mercoledì 6 aprile 2016

Sul referendum del 17 aprile

Una rapida occhiata ai numeri basta a chiarirci cosa davvero sia stato, in Italia, l’istituto referendario: i quesiti che si è tentato di sottoporre al parere degli italiani sono stati 191, ma, tra mancato raggiungimento del numero di firme necessarie e bocciature al vaglio di legittimità, il tentativo è andato in porto solo 67 volte, con 27 casi nei quali non si è raggiunto il quorum, 9 nei quali la proposta abrogativa è stata respinta e almeno la metà dei rimanenti 30 nei quali l’esito delle urne è stato sostanzialmente disatteso, vanificandone ogni effetto.
Com’è che allora il referendum continua a illudere tante anime belle? Quasi certamente lo si deve a tutta la retorica che si è spesa su quelli che furono indetti per abrogare le leggi che consentivano divorzio e aborto, e che non ci riuscirono: leggi che dobbiamo al Parlamento, ma che si continua ad avere la sensazione siano uscite dalle urne.
Non starò ad annoiare oltre il mio lettore: mi sono già intrattenuto a lungo, due o tre anni fa, sull’inutilità dell’istituto referendario, addirittura sulla sua pericolosità per quanto gli è conferito dall’essere uno strumento di democrazia diretta, dove il pericolo che sta a monte dell’illusione non è meno serio di quello che gli sta a valle. Qui, stringendo, non ho fatto altro che ripetere ciò che ho già detto allora, a indispensabile premessa di quanto segue, che poi è la risposta a chi mi ha chiesto se andrò a votare il 17 aprile e, se sì, come voterò.
Premessa che sembrerebbe voler dar senso a un’astensione. E invece andrò a votare. All’esclusivo scopo di dare il mio contributo al raggiungimento del quorum, che peraltro do per scontato sarà difficilissimo raggiungere. Meno difficile di quanto sarebbe stato se non fosse scoppiato lo scandalo che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi, ma comunque assai difficile. Superfluo dire che questa decisione nasce dal significato che Matteo Renzi ha voluto dare a questo referendum, dunque potrebbe anche essere irrilevante cosa voterò: potrei anche annullare la scheda o lasciarla bianca, la ragione che mi porterà al seggio elettorale troverebbe comunque piena soddisfazione, anzi, in entrambi i casi la troverebbe in coerenza a ciò che penso dell’istituto referendario. Il fatto è che ritengo intellettualmente disonesto usare strumentalmente un voto al quale si è voluto strumentalmente attribuire un significato diverso da quello che dovrebbe avere, e dunque, senza perdere neppure per un istante la certezza dell’inutilità del mio voto, non ritengo sia corretto sottrargli il valore che gli è attribuito e che dunque, almeno formalmente, sono costretto a riconoscere: non annullerò la scheda, non la lascerò bianca.
Voterò sì e ritengo sia doveroso spiegare il perché. Anzi, giacché al sì sono arrivato grazie ai tre minuti che Michele Governatori ha dedicato al referendum del 17 aprile in una delle puntate della sua rubrica del martedì su Radio Radicale, mi limito a riproporli qui.

 

Il punto che ritengo dirimente è quello relativo alla concessione a privati di un bene pubblico per un tempo illimitato, che d’altronde è in franca violazione delle direttive comunitarie cui Governatori fa cenno, e che dunque rende sanzionabile in sede europea il comma 239 dell’art. 1 della legge n. 208 del 28 dicembe 2015 anche laddove vincesse il no o il quorum non fosse raggiunto. Ennesima dimostrazione, laddove ce ne fosse stato bisogno, che a questo governo manca ogni misura del diritto.

35 commenti:

  1. Sulla base di queste considerazioni io mantengo il mio no. Diciamo che il referendum fosse stato 'vuoi tu alla fine di queste concessioni rifare una gara per attribuirle' sarei stato più contento e avrei votato diversamente. Ma mi pare stupido rinunciare a una fetta piccola, ma grande in valore assoluto, di risorse che tanto non sarebbero disponibili in maniera diversa, salvo lo scempio di altri ecosistemi. In sintesi, è vero che il turista di turno guarda il mare ed è bello se non vede una piattaforma, ma prima mi devi dimostrare che il turista che si alza la mattina nell'agriturismo la mattina è felice di vedere una bella collina abruzzese ridotta a un colabrodo con pale eoliche.
    Inoltre non mi è piaciuto l'intento stesso del referendum, un tentativo di sgambetto al governo da parte di alcune regioni che si sono viste scavalcare su alcune decisioni: sempre in sintesi, se mi sta sul cazzo Renzi non lo voterò alle politiche, ma lasciamo la strategia energetica sul piano della strategia energetica.

