lunedì 10 aprile 2017

Buona lettura

Quattro anni fa su queste pagine postai Due editoriali di Benito Mussolini per Il Popolo dItalia (Malvino, 10.3.2013). Non vi aggiunsi neppure un rigo di commento, ma tutti lessero in quel post, come d’altronde era nelle intenzioni, un tentativo di parallelismo tra grillismo e fascismo. Tra grillismo e fascismo nascente, occorreva chiarire, perché «a scanso di fraintendimenti – scrivevo qualche tempo dopo – sarà il caso di ribadire che [il fascismo nascente] non è ancora il fascismo del 1922, [...] e non è ancora il fascismo del 1936, [...] e non è ancora il fascismo del 1938» (Sansepolcristi 2.0 – Malvino, 14.10.2013).
Oggi, nel riproporre i passaggi più significativi di quei due testi, e facendo seguire ad essi brani scelti da altri editoriali di Benito Mussolini, sempre per Il Popolo dItalia, tutti antecedenti alla Marcia su Roma, porrò unaltra questione: la trasformazione del M5S che viene annunciata da Beppe Grillo («non è più tempo di manifestazioni in piazza a carattere provocatorio, facili a sfogare nella violenza, è diventato il tempo di disegnare il nostro futuro»), e che nella gran parte dei più autorevoli commentatori dellattualità politica italiana già da qualche tempo trovava eloquenti segni in una «istituzionalizzazione del movimento», consente un parallelismo col fascismo alla vigilia della Marcia su Roma?
Se pure fosse, nulla darebbe per scontato che da una eventuale vittoria del M5S alle prossime elezioni politiche dovrebbe attendersi ulteriore progressione del grillismo lungo questo parallelismo, questo è ovvio, ma è meglio dirlo esplicitamente. E in ogni caso andrebbe rammentato che l’irresistibile ascesa del fascismo, e il verso che prese lungo la sua parabola, ebbe indispensabile e costante propulsione dalla mancanza di credibili alternative. Provarono ad opporsi al fascismo, prima di salire sul carro del vincitore, liberali che avevano tradito il liberalismo e socialisti che avevano tradito il socialismo. Diremmo che del fascismo lItalia ebbe da esser grata soprattutto a Giolitti e a Turati.
Buona lettura.

«Per valutare nella giusta misura limportanza sempre più grande dei Fasci Italiani di Combattimento bisogna ricordare che sono nati il 23 marzo, nella prima adunata di Milano. […] Sono passati tre mesi e si può affermare […] che il movimento […] si è imposto allattenzione pubblica ed è, oggi, la forza più viva, più audace, più rinnovatrice, più rivoluzionaria […] che ci sia in Italia. Allinfuori del Partito Socialista, che pretende di possedere il monopolio esclusivo della piazza, non ci sono altri gruppi o partiti [...] che osino scendere in piazza. […] Non è, forse, prematuro esaminare i motivi che hanno provocato questa rapida ascesa, questo trionfale sviluppo del fascismo, malgrado laperta ostilità e la perfida malignazione di certa piccola gente. […] Il fascismo è un movimento spregiudicato. Esso non ha sdegnato di prendere contatto con uomini e con gruppi che lidiota filisteismo dei benpensanti ignorava o condannava. […] I Fasci non sono, non vogliono, non possono essere, non possono diventare un partito. I Fasci sono lorganizzazione temporanea di tutti coloro che accettano date soluzioni di dati problemi attuali. […] Questa è la novità interessante del programma fascista: la rappresentanza integrale» (3 luglio 1919).

