Bella
domanda, caro ***. Sono stato a pensarci sopra un buon quarto d’ora e penso di
poterti dare una risposta: il tratto che sembra voler essere la massima
peculiarità del terzo millennio non è quella cui anche tu dai il brutto nome di
«morte delle ideologie» (sono morte alcune ideologie – anzi, per meglio dire,
riposano in attesa che qualcuno sappia dare loro il fascino del vintage – ma il
più abborracciato metodo di analisi del reale rimane pur sempre una Weltanschauung),
piuttosto è la trasformazione dell’antitesi tra aristocrazia e democrazia nella
complementarietà tra elitismo e populismo. Come il principio di diritto reggeva
quell’antitesi, lo stato di fatto regge questa complementarietà. Ma non vorrei
essere frainteso: per diritto, qui, intendo la radice di legittimità che l’aristocratico
trovava nell’ideale dell’eccellenza e il democratico nell’ideale del razionale.
Bene, direi che la radice ora è vizza: aristocratico e democratico, così, hanno
perso stabilità, e per entrambi il fondamento si è ridotto allo stato di fatto,
mobile e contraddittorio. Dalla radice bicefala al fittone embricato, perché
per stato di fatto – anche qui chiarire non mi pare superfluo – intendo un
reale che impone una continua rettifica del metodo. Direi sia egemone una sola
ideologia, irriconoscibile come tale, che si limita a rappresentare l’instabilità
del sensibile. Viviamo il totalitarismo del labile. Ti prometto che ci tornerò
sopra, cercando di mettere un po’ di ordine, dando argomentazione ai passaggi.
Ciao.
Caspita, mi piace il taglio ontologico. Il totalitarismo del labile, direbbe un noto filosofo, è funzionale alla volontà di aumentare indefinitamente la potenza sulle cose (se si vuole dominare sulle cose occorre rendercele dominabili e quindi disponibili alla continua frantumazione). Per fare spazio alla volontà di potenza, intesa come volontà di dominio sul creato e quindi come esercizio della libera volontà, occorre farsi spazio e quindi porre come disponibile alla trasformazione ogni aspetto della realtà. Questo lo dice quel tale.
RispondiEliminaI tumbleweed sono piante senza radici stabili. Pescano qua e là, rotolano via e disperdono i semi. Nella loro forma paraideologica, girano per il web o, le più fortunate, per i talk show: sempre in superficie.
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