giovedì 27 dicembre 2018

Duole constatare che ne abbiamo perso un altro


Luomo che laltrieri è stato ucciso a Pesaro non godeva delle protezioni che la legge n. 6 dell’11.1.2018 dispone per un «testimone di giustizia», per la semplice ragione che non lo era. Il «pentito» era suo fratello, lui sì pienamente rispondente alla definizione di «testimone di giustizia» che la legge integra allart. 2 con quella di «collaboratore di giustizia», con quanto ne consegue per le misure di massima protezione, previste dallart. 5, di cui egli gode già da tempo. Luomo che laltrieri è stato ucciso a Pesaro, invece, ricadeva nella fattispecie di quelli che allart. 1 sono definiti «altri protetti», per i quali la legge dispone solo misure di sostegno economico, previste dallart. 6.
Giusta o no che sia la legge, che sia alla Camera che al Senato ha avuto relatori del Pd, questo è quanto il Parlamento della scorsa legislatura, in cui Lega e M5S erano minoranza, ha ritenuto fosse giusto assicurare alluomo che laltrieri è stato ucciso a Pesaro: nessun cambio di identità, nessuna scorta armata, solo un assegno di mantenimento e il fitto di una casa lontana dalla piana di Gioia Tauro. Andava avanti così dal 2008, senza che nessuno dei ministri dellInterno (Amato, Maroni, Cancellieri, Alfano, Minniti) abbia mai ritenuto fosse necessario qualcosa in più.
Strano che per i killer sia stato tanto facile ucciderlo? Qui direi che la risposta sia estremamente semplice: per niente. La domanda più difficile è unaltra: è in qualche modo rintracciabile nellaccaduto una responsabilità delle forze dellordine o del Ministero dellInterno? Un corsivo su Il Foglio di giovedì 27 dicembre parrebbe averla individuata, e non già nella legge, non già nei ministri dellInterno che si sono succeduti dal 2008 ad oggi, ma in Salvini. Vediamo perché.
«Il lavoro di protezione dei familiari di collaboratori di giustizia è fra i più complicati e compete al Ministero dell’Interno». Giusto.
«Occorre tenere presente che il parente che accetta di condividere la sorte di chi decide di collaborare accende anch’egli un credito con lo stato divenendo un bersaglio dei mafiosi». Giusto anche questo.
«Viene spostato nottetempo prima possibile, prima ovviamente che la notizia sia trapelata». Anche qui nulla da eccepire: non sappiamo se nel 2008, quando luomo che laltrieri è stato ucciso fu spostato a Pesaro, furono impiegate «tre auto, una con due agenti, un autista e un armato, altre due con agenti di un corpo speciale muniti di armi corte e lunghe», come il corsivo dice sia indispensabile, ma questo attiene a quanto era indispensabile dieci anni fa, dovremmo chiedere ad Amato se ci ha pensato.
«Altri hanno già predisposto un appartamento e documenti con nomi nuovi...». Ecco, qui salta la linearità del ragionamento: le misure di protezione che la legge assicurava al «protetto», parente del «collaboratore di giustizia», non prevedevano il cambio di identità, tantè che sul citofono di casa luomo che laltrieri è stato ucciso a Pesaro aveva nome e cognome suoi. Giusta o no che sia la legge, per lui non era previsto dargliene di nuovi.
Ma che altro era indispensabile ed è mancato? «Seguirà una routine di controlli che coinvolgeranno i presidi di polizia del posto di arrivo ma qualcuno della Dia, o del Ros o dello Sco, ogni tanto si affaccerà per verificare che tutto funzioni a dovere». La legge lo prevede per i «testimoni di giustizia», non per gli «altri protetti». Daltronde, anche nel caso dei «testimoni di giustizia», comè possibile impedire che vengano uccisi senza una scorta che li protegga ventiquattrore al giorno? E quanti sono i casi in cui neppure questo è bastato?
E dunque dovè il problema? È presto detto: «quello che è successo a Pesaro mostra che da questo punto di vista siamo nella Nutella fino al collo». Un modo molto fine di far eco alle accuse strumentali mosse a Salvini. Al quale, e a ragione, si possono imputare i peggiori difetti, umani e politici, siglando limputazione, e a ragione, con un bel #salvinimerda, giusto per non essere sfiorati dal sospetto di criptoleghismo, ma in quel che è accaduto laltrieri a Pesaro, di grazia, che centra?
Neanche varrebbe la pena di fare il nome di chi firma il corsivo de Il Foglio dal quale ho tratto i brani salienti, basterebbe la segnalazione dell’ennesimo esempio di come la faziosità distorca i fatti piegandoli a proprio piacimento. Il fatto è che a firmarlo è Massimo Bordin, di cui su queste pagine si è spesso avuto modo di lodare l’onestà intellettuale. Duole constatare che ne abbiamo perso un altro.