    RispondiElimina
  2. Abrogato il comma 239 dell'art. 1 della legge n. 208 del 28 dicembre 2015, c'è nulla che vieti di rifare una gara per attribuire le concessioni ad altri o alle stesse aziende? La questione è di principio: una concessione a tempo illimitato è contraria ad ogni buonsenso, prim'ancora che alle leggi comunitarie e a quelle che per altro verso, ben prima che venissero sottoscritti impegni in sede europea, recepivano lo stesso principio per quanto attiene alle concessioni demaniali. Sulle altre considerazioni in ordine alle questioni energetiche, temo che le vengano meno le ragioni espresse da Michele Governatori, nel video espresse in modo apodittico, ma sul suo blog (derrickenergia.blogspot.com) puntualmente argomentate con ampia documentazione. Sulla questione del "tentativo di sgambetto al governo da parte di alcune regioni che si sono viste scavalcare su alcune decisioni", lo scavalcamento è in piena violazione delle autonomie locali, costituzionalmente garantite. Per finire, se Renzi cerca di usare strumentalmente un referendum (più o meno come fa mettendo la fiducia su ogni decreto, e con un uso della decretazione che viola la Costituzione), io sono sollevato dall'attenermi al merito della questione referendaria, e il fatto che mi stia sul cazzo diventa del tutto incidentale nella decisione di votare sì.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io sono per astenermi, ma anche io sto subendo il fascino di votare giusto per rompere i coglioni a Renzi, oltre che per non farmi arruolare dal medesimo a referendum avvenuto. (per lo stesso motivo voterò no al referendum costituzionale senza neanche prendermi la briga di leggere di quale riforma si stia parlando).

      Lorenzo L.

      Elimina
    2. Fa bene. A non leggerla si risparmia parecchie incazzature.

      Elimina
    3. Sulla forma sono perfettamente d'accordo con lei (credo che la Costituzione per Renzi conti meno del regolamento dei cessi pubblici di Reggio Calabria per me, e abito a Milano), sui contenuti meno per una serie di considerazioni di tipo ingegneristico molto noiose ma soprattutto molto opinabili, per cui le evito, è come scommettere sul prossimo scudetto.
      Quello che trovo da caduta verticale di palle sono la maggior parte delle argomentazioni del sì e del no, dai Padellaro 'volevo astenermi, poi è scoppiato il caso Guidi e voterò sì' alle veline governative che si fondano sul romanesco 'daje'.

      Elimina
    4. Niente, alla ne' di Renzi ne' del referendum non me ne frega abbastanza da perderci tempo, quindi ho buttato schede e certificato e amen.

      Lorenzo L.

      Elimina
  3. "Abrogato il comma 239 dell'art. 1 della legge n. 208 del 28 dicembre 2015, c'è nulla che vieti di rifare una gara per attribuire le concessioni ad altri o alle stesse aziende?"
    E' esattamente questa la questione dirimente che dovrebbe trovare d'accordo ogni persona disinteressata (cioè nessuno dei nostri governanti) e di buon senso, al di là delle possibili estensioni politiche del significato di questo referendum. Se io anni fa avessi vinto la gara per la concessione di una cava o una miniera ancora oggi produttive, e se la concessione scadesse domani, obbligandomi a rimettermi un'altra volta all'esito incerto di una nuova gara, io oggi mi sentirei sull'incazzato andante con brio a sentire che chi invece estrae petrolio in concessione può continuare a farlo fino ad esaurimento del giacimento, ossia forse anche fino al giorno del Giudizio. Il che, fra le altre, introdurrebbe l'assurdità per cui, più il giacimento è ricco, meno sono gli oneri e le preoccupazioni per chi intenda accaparrarsene lo sfruttamento.
    Non sono invece per nulla d'accordo con la sua poszione di principio sull'opportunità e sul significato dei referendum. Io resto sempre favorevole ad ogni ragionevole e attuabile espressione di democrazia diretta, in quanto ritengo che il processo democratico di selezione ed elezione sia giustificabile nella stragrande maggioranza dei casi, ma non in tutti. Ossia, quando è possibile rimettere una questione direttamente all'intero corpo elettorale, in modo univoco e non confondibile, senza che nulla pregiudichi il senso del voto, ogni alternativa rappresenta un'usurpazione della sovranità popolare. Certo, nel periodo prereferendario la volontà popolare è soggetta a manipolazioni, plagi e false sirene che incidono in varia misura sull'autenticità della sua espressione, ma, se è solo per questo, tale pericolo è verosimilmente ancor più forte e presente nel caso di elezioni dei rappresentanti del popolo.

    RispondiElimina
  4. Effettivamente una concessione sine die e sino ad esaurimento di un bene pubblico appare un obrobrio e un'offesa al buon senso. Il blog segnalato è effettivamente molto utile per farsi un'idea.

    A Stefano vorrei segnalare anche che non concedere una proroga automatica a fine concessione non equivale a rinunciare alla "fetta" di risorse, che rimarrebbero comunque nel sottosuolo e che si potrebbero sfruttare eventualmente in futuro, magari con la possibilità di imporre maggiori vincoli di sicurezza e tariffe riviste. Magari gli stessi giacimenti fra qualche decennio potrebbero essere coltivati con tecnologie migliorate, magari in unca congiuntura di mercato migliore o in una condizione di necessità maggiore.

    Da questo punto di vista, considerando anche le royalty bassissime che lo stato riceve per gli idrocarburi, forse il verso spreco è considerare queste risorse come già assegnate definitivamente a vantaggio di qualcuno che se le era aggiudicate per un periodo di tempo ben definito (senza contare che se io fossi stato un competitor per la stessa concessione mi darebbe molto fastidio il vantaggio "a posteriori" concesso all'aggiudicatario).