«Oggi compiono i due anni dal giorno in cui sorsero i Fasci Italiani di Combattimento. [...] Dopo due anni di lotte, di varie e tempestose vicende, gettiamo uno sguardo sulla strada percorsa: il punto di partenza ci appare straordinariamente lontano. Il fascismo, dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne. Che cosa è questo fascismo, contro il quale si accanisce invano una multicolore masnada di nemici vecchi e nuovi? Che cosa è questo fascismo, le cui gesta riempiono le cronache italiane? […] Sia concesso a noi, che abbiamo lorgoglio di aver lanciato nel mondo questa superba creatura, piena di tutti gli impeti e gli ardori di una giovinezza traboccante di vita, sia concesso a noi rispondere a queste domande. Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la nazione. [...] Il fascismo [...] non è un partito: è un movimento. [...] Nessun altro partito può competere con noi. I vecchi partiti non fanno reclute nuove, stentano a conservare le vecchie, che qua e là accennano anche sbandarsi. Il fascismo, invece, vede sorgere i suoi gruppi a decine e decine per generazione spontanea, tanto che fra qualche mese tutta lItalia sarà in nostro potere […] Va da sé che non ci nascondiamo le deficienze del nostro movimento. Più che di deficienze, in realtà si tratta di esuberanze. I fascisti sono uomini e qualche volta eccedono. Affiorandosi ed affiatandosi sempre più il movimento, queste deficienze scompariranno e il fascismo apparirà come leletto a dirigere i destini del popolo italiano. È la forza nuova che segna lavvento dei tempi nuovi. […] Due anni! Rapida successione di eventi! Tumulto e passare di uomini! Giornate grigie e giornate di sole. Giornate di lutto e giornate di trionfo. Sordo rintocco di campane funebri, squillare gioioso di fanfare allattacco. Fra poco il fascismo dominerà la situazione. [...] Avanti, fascisti! Tra poco saremo una cosa sola: fascismo e Italia!» (23 marzo 1921).

«La vittoria è un fatto, ora mi travaglia il modo col quale la vittoria potrà essere utilizzata. Comincia un nuovo periodo nella storia del fascismo italiano e non sarà meno aspro e difficile del precedente: è il periodo della rielaborazione spirituale e delle applicazioni pratiche. Bisogna smentire i nostri nemici, i quali ci hanno detto a sazietà: “Voi sapete distruggere, ma non sapete costruire! Siete ottimi sul terreno della negazione, ma, portati sul terreno positivo, vi rivelate nella vostra impotenza”. Tutto ciò è falso, ma bisogna dimostrare il falso con la nostra opera di domani. Infiniti sono i campi nei quali possiamo applicare le nostre energie! Certi dissidi e certi atti di indisciplina non mi preoccupano eccessivamente, anche se son sfruttati dalla stampa antifascista. Dal mio punto di vista personale, la situazione è di una semplicità lapalissiana: se il fascismo non mi segue, nessuno potrà obbligarmi a seguire il fascismo. [...] Luomo che ha fondato e diretto un movimento, e gli ha dato fior fiore di energia, ha il diritto di prescindere dalla analisi di mille elementi locali per vedere il panorama politico e morale nella sua sintesi» (3 agosto 1921).

«Nel 1919, il fascismo si riduceva ad un pugno, veramente un pugno, di uomini di tutti i partiti: cerano socialisti, repubblicani, anarchici, sindacalisti, democratici. In queste condizioni, il fascismo, raccogliendo uomini di tutti i partiti, non poteva essere che un antipartito. È di unevidenza cristallina. Ma in questi due anni di tempestose battaglie è accaduto nel fascismo un fenomeno di esodo di taluni elementi, un fenomeno di entrata, quasi invasione, di altri. Cè stato un travaglio formidabile di selezione in mezzo a noi. […] È certo che oggi il vecchio conglomeato del 1919 è scomparso e il fascismo è venuto via via assumendo una sua precisa e inconfondibile individualità. Rendersi conto di questo processo […] significa convincersi che il partito è già un fatto compiuto e che è puerile ostinarsi a negare questa vivente realtà. […] Questo movimento perirà se il fascismo non si darà lorganizzazione di partito. […] Io capisco lantipatia per la parola “partito”, poiché essa, specie in Italia, suscita impressioni di chiesuola, di inquisizione, di dogmatismo e di camorra, ma questantipatia non basta a giustificare un atteggiamento di pregiudiziale opposizione. […] Nella natura e nella storia, si va sempre da un indistinto ad un distinto, da un amorfismo caotico ad una differenziazione sempre più precisa. Più si sale nella scala, e più ciò risulta evidente. Individualità significa differenziazione. Più è sviluppato lorganismo e più è differenziato. Il fascismo non può sfuggire a questa legge di bronzo e non deve quindi nutrire ansie e preoccupazioni di natura squisitamente misoneistica e conservatrice-reazionaria, ostinandosi a chiamare “movimento” quando è già “partito”, ostinandosi in unambiguità oramai insostenibile. […] È tempo di tracciare il solco di divisione attorno alla nostra città quadrata. Questo e non altro è il partito. Questo significa salvare il fascismo in ciò che ha di vivo e immortale e prepararlo al compito supremo di domani: il governo della nazione» (9 ottobre 1921).

