Mi auguro che la Procura di Brescia abbia
già aperto un fascicolo sul cedimento strutturale del Crocifisso eretto sul
Dosso dell’Androla, a Cevo, in Valcamonica, perché si arrivi, possibilmente in
tempi brevi, ad accertare chi siano i responsabili della morte del 21enne che
vi è finito schiacciato sotto. Non vi è dubbio, infatti, che non si sia
trattato di tragica fatalità, ma di omicidio colposo, e che quindi sia doveroso
valutare nelle opportune sedi a chi vada addebitato, piuttosto che lasciarsi andare
a stravaganti elucubrazioni sul più attendibile significato racchiuso del
simbolico dell’evento, come tanti sembrano credere sia la sola cosa necessaria,
oltre che possibile. Saranno i giudici a stabilire in quale misura la colpa
debba essere attribuita a chi ha voluto quello sproposito alto trenta metri e pesante
diverse tonnellate, a chi ha condotto le perizie tecniche che hanno dato il non
obstat, a chi ne ha autorizzato l’installazione, a chi l’ha progettato e a chi
l’ha costruito, ma fin d’ora, dinanzi a quanto è accaduto, ci è lecito
evidenziare un dato incontestabile: a fare il morto è stata quella smania di grandiosità
che dall’ardito schizzo di un artista contagia, per ragioni assai diverse ma tutte
convergenti, alti prelati, amministratori della cosa pubblica ed esecutori d’opera.
Mi azzarderei a dire che Marco Gusmini è morto da vittima sacrificale sull’altare
attorno al quale trafficano preti che pensano di poter disporre del denaro
pubblico per scimmiottare le committenze d’arte dei porporati del Rinascimento,
sindaci che li assecondano (nella migliore delle ipotesi) per dare visibilità
internazionale al paesino, titolari di imprese affamati di commesse pubbliche e
artisti con la fregola mistica.
Ma che omicidio colposo! Si tratta di un monito divino che non vuole la canonizzazione di papa Giovanni Paolo II
RispondiEliminaCertamente il prete nell'orazione assicurerà il paradiso al disgaziato ragazzo.
EliminaChe d'altra parte, abitando in via Giovanni XXIII, era predestinato.
Purtroppo i veri responsabili, quelli che riempiono il mondo con tutto il trash e il kitsch legato al vomitevole culto apotropaico dei loro stupidi idoli, come al solito rimarranno pacificamente impuniti.
RispondiEliminaLB
E anche quando cade l'impalcatura per un concerto e muore un giovane operaio.
RispondiEliminaQuesto commento non ti fa onore perché è OT, perché sempre si apre un fascicolo per una morte sul lavoro -questa non lo è- e perché hai cultura e formazione per riconoscere l'estetica da avanspettacolo che ha caratterizzato il portato del polacco. Bastava guardare l'"opera".
EliminaPienamente d'accordo con te Astime. Ho scalato molte cime dove ho visto croci più sobrie, rispetto a quella mostruosità (nel senso latino del termine). La mia era solo una speranza, come quella espressa dall'ospite di questo spazio. Ciao :-)
EliminaTutti in galera quelli elencati nel post, dal committente a chi lo ha finanziato e chi lo ha costruito, non solo per l'omicidio, ma sopratutto per la stupidità e inutilità di un manufatto costruito per commemorare la visita di un papa. Uno dei tanti che inquinano l'Italia con simboli religiosi. In giro per città, paesi, in cima ai monti, in edifici pubblici, stazioni, aeroporti, siamo sommersi da statue, crocefissi, cappelle votive. Come se non bastassero le migliaia e migliaia di chiese per accontentare la necessità di luoghi di culto per un popolo di plagiati.
RispondiEliminaRitengo giustificata la furia iconoclasta rivolta alla pseudo arte più o meno bigotta, escluderei però il riferimento al 'popolo di plagiati' per una serena e meditata epochè. La storia a tesi appartiene di fatto ad un'altra scuola di plagiati. Se vogliamo affrontare la tassonomia dei plagi ideologici, sarà opportuno chiedere al Sig.Castaldi di varare una rubrica a parte.
EliminaLR
Non voglio togliere nulla al discorso di Malvino, che ci sta tutto, sulle differenze specifiche delle committenze ecclesiastiche: ciò che è stato costruito da loro in Italia negli ultimi decenni, con qualche notevole eccezione, è squallido.
RispondiEliminaUno squallore indecente in assoluto, ma soprattutto indegno di quanto di bello è stato realizzato in questo paese in passato.
Sicuramente tra le cause c'è un problema culturale e strutturale nel clero e nei politici e il delirio monumentale qui fa più danni che in altri settori affini.
Vorrei ricordare tuttavia che questo caso rientra nella più estesa e triste rassegna delle costruzioni italiane gestite con superficialità, progettate (?) male e realizzate ancor peggio.
Scusate lo sfogo ma la professione mi porta a vedere queste cronache da una prospettiva molto personale.
Gli addetti e non, sanno che il tema di architettura religiosa è particolarmente difficile,direi arduo, da affrontare e rientra nell'altro più vasto della buona Architettura che nelle nostre città il più delle volte è episodica e non riesce a coinvolgere il contesto per la semplice ragione che questo manca del tutto o è squallido di suo. Cosa automatica invece per l'insieme della città storica. Il tema poi delle competenze professionali si allarga a macchia d'olio e coinvolge la nostra scuola in generale, università compresa.
EliminaCulturalmente parlando vantiamo splendide emergenze ma non di qualità media diffusa.
LR
E comunque vada il processo, preghiamo tutti in coro che il crocifisso possa essere ricostruito esattamente com'era.
RispondiEliminaAmen...
..il processo affidatelo direttamente alla Cassazione di Roma. Prescrizione assicurata.
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