    RispondiElimina
  5. Fatico a vedere la strumentalizzazione di Renzi: anzi ho l'impressione che, dipendesse da lui, non se ne parlerebbe proprio.
    Mi sembra molto più strumentale la posizione del fronte del sì, che presenta un referendum sulla proroga o meno di alcune piattaforme già esistenti come un molto generico "dire no alle trivelle" oppure, almeno onestamente, in funzione anti-Renzi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma il post di Malvino vorrebbe proprio riportare la discussione sul conquibus, e non a generalizzare e a menar il can per l'aia come fanno Renzi e i suoi garzoni. E la questione verà è che, senza che ve ne sia il minimo interesse pubblico e senza che nessuno abbia mai sollelvato pubblicamente la questione dell'eternità delle concessioni, Renzi ha deciso di fare un omaggio alle società che già estraggono entro le 12 miglia.
      Altrimenti mi dica lei, giacché io posso pur sempre essere in erroe o non riuscire a vedere tutto: sarebbe così gentile da spiegarmi cosa ne viene alle casse dell'Erario, alla sacrosanta concorrenza e alla salute pubblica dal fatto che una concessione non debba essere periodicamente affidata ad una regolare asta?

      Elimina
    2. Veramente, nelle argomentazioni riportate, la strumentalizzazione di Renzi è la prima ad essere citata, con ugual spazio rispetto all'oggetto del referendum e come decisiva nella decisione di andare a votare, seppur scheda bianca: il che mi sembra diverso dal voler riportare la discussione sul conquibus.
      Sulla questione aste, non vorrei sbagliarmi ma non mi sembra le concessioni in oggetto siano mai state oggetto di gara una volta accordate ma solo di rinnovi. Non lo vedo come un regalo di Renzi ma come un perpetuare l'esistente a fronte del divieto introdotto per le nuove concessioni. Comunque non mi entusiasma e sarei anche favorevole a cambiarlo, ma il modo migliore per farlo non mi sembra un referendum in cui, vincesse il sì, bisognerebbe chiudere baracca e burattini alla scadenza delle concessioni. Questo perché il referendum è stato caricato sin dal primo giorno dal fronte del sì di tali, queste sì, strumentalizzazioni, che un'eventuale vittoria sarebbe vista in questo senso e non nel più sobrio da voi propugnato "vogliamo le aste e non rinnovi automatici".

      Elimina
    3. "... il referendum è stato caricato sin dal primo giorno dal fronte del sì di tali, queste sì, strumentalizzazioni, che un'eventuale vittoria sarebbe vista in questo senso e non nel più sobrio da voi propugnato 'vogliamo le aste e non rinnovi automatici' ".

      Ma perché l'espressione complessiva della volontà popolare deve essere sempre considerata come il parere di un minus habens addomesticato e turlupinato, mentre un Gasparri qualsiasi viene puntualmente e tranquillamente eletto senatore senza che nessuno abbia mai nulla da eccepire? Perché mai dovremmo tutti, ma proprio tutti, anche Gasparri, ritenerci più saggi, fichi e in genere meno sprovveduti del popolo? Perché mai il legislatore, che tra i suoi membri conta gente come Gasparri, Alfano, Giovanardi,la Moretti e per il resto poco più, dovrebbe legiferare sempre più saggiamente e meno a cazzo di quanto farebbe quel brutale aggregato chiamato popolo? Dove sta scritta sta roba?

      Elimina
    4. Non mi sembra di aver detto ciò, il concetto è: se il fronte del sì carica un referendum sul rinnovo delle concessioni con il significato di "no alle trivelle punto e basta", una volta che vince il sì quella diventerà l'interpretazione politica, perché gli Italiani possono anche essere diventati esperti di politiche energetiche negli ultimi due mesi, ma le persone chiamate a dare attuazione al risultato del referendum sono quei legislatori di cui sopra. Quindi hai voglia a dire "no ma in realtà possiamo ancora rinnovare le concessioni, basta che le mettiamo a gara perché il referendum letteralmente diceva questo"...o meglio puoi anche farlo, pagandone il prezzo politico di "aver tradito lo spirito del referendum".

      Elimina
  6. Troppo complicato, cambio idea e non vado a votare, così imparano a porre quesiti astrusi

    RispondiElimina
  7. Neppure a me il bambolotto di Rignano piace, pero` nemmeno me lo taglio per far dispetto alla moglie...nei prossimi giorni tornero` sopra le molte imprecisioni che fanno di questo post, anche alla luce dei commenti esplicativi dell'autore, forse il meno persuasivo del Castaldi.

    Roberto

    RispondiElimina
  8. Adesso ho avuto il tempo di ascoltare l'audio ma non è che mi abbia poi così convinto incontrovertibilmente, comunque sia quel che sia e ad ognuno la sua opinione. Io sono sempre per il No perché non la vedo così dirimente la questione, chiamatemi insensibile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La rovina è stata Asimov, adesso lei crede che raggiungeremo l'indipendenza quando riusciremo a scambiare energia con un pianeta di un universo morente abitato da esseri con tre sessi che poi si uniscono in una sola entità.
      Insomma, le paure di Greenpeace e Giovanardi in una sola botta.

