Il
risultato conseguito dal Pd di Matteo Renzi alle Europee trova ulteriore
ridimensionamento nell’analisi dei flussi elettorali elaborata dall’Istituto
Cattaneo: «Il primo flusso di voti dominante è quello da Scelta civica al Pd.
Assistiamo a uno svuotamento dell’area della coalizione che faceva capo a Mario
Monti nel 2013, a quasi totale favore del Pd. […] Il secondo flusso altrettanto
chiaro ed evidente è quello che conduce voti dal M5S all’astensione. […] Il
terzo flusso è quello che porta voti dal Pdl all’astensione. […] Su due ulteriori punti concentriamo la nostra
attenzione. Ci chiediamo cioè se non ci siano stati flussi di voto importanti
da Pdl a Pd (s’è parlato a lungo dell’appeal dello stile “berlusconiano” di
Renzi verso elettori “forzisti”) e dal M5s verso il Pd (anche in questo caso
s’è ipotizzato un “ritorno a casa” di elettori già Pd, incantati un anno fa
dalla sirena grillina, oggi da Grillo delusi). Questi flussi nei nostri dati
quasi non esistono. […] Da dove ha preso i voti il vincitore di queste
elezioni? […] La forza del Pd sta nell’aver saputo mantenere i propri consensi
precedenti senza perderli sulla strada dell’astensione. La seconda componente
per rilevanza del voto al Pd è quella […] proveniente da Scelta civica. C’è poi
una terza componente, che […] si presenta come minoritaria, proveniente dal M5S.
Il contributo di elettori provenienti dal Pdl è infine del tutto trascurabile.
[…] Verso chi hanno perso i voti i due sconfitti, e cioè il Pdl e il M5S? […]
Per quel che riguarda il M5S, […] pesanti perdite verso l’astensione. […] Quanto
al Pdl, le perdite verso il non voto sono state ancor più pesanti. […] Per
concludere. Ancora una volta gli attraversamenti del confine sinistra-destra
sono stati modesti. Il successo di Renzi si è costruito sulla tenuta
dell’elettorato Pd nei confronti dell’astensione, sulla conquista del bacino di
Scelta civica, sul cedimento di elettori M5S e Pdl verso l’astensione. […] In
una elezione politica, nella quale l’astensione giocasse un ruolo meno
importante rispetto a quello naturalmente avuto in una elezione “di secondo
ordine”, è possibile che non pochi elettori ora astensionisti possano rientrare
nei ranghi di partenza, sia di Forza Italia che del M5S».
È un
ridimensionamento di tipo qualitativo, perché riduce a bolla, molto
probabilmente effimera, quello che si sta celebrando come
«terremoto politico»,
«evento» dopo il quale «nulla
sarà più come prima». «Evento» che, d’altronde, rivela tutta la sua aleatorietà
in quel ridimensionamento di tipo quantitativo che fin da subito era già tutto nei numeri, a volerli leggere: al Pd, infatti, stavolta sono andati 11.172.861 voti, meno dei 12.095.306 del 2008, meno degli 11.930.983 del 2006, e meno pure della
somma dei voti andati ai Ds e alla Margherita nel 2001 (6.151.154 + 5.391.827) e di quelli che nel 1994 andarono al Pds e al Pp (7.881.646 + 4.287.172). Fatta
eccezione per le Politiche del 2013 (8.646.034) e per le Europee del 2009 (7.999.476),
insomma, il Pd non ha mai preso meno voti di quanti ne ha presi il 25 maggio 2014.
Un risultato mediocre che l’astensionismo ha gonfiato a dismisura e che ora solo la rincorsa al carro del vincitore, l’inguaribile conformismo nostrano, impedisce di considerare nelle reali dimensioni.
Un risultato mediocre che l’astensionismo ha gonfiato a dismisura e che ora solo la rincorsa al carro del vincitore, l’inguaribile conformismo nostrano, impedisce di considerare nelle reali dimensioni.
Ah, come sono sempre tanto bravi, gli analisti di flussi elettorali! Mi sembrano come gli analisti di flussi mestruali: dopo, ti sanno spiegare ogni minima percentuale di ogni singolo componente; prima, non ti sanno mai dire quando arriva, il flusso.
