La
delicatezza con la quale Ernesto Galli della Loggia affronta la questione di
quale cattolicesimo sia cattolico Matteo Renzi è pari a quella che immaginiamo
abbia usato Charles-François Felix De Tassy nell’accingersi ad operare Luigi
XIV di fistola perianale, d’altronde pure in questo caso si doveva metter mano a
un recesso intimo, assai sensibile, e il soggetto non era uno qualsiasi. Non è
tutto, perché in entrambi i casi il lavoretto, all’apparenza semplice, è quasi
sempre reso disagevole da immancabili sorprese che emergono solo in corso d’opera,
e guai a non metterle in conto: com’è assai raro, infatti, trovare la stessa fistola
in due culi diversi, non c’è cattolico che non lo sia a modo suo.
Più pulito il
De Tassy, un po’ meno il Galli della Loggia, ma direi che il problemino abbia
trovato soluzione in entrambi i casi, perché lì il Re Sole fu ben presto in
grado di tornare a montare a cavallo, e qui a Matteo Renzi si è sellato un cattolicesimo
buono al passo, al trotto e al galoppo.
Non avendo nulla del democristiano
della Prima Repubblica, va da sé che il suo cattolicesimo «non [è] quello che
improntava di sé tanta parte della vecchia Dc con le sue radici nel primo
Novecento». È un affondare il bisturi nel becerume di chi neanche avrà letto
una pagina di don Sturzo o di De Gasperi, ma con leggerezza, perfino con una
certa grazia.
No, il cattolicesimo di Matteo Renzi è quello «di quell’Italia
media che dal Po arriva agli Appennini, che dalle aule dell’Università
Cattolica giunge, passando per i portici di
Bologna, fino alla pieve di Barbiana. [Qui la pagina del Corriere della Sera
mostra il suo limite, perché di sottofondo andava bene un motivetto folk
suonato all’organino.] È il cattolicesimo dei Dossetti, dei La Pira, dei don
Milani. Intriso d’inquietudini riformatrici, sospeso tra un ribellismo austero
e spregiudicato che ricorda Savonarola [sic!] e la consapevolezza tormentata
della sfida portata alla fede dai tempi nuovi. Percorso da una moderna vena
intellettualistica e insieme da una devozione antica…».
È più che naturale che
all’incisione di una fistola perianale, alla vista di quel che ne esce, il
profano dell’arte chirurgica sia preso da disgusto, perdendosi così la bellezza
del gesto, che è nell’affondo del taglio, nel cogliere la relazione tra interfaccia
e clivaggio, nella calibratura del tessuto da cruentare… Così sarà con chi è a
digiuno con le virtù d’un editorialista del Corriere della Sera cui viene affidato il compito di deliziare il culo al premier in carica.
Dossetti? E che
c’entra con Matteo Renzi? E don Milani? La Pira? Qualcos’altro in comune oltre
al fatto di essere stati entrambi sindaci di Firenze? Ecco, più o meno questo
si sarà chiesto chi oggi leggeva Ernesto Galli della Loggia un poco disturbato, perdendosi così l’incanto della tecnica.
«È
questo, nel fondo, io credo, il cattolicesimo di Renzi e dei suoi amici, quello
che essi hanno respirato. Ma che oggi essi stessi declinano in una versione
particolare, la quale ne addolcisce i tratti e ne stempera assai le ambizioni e
l’asprezza originaria dei contenuti. […] È
[…] una versione che più che ad una qualche teologia radicale sembra rimandare
all’immediatezza di un sentimento: quello che molto semplicemente vede il mondo
diviso tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra deboli e forti,
tra ricchi e poveri. E che di fronte a ciò non sa che farsene di qualunque
intellettualismo più o meno palingenetico, di qualunque sogno di “società cristiana”,
per prendere piuttosto la strada della concretezza, del cambiare ciò che è possibile
ma provandoci davvero. Una versione dominata dalla dimensione del giovanilismo,
abituata più che al partito al piccolo gruppo, mossa da un agonismo irrequieto mirato
alla vittoria, fiducioso nelle proprie forze e pronto a misurarsi con l’azione;
pienamente a suo agio con gli strumenti e i ritmi della modernità».
Neanche sembra più un culo, via.
Bello! Lei migliora sempre più.
RispondiEliminaGran pezzo.
RispondiEliminaignoravo che 'cattolico' fosse sinonimo di 'paraculo'. Nella mia beata ignoranza li pensavo due insieme differenti, con un'intersezione enorme, ma esistono cattolici non paraculi e paraculi non cattolici.
RispondiEliminaIl paragone con Don Milani poi è favoloso. Allora Berlusconi è un po' Gesù, perchè dà retta alle mignotte.
A me aveva colpito questo passaggio:
RispondiElimina"Caratteristiche [personalità capace di apertura alle ragioni altrui, poco propensa al pregiudizio ideologico, incline alla moderazione] che naturalmente anche chi non è cattolico può benissimo possedere (e possiede), ma che nella storia del cattolicesimo politico sembrano trovare un fondamento e una compiutezza in certo senso più naturali e più convincenti.
A quale cattolicesimo politico si riferisce Della Loggia? A quello influente che crede che l'insegnamento della Chiesa debba valere per tutti i cittadini? O a quello che non lo crede ma che conta quasi niente?
Brad
Ho smesso di dare credito a Galli della Loggia anni fa, quando lo sentii parlare in una trasmissione televisiva proprio di don Milani. Secondo Galli della Loggia, il 6 politico, padre di tutti i mali della scuola, era a sua volta figlio degli insegnamenti di don Milani. Insomma a quello stesso che aveva scritto contro il concetto di ricreazione e che faceva stare i suoi studenti tutto il giorno a scuola finché anche il più zuccone non avesse capito e si fosse messo in pari con gli altri, veniva addebitata la (supposta) scarsa qualità della scuola italiana. Da quel giorno per me gli scritti di Galli della Loggia hanno lo stesso spessore di quelli di Alberoni.
RispondiEliminaSarà mica che oggi il re (ovverossia il già ducetto ora duce) avrà bisogno di un supplemento di terapia, ad alto livello di specializzazione?
RispondiEliminaSi sa, i re non possono essere tristi: perciò sicuramente qualche altro specialista (ne abbiamo tantissimi, tutti molto bravi e di lunga esperienza) se ne occuperà a breve.
Post strepitoso.