«Li abbiamo tutti addosso, in questo momento, i grossi preti, i piccoli chierici e gli innumerevoli scagnozzi delle diverse chiese e chiesuole politiche […] Voi non avete un programma, voi non ci avete dato un programma, il vostro programma è inconsistente: queste le accuse che partono con una commoventissima unanimità dalla estrema destra allestrema sinistra. […] Volevano “un” programma e lo volevano da me. […] Un programma non è una creatura che nasca tutto solo e da un solo cervello» (19 novembre 1921).

«Il fenomeno del proselitismo fascista, che invece di illangidire aumenta in proporzioni sempre maggiori col passare del tempo, dà l’idea di qualche cosa di fatale che è oramai superiore alla volontà degli uomini. Il fiume del fascismo continua ad alzare il livello delle sue acque, che hanno già abbattuto parecchi argini e strariperanno fra poco dovunque. […] Ora il troppo rapido ingrossamento delle file costituiva e costituisce un serio pericolo per i partiti combinati alla moda antica, per i partiti, cioè, che possono essere considerati come vaste assemblee diffuse su tutto il territorio, assemblee di disputanti, i quali, disputando, finiscono naturalmente per differenziarsi e detestarsi, da cui le innumerevoli “tendenze” e relative scissioni. Il fascismo è tutt’altra cosa. I suoi iscritti sono, prima di tutto, soldati. […] Siamo troppo conoscitori del mondo e dei suoi poco simpatici abitatori per ritenere che tutte le reclute del fascismo siano animate da motivi soltanto ideali. C’è anche fra di noi la zavorra. Ci sono anche fra noi gli arrivisti. Ci sono anche fra noi quelli che si giovano del fascismo per camuffare altri impulsi e altri interessi. Ma come si fa a leggere nelle anime? Ogni aggregato umano ha di questi detriti. Il fascismo, però, li seleziona e li elimina energicamente. […] Il fascismo ha energie sufficienti per controllare, dominare, eliminare gli elementi infidi o sospetti» (26 agosto 1922).

12 commenti:

  1. Difficile accusarmi di benevolenza preconcetta nei suoi confronti. Pertanto, se le dico che questo è uno splendido lavoro da storico della comunicazione, lei sa che non sono complimenti tipo ailaic.

    RispondiElimina
  2. il parallelismo può essere interessante, ma nel caso d'attualità l'alternativa non solo esiste ma viene preparata da mesi: l'alleanza, dopo le elezioni, di Forza Italia, Pd e ex pd. Che poi quest'alternativa non piaccia è un altro discorso.

    RispondiElimina
  3. Sì, ottimo: ma in tutto questo, Annamaria dove si trova? Immersa nella lettura degli utili brani esposti, oppure sperduta nei dintorni di Ivrea?
    Non ci dormo.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

    RispondiElimina
    Risposte
    1. uhhhhhhhhhhhhhhh,non mi sara' Leisulla via del ravvidemento operoso Malvi?

      alessandro riccio
      roma

      Elimina
    2. E' per gente come lei, Riccio, che purtroppo è necessario il M5S arrivi al 40%.

      Elimina
  4. “del fascismo l’Italia ebbe da esser grata soprattutto a Giolitti e a Turati” ? Dipende di quale Italia si parla, e poi ognuno portò la sua parte di responsabilità. È necessario però valutare la cosa non solo sotto l’aspetto delle soggettività che vi presero parte ma anche sotto i vari aspetti oggettivi, di natura sociale ed economica.

    Non va dimenticato che la scissione del partito socialista, che poi si concretizzò a Livorno, fu decisa a Mosca con un aut-aut sulla base dei famosi 21 punti. Quanto intempestiva fosse giunta quella scissione non è cosa che si può discutere qui.