RispondiEliminaA minare la brillante ricostruzione basta un dato: il PD/Renzi ha recuperato 1,5mln di elettori in un anno, nonostante si trattasse di elezioni che, a detta loro, favorivano l'astensione e la 'libera uscita' degli elettori.
Questo come se lo spiegano, gli analisti dei flussi?
Sono d'accordo. Sono i voti che pesano, non le astensioni. Obama è stato eletto con 66 milioni di voti su 130 milioni di votanti, su una popolazione di 390 milioni di americani. Una bolla? E poi, proprio per i referendum in Italia si è sostenuto da più parti che le astensioni non dovevano essere conteggiate come voti, a mio avviso giustamente. Riconosco il diritto al non voto, basta poi non sentirsi vittima di un sistema che, al momento, è il meno peggio. Si accettano proposte, se ci sono, ma non il web, grazie.
EliminaAnch'io ho qualche dimestichezza con i numeri e la mia pochissima o nulla simpatia per il pd di Renzi (non che quello precedente mi facesse impazzire, insomma non l'ho mai votato) non mi impedisce di osservare che quelle che chiami eccezioni si inseriscono nell'asse temporale che induce a pensare una inversione di tendenza. Il ruolo dell'astensionismo del pdl e m5s è chiarissimo così come il "richiamo" di renzi verso partiti di ispirazione liberista (cosiddetta moderata). Una conoscenza sia pure superficiale della differenza tra numeri assoluti e percentuali spiegherebbe il "terremoto politico" che ha innalzato in alto i cor, ma sul fatto che in termini assoluti c'è stato un recupero di voti (di destra, il pd è di bocca buona e si accontenta facile) è incontestabile.
RispondiEliminaConoscere per deliberare. Zagreo
RispondiEliminaMi permetta due osservazioni, Malvino:
RispondiElimina"Un risultato mediocre che l’astensionismo ha gonfiato a dismisura".
Bah, anche l'aver contrastato l'astensione è di per sé un successo. Significa aver motivato fortemente l'elettorato per delle elezioni, le europee, che lasciano molti indifferenti. Tanto più che la posizione PD era più pacata del M5S, che chiedeva un plebiscito CONTRO l'Euro, e quindi meno coinvolgente.
Poi, " Ci chiediamo cioè se non ci siano stati flussi di voto importanti da Pdl a Pd e dal M5s verso il Pd. Questi flussi nei nostri dati quasi non esistono". Questo può significare anche che Renzi ha ancora potenzialmente ampi margini di crescita nel bacino dei 5 Stelle, essendo questo composto sostanzialmente di elettori di centrosinistra. Quindi la frase da me virgolettata potrebbe essere intesa come FAVOREVOLE al PD.
Questo mi pare proprio azzardato. Come ha spiegato Ieri il mitico Sgarbi, il m5s raccoglie I voti di chi schifa tutti gli altri.
EliminaVisto che i sondaggi sulle intenzioni di voto hanno sistematicamente sbagliato di quasi 10 punti percentuali tra PD e M5S, l'incertezza di un'analisi statistica dei molto più esigui flussi di voto da un partito all'altro (probabilmente condotta su campioni molto più piccoli, tra l'altro) sarà tale da rendere questa analisi completamente vacua.
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo a metà con il mister, ma, questa volta, più a metà che pienamente.
RispondiEliminaMi pare strano che si confrontino i risultati solo con quelli di elezioni svoltesi più di 5 anni fa, soprattutto considerando che dal 2008 al 2009 il PD ha perso 4,1 milioni di voti, recuperandone solo 650.000 nel 2013, contro un avversario in agonia, e ben 2,5 milioni in quest'ultima elezione, contro un avversario in piena forma (almeno apparentemente) a cui ha sottratto direttamente un milione di voti (cfr. http://www.linkiesta.it/flussi-elettorali-europee ).
In un contesto di astensionismo crescente, è accaduto che il 6% degli elettori di FI ed il 12,5% degli elettori del M5S abbia scelto di non rimanere a casa, ma di andare a votare - ma per il PD.
A me, che non inseguo il carro, ma siedo in cima al paracarro (ove sto pensando agli affari miei) non pare poco, per niente.
Saluti
Francesco Martucci Clavica
Gli esperti confermano la tendenza internazionale all'astensionismo, con varianti in percentuale secondo il Paese di riferimento. Negli anni a venire, consultando l'Istat, si assisterà (si assiste) al determinante terremoto che precederà quello politico, vale a dire quello anagrafico.
