, un esemplare saggio di come si possa dissimulare in pienezza di responso quellelusione dellonere argomentativo che, riguardo a un dogma come la risurrezione della carne, è da considerare un grave imbarazzo della fede. Chiamato, infatti, a dar conto di una certezza sulla quale un cattolico come si deve non può affatto vacillare, Sua Eminenza comincia col darsi forza in quel «di più» che parrebbe voler conferire al dogma il carattere di inequivoca intellegibilità assegnatogli dalla dottrina («i nostri corpi mortali riprenderanno vita»Catechismo della Chiesa Cattolica, 990), per passare invece, e subito, a sottrarglielo, per poi arrivare addirittura a negarne levidenza, che è esplicita nella sua formulazione («ma non è qualcosa di fisico», e come fa a non esserlo se la cosa riguarda «corpi»?). E con ciò possiamo avere ulteriore conferma dellirreparabile degrado cui è andato incontro il deposito di fede: il cattolicesimo si è ridotto a un vademecum morale. 

11 commenti:

  1. Le favole morali almeno avevano una loro utilità (anche di intrattenimento). La riduzione a religione in forma codici para-legali (e nella staticità dello scritto), le ha consegnate ad un destino di retrograda pastoia. Quando poi l'abbondanza di chierici e la carenza di occupazione degli stessi è fiorita in infinite seghe mentali, al danno delle pastoie si è aggiunta la beffa del contorno di mal concepite e peggio raccontate insensate fumisterie.

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  2. Peggio ad una onlus con un CEO dibiancovestito che ripete mantra PC a voce, via tweet, video et alia.,.....verrebbe da dire Signore perdona loro perché non sanno quello che fanno ( e dicono)....

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  3. Riproduco qui un commento che Volpi per errore ha postato qui sopra. A seguire, la mia risposta.

    Volpi Non voglio difendere una delle persone più odiose e pericolose della storia italiana recente ma i brani pertinenti del vangelo sono molto , molto ambigui. Anche ai tempi del cristianesimo reale era difficile affrontarli col puro fideismo "Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta". 29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. 30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi". 33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina."

    Il problema non è quello che è scritto nei Vangeli, ma quello che è scritto nel Catechismo. E' la dottrina che risolve le ambiguità del testo evangelico e sono le soluzioni scelte per risolverle che costituiscono il deposito di fede cui il fedele è tenuto ad attenersi.

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    1. Il catechismo della Chiesa Cattolica, che lei più volte cita, dice esattamente quello che sostiene Ruini e non quanto pretende lei:

      "Cristo è risorto con il suo proprio corpo: « Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! » (Lc 24,39); ma egli non è ritornato ad una vita terrena. Allo stesso modo, in lui, « tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono rivestiti », 573 ma questo corpo sarà trasfigurato in corpo glorioso, 574 in « corpo spirituale » (1 Cor 15,44)" [...] « Come il pane che è frutto della terra, dopo che è stata invocata su di esso la benedizione divina, non è più pane comune, ma Eucaristia, composta di due realtà, una terrena, l'altra celeste, così i nostri corpi che ricevono l'Eucaristia non sono più corruttibili, dal momento che portano in sé il germe della risurrezione ». 57

      Corpo reale, ma glorioso, spirituale e non corruttibile (dunque, non fisico): poi, per lei potrà anche essere un paradosso o una favoletta, ma nel merito della questione di cui si discute (un alto prelato si rivela in contraddizione con il deposito di fede della sua chiesa), non c'è alcuna contraddizione. Francamente non vedo il senso del suo commento.

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    2. Io, invece, non vedo il senso della sua obiezione. Qui sopra ho scritto: "Il problema non è quello che è scritto nei Vangeli, ma quello che è scritto nel Catechismo". E allora sarà il caso che gliene faccia ragguaglio: "Il termine «carne» [in relazione all'articolo di fede che recita: "credo nella resurrezione della carne"] designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. [Ci si può vedere qualcosa di glorioso in questa condizione?] La «risurrezione della carne» significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma che anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita". Lei se la sente, insieme al cardinal Ruini, di continuare a sostenere che questo non abbia alcuna attinenza con "qualcosa di fisico"? Si procuri delle ventose perché il rumore delle unghie sullo specchio è sgradevole.

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    3. I corpi riprenderanno vita, ma non avranno fame né sete e saranno qualcosa di completamente trasfigurato, che è quanto cerca di spiegare in due righe Ruini. Se vuole una risposta lunga e articolata da parte dello stesso autore, in confronto con altri teologi e autori del passato, la trova proprio nel libro di cui si parla nell'intervista ("C'è un dopo?", Mondadori). Non ce la vedo a leggere Ruini (e ci sono autori migliori), ma dato che proprio insiste a parlare di teologia e a dare patenti di ortodossia a destra e a manca, almeno prima legga e poi parli.

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    4. No, signor mio, mi basta la sintesi che me ne offre: un corpo morto torna in vita ma la cosa non è da intendere come "qualcosa di fisico". E' evidente, allora, che per "corpo" sia da intendere tutt'altro che un "corpo fisico": e allora perché parlare di "resurrezione della carne"? D'altra parte, non è forse vero che "il modo con cui avviene la risurrezione supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto" (Catechismo, 1000)? Se crede di poter sciogliere la contraddizione patente tra l'affermazione del ritorno in vita di un corpo mortale e quella della natura non fisica di questo corpo, quello del cardinal Ruini dev'essere un ben grave peccato d'orgoglio. Più in generale, e per sottrarmi dal mandarla a cagare insieme a Sua Eminenza, direi sia meglio rinunciare a cercare di dimostrare la logicità dei dogmi con mezzucci tanto sgangherati. Saluti.

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  4. Caro Malvino, ma a lei che gliene importa?

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  5. Volpi Una resurrezione della carne deve essere un evento fisico e le difese d'ufficio delle parole del cardinale sono debolissime .Gesù mangia assieme agli Apostoli dopo la resurrezione e deve perciò avere un corpo materiale.A mio giudizio Ruini è scivolato in un ginepraio quando sarebbe bastato togliere queste 4 parole "ma non è qualcosa di fisico" per rispondere a modo rimanendo nell'alveo della dottrina. Faccio qui un'ipotesi . Nel Formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg viene ricordata l'opinione degli anabattisti italiani del sedicesimo secolo , che rifiutavano l'immortalità dell'anima incorporea e credevano che soltanto i giusti sarebbero risorti col giudizio universale. I testimoni di Geova, che sono forse la confessione religiosa più diffusa dopo la cattolica fra i cittadini italiani, professa la medesima dottrina. Forse i cristiani italiani che cercavano e cercano un'alternativa alla Chiesa di Roma , la religione del Purgatorio e delle indulgenze per le anime dei morti, apprezzano una dottrina che rifiuta l'immortalità dell'anima ma conserva la resurrezione dei corpi. Ciò fa infatti perdere senso a molti dei riti cattolici(messe in suffragio, rosari etc) . Ruini forse sa che il punto è critico e svilisce perciò la resurrezione fisica dei corpi . Sostiene persino, posizione filosoficamente insostenibile, che non è possibile resurrezione corporea senza immortalità dell'anima.

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  6. Volpi Ha stimato il punto dove la dottrina ortodossa traballa di più e ha tentato di puntellare come poteva la costruzione .

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