    Non va altresì dimenticato il ruolo giocato dalla monarchia e dal blocco sociale di riferimento, né il ruolo degli apparati statuali e della neonata Confindustria. Soprattutto non va trascurato il ruolo del Vaticano e del clero per via dell’approvazione della legge del luglio 1920, che doveva entrare in vigore nel luglio del 1921, sulla nominatività dei titoli e altre misure fiscali. Oltre che dai gruppi industriali e finanziari, la legge era molto temuta dal Vaticano, che aveva in Italia la quasi totalità dei suoi investimenti e possedeva a preferenza titoli al portatore, così come era temutissima la norma fiscale sulle trasmissioni ereditarie tra persone non legate da vincoli di sangue. Fu questo il motivo che «obbligò – secondo Ernesto Rossi – Giolitti a presentare le dimissioni».

    Nella crisi che succedette alla caduta di Giolitti e fino all’avvento del fascismo, il Vaticano si oppose ad un possibile nuovo governo presieduto da Giolitti, innanzitutto con il veto imposto al Partito popolare di aderirvi. Il costo di questo atteggiamento fu la paralisi parlamentare e, infine, la crisi istituzionale. Come rileva nel suo libro Ernesto Rossi, l’Osservatore Romano del 27-28 febbraio 1922 si rallegrò perché la più lunga crisi ministeriale che si fosse mai avuta in Italia era stata finalmente conclusa con la formazione di un governo di coalizione, presieduto dall’ on. Facta, dal quale erano esclusi soltanto i socialisti.

    Scrisse a tale riguardo Benedetto Croce:
    «L’azione della politica vaticana fu allora perniciosa per l’Italia e aprì le porte al fascismo impedendo ogni ritorno del Giolitti al potere. Su di che potrei aggiungere particolari, come d’un colloquio che l’on. Pozio, sottosegretario alla presidenza con Giolitti e a lui devotissimo, ebbe con il card. Gasparri, che rudemente respinse ogni approccio d’intesa: quel che più aveva inferocito la Chiesa era la legge giolittiana della nominatività dei titoli al portatore, nei quali molto denaro degli istituti ecclesiastici era investito».

    Sotto il titolo: « La soddisfazione del Vaticano per la soluzione delle crisi » il Popolo d’Italia del 2 novembre del 1922 pubblicò:
    «Durante i giorni del travaglio nazionale, che condussero all’avvento al potere dell’on. Mussolini, nessun allarme si ebbe nei circoli più vicini al Pontefice, il quale, quando gli avvenimenti si sono avviati verso il loro sbocco normale, non ha celato agli intimi il Suo compiacimento nel vedere l’Italia dirigersi verso una rivalorizzazione delle sue migliori energie».

    Ed il 10 Novembre, lo stesso giorno in cui Il Popolo d’Italia dava la notizia che il consiglio dei ministri avrebbe abrogato la legge sulla nominatività dei titoli, il suo corrispondente da Roma comunicava:
    «Per quanto le sfere responsabili del Vaticano mantengano il loro tradizionale riserbo intorno alla politica del nuovo gabinetto italiano, negli ambienti dei Palazzi Apostolici non si nasconde la simpatia e il senso di fiducia determinato dai primi atti dell’on. Mussolini».

    Di tutto ciò il Mussolini tace.

    Per quanto riguarda l’oggi, il nuovo fascismo è operativo da molti anni, naturalmente non in orbace, e non solo in Italia. Del resto di quale razza è una democrazia dove una decine di persone possiede una ricchezza pari a quella della metà dell’umanità?

