domenica 27 maggio 2018

Il 29 gennaio 1998


Il 29 gennaio 1998, a Montecitorio, era riunita la Commissione bicamerale per le riforme costituzionali, quella presieduta da Massimo D’Alema. Tre giorni dopo Silvio Berlusconi avrebbe di fatto stracciato il «patto della crostata» col quale sei mesi prima, a casa di Gianni Letta, Pds, Ppi, FI e An si erano messi d’accordo per una Repubblica semipresidenziale: aveva cambiato idea, ora voleva il cancellierato e il proporzionale, e sul punto rimase inflessibile, finendo per mandare all’aria tutto, in giugno.
Nulla di tutto questo era prevedibile, quel 29 gennaio, quando nel corso della seduta della Commissione prese la parola Sergio Mattarella, in forza ad uno dei partiti che avevano sottoscritto il patto, il Ppi. Pur manifestando il suo pieno favore a un’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che era uno dei pilastri della riforma, tenne a precisare che, pur essendo evidente il ruolo politico che così il Capo dello Stato avrebbe assunto, fosse opportuno fare chiara distinzione con la funzione di governo, che doveva rimanere esclusiva dell’esecutivo, tenuto a renderne conto solo al Parlamento.
«Taluni – diceva – confondono talvolta il ruolo politico, anche ampio e incisivo, con la funzione di governo. Non sono necessariamente la stessa cosa. Il Capo dello Stato ha già oggi, da cinquantanni, ne avrà di più con linvestitura diretta, un ampio e incisivo ruolo politico, ma non di governo»; e chiariva che tale investitura «non [doveva comunque essere immaginata come un mandato] a governare, ma a interpretare, nella vicenda politica e istituzionale, il ruolo di arbitro, che è proprio dellelettorato [qui teneva a precisare che il ruolo di arbitro era rivestito dallelettorato nel momento del voto e che con lelezione diretta del Presidente della Repubblica avrebbe assunto continuità nella sua figura]; l’altro ruolo, pur esso assegnato dallelettorato, quello di governo, è rimesso allasse Governo-Parlamento».
Sulle obiezioni che da qualche voce in seno alla Commissione si erano levate a mettere in discussione lelezione diretta del Capo dello Stato, col rischio che in tal modo andasse a perdere la sua posizione super partes, così si esprimeva: «Perché mai un Presidente della Repubblica scelto dai partiti tramite i parlamentari col loro voto, con le abitudini che di frequente abbiamo conosciuto, sarebbe meno politicizzato di un Presidente scelto dai cittadini?».
Ottima domanda. Che però ne legittima altre. Perché mai dovremmo considerare Sergio Mattarella meno politicizzato che se fosse stato eletto direttamente? Chi lo ha proposto al Quirinale? Il Pd di Renzi. Lega e M5S lhanno votato? No. Cosa lo costringe ad essere politicamente neutro nel ruolo che la Costituzione gli assegna nella nascita di un Governo? Nulla. E allora cosa gli impedisce di acconciare in ruolo istituzionale quello che di fatto è un ruolo di attore politico? Larticolo della Costituzione che gli attribuisce funzioni nella nascita di un Governo non è abbastanza ambiguo per consentirgli un efficace ostruzionismo nei confronti di una maggioranza parlamentare?
Può darsi ci metta pure un po di buonafede, in fondo ha mosso i primi passi nel mondo accademico allombra di Pietro Virga, che tra i costituzionalisti del tempo era uno di quelli che leggeva piena discrezionalità del Quirinale nella «nomina» del Presidente del Consiglio e dei Ministri. A dispetto della stragrande maggioranza dei costituzionalisti? E che fa? Ognuno si sceglie i maestri che gli più gli garbano.
Il 4° capo dellart. 65 del testo della riforma costituzionale che tanto piaceva a Sergio Mattarella in quel 1998, anche se poi finì nel cesso, recitava: «Assicura [il Capo dello Stato] il rispetto dei trattati e degli obblighi derivanti dallappartenenza dellItalia ad organizzazioni sovranazionali». Cosa gli impedisce, oggi, di far finta che sia stata approvata comunque? Cosa gli impedisce di sentirsi a capo di una Repubblica semipresidenziale? Fra gli emendamenti che proponeva in quella seduta del 29 gennaio 1998 cera pure quello di non sciogliere le Camere allindomani delle elezioni di un nuovo Presidente della Repubblica. Bene, anche in questo mostra una qual certa coerenza: si comporta da Capo dello Stato eletto da una maggioranza di italiani diversa da quella che lo scorso 4 marzo ha votato Lega e M5S. In fondo non è stato eletto da un Parlamento in cui Lega e M5S erano in minoranza e allopposizione?

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