RispondiEliminaLa novità, almeno per me, è che non si sarebbe verificato alcun travaso di voti da Forza Italia al PD (mentre Ghisleri, al contrario, parlava di almeno 600mila voti siffatti, peraltro tutti al Nord), e quindi non avrebbe avuto luogo l'unico fenomeno che in effetti autorizzava a ritenere la vittoria di Renzi come un dato politico inedito al punto tale da segnare una tutt'affatto diversa fase politica. Ma se le cose stessero davvero come riferito nel post, allora concordo sul giudizio qui espresso circa il carattere effimero del successo del toscano. Comunque, la veridicità dell'asserita mancanza di travaso di voti da FI al PD potrebbe essere messa in dubbio dall'esplicito sostegno manifestato a Renzi dal Presidente di Confindustria Veneto. Il che farebbe supporre, appunto, che, almeno in questa Regione, quel travaso ci sia stato, tenendo presente che molto probabilmente gran parte dei piccoli e medi imprenditori veneti ha in passato sempre votato Berlusconi.
RispondiEliminaEmilio.
Ci sarebbe un punto tecnico non irrilevante che l'Istituto dovrebbe chiarire e non so se nella sua versione estesa chiarisce. Come sono stati stimati questi flussi? Secondo gli stessi campioni di risposta che davano il PD ad un massimo di 33 punti percentuali? Perché rispetto ai sondaggi pare proprio che emerga una quota di elettori non dichiarati. Se fino al momento degli exit poll questa tendenza è stata confermata, di quale strumento statistico si è fornito ex novo l'Istituto per essere stato in grado, a soli tre giorni dal voto, di intercettare la parte di campione che fino a quattro giorni fa è sfuggita a tutti gli istituti statistici? Oppure è comunque una stima dei flussi calcolata su una percentuale stimata di Pd al 33 e che quindi non fa riferimento al voto reale nell'urna?
RispondiEliminaAlla luce di quanto successo proprio in merito alle previsioni statistiche, credo che si renda necessario, per ragionare su tutti questi studi, di attendere quando saranno stati in grado di spiegare quanto accaduto. Le spiegazioni che fino ad ora ho sentito sono elusive e prive di dati a sostegno. Persino invocare il cambio di idea all'ultimo secondo, negli ultimi due giorni, come già s'era fatto un anno fa con Berlusconi, che già sembrava poco realistico, si è rivelato del tutto insoddisfacente proprio alla luce della compatibilità degli exit poll con i precedenti sondaggi, ma non con il risultato uscito dall'urna.
Detto in altri termini: per dare ragione al virgolettato dobbiamo credere che gli istituti sbaglino clamorosamente nello stimare il voto favorevole al PD, ma siano ineccepibili nello stimare i flussi elettorali sottostanti.
Per me non c'è discussione che la natura stessa della consultazione, con il suo accresciuto peso dell'astensione, possa indurre a immaginare una scelta dell'elettorato volta a fornire un messaggio del tutto parziale della reale situazione politica, che non v'è garanzia assoluta si confermerebbe in un'ipotetica consultazione politica. Il problema però è che non vedo a quali dati saldi questa ipotesi possa aggrapparsi per avere peso preponderante rispetto a tutte le altre ipotesi.
Bolla o non bolla il dato certo è che il PD ha recuperato almeno i "suoi" voti rispetto alle politiche del 2013. Questo per il PD e già un grosso risultato. Poi i media devono sempre enfatizzare quindi questo diventa il trionfo di Renzi. È evidente.
RispondiElimina6iorgio
Però c'è almeno un errore di metodo nella tua analisi, ovvero il pensare che le analisi dei flussi elettorali siano corrette. Abbiamo visto come i sondaggi siano sbagliati e non c'è quindi motivo per cui gli stessi elettori, alla domanda su chi hanno votato quest'anno e chi hanno votato l'anno scorso diano invece una risposta doppiamente sincera.
RispondiEliminaQuello che dici rimane vero in un senso, e cioè che i voti di Renzi sono per oggi sull'acqua, starà tutto a lui dimostrare che saprà utilizzarli, sfruttando il momento e il vantaggio che ha, anche dovuto al soccorso al vincitore.