      Elimina
    2. Io sono per l'estrazione degli idrocarburi senza sensi di colpa. Un altro lettore di Asimov, mi fa piacere.

      Elimina
    3. Bravo Formamentis. Personalmente, Renzi o no, non vado a votare manco se mi pagano

      Elimina
  9. l'unico problema è l' attendibilità di Radio Radicale

    RispondiElimina
  10. Da ammiratore delle capacità dialettiche e della erudizione in materia filosofico-teologica del titolare mi considero un lettore affezionato di questo blog. Ma, come si dice, amicus Platus sed magis amica veritas. Tanto per cominciare, Castaldi ha fatto un commento da cui penosamente risulta per tabulas che non HA CAPITO NIENTE DELL'ARGOMENTO. Cito: "c'è nulla che vieti di rifare una gara per attribuire le concessioni ad altri o alle stesse aziende?" LA LEGGE, carissimo! qui si tratta di concessioni esistenti entro le 12 miglia marine, su cui è stato purtroppo istituito un feroce divieto di dare nuove concessioni, quindi si è stabilito che i titoli minerari già in atto durassero fino all'esaurimento della vita utile del giacimento! Non c'è nessuno tra gli economisti e i giuristi liberali che appoggi questa fetecchia di referendum, nessuno tra i più tenaci difensori del mercato e della concorrenza nell’agone intellettuale italiano che spacci questa merce avariata, rifletta Castaldi! Non discuto la scelta di basarsi su un’unica fonte di mediocre qualità e scarsa autorevolezza, ma se un alunno intelligente si avventura in tematiche che non conosce e dimostra di non aver capito niente è evidente che è andato a scuola da un cattivo maestro.
    Votate sì solo a ragion veduta, se condividete le ragioni di policy o almeno di politics del referendum, non fatevi prendere per il culo! ovvero se condividete il fanatismo ambientalista no-tav-no triv-no brain; o almeno le ambizioni dei ras locali del PD meridionale che lottano per il loro potere e per restaurare del tutto i loro diritti di veto su progetti strategici a rilevanza nazionale e sanno che l'ambientalismo più ottuso e antiscientifico è uno strumento di consenso facile e gratuito, specie nelle zone d'Italia più svantaggiate sul piano socio-culturale; oppure se siete dei fan degli alienati della banda Casaleggio, o di quella di Salvini; oppure odiate tanto Renzi da volergli fare un dispetto purchessia, o infine se siete devoti ai vescovi, visto che anche gli asini in abito talare si sono pronunciati a favore della fetecchia, ma evitate di farvi prendere in giro. Infatti, esistono delle ragioni soggettivamente (oggettive non ne vedo) valide per recarsi alle urne e votare sì e ne esistono alcune strumentali, per quanto rispettabili, nel senso che ognuno è libero di determinarsi come vuole purché lo faccia con cognizione di causa; poi c’è anche l’eventualità di farsi strumentalizzare passivamente, ossia accettare di farsi ingannare, ovvero di farsi prendere per il culo, come ha fatto Castaldi scegliendo come motivazione decisiva una capziosa fregnaccia, curiosamente seguito da altri utenti che vaneggiano di “aste e gare” e pensano di andare alle urne per difendere i principi della concorrenza e del mercato.(!!!) Va bene tutto, ma vedere della gente che annuncia di votare sì per difendere i principi della concorrenza in un referendum proposto da gente che ucciderebbe la madre per non concederne un po' nei servizi locali, è come sentire uno che annuncia l'iscrizione a un movimento comunista perché ha saputo che il comunismo tiene in gran conto la libertà economica. Continua.

    Roberto

    RispondiElimina
  11. In realtà, non c'è nulla di anti-concorrenziale nel concetto di "vita utile del giacimento", non si tratta di una concessione perpetua, giustamente vietata dalla normativa europea. L'argomento truffaldino e di lana caprina di Governatori si basa sul fatto che lui preferiva le solite proroghe quinquennali fino a esaurimento, piuttosto che una proroga unica, ma la sostanza non cambia, è identica. E questo sarebbe un motivo per dare una vittoria politica ai promotori del referendum, alla loro ideologia? veramente? Io mi rendo conto che è un settore che molti non conoscono, ma ho visto gente come Topo Ganz scambiare l'estrazione degli idrocarburi con l'appalto della nettezza urbana, a giudicare da come ne parla. Anche nel regime ordinario in genere si concedono proroghe fino a esaurimento, perché come ha detto anche Governatori nel suo post confuso e contraddittorio, dove occulta la sostanza politica e enfatizza un sofisma irrilevante per spingere verso il sì i lettori ignari ( in perfetto stile: il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito), non si interrompe mai una concessione per darne una nuova ad altri se c'è qualcosa da tirar su economicamente vantaggioso, perché ripristinare l’ambiente e tappare i buchi per poi farne fare altri ad una seconda compagnia subentrante è antieconomico e anti-ecologico e nessuno fa ingenti investimenti fissi per gli avanzi degli altri, semmai si danno proroghe se la concessione è scaduta, ma qui non si pone neppure il problema, dato che SONO VIETATE NUOVE CONCESSIONI PER IL FUTURO. L’obiettivo dei promotori è semplicemente STRONCARE L’ESTRAZIONE PRIMA POSSIBILE ENTRO 12 MIGLIA (PER POI ORGANIZZARE NUOVE RICHIESTE PER UN BANDO TOTALE), ANCHE DEL GAS!!! IL POVERO GAS CHE NON HA MAI CREATO UN INCIDENTE NEL MONDO.
    Qualche fonte un po' più autorevole di Governatori.