    RispondiElimina
  5. Il fascismo, come tutti i populismi, partì seguendo le indicazioni della pancia (odio contro gli ex alleati per la 'vittoria mutilata', odio contro gli scioperi eccetera) e poi, sempre come tutti i populismi, una volta preso il potere proseguì nell'assolutismo indicando alla pancia quel che doveva odiare domani.
    Senza citare le leggi razziali in un'Italia che non odiava gli ebrei, possiamo buttarla sull'arte: prima supporto ai futuristi perchè il vecchio andava gettato via, poi appena occupati i palazzi riscopriamo i busti romani, i fasci littori e buonanotte al secchio ai Boccioni e ai Balla.
    L'elettorato a 5S è variegato, ci sono ex berlusconiani ex comunisti ex piddini ex liberali, insomma tutti gli ex qualcosa molto inclini a gettare le colpe del cattivo andamento della nostra società su qualcun altro: quello che accomuna è la componente assolutistica, come se quella base fosse l'unica che disponesse di istanze legittime.
    Questa è la pietra miliare di un assolutismo, poi se questo andrà in porto è altra questione: insomma, Bagnasco ci prova da anni, ma perde terreno ogni giorno che passa, un millimetro alla volta ma lo perde. E la base 'elettorale' di Bagnasco è ben numerosa, forse più dei 5S, anche se come sempre composta da pochi militanti (le chiese non fanno il pienone in genere), un sacco di entusiasti (dove si muove il papa si smuovono migliaia di persone) e qualche milionata di 'nella cabina elettorale Dio ti vede e Stalin no' per dirla alla Guareschi.

    RispondiElimina
  6. "Se pure fosse, nulla darebbe per scontato che da una eventuale vittoria del M5S alle prossime elezioni politiche dovrebbe attendersi ulteriore progressione del grillismo lungo questo parallelismo, questo è ovvio, ma è meglio dirlo esplicitamente"

    No certo, ma fino a oggi gli step sono stati tutti rispettati in una maniera che dire millimetrica è dire poco e i suoi puntuali estratti mostrano, a chi ancora nutrisse dubbi bisognosi di evidenze s'intende, la cosa in maniera tanto evidente quanto drammatica.
    Quindi nessuno ha la palla di vetro, è vero, ma finché la critica continuerà a funzionare secondo il processo d'osservazione del reale bisogna accontentarsi di utilizzare il presente, tenendo a perno il fatto che se il concime ha il colore del concime, l'odore del concime e la fertilità del concime, si hanno le medesime possibilità di azzeccare la previsione di meravigliosi roseti o erba infestante, ma quel che si può dire con certezza è che in questo momento di sterco si tratti.
    La merda d'artista è riuscita a essere tale perché nell'immaginario è merda, prima che per essere garantita tale dall'artista.
    O, per restare sull'arte, l'M5S non è fascismo solo se assumiamo che quella non sia una pipa.

    RispondiElimina
  7. Malvino, nell'attesa di nuovi post le offro un contributo che magari le è sfuggito, da aggiungere alla raccolta di citazioni da macchina del tempo a tema M5S.

    Con riferimento a questa parte del discorso del luglio '19 da lei proposto nel 2013:

    "Non presume di vivere sempre e molto. Vivrà sino a quando non avrà compiuto l'opera che si è prefissa. Raggiunta la soluzione del nostro senso dei fondamentali problemi che oggi travagliano la nazione italiana, il Fascismo non si ostinerà a vivere, come un'anacronistica superfetazione di professionali di una data politica, ma saprà brillantemente morire senza smorfie solenni"

    si segni questo del 2013:

    Grillo intervistato dal Time:
    "I propose a basic idea. It’s not a political plan. It’s a view of the world. It’s not substituting one political class with another. We want 100% of Parliament, not 20% or 25% or 30%. When the movement gets to 100% when the citizens become the state, the movement will no longer need to exist. The goal is to extinguish ourselves."
    http://world.time.com/2013/03/07/italys-beppe-grillo-meet-the-rogue-comedian-turned-kingmaker/#ixzz2MrnErjUV

    Poi ciascuno ci appiccichi le riflessioni che preferisce sul futuro che abbiamo davanti.

    RispondiElimina
    Risposte

    1. è il leitmotiv di tutti i movimenti della storia. D'altronde è nella logica delle cose: un movimento nasce per ottenere qualcosa, dopo averla ottenuta il movimento si scioglie. Mi sembra ovvio. Forse che esiste ancora il movimento per il voto alle donne o per il divorzio ?

      Elimina
    2. Ma è perché al netto dei numeri il resto è in inglese, che non hai colto il significato di
      "We want 100% of Parliament, not 20% or 25% or 30%"
      ?

      Elimina

    3. i "liberali" come te furono i primi ad allearsi coi fascisti

      Elimina