La domanda però è: quelli che sono passati al PD da Scelta Civica, prima di Scelta Civica cosa votavano?
RispondiEliminaIn gran parte pd
EliminaIl che fa concludere che, se aumenteranno in futuro i votanti complessivi, il numero di voti al PD diverrà meno rilevante, come già accadde nel tempo. Non fa una grinza, ci mancherebbe altro.
RispondiEliminaResta tuttavia da tener presente che:
1) non si sa prevedere se la percentuale dei votanti risalirà nei prossimi anni, resterà stabilmente agli attuali livelli, o addirittura calerà ( il che non sarebbe anomalo: in altri paesi d'Europa è più bassa della nostra, ma nessuno si sogna per questo di definirli incivili) ;
2)a sentire gli esperti, doveva essere il Movimento CinqueStelle a fregarsene dell'astensione e a godere del sicuro voto di legioni cammellate, grazie al martellante lavoro degli attivisti locali:ma così non è stato.
Sicchè il PD è stato favorito principalmente dall'esser rimasto un partito organizzato, ed è questo il vero risultato della tornata elettorale. Un discorso simile penso possa farlo la Lega, fatte ovviamente le dovute proporzioni.
Andrebbe dunque compiuto un serio studio per comprendere quante siano state le consentite preferenze triple ( alle europee) e le doppie ( alle amministrative), perchè una forte incidenza di esse farebbe intuire un probabile lavoro di attivisti nello spiegarne ed organizzarne le modalità.
Se qualcuno è scettico, si ricordi le 'scalette' a quattro preferenze ammesse fino al 1991, che hanno retto per anni un sistema di voto e di controllo senza pari : non mi meraviglierei infatti se, nell'epoca della società liquida, si fosse tornati ai solidissimi sistemi di controllo territoriale di un tempo.
Stia bene, sempre utile passar di qua.
Ghino La Ganga
oddio
RispondiEliminahttp://www.cattaneo.org/images/comunicati_stampa/Analisi%20Istituto%20Cattaneo%20-%20Europee%202014%20-%20Flussi%20elettorali%20in%2011%20citt%20_27.05.14.pdf
guardando i grafici sui movimenti, si vede che il PD ha assorbito dagli altri (specie SC), ma ha dato pochissimo verso l'astensionismo, mentre il M5S ha dato sia al PD che, soprattutto, al non voto.
Ammettendo che queste statistiche siano statisticamente valide, vuole dire che il PD ha convinto i suoi perdendone pochi, e ha assorbito altri elettorati.
Non mi pare un bolla, mi pare un'ottima campagna elettorale. Chiaro, la prossima volta, avendo Renzi non solo tre mesi all'attivo, il giudizio sarà sul fatto e non sul promesso, e sarà tutt'altra partita.
"Un risultato mediocre che l’astensionismo ha gonfiato a dismisura e che ora solo la rincorsa al carro del vincitore, l’inguaribile conformismo nostrano, impedisce di considerare nelle reali dimensioni."
RispondiEliminaA 'conforto' di queste considerazioni, vorrei segnalare l'imperdibile articolo che Travaglio ha dedicato allo storico evento e a come "La libera stampa, fiera e compatta, marcia patriotticamente come un sol uomo al fianco del suo Generalissimo".
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/28/elezioni-europee-2014-da-repubblica-ad-avvenire-tutti-pazzi-per-matteo-renzi/1004802/
Articolo davvero utile, perché l'autore diligentemente mette in fila una impressionante serie di incontestabili "virgolettati", che rendono molto bene l'idea dell'orgiastica festa che ha fatto seguito al trionfo del 'generalissimo' (qui dissento da Travaglio, io direi proprio Duce).
A proposito di 'saper perdere e saper vincere': non c'è che dire, questi sanno vincere.
Il problema nasce però, a mio sommesso avviso, dal fatto che gli autori degli incontestabili 'virgolettati', messi in onorevole fila da Travaglio, non sono dei rozzi signori qualunque, che si lasciano andare a un po' di domenicale tifo da stadio; nossignori, questi qua sarebbero la 'crema' degli addetti all'informazione, i più bravi, i più prestigiosi: quelli che 'non possono non' ispirarsi ai principi di correttezza, imparzialità, onestà, rispetto di chi avrebbe diritto a conoscere i fatti, senza essere volgarmente plagiato e manipolato.
sottotitolo: "la bolla di bile". Annamaria, respiri.