    http://www.lavoce.info/archives/40490/di-cosa-parliamo-quando-parliamo-di-trivelle-e-referendum/

    http://formiche.net/2016/03/08/referendum-no-triv-stato-regioni/

    Roberto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La legge vieta nuove trivellazioni entro le 12 miglia, non di riassegnare le concessioni o di prorogarle."Si è stabilito - lei dice - che i titoli minerari già in atto durassero fino all'esaurimento della vita utile del giacimento": non al momento della concessione, ma con la legge di stabilità del dicembre 2015, che è appunto quanto è in discussione. In quanto alla capziosità, mi pare che venga abbondantemente spesa nella distinzione tra "concessione perpetua" e regime di "proroga fino a esaurimento": a cosa serve più, un pozzo, quando si è esaurito il giacimento? Di poi, mi pare di rilevare una patente contraddizione nell'individuare l'obiettivo dei promotori del referendum nello "stroncare l'estrazione entro le 12 miglia per poi organizzare nuove richieste per un bando": contrariamente a quanto ha affermato, dunque, sarebbe possibile riassegnare le concessioni? E allora perché dovremmo ritenere che, se non lasciandone lo sfruttamento alla Total e alla Shell, con la vittoria del sì i pozzi andrebbero persi? Infine, le consiglierei di moderare i toni, cominciando con l'evitare le maiuscole, quelle sì assai grilline e leghiste.

      Elimina
    2. Però onestamente: se per caso vincesse il sì, e tra cinque anni un governo di qualunque forma o colore decidesse che bisogna riassegnare le concessioni per riprendere le estrazioni, questo governo non sarebbe crocifisso da opposizioni, associazioni ambientaliste, intellettuali e pure da mio zio?
      Nel 1993 si votò tra maggioritario e proporzionale. O meglio, questo in teoria, perchè in pratica si votò per assegnare il collegio anche a chi non avesse superato il 65% dei votanti. E poi arrivò la legge elettorale di Mattarella.
      Se all'indomani del referendum il parlamento di turno avesse rifatto la legge elettorale identica, ma spostando l'asticella al 64% o al 66%, sarebbe stato pienamente legittimo sul piano formale, ma una presa per il culo galattica per gli elettori che erano chiamati a scegliere 'maggioritario o proporzionale', almeno nella dialettica esistente allora per il sì e per il no.
      I sostenitori del sì, tranne lei e altri quattro che la mettono sul piano delle concessioni perpetue, parlano di divieto di sfruttamento delle coste, lu sole lu mare lu ientu, buttiamola solo sul turismo, viva i pannelli solari. Scommetto che il 99% degli elettori che voteranno sì alla durata delle concessioni non ci penserà nemmeno.

      Elimina
  12. Esatto Stefano: spesso i referendum vertono su materie tecniche abbastanza complesse. E' così anche in questo caso: ma al popolino che dovrebbe dire si o no si deve dare un messaggio semplice, ma anche una semplice scelta (per esempio: http://stradeonline.it/diritto-e-liberta/1926-il-significato-di-un-referendum-tra-forma-e-sostanza). Che in questo caso sta in una valanga di bufale: usciamo dall'epoca dei fossili, proteggiamo le coste (da che?), passiamo alla green economy (che è "economy" quanto lo sono i vitalizi dei parlamentari), no Tempa Rossa (che nulla c'entra col referendum) ecc. Naturalmente poi se il referendum vince a volte è complicato far quadrare i conti tra la realtà e la truffa, si veda quel che sta succedendo ora sull'acqua tra il Pd (che pure voto sì) e gli altri dell'acqua pubblica che stanno all'opposizione e dunque hanno buon gioco nel fare i più puri. Ma in questo caso i promotori non sono i cittadini, ma alcune regioni. Regioni che vogliono continuare a dare le carte nel dire sì, e soprattutto no, alle estrazioni come a qualunque altra opera. Dunque se vince il sì, a scadenza i pozzi dovranno chiudere: perché questa è la sostanza del contendere. E per quanto mi riguarda, con tutta l'antipatia per Renzi, non faccio una cosa sbagliata per il paese per fare un dispetto al cazzaro. E contemporaneamente un favore a Emiliano, non si sa a che titolo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però a favore dei governatori possiamo dire anche che il pastrocchio della riforma del titolo V ha messo le basi per una serie infinita di contenziosi. Se le mie responsabilità sono A e B, le sue C e D, le cose funzionano. Se le mie sono A e un po' di B e C, le sue un po' di B,C e tutta D, passeremo la vita a scannarci, succede in un ufficio di sessanta persone, si figuri in un paese di sessanta milioni di anime.
      Renzi ha voluto risolvere il pastrocchio via decreto, come al solito, i governatori che fanno gli interessi (o credono di farli, o sanno di non farli ma pensano alla rielezione non importa) dei propri cittadini combattono la cosa come possono.
      Perchè alla fine l'indipendenza è legata ai soldini: gli USA sono veramente federali, quando la California fu a un passo dalla bancarotta gli altri stati se ne fregarono altamente, e pure il governo centrale.
      La situazione italiana è invece simile al diciottenne che dice al padre 'da domani vado a vivere da solo e mi compro una macchina sportiva. Ovviamente paghi tu perchè mi sono iscritto al DAMS'. Con la legge dalla parte del diciottenne, ma non del tutto.

