Teologia della perfezione cristiana di Antonio Royo Marín (Edizioni Paoline,
1960) è un libro singolare. Ne ho trovato una prima edizione in ottimo stato su
una bancarella (7 euro, forse nemmeno sfogliato, un affarone), ma ho saputo che
qualche anno fa è stato ristampato e dunque non avrete alcuna difficoltà a
procurarvelo, cosa che consiglio soprattutto a quanti mi hanno scritto in passato perché compilassi liste di volumi per l’approfondimento dei temi salienti della teologia
cattolica e della storia della Chiesa: libro da mettere sulla pila di quelli che ho già segnalato loro, ma lettura interessante per chiunque.
Libro singolare, dicevo. Per la sua struttura, innanzitutto, che gli dà l’aspetto di due volumi incastrati l’uno nell’altro.
È che
«la nostra prima intenzione
– si legge nella Prefazione –
fu di scrivere un breve manuale di ascetica e mistica [...] Poi, voci amiche, con affettuosa insistenza, ci fecero pressione perché presentassimo uno studio più ampio, che abbracciasse tutto il panorama della vita cristiana» (pag. 5). Evidente il segno lasciato dalla saldatura, perché il risultato è un libro che alterna stili affatto diversi: da un lato, infatti, v’è il vademecum di dottrina scritto da un domenicano dalla sensibilità comune a gran parte del clero prima del Vaticano II, robetta senza interesse che ingombra più della metà delle 1216 pagine del volume; dall’altro, invece,
v’è il
«manuale di ascetica e mistica», che ha un taglio
– sia consentito il paradosso – scientifico; sicché basta saltare l’Introduzione generale, tutta la Parte I, i primi tre capitoli del Libro I e i primi due del Libro II della Parte II, e la Conclusione, per avere a disposizione quanto era nella «prima intenzione», che è davvero notevole.
Tutto sui fenomeni di ordine conoscitivo (visioni, locuzioni, rivelazioni, discrezione di spiriti, ierognosi, scienza infusa, ecc.) e quelli di ordine affettivo (stimmate, sudorazioni e lacrimazioni ematiche, bilocazione, levitazione, cambio di cuori, ecc.), ma anche sulle tappe ascetiche e su quelle mistiche, sulla lotta attiva contro il peccato, contro il mondo, contro il demonio e contro la propria carne. Un universo psicopatologico più affascinante di quello del caso Schreber. Anche se del cattolicesimo non vi interessa una beneamata cippa, insomma, si fa leggere come un libro di avventure psichedeliche. Ogni pagina è un
«wow!».
Avventure psichedeliche, mi può interessare, ma solo se lo trovo in qualche bancarella.
RispondiEliminaInteressante conoscere l'approccio confessionale e la giustificazione teologica alla carrellata di fenomeni da baraccone e di disturbi psichici da lei citati. Il mio pensiero corre subito al fantastico film di Browning, "Freaks".
RispondiEliminaLB