EliminaPS
davvero magistrale quell'articolo di Travaglio, ne cito un paio di passaggi
'Repubblica: “Il riformismo diventa maggioranza” (il 41% del 57% degli elettori, pari al 23%)'
ne si deduce un altro titolo interessante "La rivoluzione di Grillo non interessa a nessuno, il 20% del 57% ovvero l'11,4%"
"Il Tg3 mostra i primi lavoratori in lacrime (ma per la commozione) che sventolano la pingue busta paga con gli 80 euro e s’interrogano confusi su come spenderanno tutto quel bendidio"
essendo la cifra irrilevante e la modalità tanto odiata, invito tutti i grillini che mi leggono e che per loro sfortuna sono rientrati tra i beneficiari a inviarmi un bonifico mensile con tale somma. Contattatemi privatamente per l'IBAN.
"Annalisa Cuzzocrea (Repubblica): “Quando non sai più che pesci prendere, c’è la lettera al figlio di kipling”, “E stasera c’è anche #gazebo @welikechopin #ilgiornoperfetto”. Torna finalmente a rifulgere il sole sui colli fatali di Roma."
credo che i vincenti, dalle elezioni alla Coppa del Mondo di calcio, non abbiano nessun diritto di festeggiare, anzi, dovrebbero indossare un cilicio e flagellarsi la schiena con un gatto a nove code.
basta, che Travaglio sta messo peggio di Annamaria.
PPS
e dire che Renzi mi sta pure sulle balle, ma basta leggere Travaglio per dimenticarmelo.
Stefano, intanto non sono 80 ma 57, e devi ancora sapere quanto pagherai di TASI, che a Milano significa "stai zitto"... Poi il 22% contro 11% (ma arrotondi un po' sbilanciato) dà la dimensione dell irrilevanza sociale del voto e a maggior ragione si impone la questione morale di chi gestisce il potere di rappresentanza a fronte di una così scarsa partecipazione. Cioè non possono fare come gli pare, DEVONO essere persone serie e comportarsi con onore e spirito di servizio. No raccomandate e amanti varie a fare i ministri del jet-set!
Elimina"credo che i vincenti, dalle elezioni alla Coppa del Mondo di calcio, non abbiano nessun diritto di festeggiare, anzi, dovrebbero indossare un cilicio e flagellarsi la schiena con un gatto a nove code."
EliminaOvviamente, quando parla di 'vincenti' che hanno diritto a festeggiare anche calcisticamente le loro vittorie (caroselli di auto, perché no?), lei sa benissimo che non sono in discussione politici e loro sostenitori che hanno tutti i diritti di festeggiare come vogliono; qui si sta parlando di giornalisti ripresi "non" mentre fanno una festa privata, "ma" nell'esercizio di una professione di altissimo livello e responsabilità, professione, professione che anno il dovere di onorare e di non degradare a tifo da curva sud.
Lei non la pensa così, ne prendo atto.
Che ne dice di quest'altro, che pure lui sembra "stia messo un po' male"?
"Quindi, caro Matteo Renzi, qui tocca scegliere. O ci fermiamo noi giornalisti e questo, come avrà ben compreso nei suoi primi 80 giorni, non è possibile per via di una naturale inclinazione a servire il potente di turno, o si ferma lei.
Stravincere anche sui bambini del Congo è un’idea volgare".(Michele Fusco, il FQ).
Non si preoccupi, quelli "così" sono pochi, pochissimi.
Gli altri stanno tutti bene, e cantano in coro senza sbagliare una nota.
Non ti fare il sangue amaro, passerà anche Renzi. Piuttosto inutile prendersela con gli astenuti, non è proprio la scienza a dire che esiste solo ciò che si manifesta e tutto il resto è metafisica? Sugli astenuti si rischia di fare un processo alle intezioni che poi è come discutere sul sesso degli angeli. Sono prive di senso le domande come: «Dov'era la particella prima che ne misurassi la posizione?» (interpretazione di Copenaghen). Passerà, passeranno le bolle, si formeranno le pustole e via così.