      Elimina
    2. Infatti, Stefano: la battaglia politica è a più ampio raggio. Emiliano, sempre lui, non ha "trivelle" in casa ma è il Tap che non vuole (quindi né gas autoctono, nè importato: ottimo). E però Renzi (giustamente, secondo me: ho sempre trovato inaccettabile il Nimby) gli ha fatto capire che la sua opinione non rileva. E ancora allargando lo sguardo: nella riforma costituzionale dell'attuale governo, si torna al 2000, prima della riforma del Titolo V del centrosinistra: quindi le regioni perdono istituzionalmente voce in capitolo sull'energia. Per quanto mi riguarda, siccome al 18enne del tuo commento non si riesce a imporre di prodursi un reddito anziché andare al Dams, è giusto che sia papà a gestire il portafoglio, e non solo, come crede lui

      Elimina
  13. Ho scritto un post di getto in forma non tecnica, badando al sodo, e magari anche grossolano e me ne scuso. Il problema è che di diritto minerario e di pratiche commerciali del settore me ne intendo. Vorrà dire che mi metterò a scrivere un post più completo e tecnico, non senza evidenziare le
    stranezze del post di Governatori, che sarà un trader del mercato
    dell'energia, ma questo non significa che si intenda di estrazione degli idrocarburi e ne ho avuto la prova leggendo il suo post ed esaminando le fonti offerte al lettore, salvo il sospetto di malafade, che mi rimane tutto sul suo conto. Me la prendo a cuore perché questa è una delle operazioni più miserabili che si potessero fare, in una Paese dominato dalla superstizione e dall'ignoranza, e mi dispiace vedere che persone intelligenti andranno a regalare il quorum pensando di difendere la concorrenza e il mercato. Inoltre non ho nessuna stima di un governo di vigliacchi che ha calato le braghe quasi su tutto pur di evitare i referendum e ha adottato una formula ambigua nel vano tentativo di evitare anche il sesto.
    Partiamo dall'ABC. Una concessione di coltivazione dura 30 anni prorogabili per 10 per una volta poi per 5 sine die fino alla fine della vita utile del giacimento, quindi non è esatto dire che c'è un limite di 50, anche se normalmente è difficile che la vita utile si spinga oltre, quindi è un limite pratico non giuridico. Inutile dire che i procedimenti concessori sono complessi e lunghissimi e la coltivazione deve essere preceduta da un permesso di ricerca che dura anni. La concessione è ben delimitata in senso geografico e prevede un programma di lavori. Alla fine la compagnia deve ripristinare l'ambiente e lasciarlo come lo aveva trovato. Smontare le strutture, tappare i buchi dei pozzi etc. Nell'eventualità remota grottesca e fuori da ogni logica commerciale che conosco, che qualcuno volesse andare nella stessa area a tirare su ancora roba ritenuta non vantaggiosa da estrarre dalla precedente compagnia che avesse cessato di chiedere proroghe (non certo gas e la gran parte dell'Offshore italiano è gas), diciamo petrolio di bassa qualità e di difficile estrazione, perché magari è arrivata la fine del mondo e i prezzi del greggio sono andati alle stelle e/o c'è stato un fantastico salto quantico di tecnologia in termini di costi o di capacità tecnica, allora dovrebbe chiedere un permesso di ricerca e ci vogliono anni (potrebbe chiedere un titolo concessorio unico, novità di recente istituzione, ma cambierebbe poco), e poi una concessione di coltivazione (10 anni in media ci vogliono per ottenerla) e si tratterebbe di un nuovo titolo abilitativo, ora vietato nelle 12 miglia marine a legge vigente, mi spiace deluderla. Il novum della concessione non dipende dalla area geografica su cui insiste, lei ha detto una cosa grottesca alle orecchie di un esperto. Resta il fatto che nessuno, neppure nel regime ordinario va a razzolare dove sono stati altri per evidenti ragioni che anche un profano dovrebbe capire, almeno non qui, l'Adriatico non è il Mare del Nord. Quindi cosa rimane del suo ragionamento? la storiella delle proroghe. Perché hanno usato quella formula invece che "e relative proroghe", sono veramente diverse sul piano giuridico come afferma l'improvvisato esegeta di diritto minerario che di mestiere fa il trader energetico, rilanciando una tesi che nessuno condivide tra gli esperti tranne gli avvocati a libro paga del Comitato del sì, che hanno tentato di pescare qualche pesciolino refrattario all'eco-fondamentalismo, e tiepido di fronte alle gesta di Michelone Emiliano for President o di Salvini e Grillo e che potesse essere suggestionato dalla panzana pseudo-concorrenziale, cucinata secondo un canone di correttezza politica e di moderazione?
    Continua
    Roberto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lei mi fornisce dati che mi erano ignoti e che in qualche misura - buona misura - danno congruo argomento alla sua posizione. Sono elementi sui quali meditare, glielo concedo. Tuttavia non riesco proprio a tollerare l'idea di una concessione senza limiti di tempo. E' questa la pratica in tutto il mondo?

