lunedì 18 marzo 2019

Via, siate indulgenti


«Culle vuote e frontiere piene, ma la crisi delle nascite non preoccupa nessuno» (Il Foglio, 8.12.2018). Proprio «nessuno», no: Brenton Tarrant si preoccupava, eccome. «Every day – scriveva – we become fewer in number, we grow older, we grow weaker. In the end we must return to replacement fertility levels, or it will kill us. To maintain a population the people must achieve a birthrate that reaches replacement fertility levels». Né gli sfuggiva la ragione del perché, «despite this sub-replacement fertility rate, the population in the West is increasing, and rapidly»: «sono stati i contingenti di immigrati a vivacizzare una demografia altrimenti morente» (Il Foglio, 14.1.2019), «la nostra “crescita attuale” è come la luce delle stelle molto vecchie, vediamo l’effetto di fenomeni che non esistono più, “drogati” dall’immigrazione» (Il Foglio, 14.6.2018), cioè, per dirlo come lo diceva Brenton Tarrant, «mass immigration and the higher fertility rates of the immigrants themselves are causing this increase in population».
Soluzione? «To return to replacement fertility levels is priority number one», ovvio, ma occorre prendere atto che «dietro al nostro “malessere demografico” si nasconde un malessere culturale» (Il Foglio, 17.2019), giacché «western culture is trivialized, pulped and blended into a smear of meaningless nothing, with the only tenets and beliefs seemingly held to are the myth of the individual»: è il «disaster of hedonistic, nihilistic individualism», «un individualismo sintomo di mancanza di speranza» (Il Foglio, 5.4.2018). 
Dice nulla la relazione tra «empty nurseries» ed «empty churches», da un lato, e «full shopping centers» e «full mosques», dallaltro? È che «the West killed the notion of God, and proceeded to replace it with nothing», ma si può dirlo meglio: «La religione di un popolo, la sua fede, crea la sua cultura, e la sua cultura crea la sua civiltà. Quando la fede muore, muore la cultura e muore la società. E anche quel popolo comincia a morire» (Il Foglio, 28.7.2016).
Che fare, allora? «Attaccare, per non essere attaccati. Annientare, per non essere annientati» (Il Foglio, 25.5.2017). 

Via, siate indulgenti: lunico errore commesso da Brenton Tarrant – quello che ora gli costerà almeno trentanni di galera – è stato quello di far seguire i fatti alle parole.

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