RispondiEliminaL'errore che sta alla base dell'analisi di Castaldi, secondo me, è che questa piccola serie di post del dopo voto europeo (che per altro non tengono conto delle regionali e delle amministrative dove il Pd da qualche anno fino ad oggi dilaga ovunque) propongono una fredda autopsia dei dati elettorali raffrontandoli con altri di periodi storici diversi senza nessun tipo di contestualizzazione della situazione politica e del tessuto sociale, economico e culturale cambiato nel corso delle elezioni prese in considerazione.
RispondiEliminaPrima di tutto, il Pd è un partito fondato nel 2007, lascerei da parte per un attimo i risultati ottenuti dalle alleanze tra Ds e Margherita, o addirittura di quelli tra Pds e Pp e di tutto quel coacervo politico che portò al Pd, lo farei soprattutto perché signor Castaldi quei risultati elettorali che diceva lei (1994, 2001, 2006) compreso quello del 2008 con Pd (e batosta) a guida Veltroni appartengono a un'epoca socio-economica e politica ben diversa, anteriore al mordere reale della crisi economica, al disastroso e commissariato governo Berlusconi che ci portò sull'orlo del baratro (rischio default) e al peggiorare delle condizioni economiche del paese, precedenti al governo Monti e a tutti quei fattori che hanno generato disaffezione dalla politica, movimenti antipolitici e populisti e l'incremento dell'astensionismo.
Secondo: rispetto alle elezioni del 2009 e a quelle del 2013 quando crisi, populismo, antieuropeismo erano ferocemente in azione l'attuale Pd, cambiando diverse volte classe dirigente, è cresciuto elettoralmente ed ha aumentato, rispetto alle penultime elezioni che erano politiche (mentre queste erano europee e si sa che richiamano meno elettori), di quasi 3 milioni di voti.
Terzo: la vittoria del Pd e del suo 40% si misura anche e soprattutto sulla sconfitta di Grillo, che non è tanto e non è solo nell'essersi piazzato venti punti sotto il Pd ma nel non essere stato in grado di raccogliere un solo granellino da quella montagna di voti che sono gli astenuti. Per Grillo sarebbe stato un insuccesso finanche riprendere gli stessi voti del 2013, figuriamoci scendere sotto quella soglia, il perché è semplice: il Movimento si presentava come l'alternativa al modello di partito e di politica tradizionale al quale il Pd era ed è perfettamente aderente, al quale larghissima parte dell'opinione pubblica alla canna del gas aveva giurato vendetta o dalla quale un'altra consistente fetta non si sentiva più rappresentata: in una parola il grande movimento fermo degli astenuti. Come dissi qualche commento fa, è il non saper convincere questi ultimi in elezioni fortemente politiche come quelle europee che il M5S palesa il suo insuccesso.
In questo scenario, in una tornata di votazioni che la boria del M5S da una parte e il mancato passaggio elettorale al governo Renzi dall'altro avevano caricato come un mulo di aspettative e conseguenze (di solito appassionano poco), il 40,8% è un risultato enorme che viene dato ad una forza politica che in un momento di disillusione alla politica, in un periodo fortemente reazionario e di antieuropeismo, non ha promesso di uscire dall'euro, non ha promesso di sparare sugli immigrati e di dichiarare guerra alla Germania ecc, ma si è impegnata come partito riformista in parlamento nel solco della socialdemocrazia europea.
Come si fa a raffrontare i voti di questo 2014 con quelli del 2001 o del 2006 o del 2008? Sono fasi politiche ormai completamente diverse.
E' anche per questo che io considero che l'ondata degli euroscettici in Europa, seppure significativa (e problematica per gli equilibri di certi paesi come Francia e Inghilterra), è stata contenuta bene a livello complessivo europeo se consideriamo che la congiuntura sociale, economica e culturale è a questi gruppi perfettamente congeniale, eppure avranno un peso di gran lunga minore rispetto alle grandi coalizioni del parlamento europeo.
PS: Fatemelo dire: @Annamaria è un mito. Renzi è il ducetto perché sta nello stesso partito con Schulz e i socialisti progressisti democratici europei, Grillo è Berlinguer perché si incontra con il leader xenofobo militarista e teatcheriano Nigel Farage...