      Elimina
  14. Premessa. Se anche fosse vero che la norma in oggetto costituisse una proroga ex lege fino alla fine della vita utile, come ho concesso nel primo post dove ho fatto un intervento puntando alla sostanza pratica, mi sembra di avere spiegato che non esisterebbe nessun danno anti-concorrenziale nella sostanza e le norme sulla concorrenza puntano proprio ad evitare questa eventualità, ho detto fino allo sfinimento che già oggi la regola è la proroga, automatica di fatto, allo stesso concessionario, quali sarebbero i fantomatici concorrenti danneggiati, chi? In realtà, deciso a riflettere sulla questione tecnico-giuridica e sulla scorta dei primi commenti sulle riviste specializzate del settore, ho concluso che il regime ordinario delle proroghe rimane in vita e che l’argomento da lei sostenuto è non solo specioso nella sostanza, ma fallace ed erroneo anche sul piano giuridico-formale: preso dalla foga non ci avevo mai posto mente. Per capirlo dobbiamo partite dall’inizio. Qual era il quesito originario, da dove salta fuori l’attuale formula, quale la ratio legis, il governo voleva fare un regalo anti-concorrenziale a qualcuno oppure era animato da altre (per me meschine) intenzioni, realizzate in modo magari imperfetto, ovvero evitare lo spettacolo di un partito diviso a costo di sacrificare una parte del merito della questione? Cosa volevano i nostri eroi? Cosa voleva Civati, che dopo essere stato trombato dagli elettori è andato a piangere dalla mamma che lo ha accolto tra le sue generose braccia regionali? Limitiamoci al quesito che ci interessa. Ma intanto chiariamo alcuni concetti che si attagliano eccome al caso nostro. Esiste un principio di riserva di amministrazione, di rilevanza costituzionale, il legislatore non può invaderlo e la Consulta insegna che il giudice tra più interpretazioni deve scegliere quella conforme a Costituzione. Una norma generica come questa, va giudicata in base alla ratio legis e alla sua collocazione sistematica, il codice dell’ambiente, non le leggi minerarie: è un’eccezione a un divieto ambientale, non ha certo la capacità di travolgere il compiuto e specialistico regime delle concessioni minerarie anche in tema di procedure e durata delle proroghe, dato che il concetto di vita utile deve essere constatato dalla autorità amministrativa e non lasciato all’arbitrio del privato. La funzione della norma è solo quella di chiarire che a una richiesta di proroga non può essere opposto un divieto solo ambientale, ma vanno applicate le regole ordinarie come si trattasse di pozzi di alto mare e i titolari delle concessioni hanno diritto alla proroga alle stesse condizioni, come che il divieto delle 12 miglia non esistesse. Un Tar sollecitato da una associazione ambientalista potrebbe ritenere altrimenti che la salvezza dei titoli esistenti vada interpretata restrittivamente, dato che si tratta di un regime eccezionale, e ritenere che non attragga il regime delle proroghe ordinarie, ecco perché va data sicurezza agli investitori. Tanto è vero che è proprio su questo che si è scatenata la furia referendaria.
    Continua

    Roberto

    RispondiElimina
  15. Prova ne è la successione delle norme in materia dei titoli abilitativi esistenti, messa da parte la questione di quelli oggetto di procedimento in itinere che sono stati sacrificati sull’altare della concordia piddina.
    Prestigiacomo: “fatti salvi i titoli esistenti” (alto rischio di controversie).
    Monti: “fatti salvi i procedimenti concessori di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge n. 9 del 1991 in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29 giugno 2010 n. 128 ed i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi, nonche' l'efficacia dei titoli abilitativi gia' rilasciati alla medesima data, anche ai fini della esecuzione delle attivita' di ricerca, sviluppo e coltivazione da autorizzare nell'ambito dei titoli stessi, delle eventuali relative proroghe e dei procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi...”
    Notate delle differenze vero? E non solo per la salvezza dei procedimenti in itinere tranciati dalla Prestigiacomo che poi sono stati definitivamente sacrificati da Renzi, ma anche per i titoli esistenti si parla di “eventuali relative proroghe” ma guarda un po’. Norma che chiarisce per tabulas che il divieto non travolge il diritto a ottenere proroghe dei titoli esistenti. Il burden of litigation è fumo negli occhi per le imprese, se lo ricordi.
    Quesito originario: “procedimenti concessori di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge n. 9 del 1991 in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128 ed i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi, nonché l'efficacia dei"; "alla medesima data, anche ai fini della esecuzione delle attività di ricerca, sviluppo e coltivazione da autorizzare nell'ambito dei titoli stessi, delle eventuali relative proroghe e dei procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi …” Risultato del taglia e cuci il ritorno alla norma della Prestigiacomo peggiorata dal fatto che Monti aveva esteso il divieto alle 12 miglia dalle 5 iniziali applicandolo anche al gas e, cosa importante, viene spazzato via il riferimento alle proroghe, come mai Castaldi?
    Renzi: “I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”.
    Spazzati via i diritti in lista di attesa (10 miliardi di investimenti esteri in fumo) secondo i voleri dei promotori, abbiamo un maldestro tentativo di non dargliela vinta fino in fondo, almeno in materia di proroghe, cercando però al contempo di buggerare la Cassazione per evitare anche il 6° quesito, senza accoglierlo come fatto per gli altri, ma aggirandolo linguisticamente. La Cassazione se ne è accorta e ha detto: se non è zuppa è pan bagnato, i promotori non vogliono proroghe neppure mascherate: trasporto sullo ius superveniens. Insomma, nessun giurista serio sostiene che la norma istituisce una stravagante proroga ex lege plasmando oscuramente provvedimenti amministrativi regolati da una miriade di norme primarie e secondarie, ecco perché tanti economisti e intellettuali liberisti non hanno detto nulla su questa favola raccontata da Babbo Natale ai bimbi buoni e sono schierati per l’astensione come la mia modesta persona.