7 commenti:

  1. Personalmente considero Bordin 'perso' da un bel po'di tempo.
    Totalmente allineato-insieme alla radio pagata da noi per cui lavora-al Partito Gedi De Benedetti, che è oggi l'unico partito di opposizione armata esistente.
    Purtroppo le armi usate(da Bordin e dal suo partito di riferimento)sono armi non convenzionali, profondamente disoneste ed estremamente nocive.

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  2. Magari è da qualche annuccio che l'abbiamo perso. Più o meno (ma anche senza più o meno), da quando scrive sul foglio, direi.

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  3. «L’uomo che l’altrieri è stato ucciso a Pesaro, invece, ricadeva nella fattispecie di quelli che all’art. 1 sono definiti «altri protetti», per i quali la legge dispone solo misure di sostegno economico, previste dall’art. 6.»

    Ha per caso letto con la necessaria attenzione l'art. 5, quello del quale esclude l'applicabilità al caso di specie e che, al comma 1, recita: «Al fine di assicurare l'incolumità dei testimoni di giustizia e degli *altri protetti* e la sicurezza dei loro beni, sono applicate speciali misure di tutela che, secondo la gravità e l'attualità del pericolo, possono prevedere: [...]»?? (enfasi aggiunta)

    Vale la pena di ricordare, infine, che ai fatti del 2008 non si applicano le norme adottate nel 2018, ma il decreto legge n. 8 del 15 gennaio 1991 convertito con legge n. 82 del 15 marzo 1991, e modificata dalla legge 13 febbraio 2001, n. 45. La norma di riferimento è l'art. 9 comma 5. Buona lettura.

    «Duole constatare che ne abbiamo perso un altro». Ha ragione, ma non si tratta di Bordin.

    andrea

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    1. Sì, ho letto con la necessaria attenzione l'art. 5, ma non credo l'abbia fatto lei, che pure me lo cita. Ha fatto caso a quel "possono prevedere"? Altra cosa che "devono prevedere", suppongo riesca a capire la differenza. Ne consegue che le misure contemplate in quell'articolo non sono necessariamente previste per tutti gli "altri protetti". Di fatto non lo erano per l'uomo che l'altrieri è stato ucciso a Pesaro, ma ovviamente questo acquista peso solo adesso che è morto, aprendo la questione se gli oltre 5.000 "altri protetti" necessitino di scorta armata ventiquattr'ore al giorno. Servirebbero tre turni di 8 ore, con almeno tre agenti per turno: 45.000 addetti alla protezione, dice sia fattibile?
      In quanto a quel che ritiene valga la pena ricordarmi, ritengo valga la pena ricordarle che la legge n. 82 del 15.3.1991, anche e soprattutto dopo la modifica subìta con la legge n. 45 del 13.2.2001, al comma 5 dell'art. 9 continua a recitare: «Le speciali misure di protezione di cui al comma 4 possono essere applicate...». Un altro "possono", ha fatto caso? Come le sembra possa essere addebitato al Ministero dell'Interno il fatto che non "devono"? Di poi: ha provveduto a una lettura interlineare tra il testo del 2001 e quello del 2018? Le consiglio di ascoltare le relazioni dell'onorevole Mattiello per la Camera e del senatore Lumia per il Senato nelle rispettive commissioni quando era in discussione la legge n. 6 dell'11.1.2018 (le trova su radioradicale.it), vedrà che quella legge si limitava solo al riordino della materia.
      In quanto al post, avrà visto che è delle ore 4:29, in largo anticipo sulla rassegna stampa di Bordin, che mi è parso assai meno cazzuto di quanto non lo fosse nel corsivo scritto il giorno prima: la riascolti, vedrà che sembra essersi reso conto di essere incorso nel riflesso pavloviano che porta il cane a sbavare appena c'è di mezzo Salvini. Bisogna riconoscergli un refolo di resipiscenza, ma niente di più.

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    2. Ho avuto anch'io la sensazione, ascoltando la sua rassegna stampa, che il Bordin di oggi tentasse di mettere una toppa a quanto scritto dal Bordin di ieri.

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    3. Sì, ma poi c'è sempre qualcuno più bordiniano di Bordin. E' la società dello spettacolo, baby, e non puoi farci niente.

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    4. Mi permetta una citazione: e se pure?
      Con affetto Gigi

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