RispondiElimina
RispondiEliminaPS: Fatemelo dire: @Annamaria è un mito. Renzi è il ducetto perché sta nello stesso partito con Schulz e i socialisti progressisti democratici europei, Grillo è Berlinguer perché si incontra con il leader xenofobo militarista e thatcheriano Nigel Farage...
ssshht che è partito il processo di beatificazione sul Blog. Più che altro, una curiosità, come mai Grillo non ha paventato la cosa _prima_ delle elezioni, ma proprio nemmeno tra le possibilità delle infinte possibilità? Eppure di parole ne ha dette tantine. Chissà, magari in quel caso il buon Malvino avrebbe avuto un po' di carne al fuoco in più, con un altro paio di milioni di elettori schifati.
EliminaIn realtà, Grillo aveva già esternato negli ultimi mesi apprezzamento e stima per Farage. Secondo me, facevano più bella figura a maritarsi con la Le Pen che glielo chiedeva, piuttosto che prendersi ora lo scarto della Lega solo per avere il finanziamento pubblico... Ma la realtà realtà è che dovevano presentarsi alla corrida, non alle elezioni europee...
EliminaMalvì, hai voglia di calcolare flussi e riflussi storici ... ha stravinto ... e chi si è astenuto, chi ha peso voti in suo favore, per qualsiasi diavolo di motivo il 40 e rotti % di chi è andato votare ha tracciato la croce sul PD, gli ha dato lo stesso potere di un'elezione plenaria, con il quasi 100% degli aventi diritto al voto. Può non piacerti, come non piace a me, ma non sarà con le analisi matematiche o logiche postume che le elezioni andranno in maniera diversa da come sono andate ... ed è un evento che non ha precedenti.
RispondiEliminaEgregio dottore, opinare sulla matematica lascia il tempo che trova. Renzi ha preso il 40,8 %. La più alta percentuale di voti presa da un partito italiano in tempi moderni. Il partito più vicino ne ha presi la metà, ed è in piena crisi. Anche volendo considerare la tradizionale volubilità dell'elettorato italiano, se da qui alle prossime elezioni Renzi saprà condurre in porto le riforme elettorale, costituzionale, del lavoro, fiscale e della P.A. quella percentuale è destinata persino ad aumentare. Il resto sono chiacchiere.
RispondiEliminaGiuseppe G.
E chi è? Mandrake???
EliminaRp
Malvì ma come fai a dare ancora retta ai sondaggi, quando per l'ennesima volta si sono confermati come aria fritta?
RispondiEliminaEcco un altro che 'non sta troppo bene' (anche perché lavora all'Espresso, dove si festeggia con la 'ola'):
RispondiEliminaQua si rivolge ai "compagni" di SEL, quelli che fingevano di sostenere la lista Tsipras, ma ora festeggiano con l'Uomo della Provvidenza e guai a chi gli parla di bolle.
"Non so, che leggano il decreto Poletti e mi rivelino cosa c’è di sinistra. O mi argomentino il piano casa di Lupi. O mi difendano gli investimenti sul Tav. O mi spieghino perché dobbiamo essere uno dei tre Paesi Ue senza alcuna forma di reddito minimo, visto che Renzi non lo vuole. O mi sostengano razionalmente la proposta di riforma del Senato, magari nei suoi effetti combinati con l’Italicum. O mi annuncino le illuminate intenzioni di questa maggioranza in tema di diritti civili, unioni gay, biotestamento.
O altro ancora, a scelta.(ndr: che so, gli F35)
Coraggio, compagni."
Tratto dall'articolo di Alessandro Gilioli dal significativo titolo: "Al cappio del vincitore".
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/
Niente paura: anche lui è una mosca bianca.
La cosa che non mi torna è che il PD avrebbe fatto il pieno dei suoi voto, mobilitando l'elettorato storico in massa. Però questo è un risultato che si ottiene quando un partito fortemente coeso fa una campagna elettorale in trincea: un po' come il PCI del 1953 (la battaglia contro la legge truffa) o, appunto, come hanno provato a fare i grillici.
RispondiEliminaInvece il PD ha una leadership che suscita parecchi dubbi tra l'elettorato storico, con una fronda interna che si è placata solo dopo l'ultimo risultato elettorale, e ha fatto una campagna (a mio avviso molto astuta) da "forza tranquilla". Insomma, l'ideale per pescare tra l'elettorato meno combattivo e meno politicizzato, che vuole sicurezza e ottimismo: i famosi moderati, insomma.
