sabato 27 ottobre 2018

Io la penso come Daniele Luttazzi



Io la penso come Daniele Luttazzi: «La satira, per definizione, è contro il potere. Contro ogni potere. È una combinazione di ribellione e irriverenza e mancanza di rispetto per l’autorità» (Lepidezze postribolari ovvero Populorum Progressio, Feltrinelli 2007 – pag. 103), perciò mi chiedo cosa sia quella di Makkox, che chiude la puntata di Propaganda live di venerdì 26 ottobre con una striscia davvero invereconda: sulla cover della sigla finale di Goldrake cantata da Alessio Caraturo, un tenero Mattarella con mantello tricolore sfreccia nel cielo, quando ad un tratto – puf! – gli vengono meno i superpoteri (è chiaro debba esserci lo zampino di Vega, cioè di Beppe Grillo) e – zow! – precipita, ma per fortuna, ad impedirgli di spiaccicarsi al suolo, ecco una selva di braccia ad afferrarlo al volo – sfrunf! – riavendone un «Grazie, amici! Sapete, qualcuno pensa che i miei poteri mi rendano troppo “potente”, ma non capisce che quelli, i poteri, senza di voi, non ci fai nulla», che miete tanti adoranti cuoricini.
«Ribellione e irriverenza»? Non ne vedo traccia. Tanto meno vedo traccia di «mancanza di rispetto per lautorità», anzi, direi si tratti di una esemplare prova di sfacciata leccaculaggine.
Se non è satira, allora, cosè? Per trovare una risposta credo si debba riandare alla lettera con la quale, a giugno, il Presidente della Repubblica esprimeva il suo personale apprezzamento per come la trasmissione condotta da Diego Bianchi aveva «seguito, con sguardo scanzonato ma mai banale, la complicata fase delle consultazioni per la formazione del governo».
Uninvestitura, in buona sostanza. È che durante quella «complicata fase delle consultazioni» nasceva l’ennesimo Partito del Presidente, una costante nella vita politica italiana, giacché ogni settennato ha avuto il suo. Partito assai sui generis, ovviamente, cui un canale di comunicazione extra-istituzionale torna estremamente utile. Tacitamente si saldava il patto: voi mi scaldate la platea e io vi faccio la marchetta, poi, vedremo, può darsi che nel 2022 possano scapparci pure due onorificenze da cavalieri del lavoro. 
Ma può darsi che questa sia una lettura eccessivamente dietrologica. In tal caso si potrebbe ripiegare sul banale, che è il miglior rasoio di Occam. Perché in fondo anche ai tempi di Gronchi al Quirinale cera un gran via vai di donnine del mondo dello spettacolo. Nessuna faceva satira, però. Anzi, si mormorava che il satiro fosse Gronchi.




5 commenti:

  1. Più puntate di propaganda live vanno in onda più aumenta il consenso per nazismo fascismo o qualsiasi forma dittatoriale che possa zittire questi onanisti.

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  2. Mi pare, tutto sommato, un'analisi non corretta. Nel mondo alla rovescia che va creandosi, il bilanciamento dei poteri rappresenta un orpello che gli araldi del "cambiamento" vogliono buttare via; da questo punto di vista, manifestare supporto al Presidente della Repubblica significa schierarsi con una minoranza, dato che il clima culturale dominante sta andando in tutt'altra direzione. E sì, c'è un eccesso di dietrologia. Se Diego Bianchi avesse voluto fare da megafono a qualcuno, avrebbe potuto scegliere Renzi, che a questo tipo di manifestazioni è molto più sensibile. Tuttavia, durante gli anni del governo Renzi il team di Bianchi non ha mostrato grande vicinanza (per usare un eufemismo) all'onda di improvvisa popolarità dell'allora Presidente del Consiglio.

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    1. Lei elude la questione da me sollevata, che qui le ripropongo in altri termini: la strip di Makkox le sa più di satira o di pompino? Quello del Quirinale è un potere: quand'anche la satira dovesse acconciarsi a schierarsi col potere più debole per colpire quello più forte - ma chi l'ha detto? - dove sarebbe il "clima culturale dominante" ostile al Quirinale con un Mattarella che riscuote dagli italiani una fiducia superiore a quella che riscuotono Conte, Salvini e Di Maio (Demos & Pi, settembre 2018)? No, la sua difesa d'ufficio non regge: quello di Zoro e Makkox è intrattenimento, e come tale si premura di conquistarsi una rendita di gradimento, perché le leggi dello spettacolo sono crudeli. Renzi non ha mai offerto garanzie di lunga durata, né i gialloverdi le offrono oggi: chi tiene a non bruciarsi una carriera non rischia. Sia chiaro, c'è da comprenderli. Zoro ha pazientemente costruito la sua posizione con anni di faticosa gavetta, perché dovrebbe buttar via tutto? Makkox, invece, è arrivato a vedere qualche soldo solo dopo i 50 anni, figuriamoci se ora è disposto a rischiare di perderlo. Non vorrei essere frainteso: è tutto legittimo, ma non la si chiami satira. D'altronde la trasmissione non fa mistero di essere propaganda. Diciamo che quella strip di Makkox era più irritante della comune propaganda: puzzava di culto della personalità, tanto più fastidioso perché cucito addosso a un ex democristiano della corrente di De Mita.

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  3. Per andare ancor più sul banale, il titolo dice già tutto: è Propaganda, roba da Istituto Luce senza nemmeno la voce stentorea e le bonifiche dell'Agro Pontino.

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  4. Mi piace Luttazzi, mi manca Luttazzi e mi fa piacere vederlo citato in questo blog. Anch'io la penso come Daniele Luttazzi.

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