    RispondiElimina
  16. E mi rimprovero di non averci pensato da solo, cadendo nella trappola dei promotori sulla questione formale, badando alla sostanza non ci avevo riflettuto sopra. Insomma solo fiabe e menzogne: la norma si interpreta nel senso che non si possono travolgere le future richieste di proroga opponendo solo il divieto ambientale; risultato che infatti si ottiene in due modi: citando espressamente le proroghe come Monti ha fatto, oppure riferendosi al concetto di vita utile che è il substrato economico del concetto giuridico di proroga: i diritti sono fatti salvi dal divieto ambientale fino a esaurimento, non fatti salvi dalle procedure che regolano la durata delle concessioni e l’attribuzione delle relative proroghe, imperiosi argomenti di interpretazione sistematica e la stessa collocazione della norma lo impongono. Se vuole fare un dispetto a Renzi lo faccia, ma dica la verità, il rumore delle unghie che graffiano il vetro è spiacevole all’orecchio. Con stima, la saluto.
    Roberto

    RispondiElimina
  17. PS
    Per dare l'idea di chi sia Governatori vi basti di sapere che usa come argomento critico verso l'estrazione di idrocarburi domestici un presunto basso livello delle royalties nel nostro paese. Un fior di liberista, poveri radicali italiani, mi ricordo quando ero piccolo e sentivo il vecchio Pannella alla radio citare i nomi di Bruno Leoni Hayek e Friedman, tutta gente che sono certo sarebbe al fianco di Vendola Grillo e i no triv, ne sono sicuro… Ah dimenticavo: le royalties in noti Paesi del Terzo Mondo asserviti alla lobby del petrolio come Norvegia UK e Danimarca addirittura LE HANNO ABOLITE per attrarre gli investimenti privati, pensate un po', e naturalmente non esiste nessun divieto delle 12 miglia e nemmeno si può dire che non tengano all’ambiente. Tra parentesi, la Croazia sta concedendo titoli estrattivi come non ci fosse un domani…
    si veda:
    http://www.petrolioegas.it/wp-content/uploads/2012/07/Royalties_Italia_Europa.pdf

    Io ritengo che il mezzo di lotta più efficace, e del tutto legittimo, sia l’astensione, come suggerisce il comitato del no, ma rispetto coloro che andranno a votare no, malgrado questo sia un referendum promosso da un pezzo di establishment e non certo frutto delle fatiche di umili raccoglitori di firme il cui sforzo vada onorato. Gli altri li rispetterò solo se forniranno delle ragioni non prive di coerenza interna, diverse dalle imbarazzanti frottole di Governatori… si tratti di ragioni di policy o di politics non fa differenza. Dirò che non le condivido, ma almeno avrò di fronte un interlocutore che vota a ragion veduta.
    Per una panoramica sull’Italia, ricchissima di informazioni. Il link che Governatori avrebbe dovuto offrire ai lettori, fosse intellettualmente onesto. Invece che indirizzarli verso quattro dati in croce guarda caso offerti da un Tizio dell’ASPO che fa propaganda per il sì…
    http://unmig.mise.gov.it/home.asp

    Poi ecco il link alla concessione di Cervia, io sono romagnolo e questa rischia la chiusura se vince il sì, basta saper leggere, guardate le date e le proroghe e guardate se sono stati imposti gli "altri obblighi" di cui ciancia Governatori:
    http://unmig.mise.gov.it/unmig/titoli/dettaglio.asp?cod=953
    ecco una proroga: http://unmig.mise.gov.it/deposito/titoli/decreti/953_20120302.pdf,
    Si tratta di un atto puramente formale!

    Roberto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ok, mi arrendo, lei mi ha convinto. Andrò a votare sì, ma per la quarta delle cinque ragioni che lei nel primo commento ha esposto come le sole legittime per andare a votare sì: "odiate tanto Renzi da volergli fare un dispetto purchessia". Grazie del contributo.

      Elimina