Da questo punto di vista, l'assorbimento di Scelta civica è evidente, ma credo che il PD renziano abbia pescato anche più in là. Come credo che si sia preso diversi voti dai pentastellati, sia per la sua patina di innovazione decisionista, sia perché molti voti delle scorse politiche erano in libera uscita dal PD, voti espressi per "dare un segnale", e subito rimpianti dopo il rifiuto di trattare con Bersani.
A lettura approfondita, si deduce qualcosa di più significativo di quanto detto a parole: una stima molto rozza darebbe a quasi un milione i voti passati da Grillo al PD. Mezzo milioni circa gli astenuti tra i votanti PD del 2013.
RispondiEliminaRingrazio Malvino perché con questo post mi ha dato l'opportunità di approfondire vagamente la questione flussi elettorali. L'Istituto Cattaneo non opera a livello di sondaggi ma analizza i voti reali provenienti dalle sezioni di undici città italiane, ponendo a confronto i risultati del 2013 con quelli del 2014. La questione aperta è se questi flussi diano risultati più affidabili dei sondaggi. Trattandosi infatti di voti anonimi, il problema di determinare i flussi non è banale e il risultato è effetto diretto del modello teorico assunto. Qui troviamo che ci si è valsi del "modello Goodman": non viene specificato se sono state usate varianti correttive del modello ecologico originale, il quale usato dritto per dritto fornisce talvolta valori irreali, come percentuali negative o maggiori del 100%. Il modello non è scevro di criticità, e ne è stata persino verificata la non totale affidabilità quando le sue previsioni sono state messe a confronto con campioni di cui si conoscevano per altre vie i flussi effettivi.
Per descrivere il problema che il modello tenta di risolvere in maniera ultra semplice, esso consiste nel tentare di dipanare la seguente questione: abbiamo che nella sezione studiata i partiti X, Y e Z nel 2013 presero 2, 1 e 1 voto rispettivamente, mentre nel 2014 ne prendono 1, 2, 1. Noi non siamo in grado di dedurre il flusso, cioè non sappiamo se un elettore del partito X è passato a Y, oppure se per esempio un elettore del partito X è passato a Z e quello di Z è passato a Y. Ma se io prendo 100 sezioni, allora posso fare delle inferenze statistiche, sotto una certa ipotesi fondante.
Per dirlo alla buona, il modello sfrutta la seguente proprietà: se è vero che gli elettori di SC hanno optato per il PD, allora nelle sezioni di una città dove SC era più forte il PD avrà incrementato i voti maggiormente che nelle sezioni dove SC era più debole. Viene posta a test e quantificata questa proprietà e si deduce il flusso. Che il modello sia di un certa significatività lo si deduce anche dal fatto che nonostante sia cieco alla collocazione dei partiti, tipicamente rivela flussi interni alla sinistra o alla destra maggiori che trasversali. Ma questo sanno farlo anche i sondaggi più che ballerini e, nel quantificarli esattamente, del modello entra in gioco l'ipotesi fondante che non è espediente pratico ma un accidente la cui solamente piena attendibilità renderà giustizia dei flussi dedotti, altrimenti rimanendosi nell'alveo delle stime significative ma grossolane.
Tale ipotesi è che i flussi nelle città campione siano così omogenei da essere identici in tutte le sezioni. Vale a dire che, detto alla buona, le motivazioni di un elettore in centro a Torino sono identiche a quelle di un elettore in periferia (deducete voi). In altri termini ancora, viene escluso che il dato di partenza, e cioè che alcuni partiti fossero più forti in una sezione che in un'altra, rifletta di già una non omogeneità dell'elettorato e quindi di una sua diversa tendenza alla trasmigrazione. È vero che l'ipotesi viene posta a verifica ex post, tramite il controllo della significatività, ma i flussi potrebbero essere stati mascherati in parte non del tutto politicamente irrilevante entro il margine di errore. Di per sé uno può intuire come l'ipotesi possa non essere rigorosamente soddisfatta, basti pensare che l'omogeneità dei flussi viene assunta sia per Pescara con centomila elettori che per Torino con quasi settecentomila. I flussi dedotti sono poi estremamente eterogenei tra una città e l'altra, nonostante si assume che siano esattamente omogenei entro una data città.